11 - Vestiti nuovi e vecchi tabù
«Controllo subito se abbiamo la taglia, signora» la commessa mi sorride e si allontana, lasciando me e Marylu a curiosare tra gli scaffali.
Mancano una decina di giorni al compleanno di Mattia e abbiamo deciso di dare una piccola festa. Sarà una cosa discreta: giusto le persone più intime. Mattia non ama la confusione.
L'anno scorso sono dovuta correre a riprenderlo al compleanno di un compagno di classe: la musica, il clown con i palloncini, decine di amichetti urlanti lo avevano mandato in totale confusione. Troppi input per il suo cervello altamente sensibile. Lo trovai seduto in disparte su alcuni gradini, con la mamma del festeggiato a tenerlo d'occhio.
Tuttavia, è stato proprio Mattia a chiedermi di organizzare qualcosa e, per l'occasione, di poter indossare dei vestiti nuovi.
Come potevo dirgli di no? Se ripenso a tutta la sofferenza che abbiamo condiviso, io come madre sola e lui come figlio senza padre, un simile desiderio non può che colmarmi di gioia.
Sto accarezzando il tessuto di una simpatica t-shirt con la stampa in rilievo di un geco, quando mi accorgo che la mia amica non è più al mio fianco.
Allungo lo sguardo e la individuo nel reparto dell'abbigliamento neonatale.
Mi avvicino e le poso una mano delicata sulla spalla.
«Sono bellissimi, vero?» bisbiglia e mi accorgo che ha gli occhi lucidi. Mi mostra un minuscolo abito rosa pastello con balze in pizzo e maniche a sbuffo.
«Lo sono» confermo «vuoi andartene?»
Sbatte velocemente gli splendidi occhi verdi, posando quel piccolo gioiello: «no, sto bene. Continuiamo a cercare per Mattia.»
Le parole escono dalla mia bocca prima che riesca a fermarle:
«hai solo ventotto anni, Mary e una vita davanti per realizzare il tuo sogno.»
Lei rimane in silenzio, non mi guarda e so di averla infastidita: ci sono dei tasti difficili da toccare persino quando si è amiche come noi. Tasti che, ogni volta che li premi, riaprono i bordi di esperienze mai del tutto interiorizzate.
«Ho già fallito una volta, Sam: non so se avrò mai voglia di riprovarci. Comunque, non mi sembra il caso di parlarne adesso» mi fredda.
Vorrei dirle che non è stata colpa sua, che succede più spesso di quanto si possa pensare. Vorrei abbracciarla qui, ora. Vorrei rassicurarla che, se anche quel dolore lascerà per sempre un vuoto nel suo cuore, quel vuoto un giorno sarà concimato di nuovo e ne nasceranno preziosissimi fiori. E lei potrà godere di quel profumo che è certa le sia stato negato per sempre.
Ma non replico. Non si replica al dolore.
L' aborto è un tabù in primis per chi lo vive. L'aborto è una macchia sull'anima. Per quanto tu possa lavarla via, lascerà sempre un alone dietro di sé.
La guardo, Marylu: sempre sorridente, innamorata del suo lavoro e dei "suoi ragazzi" (come chiama lei i suoi alunni). Marylu, così autoironica e con la battuta pronta.
Vedendola non immagineresti mai quanto abbia sofferto. Prima l'interruzione di gravidanza, poi la rottura con l'uomo con cui avrebbe dovuto passare il resto dei suoi anni.
Perdere due amori così grandi in così poco tempo.
Nonostante il mestiere che faccio, non mi capaciterò mai di quanto possa essere beffarda la vita con alcune persone, come se si divertisse a prenderle a calci quando sono già accasciate al suolo allo stremo delle forze.
La mia amica si volta e la vedo rilassarsi: le spalle irrigidite si abbassano, il labbro inferiore che si storce all'ingiù quando è nervosa torna nella sua naturale posizione.
Non è una che riesce a rimanere arrabbiata a lungo, la mia Mary.
«Scusami» mi dice. Poi i suoi occhi acquistano la consueta vivacità e mi fa un sorriso malizioso: «adesso, tocchiamo un tuo tasto dolente.»
«Non ho niente da dichiarare!» metto subito le mani avanti, ma sono felice che la tensione tra noi si sia spezzata.
«Quando ti vedi con il bel militare?» mi chiede, ammiccante.
«Veramente, non gli ho risposto» confesso «prima se ne va lasciandomi lì come un'idiota e poi vuole uscire con me? Non mi sembra molto coerente.»
Marylu mi fissa, accigliata: «A volte, amica mia, sai essere talmente noiosa! Non ti vedevo parlare così intensamente con un essere dotato di pene da non so quanto tempo, e tu lo rifiuteresti solo perché ha fatto un po' il prezioso??»
Gli appellativi che Marylu riserva al sesso maschile sono sempre un programma.
«Mi è bastata l'uscita con Marco» insisto, anche se ho una voglia matta di lasciarmi convincere.
«Lo sapeva anche il cane che Marco non era il tipo adatto a te. Siete uguali, voi due: tutti lavoro e dedizione al prossimo. Sai che spasso!»
«In ogni caso,» continua prima che possa intervenire ancora «magari sarà solo un'altra bella chiacchierata. Non puoi saperlo se rifiuti a prescindere solo perché hai paura.»
Certo che le amiche te la sanno proprio sbattere in faccia la verità, mi dico. E mi viene da sorridere: spostare l'attenzione fuori da se stessa è una delle abilità maggiori di Marylu. Un'abilità che condivido.
Sto per risponderle, ma la commessa sbuca dalla porta del magazzino: « scusatemi, ci ho messo un po' ma sono riuscita a scovare l'ultimo paio di pantaloni della taglia giusta.»
Marylu prende una camicetta abbinata e si avvia alla cassa: «questi li regalo io al mio meraviglioso nipotino!»
Ciao amicici e amicice e buona domenica.
Spero che la mia storia vi stia piacendo. Se fosse lasciate una stellina. Se non fosse scrivetemi le vostre perplessità in modo che possa migliorarla.
Tra l'altro, grazie ad un'altra autrice, ho scoperto come mettere le virgolettate basse «» per i dialoghi diretti (meglio tardi che mai!), quindi nei prossimi giorni vedrò di rimediare correggendo anche nei capitoli precedenti. Baci.
Ps: Noah sta per tornare, il prezioso!
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