Capitolo uno (Celiæ) - Un vetro, una scoperta

Celiæ si tagliò con la carta nello stesso istante in cui il sangue di Samæl bagnó la terra; solo che nessuno la stava acclamando a gran voce se non la professoressa di inglese dell’ultima ora.

<< Signorina Rinaldi, dovrebbe prestare più attenzione invece di giocare con la sua compagna di banco.>>

La ragazza guardò la sua insegnante e sorrise innocentemente.

<< Mi scusi Prof; mi sono tagliata per prendere una spilletta. Posso andare in infermeria?>> chiese.

I suoi compagni risero e lei li fulminò con lo sguardo; odiava il sangue, non poteva farci niente. Le ricordava la morte e la morte si era già presa sua madre.

Invece di andare in infermeria si pulì in bagno con la carta; non era un taglio profondo, di sangue ne era uscita solo una goccia che era finita sul foglio. La campanella suonò nello stesso momento in cui lei rientrò in classe; tutti i suoi compagni, meno che la sua migliore amica Gaia, avevano firmato il registro delle uscite con la copertina verde così consumata da essere quasi inutile. Entrambe si affrettarono verso la scrivania, una gara infantile al “chi arriva prima”; Celiæ avrebbe vinto, se non fosse stato per quegli occhi che la fissavano attraverso il riflesso del vetro della finestra. Non erano i suoi, questi erano neri come la pece mentre lei li aveva di un semplice verde chiaro; la ragazza si avvicinò, pronta a toccare quello strano riflesso, per capirne il trucco. Un centimetro, un altro … finché il vetro non si ruppe in tanti piccoli frammenti.

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