Pov Sara
"Papà! Papà!" continuava a urlare.
Nonostante volesse un bene dell'anima anche a me, gli stereotipi avevano ragione.
Emilia stravedeva per il padre, e lui la trattava come una principessina.
Quando lo vedeva le si illuminavano gli occhi, anche perché era un padre eccellente. Lo era sempre stato, fin dal primo giorno.
"Hey, sirenetta. Ti stai divertendo con mamma?"
"Sì! Mamma!" urlò, schizzando l'acqua con le manine.
"Ci stavi spiando?" sorrisi io, consapevole che Emilia doveva averlo beccato a guardarmi mentre stavo prendendo quella paperella di plastica che aveva lanciato.
Per fortuna che a un anno e cinque mesi non poteva ancora capire la dinamica di certi sguardi.
"No" bofonchiò, "sono tornato adesso e volevo salutarla".
Mi ributtai in acqua, nonostante avesse il salvagente e i braccioli non era il caso lasciarla senza nessuno.
"Papà! Gioco!" urlò felicissima.
"Dopo vengo a giocare, mi devo cambiare adesso" disse lui, abbassandosi fino al bordo e accarezzandole i capelli.
"No! Gioco! Gioco!" continuò lei, iniziando a fare i capricci.
"Vieni a giocare con noi, dai" decisi di cogliere la palla al balzo.
"Non ho il costume" si giustificò.
Lo ammirai con il completo, era decisamente attraente.
"Buttati in mutande" proposi.
Alzò un sopracciglio. "Non mi sembra il caso".
"Niente che non abbia già visto, e dai" lo pungolai.
Mi guardò sornione e iniziò a slacciarsi la camicia, buttando la giacca su una sdraio.
Forse non avrei dovuto guardare così, ma quello spogliarello non me lo sarei persa per niente al mondo.
Si spogliò con un sorrisetto malizioso, l'aveva capito che avevo apprezzato.
Aveva ripreso gli allenamenti e si vedeva, perché i muscoli della schiena guizzavano a ogni movimento e, appena prese Emilia in braccio per lanciarla in aria e riprenderla, i suoi bicipiti si gonfiarono, facendomi fremere.
Sperai che fosse la volta buona per parlarci.
Con Davide non ci vedevamo più da quando avevo ammesso a me stessa che volevo riprovarci. Al telefono ci avevo fatto una litigata paurosa in cui mi aveva detto di essere una falsa e una stronza che si era approfittata di lui solo per far ingelosire quel coglione di mio marito. L'avevo lasciato sfogare, consapevole di avergli fatto male. Gli avevo chiesto persino scusa, sottolineando, però, che era lui a essersi montato la testa perché io non avevo mai voluto relazioni. Finivo per fare del male a ogni uomo che mi si avvicinasse e l'unico con cui ero riuscita a costruire una relazione era Michele, forse perché era altrettanto stronzo da ripagarmi con la stessa moneta quando gli facevo male. Alla fine della telefonata aveva semplicemente asserito che, se avesse visto la sua macchina in giro per Roma, non avrebbe esitato a distruggerla, così come per la mia Urus se me la fossi ripresa. Avevo lasciato correre, capivo il suo risentimento... ma al cuore non si comanda, e il mio scalpitava solo per il padre di mia figlia.
"Hai ripreso gli allenamenti?" buttai lì, per iniziare la conversazione.
"Si vede?" si gongolò lui.
Risi. Mi ero scordata di quanto fosse egocentrico.
Giocammo spensierati, assaporando la leggerezza di una famiglia che finalmente si stava unendo dopo tanti scossoni.
Finché sentimmo la voce di Agnese che chiamava la nipotina e lei rispose con un gridolino eccitato.
"Che ci fa qui mia madre?" mi chiese accigliato.
"Non pensavo che saresti tornato così presto, avevi detto che sarebbe stata una riunione straordinaria e io dovevo lavorare, quindi le avevo chiesto se potesse dormire da loro" spiegai.
"Ah" riuscii a dire.
"Gioco!" urlò Emilia verso Agnese.
"No, amore, nonna non si butta in piscina" replicò Agnese, con un sorrisino mentre ci guardava esterrefatta di vederci entrambi lì, ma forse felice.
"Fosse per lei dovremmo vivere tutti sott'acqua" scherzò Michele.
"La grandiosa idea di regalarle una piscina al coperto è stata tua" replicai, sorridendo.
"Mi sembra che stia apprezzando, però" mi rispose lui, accennando a sua volta un sorrisetto.
Mi avvicinai alla scaletta per uscire e cambiare Emilia, così da farla andare con i nonni.
"Ma no, tesoro. Voi rilassatevi in acqua. La vesto io" mi fermò mia suocera.
"Ti aiuto, già dormirà da voi e sappiamo tutti quanto possa essere energica" protestai.
"Sono abbastanza giovane ancora da gestirla, e poi Riccardo si diverte più di lei" mi rispose, tirandola su dall'acqua e avvolgendola nell'accappatoio.
Le osservai uscire dalla zona piscina, con Emilia che ci salutava con la manina, avvolta come fosse dentro una nuvoletta di spugna gialla.
Mi girai a guardarlo.
"In effetti si sta bene in piscina, è stata una bella idea" dissi.
"Io ho solo belle idee" rispose, tirandosi su dal bordo e uscendo dall'acqua.
Mi morsi le labbra a vedere come i muscoli delle spalle si fossero tesi.
Le goccioline che gli ricoprivano il corpo lo rendevano ancora più erotico.
Poi mi soffermai sui boxer neri, resi aderentissimi dall'acqua.
"Tu sei sempre egocentrico" riuscii a rispondere.
"Non esci dall'acqua? Non avevi detto di dover lavorare?" mi pungolò.
"Sì, ma si sta così bene qui. Torna giù anche tu, rilassati" dissi, avvicinandomi al bordo e appoggiando la testa sulle braccia incrociate.
"Non dobbiamo più giocare" sottolineò lui, indicando la porta oltre la quale era scomparsa Emilia.
Come a dire che non dovevamo più fingere.
"Sei sicuro di non voler giocare ancora un po'?" allusi io.
Si accese una sigaretta, come al solito quando i discorsi andavano a parare in direzioni che non gli piacevano.
"Non scherzare" bofonchiò, accomodandosi meglio sulla sdraio.
Uscii dall'acqua anche io, sciogliendomi i capelli.
"Puoi non fumare almeno in piscina?" mormorai, avvicinandomi a lui.
"Quando inizi a darmi divieti sul fumo, poi va a finire sempre in una certa maniera... quindi lascia perdere" borbottò lui.
Mi avvicinai. "Perché, forse, voglio che finisca in una certa maniera?" ammisi, sedendomi a cavalcioni su di lui e rubandogli la sigaretta di mano, che portai alla bocca.
Mi guardò scioccato, completamente inerme di fronte a quell'ammissione.
In tutta risposta mi chinai a baciarlo, assaporando il retrogusto di fumo dalle sue labbra, che si schiusero appena entrammo in contatto.
Mi avvicinò al suo corpo, in un abbraccio talmente stretto da sembrare indissolubile.
"Mi sa che lo vuoi anche tu" scherzai, sentendo la durezza premere contro i boxer.
"Certi tabù li ho accantonati, per fortuna" ghignò, tirando il laccetto che teneva il mio reggiseno.
Subito dopo intrufolò le dita nel pezzo di sotto, iniziando a farmi gemere.
"E se c'è ancora Agnese di là?" chiesi subito dopo, vergognandomi.
"Al massimo ci rimprovererà domani" mi zittì, baciandomi sulle labbra mentre continuava a torturarmi con le dita.
"Ti voglio" ansimai, inarcando la schiena per cercare di sentirlo di più.
Si staccò da me.
"Dove vai?" mugolai, frustrata.
Si affrettò a recuperare il portafoglio, da cui estrasse il preservativo.
"Non mi piace farmi trovare impreparato, una volta è bastata" ghignò, aprendolo.
"Era calcolato, quindi" scherzai, mentre mi sfilava gli slip.
"Diciamo che ci speravo" si limitò a dirmi, mentre entrava dentro.
Per la prima volta dopo mesi entrò con lentezza, colmando i miei bisogni e i miei desideri.
Mi strinsi al suo corpo, ritrovando le stesse sensazioni che mi avevano fatto dire tante volte che con lui era fare l'amore.
"Andiamo in acqua" ansimò sopra di me.
"A rovinare il gioco di Emilia?" ansimai a mia volta.
"È un gioco anche il nostro, ugualmente rumoroso e piacevole come il suo" ghignò.
Mi lasciai andare, facendomi trasportare dal piacere supremo, agevolata dai movimenti fluidi grazie all'acqua che ci accarezzava.
Non contenti di un orgasmo solo, ci ritrovammo avvinghiati sul corridoio, nudi e bagnati, per poi fermarci innumerevoli volte sulle scale, presi dalla passione.
"Non ci arrivo in camera" bofonchiai, aggrappandomi ai suoi bicipiti, mentre ci eravamo fermati a baciarci con passione.
"Io un altro baby-Emilia non lo voglio" protestò lui.
"Nemmeno io" sorrisi.
"E quindi andiamo" rise, prendendomi in braccio e percorrendo a grandi falcate il corridoio del piano di sopra.
Inutile dire che, in una serata, avevamo recuperato gli arretrati di un anno.
Avevo smesso di contare gli orgasmi, le posizioni e i baci, incollati l'uno all'altra come se non potesse essere altrimenti.
Ci addormentammo tardissimo, nudi, e avvinghiati in un abbraccio caloroso.
★······★······★
Fummo svegliati dalla donna di servizio che apriva la mia camera credendo che fosse vuota.
"Penelope" mormorai, diventando di tutte le tonalità di rosso.
"Oh Dio, perdonatemi, non pensavo che... pensavo di essere sola" bofonchiò, richiudendosi la porta alle spalle.
"Dio, che vergogna. Chissà che avrà pensato" sibilai, affondando la faccia sul cuscino.
"Almeno avrà trovato un senso ai miei vestiti sparsi in piscina, il tuo costumino gettato a terra in malo modo vicino ai miei boxer e all'involucro del preservativo" scherzò.
"Oddio" gemetti.
"Dai, torna a dormire" sussurrò, stringendomi di nuovo a sé.
"Che ore sono?" chiesi.
"Le undici. Abbiamo ancora un po' di tempo prima di andare a prendere Emilia".
"Insieme?"
"Insieme".
E quella parola mi sembrò talmente bella che rotolai vicino a lui, affondando la testa sul suo petto e inspirando il profumo della sua pelle. Mi circondò la schiena con le braccia, abbracciandomi con trasporto.
"Perché ogni volta dobbiamo farci del male?" sussurrai, stringendomi ancora di più a lui.
"Perché siamo due stronzi, mi sa" sorrise lui, baciandomi i capelli.
"Promettimi che non ci faremo più del male, non ne posso più di starti lontana" ammisi, scostandomi un po' per guardarlo negli occhi.
"Mai più, lo giuro... ti amo troppo per soffrire così" mormorò lui, portando una mano sul mio viso e accarezzandomi lentamente.
"Ti amo anche io, stronzo" sorrisi, baciandolo con passione per suggellare quel ritrovo, quello definitivo.
Subito dopo mi ritrovai sotto di lui, mentre faceva scorrere le labbra sul mio collo, fino ad arrivare al seno.
"Frena, abbiamo finito i preservativi ieri" risi io, dopo l'ennesimo brivido provocato da quella bocca.
Sbuffò vistosamente tirandosi su. "Dopo passiamo a prenderli, allora... una figlia mi ha traumatizzato a sufficienza, anche se la amo da morire" scherzò.
"Emilia resterà figlia unica, su questo siamo d'accordo" sorrisi, non rinunciando, però, a un bacio passionale prima di alzarsi del tutto dal letto.
Spazio autrice
Stavolta ho finito sul serio! Credo che non ci sia più niente da dire su loro due. Spero via piaciuto questo mini-sequel. Scriverlo è stato faticoso, ma mi è piaciuto trattare queste tematiche!
Vi ricordo ancora che ho scritto un altro libro e che, sono sicura, vi affezionerete anche agli miei protagonisti.
Sara e Michele hanno finito qui!
Franz e Diana vi aspettano di là, però!
Grazie!
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