Capitolo 4 - Parte 2
Al suono di quella voce cupa e spettrale, Astrid spalancò le palpebre spaventata e vide riflessa nello specchio, dietro di lei, una donna, vestita di sangue e un abito bianco, che la guardava con uno sguardo maniacale.
Istintivamente, la contadina si girò per vedere la donna, ma quest'ultima non c'era. Era sparita.
Il suo sguardo perlustrò tutta la stanza e il corridoio e, quando sentì il suo cuore riprendere un ritmo regolare, si rigirò per riportare gli occhi nello specchio, convinta che fosse solo lo scherzo giocato dalla sua mente per la troppa stanchezza.
Ma al posto del suo riflesso, vide quello sanguinante della donna.
Dal vetro fuoriuscirono velocemente delle braccia putrefatte che afferrarono per il viso Astrid.
Il grido che emise la gola della contadinella avrebbe potuto raggelare il sangue anche dell'uomo più impavido.
Le mani della donna afferrarono con forza le guance di Astrid, le unghia si conficcarono nella carne, lacerandola.
La ragazza si tirò indietro con forza, non sopportando più il dolore, tantomeno la vista di quella donna, dall'aspetto cadaverico e in via di decomposizione. I suoi occhi sanguinanti e privi di colore l'avevano terrorizzata quanto il fatto che lei fosse lì, dentro lo specchio.
Astrid si alzò velocemente dal pavimento su cui era caduta, e corse fuori dalla casa, sentendo in continuazione quella voce ripetere e mimare il ticchettio di un orologio.
La ragazza si portò le mani sulle orecchie e iniziò a gridare, prima di crollare inginocchio sull'erba fredda e sul fango.
Poi sentì una voce spettrale sussurrarle:
«Tu sei la prossima.»
«Basta!» esclamò Astrid, urlando. «No!»
La voce che sentiva mutò in una risata isterica.
La contadina strizzò le palpebre, le serrò con forza, mentre dalla sua gola le urla spezzavano la quiete.
All'improvviso si sentì tirare su da due braccia forti che la scossero. Astrid continuò a gridare, ingenua del fatto che non fosse lì per farle del male, bensì per capirla. Alastair non capiva.
Continuò a scuotere la ragazza, chiedendole, preoccupato, che cosa fosse successo.
«Astrid! Che cosa c'è?!» le chiedeva in ripetizione.
«Lasciami! Lasciami!» rispondeva la ragazza mentre cercava di rannicchiarsi per terra ed evitarlo.
Alastair la fece alzare con la forza e la scosse con violenza.
Non si era mai preoccupato così tanto per lei. Mai l'aveva vista in quel modo.
Piangeva, tremava e gridava. Sembrava una pazza, pronta per il manicomio.
«Astrid! Sono io, Alastair! Calmati!» la supplicava l'uomo.
Quando con un gemito strozzato Astrid si calmò e guardò negli occhi il falegname, riprese a piangere, sollevata di non essere più sola. «Aiutami, Alastair, ti scongiuro! C'è una donna che vuole uccidermi! C'è una donna che vuole uccidermi!» continuò a lamentarsi fra le lacrime.
Vedendola terribilmente scossa, il falegname decise di entrare nella casa. Il suo racconto sembrava finzione, non riusciva a crederle, eppure il suo comportamento lo preoccupava.
«Resta qui, andrò a controllare» le spiegò Alastair, impugnando la sua ascia, poi si diresse verso la porta.
Entrò con cautela, guardandosi attorno. Tutto sembrava uguale, nulla era fuori posto.
Continuò a vagare per la casa, per controllare ogni stanza.
Quando la sua perlustrazione giunse fino alla camera di Astrid, notò lo specchio rotto in cui guardò il proprio riflesso, e notò che per terra c'era il pettine insanguinato della contadina.
Eppure la ragazza, quando lui l'aveva vista, non presentava alcuna ferita.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top