Prologo


🚫STORIA INCOMPLETA E DA RISCRIVERE

In principio l'Eterno e l'Infinito si congiunsero dando vita al Nulla.

Il Nulla era il Tutto e diede vita a 4 figli:

La Terra, generatrice di ogni sostanza.

Il Fuoco, distruttore della materia.

L'Aria, respiro del Mondo.

L'Acqua, sanatrice di anime.

I 4 insieme modellarono e animarono ogni organismo dell'Universo intero.

Il Fuoco, aiutato dall'Aria, ravvivò il caldo respiro degli esseri viventi, mentre la Terra si amalgamò fino a creare la tenera carne che l'Acqua plasmò.

Questo processo proseguì nel tempo e si attuò in ogni angolo dello spazio profondo.

Ma a un tratto un pianeta lontano, nascosto nelle pieghe del Tempo, inviò un richiamo.

Una richiesta d'aiuto.

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«AIDEN, FALLO!» urlò la voce.

«AVANTI. COSA STAI ASPETTANDO!» ripeté con una cadenza metallica.

«UCCIDICI!» perché parlava al plurale?

«UCCIDICI!» continuò imperterrita.

«SE NON NE SEI IN GRADO ALLORA NOI UCCIDEREMO TE!»

Aprii gli occhi di scatto: ero per terra, al lato del letto e come ogni altra volta in quel mese avevo svegliato tutta la camerata.

«La piccola Arianna è caduta di nuovo dalla culla! Oh povera piccina» mi schernì Lara mentre mi rialzavo.

«Hai perso anche la lingua nella caduta?»

«Lara, finiscila. Non sei divertente! Mi sbaglio o anche tu hai preso il volo qualche volta?» s'intromise Talia.

Lara strinse i pugni ma poi, con un ghigno in volto, disse «Almeno io non ho mai bagnato il letto!»

Io, intanto, mi ero diretta in bagno, desiderando di scomparire da questo posto il più in fretta possibile.

Talia mi aveva seguito e una volta chiusa la porta parlò «Arianna, stai bene?»

Che domanda stupida pensai, ma poi decisi di essere gentile con l'unica compagna che aveva preso le mie difese «Sì, sto benissimo» risposi sorridendo a labbra serrate. «Non è necessario che tu mi difenda sempre. So badare a me stessa».

«A me non sembra. Resti muta e te ne vai dalla stanza. Non sopporto di vedere gente che continua a ridere di te. Devi farti visitare...» aggiunse «...hai rifatto il solito sogno, vero?»

Decisi di annuirle perché la voce non voleva uscire.
Ricordare quel sogno era terribile e sapere che lo avrei vissuto ancora e ancora mi fece crollare a terra mentre calde lacrime mi rigarono il volto.

Talia si sedette vicino a me e iniziò ad accarezzarmi la schiena con l'intento di calmarmi.

«Vuoi parlarne?» mi chiese.

«È sempre uguale: c'è qualcuno che è steso a terra di cui non riesco a vedere il volto. Delle mani gli stringono la gola. In sottofondo una voce che sembra robotica grida 'uccidici' ma non capisco chi stia parlando.

«Ma a chi si rivolge la voce?»

Presi un respiro profondo «A me. Mi chiede di ucciderli».

Sul volto di Talia si dipinse un'espressione di stupore e timore.

«Ma avevi detto che l'aggressore era un ragazzo!»

«Lo so. Ma è come se io fossi dentro di lui. Come se avessi preso possesso della sua mente».

«Credi che io stia impazzendo?» chiesi mentre mi chiusi a riccio per non dover più guardarla negli occhi.

«Certo che no... . Ma chi è questo ragazzo?»

«È...» iniziai a singhiozzare «...È Aiden.»

«COSA?!»

«Non urlare, Talia!» l'ammonii tappandole la bocca. «Non voglio che altri lo scoprano.»

Lei annuì e le tolsi la mano.

«Ma Aiden è uscito.»

«Lo so ma credo che il fatto che sia stato l'unico ad essere riuscito a completare il Labirinto sia collegato al mio sogno.»

«Quindi pensi che sia premonitore?»

«Non lo so. Ma sento che devo parlargli.»

«Ma lui ormai è libero. È uscito da questa prigione.»

«Allora non abbiamo altra scelta: dobbiamo uscire anche noi.»

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Un mese prima

«AIDEN, FERMATI!»

«Ari, che ci fai qui?» mi sorrise dolcemente.

«Io... io volevo salutarti.» riuscii a sussurrargli.

«Non devi essere preoccupata per me. Una volta che avrò completato il labirinto cercherò una modo per farti uscire e potremo essere liberi insieme.» Detto ciò mi accolse tra le sue braccia baciandomi la fronte.

«Non voglio perderti... ti prego fai attenzione.»

«Ma come?!» Si staccò da me «Non ti fidi delle mie innumerevoli doti?» ammiccò «Guarda che sono il primo in classifica e sono preparatissimo.»

«Lo so, ma...»

«Niente ma» mi interruppe «tra poco inizierà la sfida e non voglio entrare col pensiero che tu ti stia disperando. Non sono facile da uccidere.» Sorrise ancora.

Io però non riuscivo a tranquillizzarmi. Soprattutto perché lui era stato la mia guida in quel posto. Mi aveva salvata così tante volte che non riuscivo a tenerne il conto. Non potevo lasciarlo andare così. Era arrivato il momento di confessargli ciò che provavo.

«Aiden, io... volevo... dirti... che...»

«TUTTI I PARTECIPANTI SI PRESENTINO ALL'ENTRATA DEL LABIRINTO!» la voce si propagò nell'aria.

«Ari, veloce cosa devi dirmi?»

«Io... ti...»

«TUTTI I PARTECIPANTI SI PRESENTINO ALL'ENTRATA DEL LABIRINTO!»

«Mi dispiace devo andare altrimenti potrebbero anche punirmi.» Disse serio mentre mi diede un bacio sulla guancia e iniziò a correre verso il Labirinto.

Io rimasi immobile, cosciente d'aver perso l'ultima opportunità che avevo.

Aiden entrò insieme agli altri 11 concorrenti nel Labirinto.

Nessuno tornò.

Era normale.

Ci dicevano che una volta entrati non saremmo più potuti tornare indietro.

Ma avevo un brutto presentimento.

Quando mi ero svegliata la prima volta era stato scioccante scoprire di aver dormito millenni. Accanto alla mia capsula d'ibernazione ce ne erano altre: contenevano tutte delle ragazze mentre in quelle di fronte alle nostre vi erano dei ragazzi.

A un tratto una voce mi parlò e disse che mi ero svegliata troppo presto. Non capivo cosa avrei dovuto fare perciò pensai di aprire la maniglia.

«NO! NON LO FARE!»

Alzai lo sguardo e vidi il ragazzo che si trovava nella capsula di fronte alla mia che stava scuotendo la testa. Capii che era stato lui a parlarmi.

«NON APRIRE, ALTRIMENTI NON POTRAI PIÙ RIENTRARCI!»

Non capii subito il motivo per cui fosse così preoccupato, ma poi notai una specie di display su cui stava scorrendo un conto alla rovescia.

«DEVI CERCARE DI RIADDORMENTARTI! HAI CAPITO?» Probabilmente stava urlando per farsi sentire, ma la sua voce usciva comunque ovattata.

«IO MI SONO SVEGLIATO MOLTE VOLTE, MA NON PREOCCUPARTI, DENTRO OGNI CAPSULA C'È UN DISPOSITIVO CHE RIESCE A FARTI RIADDORMENTARE. DEVI AZIONARLO.» Spiegò il ragazzo.

«MA DOVE SIAMO? PERCHÉ SOLO NOI CI SIAMO SVEGLIATI?»

«NON LO SO... MA È MEGLIO SE RESTIAMO QUI DENTRO FINCHÉ IL TIMER NON AVRÀ FINITO DI SCORRERE. POI USCIREMO E CAPIREMO OGNI COSA. NE SONO CERTO.»

«D'ACCORDO MI FIDO DI TE.» Lui mi sorrise e io ricambiai.

«PER RIADDORMENTARTI PREMI IL PULSANTE GIALLO IN ALTO A SINISTRA, LO VEDI?»

Lo individuai subito e gli feci cenno di sì.

«D'ACCORDO, Al MIO SEGNALE PREMIAMOLO... ORA!»

Lo premetti e un gas giallognolo fuoriuscì dai lati.

Sentii le palpebre pesanti e gli occhi si chiusero a poco a poco.

L'ultima cosa che vidi fu un sorriso gentile che mi diede sicurezza e poi il nulla.

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Mi svegliai molto tempo dopo. O almeno così mi parve.

Ero fuori dalla capsula e mi trovavo sdraiata su una superficie d'acciaio.

Cercai di alzarmi ma qualcosa mi stava trattenendo.

Non c'erano catene, né corde, né qualsiasi altra cosa in grado di tenermi stesa, eppure non riuscivo a muovere il corpo, a parte tirare su la testa.

La paura s'impossessò di me ed iniziai a urlare nel vano tentativo di richiamare l'attenzione di qualcuno, ma sembrava non vi fosse anima viva.

Mi guardai intorno, quel poco che potevo, e riuscii a scorgere una telecamera in un angolo in alto.

A un tratto una voce parlò, ma non riuscii a capire cosa stesse dicendo.

Era una lingua a me sconosciuta. Quasi robotica.

Gridai ancora, chiedendo se qualcuno riuscisse a capirmi e potesse spiegarmi cosa stesse accadendo, ma non successe nulla.

La voce continuava a parlare la sua strana lingua fino a quando un forte fischio la fece smettere.

Strizzai gli occhi e provai a tapparmi le orecchie, ma le mie braccia non risposero ai comandi perciò mi rassegnai.

Il forte rumore cessò e seguirono parecchi minuti di silenzio in cui cercai di regolare il respiro e di capire cosa potevo fare.

Ma la quiete durò poco. Altre voci iniziarono a parlare con la stessa cadenza robotica ma. stranamente, ora riuscivo a comprenderne il significato: «Tu sei Arianna. Della specie terrestre. Sei stata creata per risolvere il Problema. Per tutta la tua esistenza dovrai lavorare per noi e aiutarci a trovare la Soluzione. Noi ti prepareremo. Ti alleneremo. Tu dovrai affrontare le prove del Labirinto e poi sarai libera. Se fallirai, morirai. Decideremo noi quando sarai pronta e una volta dentro non potrai più tornare indietro. Se completerai il percorso, riceverai un Premio. Tu farai tutto ciò che ti diremo, perché tu ci appartieni. Noi ti abbiamo creato.»

Rimasi scossa. Chi erano queste persone? Cosa avrei dovuto affrontare a costo della vita? Ma soprattutto com'ero finita in questo posto? Oltre al risveglio dentro la capsula non ricordavo nulla, come se i miei ricordi fossero stati eliminati per sempre.

Avevo mille pensieri da esporre a queste persone, ma non riuscii a domandare nulla perché qualcosa mi punse il collo e sprofondai in un sonno profondo.

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«AIUTATEMI, VI PREGO!» cercai aiuto ma nessuno accorse.

Una melma nera mi stava risucchiando e più sprofondavo in essa più un lancinante dolore ai polmoni mi toglieva il respiro.

«SOFFOCHERÒ'!» riuscii a rantolare prima di venir completamente sommersa da quella poltiglia.

«AFFERRA LA MIA MANO!» sentii qualcuno parlarmi.

Mi sentii tirare su e in un secondo la melma si trasformò in acqua limpida.

«Come ti senti?»

Tossii e sputai ciò che pensavo essere fango, ma che invece si rivelò solo acqua. 

Aspettai che il fiato mi si regolasse e finalmente alzai lo sguardo sulla mia salvatrice.

«Devo portarti nella Sezione Medica?»

Io la fissavo sbalordita, controllai gli altri che si stavano allenando nelle altre postazioni, ma sembrava che nessuno si fosse accorto di niente. Allora decisi di parlarle.

«Io so chi sei. Ti chiami Alice e sei una dei Particolari.» Appena ebbi finito di parlare la ragazza mi tappò la bocca e si guardò intorno con aria furtiva. 

«Zitta. Nessuno deve saperlo. Ho visto che eri in pericolo e ti ho salvata. Ora devi dimenticarti questo incontro. Mi hai capitò?»

«Ma... non capisco. Le voci dicono che solo i Particolari posso affrontare e terminare il labirinto. Dovresti esserne contenta: finalmente potrai uscire da questo luogo.»

«Come sei ingenua. Ti credevo più furba. Tu pensi davvero che una volta usciti da qui saremo liberi?! Questo non è "gioco". E' una selezione naturale. Il labirinto ci ucciderà tutti e se mai qualcuno riuscisse a completarlo si troverebbe davanti a una minaccia ancor peggiore. Qui ci stanno solo preparando come bestie a combattere: siamo i Loro soldatini. E fuori da qui ci aspetta l'inferno.»

«Io... non posso permettermi di pensare una cosa del genere. Io ho degli amici qui, e voglio vivere insieme a loro una volta che saremo usciti da qui.»

«Che bel desiderio» disse Alice con amarezza «So benissimo che nemmeno tu credi che si possa realizzare, ma non sarò io a rovinare i tuoi sogni nel cassetto. Sappi solo che quando ti renderai conto che là fuori è peggio che qui dentro, rimpiangerai questo posto.»  

Non sapevo cosa ribattere. Non volevo pensare che lei potesse aver ragione, ma ormai un presentimento di morte si stava insinuando nella mia mente e mi avrebbe accompagnato da quel momento in poi.

«Ah e di al tuo fidanzatino che è meglio se non riveli a nessuno di essere uno come me altrimenti sarà il primo che faranno entrare nel Labirinto.»

Mi aveva di nuovo lasciata senza parole: Aiden era uno dei Particolari? Perché non me lo aveva detto? Ci dicevamo sempre tutto. Forse lui non lo sapeva ancora. Ma soprattutto come faceva Alice a saperlo?

«Non stiamo insieme... siamo solo amici.» Dissi non credendoci veramente.

«Certo... comunque è meglio se ti alleni perché quando ti troverai dentro al Labirinto le prove saranno molto più difficili e non ci sarò io ad aiutarti.» E detto ciò mi lascio da sola.

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