【The Rain Criyng For Me】
⛔ WARNING!: La lettura è consigliata a coloro che hanno letto "Realizzando la Verità." Di Arylovebooks, a cui dedico il seguente capitolo. Contiene tematiche come bullismo e depressione, per le persone a cui non piace uno di questi due temi ed è parecchio sensibile, anche se sono presenti in modo superficiale.⛔
Grazie per la comprensione, buona lettura a tutti, spero che vi piaccia💕
〖Lasciami.
Prima che l'alba
divenga tramonto
guardami,
avrò un ricordo nella mia solitudine.〗
Il vento iniziò a tirare, sempre più forte ed impetuoso, più di prima, ed il mio respiro traballava; le mie iridi rosse ridotte in due punti poco distinguibili. Quel giorno, il vento era sincronizzato al mio respiro. Si era portato via tutto, completamente, così come le ansie, l'orgoglio che mi portavo dietro da anni.
Ma infondo era colpa mia, tutta colpa mia e del mio ego smisurato, purtroppo. Mi feci cadere sul letto senza ripensamenti, il mio petto si muoveva velocemente, e la mia voce era rotta come il vetro, il vetro che mi avevi urtato contro, affilato. Erano riuscite a penetrare il mio cuore come una lama affilata, sempre più in fondo, ed ora era ricoperto di tagli.
Infondo, sapevo che anche tu non eri messo meglio, ma questo lo era da più tempo di me. Avevo iniziato io, un decennio fa, ed ora ti eri deciso ad attaccarmi, a difenderti dietro le tue stesse grida, dietro i singhiozzi sommessi, e lasciar volare via le lacrime con i petali di ciliegio che andavano leggiadri, insieme a loro un gesto violento e veloce si faceva spazio, facendomi sentire l'odore della sofferenza, del dolore, di segreti oscuri celati in parole dure e secche.
Indifferenza, era sempre stato il mio secondo nome, ma dopo aver sentito quell'odore, che non sapeva di niente, ma che in realtà qualcosa dietro lo aveva, avevo visto, visto con i miei occhi venirti rubato qualcosa, qualcosa che volevi tener conservato nel cassetto, che avresti realizzato quando anche il tuo cuore avrebbe fatto un salto dal petto. Il salto lo aveva fatto, ma il rossore delle gote non lo avevi sentito, solo il pizzicare degl'occhi.
Quella era paura.
Ed io tentavo di liberarmi dal peso che mi portavo nel petto dal giorno in cui quelle mura bianche mi imprigionavano, con te che sorrideva nonostante tutte le ossa rotte. Il primo a parlare fui io, io che volevo sopprimere l'amarezza sulla lingua, la sentivo così aspra e pungente, così fastidiosa. I miei dubbi si erano poi rivelati a te, che mi guardavi incredulo, stavi ridendo vero? Sì, stavi ridendo e stavi pensando a quanto io facessi schifo, ed è così, faccio schifo anche a me stesso.
"Sopprimi, sopprimi anche se fa male, sopprimi perché sei forte, sei forte e non hai bisogno del parere di quell'idiota." Ma quelli, erano solo pensieri futili con verità celate dietro il mistero e le infinite e invisibili lacrime che mi laceravano da dentro, che sopprimevo con astuzia. Perché quelle lacrime le volevo conservare per il momento giusto, per riversarle quando magari mi avresti detto di odiarmi. Lo hai fatto, allora perché continuo a sopprimere? Perché non mi lasciò andare a quelle sensazioni così brutte?
Lo so, sembra strano, stano anche per me che non volevo versare mai lacrime, ma il peggio doveva ancora arrivare, altre parole si sarebbero avventate su di me, lo so, i pezzi di vetro inflitti nel mio petto si facevano strada nelle mie viscere, sempre più in fondo, sempre più giù. Il dolore era tale che volevo urlare dalla disperazione, così forte da volerti stringere e dirti mille volte "scusa", ma non avevo il coraggio, non per quello, non ci riuscivo. Non di nuovo.
Le lenzuola disfatte del letto erano la mia unica ancora di salvezza per non cadere un un oblio infinito di insicurezze e paure, perché volevo essere forte, forte abbastanza da evitare il tuo sguardo di speranza, speranza mai avuta, una speranza che non ci apparteneva da quando quel giorno i tuoi occhi parvero spenti da qualsiasi luce.
Sentivo i lampi ed i tuoni, fuori dalla mia camera buia, e l'unico ed ultimo raggio di sole, debole e bianco, illuminava il pavimento della mia camera spoglia, non volevo chiudere la finestra, non ne avevo voglia, mi faceva male tutto quanto, soprattutto il cuore. Ti senti soddisfatto, vero? Ti vedo ridere a volte, anche ora, oppure sbaglio, come sempre, lo ametto. Ma io ti ho visto piangere, ti ho visto soffrire. Quando eravamo dei bambini credevo fosse giusto picchiarti perché eri più debole di me, volevo farti piegare al mio volere, volevo farti piangere, poi, realizzai, qualche mese fa, che quello più debole ero io, perché i deboli arrivano alle mani pur di non esserlo, è vero, è fottutamente vero. Quanto hai sofferto in questo lasso di tempo non lo so, di certo più di me.
Sai cosa vorrei fare, Deku? Vorrei dimenticarti come ho dimenticato gli anni, anche se pochi, di felicità trascorsi insieme, vorrei dimenticarmi di noi, di te, per non soffrire, per non piangere più e più volte. Anche se piangere è umano, anche se sbagliare è umano, tutte le cose fatte non saranno mai perdonabili da un'anima bianca e pura come la tua, e voglio cancellarti con un cancellino sulla lavagna. Su quella lastra nera vedo tutte le tue parole scritte con un gessetto bianco, e tutti possono vederle, ma non potranno mai sentirle come le ho sentite io.
La rabbia dominava il tuo timbro di voce, ed io ero impietrito dinanzi a te, che mi incolpavi di tutti quei segni del passato che ti procurai, quei spiacevoli ricordi che ti fecero più piangere di me. Non mi conosci bene, e nemmeno io conosco tanto te, perché entrambi abbiamo nascosto i nostri sentimenti dietro una maschera, una maschera che mostrava la perfezione di esseri imperfetti. Siamo simili, simili ma diversi, diversissimi. Ci siamo costruiti muri difensivi con le menzogne e le bugie ed abbiamo continuato a camminare in due lati completamente apposti.
Quei muri che dovevano prima proteggerci sono ora divenuti la nostra stessa trappola. Non possiamo scappare dal destino, dal dolore, dal futuro.
Ora, i muri che ci dividono si sono sgretolati come i nostri cuori e le macerie sono sul suolo. Il tuo cuore si sarà letteralmente spezzato, il mio è colmo di crepe, sanguinante, ma continua a battere. Lo vedi? È fra le tue mani gentili, lo stringono con innata delicatezza, per non romperlo, ma fai il contrario. Me lo merito. Mi merito il tuo odio, mi merito il tuo sguardo freddo, la tua parola che mi gela le membra. Sono cambiato, ma tu non te ne capaciti, come io non sono riuscito a farlo durante questi anni silenziosi.
Quando un giorno troverò il coraggio di mostrarmi ai tuoi occhi, toccherà a te prendermi in giro, ed a quel punto il mio cuore farà compagnia al tuo in terra. Mi rintaneró di nuovo dentro le ansie e le paure che mi sono portato sulla schiena, lo sento già il peso, un peso che entrambi forse abbiamo, e che non si toglierà mai. Correre e fuggire sarà l'unica cosa che farò a tuo contrario. L'unica cosa che so fare è distruggere, come fa il mio potere, quel potere che portavo con tanto orgoglio e felicità, e che ora mi fa vergognare, mi fa schifo.
〖Ricorderai di avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi
un rapido sospiro〗
Ero cieco, tempo fa, la mia mente ed il mio cuore erano chiusi con un lucchetto. Quel lucchetto lo hai aperto tu, liberandomi da quelle catene che mi costringevano così forte da farmi soffocare, con una chiave che tenevo in un cassetto nascosto. Come se fossero le radici del nostro amore. Mi avevi piantato nella testa la tua figura, quando mi dicesti che eri il Deku che si impegnava. Quel giorno piansi, piansi per aver perso, perso contro di te, ma ora vorrei piangere perché ti ho perso. Ero l'unica persona che sapeva che il tuo quirk ti era starò in dono, non lo sapeva nemmeno tua madre. Ero felice, almeno per quello.
Il vento continua a soffiare, lo senti? Ci sta chiamando in silenzio, un silenzio che vale mille parole mai dette e tenute in un angolo remoto della nostra mente, buio. Fuori le nubi nere ricoprono il cielo azzurro, pesanti. Non le vedo, ma continuo a sentirli i tuoni, ed i lampi mandano luce improvvisa che mi acceca gli occhi come te quando ti vedo. Forse, Kenshi mi ha aperto gli occhi, qual lontano giorno, mi ha fatto capire, Deku, mi ha fatto intuire cose che neanche io sapevo. Avevo una mente chiusa, forse la tengo tutt'ora, chi lo sa. Ma ora, l'unica certezza che ho, mentre stringo il cuscino a me è che sono cambiato, per davvero.
O meglio, non sono cambiato. Sono maturato in meglio, ho capito che devo starti lontano, che devi starmi lontano. Per non soffrire. Perché fa male ad entrambi la nostra stessa presenza.
Mi volto con le poche forze che ho verso la finestra: La pioggia scende burrascosa, è un po' come noi, che abbiamo i pensieri confusi. La vedi? Lo senti il rumore che fa quando va a contatto con il terreno, le foglie, la terra? Un'ultima cosa dirò, o meglio, è un ordine, una domanda, una richiesta: cancellami, cancellami dopo aver detto, in un futuro lontano, parole comprensibili solo a noi due, e se tu dovessi provare lo stesso amore che provo io - cosa letteralmente impossibile -, mi toccherà allontanarti da me, non so con quali parole, ma lo farò, perché non ti merito, così come non ti merita Kenshi.
Dimenticami.
Dopo tutte quelle parole che ti ho detto, non riesco a guardarti negli occhi, e non lo farò, la vergogna prenderà possesso del mio corpo inanimato e tranquillo. Quel discorso rivolto a te non aveva niente di vero, perché non lascerei mai che qualcuno ti faccia male come ti ho fatto male io, mai. Era colpa di shock e agitazione, vederti fra le grinfie di quel ragazzo mi ha mandato in bestia.
E se mi convincerai a restare, scapperó, per non farti soffrire, per non farci soffrire. Non sarei in grado di vederti piangere ancora ed ancora a causa mia e del mio ego.
Sai, le parole fanno male più dei colpi fisici, la verità fa male. Noi che siamo intelligenti capiamo, realizzimo la verità. Gli ignoranti no, vivono la vita tranquillamente, senza problema alcuno, perché non sanno, nulla, non sanno nulla. A volte vorrei non essere intelligente, mi condanna sapere, ma è utile.
Te lo chiederò per l'ultima volta, cancellami come sto facendo con le mie parole con il cancellino, su quella lavagna sporca dei nostri pensieri e segreti più scuri. Oppure lo farà la pioggia. Me ne andrò su una nave attraversando il mio fiume di lacrime, perché se si ama qualcuno, devi lasciarlo andare; perché se ami qualcuno, devi lasciarlo amare a sua volta; perché ti amo Izuku, ti amo e non reggo la pesantezza dei sentimenti che un giorno mi mostrerai, sia positivi che negativi che siano. Ti lascerò vivere la tua vita, in pace, perché senza di me tutti starebbero meglio, soprattutto tu.
Niente potrà chiudere le cicatrici che ti ho aperto e che ti producono ancora oggi immenso ed infinito dolore, ma per aggiustare i nostri cuori ci sarebbe voluto un debole e leggero gesto d'amore già rubato da qualcuno, un qualcuno che non sono io. Il desiderio che avevo ogni notte delle tue labbra sulle mie, farò in modo di cancellarlo per non recare ad entrambi tristezza. Fa' lo stesso, e se non mi ami è meglio. Mi fa male però, sapere che quel tuo primo bacio non fosse stato con me, con me che ti amo davvero.
Ma mi merito il tuo odio, allora odiami, spezzami il cuore, falla finita, abbandonati alla solitudine, fallo, Deku, e diventa ciò che hai sempre desiderato di essere: l'eroe numero uno.
Sorridi anche senza di me, perfavore, perché senza la mia presenza sarai allegro per tutta la vita, lo so; già so che non mi lascerai mai andare via, che non ti arrenderai, che piangerai di volermi al tuo fianco, per un nuovo inizio, ma io vedo la fine, la nostra fine, Deku. Perché tutte le storie prima o poi devono giungere al loro termine, tragico che felice che sia. Questa fiaba, però, non avrà il suo: " e vissero tutti felici e contenti."
Quel giorno, lasciai che la pioggia piangesse al posto mio, per far in modo che io conserva le mie lacrime per il momento in cui le nostre strade, dopo momenti critici, si dividono per sempre. Il mio sguardo vaga per la stanza, fino ad una nostra foto, che sarà il mio unico e solo ricordo di noi due. Forse, il me del passato non avrebbe mai pensato ciò che ora penso io. Ti cancellerò, ti dimenticherò perché sarà meglio per entrambi. La pioggia laverà via la tua immagine dalla mia mente, la nostra, per sempre. È una promessa.
L'essenza della mia rabbia si era trasformata in nuvole nere, nere come la morte. Una depressione fredda come l'acqua che cadeva da esse. Quanto avrei voluto dirtelo però, che ti amavo con tutto il cuore.
〖Il vero amore è come una finestra
Illuminata in una notte buia.
Il vero amore è una quiete accesa.〗
E questo giorno ci ha dato nuove esperienze, che ci segneranno la vita. Ricordati di questo evento perché ne farà parte per sempre, sarà una parte di noi, e quando penseremo a noi due, vedremo solo le lacrime che ci solcano il viso, che scendono da occhi che hanno visto tutto, ma allo stesso tempo nulla, perché il mondo è un segreto. Ti lascio il mio cuore fra le mani ed un armadio pieno di scheletri da spolverare, tant'è che sono vecchi.
Sono così egoista che a volte mi è saltato in mente di volerti solo per me, ma tu non sei di nessuno. Questa non è mai stata una vera e propria competizione, non lo so. Ma ho perso, ho perso te, dopo dell'addio che ti ho rivolto. Ti ho perso per davvero. Sono un odioso egoista e schifoso pezzo di merda. Non perdonarmi mai per ciò che ho fatto, non farlo, e se lo farai, ti dirò che sono cambiato per me stesso, perché anch'io voglio essere un eroe, anche io voglio salvare persone.
Il vento ti porterà la pioggia, nonché le mie lacrime, ma so che tu non capirai, questo è uno degli altri motivi per cui voglio conservare la mia sofferenza, per farti capire che anche io ho un cuore, anche se solcato da crepe sanguinanti, anche se reco dolore e distruggo.
Oggi, la pioggia piange per me, perché non trovo la forza...
Oggi, la pioggia piange per me, perché ti amo e non ho il coraggio di dirtelo...
Oggi, la pioggia piange per me, perché ho realizzato di essere un codardo...
Oggi, la pioggia piange per me, perché il bene degli altri va messo prima del proprio, ed io nonostante ti ami, voglio vederti sorridere, cosa che io non riuscirò a fare.
Oggi, la pioggia, ha deciso di piangere per me.
〖Non ho voglia
di tuffarmi
In un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
In un
angolo
e dimenticata〗
【Intanto, il mare di lacrime si tinse di rosso. Per tre giorni non ti vidi, stavi affondando ed affogando, -cercando di riemergere in superficie in cerca di luce, e forse non volevi nemmeno raggiungerla, la luce in fondo al tunnel- nel tuo stesso dolore, e, forse, anche io farò la stessa fine.】
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