24. Forse aspettavo te
Contiene scene sessualmente esplicite
Pov Sara
"Non mordo" disse lui, sbarazzino, vedendo il mio disagio a togliere l'accappatoio.
Il mio costume era decisamente appariscente e non sapevo se entrare in acqua con lui che aveva solo dei pantaloncini addosso sarebbe stata una buona idea.
Eravamo praticamente quasi nudi dentro una vasca, da soli.
Non ero mai stata puritana ma con lui paradossalmente non volevo correre.
E avevo il presentimento che, scoperti in quel modo, non avessimo retto troppo.
"Non ne sono così sicura" scherzai.
Slacciai l'accappatoio, appoggiandolo su una sedia laterale ed entrai in acqua, era tiepida.
Contro ogni aspettativa parlammo senza sfiorarci e mi ritrovai a pensare che fosse decisamente piacevole stare immersi nell'acqua fino alle spalle con un leggero idromassaggio addosso.
Avevamo parlato di come era andata la giornata e di come, nonostante fosse ricco, non viaggiasse spesso per piacere personale.
Era sempre in ufficio, e se non era in ufficio andava dai suoi.
O da te, ultimamente.
A quelle parole avevo sentito un brivido e per stemperare gli avevo risposto che stare con me a quanto pare lo divertiva visto che nonostante lo avessi cacciato più di una volta continuava a tornare.
Contro ogni aspettativa, si era messo a ridere e mi aveva risposto che stare con me era come viaggiare e visitare ogni volta un posto diverso, era come un'avventura.
So come arriverò ma non so come partirò né quello che farò con te.
Sei un'incognita.
E la cosa mi ha sempre stuzzicato.
Pensai che fosse decisamente più propenso di me ad aprirsi, eppure non l'avrei mai detto. I primi tempi era talmente controllato da sembrare quasi finto. Aveva ragione, in macchina, quando aveva ammesso di perdere il controllo con me.
Continuammo il percorso con sauna e bagno turco.
Nella sauna, complice il caldo estremo, uscimmo quasi subito e lui mi disse:
"Io farei un altro bagno" dirigendosi verso la jacuzzi.
Io avevo avuto sempre l'accortezza di mettere l'accappatoio quando uscivamo e ancora non si era accorto che con le mutandine si vedesse praticamente tutto... contro ogni aspettativa, essere così scoperta mi faceva sentire leggermente a disagio.
Entrò di nuovo nella vasca e lo guardai mentre si muoveva. Quei muscoli mi facevano impazzire, il modo in cui guizzavano, i bicipiti forti, le spalle muscolose, le gambe grosse e quel culo che sembrava scolpito.
Mi morsi le labbra, al diavolo le buone intenzioni.
Ero l'unica cretina che davanti a un dio greco del genere facesse la frigida.
E non ero frigida.
Aspettai che si girasse verso di me e mi tolsi l'accappatoio lentamente, come se fosse uno spogliarello, mentre lo guardavo negli occhi.
Sapevo che i miei occhi gli facevano effetto.
Mi girai lentamente, facendo in modo che ammirasse per bene il mio costumino da dietro, e lo appoggiai sulla sedia. Al diavolo anche il disagio, non c'era niente di male a provare attrazione verso un uomo che fra un mese e mezzo avrei sposato.
Sentivo che il suo respiro era accelerato, non ero solo io a sbavare, allora.
Salii sulla scaletta ed entrai dentro l'acqua tiepida, il suo sguardo era infuocato addosso a me.
Appena mi misi giù sentii le sue mani trasportarmi sopra di lui, aiutate dall'acqua che rendeva tutto più facile.
"Non mi ero accorto che fosse così sexy questo costumino" disse con voce roca e decisamente sensuale. Poi appoggiò una mano sulla mia guancia e mi mordicchiò le labbra.
Ero al limite.
"Sono stata attenta a non fartelo scoprire" gli risposi, laconica.
Mise le mani sui miei fianchi toccando la catenella.
Non l'avevo mai sentite sulla mia pelle nuda, di solito c'erano i vestiti ad attutire.
"Al pezzo di sopra potevo resistere" disse baciandomi il collo. "Ma a questo no" disse portando una mano sul mio sedere.
Lasciò una carezza e poi lo strizzò.
Mi stava portando al massimo senza neanche sfiorarmi per bene.
"Ti facevo più team tette" scherzai, gemendo dal piacere per come mi stava toccando.
"Io sono team tutto, ma le tue gambe mi fanno impazzire, mi fanno proprio girare la testa, quando ti metti i tacchi potrei persino farmi calpestare" ammise, senza nessun tipo di pudore.
Sentii una fitta di piacere al basso ventre, ero un lago.
Lo immaginai seduto su una sedia mentre gli mettevo il mio piede con un tacco a spillo dodici sulla camicia.
Mi catturò le labbra mentre io, complice il movimento dell'acqua, mi muovevo addosso a lui.
Stava pericolosamente avvicinando le mani lì sotto mentre giocava con la catenella che teneva unito il costume sui fianchi.
Volevo che mi toccasse, non ne potevo più.
Si spostò con le dita sull'elastico mandandomi al manicomio. Lo incoraggiai con il bacino a entrare dentro le mie mutandine e sentii la sua mano sfiorarmi lì sotto.
Mi uscì un gemito profondo e incontrollabile nonostante avessimo le labbra attaccate.
Si staccò da me e tirò fuori la mano facendomi mancare il respiro.
No.
Lo volevo adesso.
"Potrebbero esserci le telecamere" mi ansimò lui sulle labbra. "Andiamo di sopra, bimba".
Annuii senza riuscire a rispondere, ero senza fiato per quel tocco di un secondo.
Entrammo nella mia stanza e due secondi dopo mi ritrovai stesa sul letto con lui sopra che mi baciava.
Appoggiò la mano sopra al costumino bagnato e roteò le dita facendo pressione.
Inarcai la schiena gemendo. Passò al collo e stavo decisamente andando a fuoco con quella pressione, volevo di più.
Inserì la mano sotto le mutandine sfiorandomi con delicatezza mentre avevo perso la lucidità mentale e ansimavo senza ritegno.
Lo sentii togliere la mano, toccare un seno da sopra il costume e stuzzicare il capezzolo.
Volevo che continuasse là sotto, cazzo.
"Mi piacerebbe fare quella cosa con la lingua" mi sussurrò con voce roca.
"Ti prego" lo implorai, immaginandomelo con la testa tra le mie gambe.
Se solo avessimo parlato un po' di più così mi sarebbe bastato il pensiero per venire.
"Ma non l'ho mai fatto" disse lui, catturandomi il lobo dell'orecchio tra le labbra.
"Non ci credo" mi ritrovai a gemere.
Uno così non poteva non averlo fatto.
"Credici, dovrai guidarmi" mi disse lui, stringendo di più il seno.
Non ero mentalmente lucida, lo volevo e basta, in qualsiasi modo l'avesse fatto.
Da come ero eccitata gli sarebbe bastato sfiorarmi.
"Non lo so, ci devi prendere confidenza tu" dissi per tagliare corto, volevo quella lingua lì, adesso.
"Lo facciamo da così?" mi chiese a disagio ma eccitatissimo.
"Sì" decisi io per lui.
Di solito ero abituata a vederli inginocchiati ai piedi del letto ma non avevo intenzione di spostarmi.
Continuò a baciarmi e a toccarmi il seno, dopo qualche minuto mi disse: "Vado?". Mi faceva strano vederlo a disagio ed eccitato, non mi sembrava un tipo insicuro e non ci potevo credere che non l'avesse mai fatto.
"Vai" risposi con voce spezzata, lo bramavo da un po'.
Allargai le cosce e lo vidi sdraiarsi in mezzo alle mie gambe, mi guardava mentre si teneva leggermente su con le spalle che erano in tensione.
Decisi di incoraggiarlo per non farlo sentire stupido:
"Prenditi tutto il tempo che vuoi, magari prendi confidenza con le mani e parti dalle cosce" gli consigliai.
Cercai di non essere brusca, essere la sua prima volta a quasi ventinove anni mi eccitava.
Smisi di fissarlo per non metterlo in imbarazzo e sospirando di piacere appoggiai la testa sul materasso.
Alcuni secondi dopo sentii che aveva iniziato ad accarezzarmi il polpaccio partendo dal piede, poi sentii le sue labbra baciarmi la coscia, sospirai ancora più forte.
Stava lasciando una scia di baci umidi su tutta la mia gamba mentre con l'altra mano era risalito e stava accarezzando l'inguine. Sentivo come se a ogni centimetro di pelle che toccava, lasciasse una scia di fuoco.
Oddio.
Mi sfiorò il centro del piacere con il pollice e poi continuò a giocare con l'elastico.
Già così sarei potuta venire.
Era una tortura piacevolissima.
Indugiò per un minuto con le labbra sull'interno coscia mentre mi sfiorava gli slip con l'altra mano.
Poi lo sentii staccarsi, alzai leggermente la testa sperando che non si stesse tirando indietro.
Ero troppo su di giri, ormai doveva finire.
Mi baciò l'ombelico, giocò con il mio piercing leccandolo, e con una scia umida arrivò fino all'elastico.
Mi lasciò un bacio sopra le mutandine e gemetti fortissimo.
"Ti prego" lo supplicai.
Nessuno ci aveva mai girato intorno così tanto.
Agganciò le catenelle con le mani e io alzai il bacino per aiutarlo a sfilarmele.
Mi guardò per qualche secondo negli occhi, poi sentii il suo sguardo lì sotto e mi sentii andare a fuoco, letteralmente.
Mi lasciò un bacio sul monte di venere e io ringraziai mentalmente di aver avuto una lametta di scorta.
Poi scese giù e mi lasciò un bacio sul fulcro del piacere.
Tremai.
Lo volevo adesso.
Afferrai un cuscino e me lo misi sotto la testa.
Continuò a sfiorarlo con il pollice. "Dio" mi lasciai sfuggire.
Godevo tantissimo ma la lingua, volevo la lingua, cazzo.
Lo sentii deglutire e abbassò il viso in mezzo alle mie gambe, appena sentii la sua lingua calda accarezzarlo piano mi lasciai andare un urletto, si staccò di nuovo guardandomi, poi leccò ancora.
"Così?" disse lui, staccando ancora la lingua.
"Sì, continua come se fosse un bacio" spiegai frettolosa.
"Un bacio?" mi disse lui mentre mi toccava con le mani.
Non riuscivo a essere lucida o a parlare se mi toccava così nel mentre.
"Oddio sì, non so come spiegartelo, fai lo stesso movimento di quando mi baci". Annuì e tornò giù.
Iniziò a lavorare con le labbra e con la lingua senza sosta.
"Mio Dio" gemetti, prendendogli i capelli.
Si staccò continuando a toccare con le mani. "Così va bene?".
"Dio, non ti fermare più, Michele" quasi urlai.
Mi guardò leccandosi le labbra e tornò giù.
Era semplicemente perfetto, la barba mi solleticava alla perfezione, l'intensità era giusta e il ritmo serrato mi mandava fuori di testa, inoltre alternava labbra e lingua in maniera impeccabile.
Non ci potevo credere che non l'avesse mai fatto, nessuno mi aveva toccata così.
Mi ritrovai con le gambe che mi tremavano, strinsi le mie cosce attorno alle sue spalle mentre tenevo i suoi capelli in mano.
Non sarei stata in grado di farlo con nessun altro.
Sentii che avvicinò un dito alla mia entrata e iniziò a spingerlo dentro piano e a rotearlo.
Ormai urlavo senza pudore, probabilmente mi stava sentendo tutto il corridoio.
Mi lasciai andare in un orgasmo catartico mentre mi stringevo sul suo dito.
Si staccò da lì sotto e mi fiondai sulle sue labbra per sentirne il sapore.
"Non mi chiedere se mi è piaciuto" dissi, accasciandomi sul cuscino.
"No, credo di averlo capito" disse lui, ridendo piano.
"A te è piaciuto?" chiesi, socchiudendo gli occhi.
"Non so come ho fatto a non farlo prima, ma forse aspettavo te" sospirò.
Quella frase mi fece tremare.
Persi un battito.
Forse aspettava me.
Feci per avvicinare la mano al suo costume e ricambiare il favore ma lui mi fermò:
"Va bene così, bimba".
"Sei sicuro?" dissi, mordendomi le labbra, dal rigonfiamento che aveva era eccitato e decisamente ben messo.
"Due prime volte in una sera sono un po' troppe" mi confessò.
Altro tuffo al cuore.
Se lo avessi fatto, sarei stata la prima.
Nemmeno lui si era fatto toccare da nessuna là sotto. Almeno era coerente, pensai.
♡
Pov Michele
Ci baciammo finché sentii che era stanca e che stava per chiudere gli occhi.
"Buonanotte" le sussurrai sulle labbra.
"Mhh, dormi qua" mi disse lei, agganciando le braccia dietro al mio collo.
"Non riuscirei a dormire con te vicino" protestai.
Avevo bisogno di riprendere fiato da lei, era stato troppo intenso.
La sentii mugolare e rispondermi che andava bene.
Uscii dalla sua stanza infilando l'accappatoio ed entrai nella mia.
Porca puttana.
Accesi velocemente una sigaretta e mi sedetti in terrazzo.
Il lago sbrilluccicava alla luce della luna e io ero fottuto.
Con oggi avevo perso ogni singolo freno, non sarei più stato in grado di tornare indietro.
Ci eravamo comportati come una coppia: lei era stata gelosa di me, io le avevo tenuto la mano tutto il tempo, avevo persino avuto il coraggio di toccare il suo bel culetto da sopra la gonnellina in pubblico, per non parlare di come avevo trovato naturale sfiorarla nella jacuzzi e di quello che avevo fatto mezz'ora fa.
C'era la luce accesa, lei che gemeva senza ritegno e io che avevo la testa tra le sue gambe.
Certe scene non le guardavo nemmeno nei video, spesso skippavo i preliminari e andavo al sodo.
Mi ritrovai a pensare che mia madre avesse contribuito a crearmi solo delle gabbie mentali in ventotto anni di vita. Avevo vissuto ingabbiato fino a quel momento.
Le donne non erano tutte puttane arrampicatrici sociali.
Le donne non erano puttane se parlavano troppo e non erano puttane se avevano avuto altre esperienze prima di me.
Non erano puttane se gli piacevano certe cose.
La mia bimba non lo era, non riuscivo neanche ad accostare il suo nome a una parola simile. Eppure secondo ciò che mi aveva descritto mia madre, lo sarebbe stata.
Se le avessero raccontato di quello che aveva fatto suo figlio mezz'ora fa con una ragazzina che aveva decisamente più esperienza di lui, sarebbe svenuta.
Non ero più io.
Ero completamente uscito di testa e la cosa mi piaceva da morire.
Perché diamine fino a quel momento mi ero limitato a scopare tanto per farlo?
E per quale motivo avevo imposto a tutte di stare zitte?
Sentire come godeva grazie a me mi aveva fatto sentire l'uomo più potente dell'universo.
Poi pensai che fosse meglio così, almeno lei sarebbe stata la mia prima volta.
Io non ero la sua, però, e probabilmente non avevo neanche speranze di competere con altri che aveva avuto e che lo facevano da più tempo.
Quel pensiero mi fece salire l'amaro in bocca.
Magari non era andata neanche così bene.
Anche se le doveva essere piaciuto, era bagnatissima e probabilmente l'aveva sentita tutto il corridoio.
Mi leccai le labbra, mi piaceva da morire farlo.
Quella dannata bimba mi avrebbe mandato al manicomio.
Mi ritrovai a pensare che nonno aveva ragione ad aver fatto in modo che la conoscessi, che ero tornato a respirare un po' di aria pulita dopo ventotto anni in cui avevo respirato merda e non me ne ero accorto.
Nonostante non mi avesse mai fatto mistero che aveva avuto un sacco di esperienze, che aveva vissuto a pieno la vita universitaria, era la donna più pura che avessi mai conosciuto.
Quando qualcosa non le piaceva me lo diceva in faccia e se usciva con me lo faceva perché si divertiva e non perché voleva i miei soldi, se accettava i miei regali era perché le piacevano e io non glieli facevo perché volevo comprare il suo silenzio.
Mi punzecchiava e ci prendevamo in giro, a cena fuori non dovevo per forza spendere mezzo stipendio in un ristorante stellato con piatti che non saziavano, non lasciava le pietanze sul piatto dicendomi che era piena per fare bella figura.
Era tutto così reale.
La chimica che avevamo era pazzesca e non vedevo l'ora che arrivasse il quindici settembre per dire che fosse mia moglie.
Mi buttai sul letto pensando che dopodomani l'avrei dovuta salutare per un po' e non mi andava, l'avrei volentieri portata con me.
La sveglia suonò alle sette.
La staccai, stropicciandomi gli occhi. Avevo dormito benissimo, appagato come non lo ero mai stato.
Mi buttai in doccia, mi vestii con un dei pantaloni grigi scuri e una camicia celestina.
Mi sdraiai sul letto con il telefono in mano, erano solo le sette e mezza e le avevo detto di vederci a colazione per le otto.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top