Capitolo II: alla locanda

L'unica locanda situata nel piccolo villaggio marittimo di Seastone era gremita di gente; viandanti, viaggiatori in cerca di un rifugio caldo e una pinta di birra, avventurieri e commercianti in pausa nel loro cammino. Marinai e uomini dalle barbe lunghe, con l'aria salmastra, chiacchieravano ad alta voce, il tintinnio dei boccali e il fruscio degli alamari delle giacche creando un sottofondo vivace. La giovane e dolce locandiera, Cecilia, scambiava sorrisi gentili con i clienti, mentre preparava e serviva pinte e piatti caldi al banco.

Nella penombra di un tavolo in fondo al locale, una dama avvolta in un mantello scuro osservava attentamente. I suoi occhi ambra scintillavano di curiosità mentre seguivano ogni movimento della locandiera; i capelli castani erano raccolti in un'acconciatura semplice, e il suo abito con maniche a sbuffo, sorretto da un corpetto sotto seno, metteva in risalto il suo davanzale pieno. Sorridendo tra sé, afferró con lunghe dita affusolate un calice di liquido cremisi e lo portó alle labbra, con eleganza mantenendo lo sguardo fisso sulla locandiera. Attorno a lei, il rumore e la baldoria dei frequentatori della locanda creavano un'atmosfera caotica.

Al banco, Cecilia servì alla sua commensale, seduta davanti, un piatto ricco di brasato di maiale e patate arrostite, accompagnato da una pinta di birra. La ragazza con un tricorno vecchio e smaciullato, che posò sullo sgabello accanto a sé, si pregustò la cena con un'acquolina che le solleticava la punta della lingua. Misty era una giovane donna dalla bellezza rara, i capelli corvini le ricadevano sulle spalle tatuate in un taglio scomposto fatto con la sciabola; erano disordinati, intrecciati, selvaggi come il suo cuore.
La corporatura era tonica e leggermente massiccia, sui fianchi una cintura spessa in cuoio custodiva le sue pistole e la sua fidata sciabola. Dagli stivali spuntavano le impugnature di due piccoli pugnali.

La piratessa addentó con foga la carne, godendo del piacere che le procurava e riflettendo con orgoglio sulla sua vita di avventure nei mari, sulla sua nave e la sua ciurma fidata.
Le patate burrose si scioglievano nel palato, lasciandole un profondo senso di appagamento.
Sorseggiando soddisfatta la birra ambrata, la pirata rifletteva su quanto fosse in pace in quel momento. Tra le dita, rigirava una moneta d'oro che non aveva intenzione di spendere, sebbene avesse un notevole valore. Era un amuleto portafortuna trovato durante un'escursione particolarmente pericolosa. Da allora, la moneta le aveva sempre portato fortuna, e la teneva con sé come un segno di buon auspicio. Distratta dai propri pensieri, la moneta le cadde sul bancone, insieme alle altre del suo borsello.

Delle dita veloci e furtive afferrarono tre monete da sotto ai suoi occhi facendole alzare lo sguardo corrucciato.
«Guarda qua! Guarda la fantastica magiaaaa! Di Daisy, la prestigiatrice!» le sorrise euforica la ragazza che le aveva rubato le monete, facendole saltellare e scivolare in modo impressionante sulle proprie dita da una mano all'altra. Aveva dei capelli corti tagliati male e spettinati di color viola e due grandi occhi azzurri e giocosi, era vestita in abiti maschili, usurati dal tempo e sembrava indossare gioielli riciclati da qualche cianfrusaglia e spazzatura. Doveva essere l'intrattenitrice della locanda, intuì Misty, osservando il sorriso amichevole della locandiera per niente sorpreso da quella performance.
«E... guarda, guarda le monete! Eeeee...» le fece cadere tutte e tre nel palmo della sua mano chiudendolo a pungo.
«Magia!» aprì la mano e le monete erano sparite.
«Avete avuto l'onore di vedere la grandissima, unica e sola maga più potente di tutti i cinque mari: Daisy Sillywood di Seastone, futura prestigiatrice della famiglia reale! Che sarei io eheh... bon apetít!» con teatralità e con la stessa rapidità con cui era comparsa Daisy si allontanò alla ricerca di qualche altra vittima da derubare.

«Ehi! Tu! Hai preso la mia moneta! Ridammela!» le si scagliò contro la piratessa.
«In realtà ne ho prese tre» la corresse la ragazza urlando e iniziando a correre in fuga tra i tavoli.
«Ridammela ho detto!» sbraitó Misty, provando ad acciuffarla, ma Daisy rapida, scivolò sotto una lunga tavolata piena di gente, trovandosi a gattonare in mezzo agli scarponi dei numerosi marinai.
«Che puzza di piedi...» trattenne il respiro certa che alla fine di quel tunnel avrebbe trovato salvezza.
«Finalmente aria!» esclamò uscendo dall'altro lato della tavola e issandosi in piedi con le mani appoggiate ai fianchi.
«Stracciona ricoperta di spazzatura, vieni qui!» la raggiunse in fretta Misty.
«Aaaaaaahhh!!» urlò Daisy fermandosi dietro ad un tavolo, non sapendo se scappare a destra o sinistra.
«Ti ho detto di ridarmi la moneta!» le urlò contro appoggiando le mani al tavolo rotondo sporgendosi prima a destra poi a sinistra, facendo delle finte.
«Ti ho già detto...» disse Daisy nel panico.
«Che sono tre monete!» urló fomentata, specificandolo di nuovo come se fosse importante.
«Io ti ammazzoooooo!» ringhió Misty scavalcando il tavolo e gettandosi su di lei.
«Aiutoooooo!» la ciarlatana si scagliò al tavolo più vicino e saltò con un piede sulla sedia, iniziando a saltare da una sedia all'altra, e poi da un tavolo all'altro destando la rabbia e lo sgomento dei commensali. Per poco non finì con il piede in una zuppa e con grande equilibrio da acrobata riuscì a non fare cadere nessun boccale piroettando a terra.

Cecilia continuando a pulire il bancone osservava, divertita ma non colpita, la scena che più e più volte aveva già visto, come molti altri marinai che si stavano sbellicando dalle risate. Le prime volte si era preoccupata che saltando sui tavoli non facesse cadere qualcosa sporcando, ma a quanto pare era abbastanza acrobatica da evitarle quel lavoro in più.

«Grazie, grazie...» Daisy mandò dei baci ai marinai che la stavano acclamando; a loro non aveva mai rubato perché erano poveri.
All'improvviso una stretta convinta la prese per le spalle.
«Cos...» farfugliò Daisy trovandosi braccata.
«Bu!» le disse la ragazza dai capelli bianchi che l'aveva appena catturata, e con facilità la spinse contro Misty. Daisy nel cadere roteò su se stessa vedendo finalmente in volto chi aveva messo fine al suo spettacolino. Non poteva essere altro che una pirata per l'aspetto e il portamento. Sotto il cappello in cuoio scuro, i capelli bianchi, scompigliati tra dread e treccine ricadevano sulle sue spalle. Una cicatrice che le attraversava il labbro, tirato in un ghigno malizioso e beffardo le donava un aspetto temibile e imprevedibile, ma era soprattutto il suo sguardo freddo e folle a dare l'allarme della sua pericolosità.

Misty afferrò la ladra al volo e senza alcuna gentilezza la sbatté contro un pilastro della locanda, appendendola per la camicia.
«Ridammela!» tuonò Misty con tono minaccioso. Daisy appesa al muro la guardò con un sorriso forzato.
«Salve... certo, certo, certamente. Ti prego mettimi giù...» la supplicò impanicata.
Misty continuó a tenerla su osservandola in preda alla furia; era affamata. Il suo piatto stava raffreddando sul bancone e detestava essere interrotta mentre mangiava, per non parlare di quanto detestasse essere derubata.
Le grugnì in faccia, poi abbassó a terra la ragazza, molto più gracile di lei, che toccó nuovamente con i piedi a terra.
«Vedi di sbrigarti» disse solo, torva e minacciosa, porgendole il palmo aperto davanti, in attesa di ricevere ciò che le era stato sottratto.
«C-certo! Quindi sì ti devo una moneta, una moneta... ecco, ora apro il borsello...» con mani tremanti prese il proprio sacchetto di pelle logorata sforzandosi di aprirlo.
«Fai la furba, barbona? Sono tre monete. Una in particolare è più grande e ha un veliero in rilievo. Trovala» Misty detestava essere presa in giro e che le venissero rubate le sue cose. L'amuleto aveva un valore speciale per lei, non solo economico.

«Sí, sì, sì, sì! Una moneta grande col veliero, ricevuto capitano» farfugliò logorroica, puntando sulla propria simpatia e facendo più forza per aprire il cordino del proprio borsello.
Misty attese spazientita, girando gli occhi all'insù, odiando di star perdendo così tanto tempo.
«Sbrigati! Mi si sta raffreddando il piatto!»
Grugnì.
«Ci sonoooo...» fece forza e in un attimo un fragorosa cascata di monetine cadde al suolo, tintinnando tra loro.
«No, no, no, no! I miei shelliniiii!» Daisy si buttò sulle ginocchia, cercando di recuperarle tutte al più presto.
«Per Nettuno! Sei un'incapace! Razza di idiota! Cercala!» imprecó contro la ragazza, cercando a terra la sua moneta, su tutte le furie, irritata più che mai.

Mentre stava decidendo se minacciarla ulteriormente o lasciar perdere, un ragazzo affabile, che si era precedentemente intrattenuto con un'altra giovane donna a un tavolo, si avvicinò. Fermò con la punta dello stivale la moneta che smise di roteare e la raccolse da terra. Si avvicinò a Misty.
Il ragazzo, snello ma muscoloso, con i capelli ricci scuri che gli ricadevano su un lato del viso e la camicia bianca sporca che scopriva metà del petto muscoloso e tatuato, porse la moneta a Misty con tono risoluto.
«Hai la moneta. Lascia perdere. Devi finire di mangiare... non sei lucida quando sei affamata»

Misty guardò il proprio amico torva, poi fissò la ladra che placidamente stava mettendo una monetina alla volta dentro al proprio borsello. Era imbarazzante.
Riprese la moneta e la infilò nuovamente nel taschino interno del panciotto, a premere sul petto prosperoso.
«Tieniti il resto delle monete, Daisy» si rivolse alla ragazza dai capelli viola di cui, di certo, non avrebbe dimenticato il nome presto.
«Ma la prossima volta, stai attenta a chi derubi. Potresti trovarti un pugnale piantato in pancia. Consiglio da amica» Concluse Misty, facendole un occhiolino, con finta simpatia.
«Quale resto delle monete, te ne dovevo solo una...» borbottò a bassa voce Daisy evitando di farsi sentire.
La capitana tornò corrucciata al banco, dove aveva lasciato la sua pinta iniziata e il suo piatto ormai freddo. Rimase a mangiare la sua carne ormai dura, fissando quella ciarlata da lontano con risentimento e un pizzico di divertimento. Daisy stava ancora intenta a palpeggiare le assi del pavimento della locanda, alla ricerca di qualche luccichio rimasto incastrato tra le fessure.

La pirata dai capelli bianchi si avvicinó a Daisy, e la guardó dall'alto, divertita.
Daisy non la vide avvicinarsi, posando l'ultimo tintinnante shellino al proprio posto e chiudendo finalmente il borsello.
«Sei un giullare o una ladra? Nel caso, non ti viene bene nè l'uno né l'altro. Peró non sei male come acrobata... potresti lavorare al circo» consiglió la giovane pirata, girandole attorno sogghignando .
«Sono Daisy Sillywood di Seastone la più grande prestigiatrice di tutti i regni e tempi! E tu?» si alzò in piedi concedendole un inchino teatrale.
La pirata guardó divertita Daisy di fronte a lei e scoppiò in una fragorosa risata. La ragazzina rise insieme a lei, pur non sapendo bene perché.
«Mi chiamo Courtney, tesoro. Guarda qua, che trucchetto di magia!» la provocò con l'entusiasmo di un folle, facendo apparire nelle sue mani il borsello che aveva appena fregato alla ragazza mentre si dimenava nella sua presentazione teatrale.
«Wow! Impressionante!» esclamò colpita riprendendolo subito preoccupata. Aveva quasi 15 shellini, voleva riuscire a comprarsi almeno una birra prima o poi.

Nel frattempo la dama misteriosa, che era stata seduta in silenzio per tutto quel tempo assistendo a quello spettacolino annoiata, si alzò e avvolta nel proprio mantello scuro attraversò il locale. Avvicinandosi al bancone, cercó l'attenzione della locandiera chiamandola con un gesto della mano.
La locandiera, Cecilia, notò l'aspetto austero e enigmatico della donna e rimase per un momento bloccata. Le si abbozzó un sorriso timido sulle labbra. Aveva incontrato gente di ogni tipo alla propria locanda, ma quella strana donna incappucciata, sembrava un'incognita non facile da decifrare. Si chiese quale fosse la sua storia, cosa la portasse lì, come mai fosse così cauta e nascosta. Eppure anche se aveva passato tutta la serata in disparte e silenzio, aveva sentito più volte il suo sguardo punzecchiarla come uno spillo. Non passava di certo inosservata, non agli occhi della locandiera, che percepiva in lei una forte presenza conturbante e fitta di mistero.

Le si avvicinó.
«Sí, ha bisogno di qualcos'altro?» le chiese gentile evitando il suo sguardo, intimidita.
«Mi scuso per il disturbo causato dal mio gruppo di navigatori» sussurrò la sconosciuta con un tono suadente e sensuale che catturava ogni parola come un incanto.
«Spero di poterle offrire un calice del suo delizioso vino, come segno di scuse per il caos che le hanno provocato. Mi piacerebbe se bevesse con me» concluse con pacata calma.
Cecilia rimase colpita da quella proposta tanto elegante, d'altronde era abituata alle maniere dei vecchi marinai ubriaconi che ci provavano con lei nei più viscidi dei modi. Arrossì un poco, curiosa di vedere il volto in ombra sotto al cappuccio, che si nascondeva nel tremolio delle candele dei numerosi candelabri.
Intravide solo un sorriso a sfiorare le labbra in ombra della dama.

«La ringrazio. È davvero una proposta gentile da parte sua, ma purtroppo non posso bere sul lavoro. Altrimenti chi si occuperà della clientela? Non si preoccupí, sono abituata a scene ben peggiori, e a dirla tutta Daisy è una presenza abituale, se non un'amica, siamo abituati ai suoi teatrini. Spero non abbia arrecato disturbo al suo riposo. In genere, per qualche motivo, è apprezzata dalla clientela. Riesce sempre a distrarre tutti dai propri pensieri più oscuri con la propria presenza emh... eccentrica» le spiegò guardando la ragazza in lontananza, con affetto.

La donna incappucciata sorrise impecettibilmente e fissó lo sguardo sulla propria interlocutrice, che finalmente poteva osservare da vicino; Il viso della locandiera era ovale, emanava un calore rassicurante, con un piccolo naso leggermente a patata che le conferiva un'aria materna e premurosa. Le labbra si piegavano in un sorriso impacciato e timido, mentre leggere lentiggini si irradiavano sulla pelle rosea, donandole un aspetto ancora più innocente. Non poteva non buttare un occhio su quel décolleté così prosperoso e ampio, leggermente scoperto e tirato in su dal corpetto stretto in vita, che glielo metteva in risalto. Ma ciò che colpiva di più erano gli occhi, di un nocciola che ricordava quelli di un cerbiatto, pieni di una dolcezza disarmante.
In realtà, tutta la giovane donna davanti a lei evocava l'immagine di una cerva calma e mansueta, una creatura fragile e innocente. Questo contrasto tra la sua delicatezza e la forza interiore che intuiva dietro quegli occhi, la rendeva incredibilmente attraente, in un modo viscerale e quasi primitivo. La dama realizzó che la desiderava, e un sorriso malato si abbozzò sulle sue labbra scarlatte, mentre già pregustava la sua caccia, il piacere oscuro di conquistare quell'essenza così pura.

«Mh... non posso fare nulla per convincerla a prendersi una pausa con me, signorina?»
Cercó di convincerla ancora, pacata e affabile.
Cecilia sentì un brivido attraversare la spina dorsale, arrossì vistosamente percependo chiaramente le intenzioni di quella donna che la stava squadrando spudoratamente da testa a piedi. Rimase lusingata dall'idea di poter attrarre le attenzioni di una dama tanto affascinante,e probabilmente di un alto ceto sociale. Non sentendosi all'altezza e non capendo cosa potesse esserci di interessante in una donna comune come lei, abbassò lo sguardo chiaramente imbarazzata. Deglutì. Il suo imbarazzo la soffocò, togliendole le parole di bocca, facendola sprofondare nel calore che le bruciava le orecchie e le guance.
«Ecco...» bisbigliò sentendo ancora gli occhi ambra della donna scavare nella sua anima, facendola sentire preda.

«CECILIAAAAAA!
Ti pregooo mi regali della birra? Ti pregooooo!
O almeno qualche avanzo...
CECILIA, AMORE MIO, TI PREGOOOOOOO?» urlò sguaiatamente Daisy dall'altro lato del bancone distraendola. Cecilia le corse incontro, consapevole non esistesse altro modo per farla smettere di strillare. «Non iniziare a urlare così, eh! Che disturbi tutti! Ti ho già detto mille volte di alzare il culo e venire verso di me se vuoi ordinare!» la sgridò come una mamma.
La donna sotto il mantello, infastidita da quella sciocca interruzione, senza aggiungere altro, si dileguó in silenzio nel locale, tornando al suo posto in fondo.

Il giovane dai capelli ricci si avvicinò al bancone, dove Misty stava finendo di mangiare, accompagnato da una donna civettuola che gli stava accanto. Entrambi avevano le guance leggermente arrossate dall'alcol.
«Misty, quando pensi di salpare? Domattina?» chiese il ragazzo, lanciandole uno sguardo complice e un sorriso che lasciava intendere chiaramente che quella notte l'avrebbe trascorsa altrove.
Misty capì al volo. Lo osservò, poi spostò lo sguardo sulla giovane al suo fianco, una fanciulla di bell'aspetto, dai seni prosperosi che il corpetto stringeva e metteva in evidenza. Quante notti anche lei aveva trascorso come nomade, in letti di altre signorine o tra preziose lenzuola di seta, ospite di nobili donne sedotte dal suo fascino ruvido da avventuriera.
Gli rivolse uno sguardo complice, un sorriso comprensivo.
«E bravo il mio Dylan. Salpiamo domattina alle nove. Non tardare» lo ammonì con una finta severità.

Dylan rispose con un cenno, portando due dita alla fronte in un saluto al capitano, poi uscì mano nella mano con la ragazza, che sorrideva trepidante. Misty li osservò mentre si allontanavano. Dylan era il suo vice, il membro della sua ciurma più fidato. Sebbene lei fosse il capitano, lo considerava più la mente, il suo consigliere leale, mentre lei era il braccio.
Era il suo navigatore più esperto, un giovane uomo che sapeva leggere le cartine e che possedeva un'immensa conoscenza del mondo e delle sue tradizioni. Era stato lui a insegnarle a leggere e scrivere, visto che lei era cresciuta per strada e non aveva mai avuto la possibilità di imparare. Lei aveva ricambiato insegnandogli a combattere,con la spada, ad essere feroce con la lama.
La strada le aveva insegnato a sopravvivere, a essere scaltra e a tirare fuori i denti e il pugnale quando necessario. Ma lui era diverso; amava i libri e la scrittura, tanto che teneva un diario di bordo in cui annotava le loro gesta, le avventure e tutto ciò che accadeva sulla nave.
Eppure condividevano lo stesso animo e gli stessi desideri, e questo li rendeva fratelli per scelta. Un legame indissolubile, costruito sulla lealtà reciproca e sulla libertà che entrambi cercavano in quel vasto mondo.

Si era fatto tardi, e la locandiera iniziò gentilmente a invitare i commensali ad uscire; ormai l'ora richiedeva la chiusura. Misty, seguita da alcune delle sue donne e uomini dell'arrembaggio, si alzò dal banco e si diresse verso l'uscita salutando suadente la locandiera con un occhiolino. Una volta fuori, camminarono lungo la battigia di legno umido che conduceva al porto. La loro nave, scura e imponente, li attendeva come un'ombra minacciosa, illuminata solo dal bagliore della luna piena che splendeva nel cielo costellato. I riflessi dell'astro si specchiavano sulla superficie calma dell'oceano, creando un'atmosfera quasi irreale.

Courtney, la pirata dai capelli argentati, membro della ciurma di Misty, uscì dal locale con un'aria soddisfatta. Durante il suo passaggio tra i clienti, era riuscita a mettere in atto la sua solita abilità da ladra. Con destrezza, aveva sottratto delle shelline tintinnanti, uno specchio in madreperla da una dama che lo avrebbe cercato invano poco dopo, e un portasigari ancora pieno. Camminava con un passo inconfondibile, deciso e un po' folle, canticchiando una canzone piratesca tra sé e sé mentre si avviava verso il veliero scuro che l'attendeva per la notte, accendendosi uno dei sigari con un fiammifero che poi lanciò in acqua.

L'ultima a lasciare la locanda fu la dama avvolta nel mantello scuro.

Spazio autrice:

Seconda cosa! Dato che stiamo pubblicando entrambe la stessa storia e che quindi può sembrare inutile seguire entrambe le storie, in realtà ci tenevo a dirvi che ci saranno alcuni capitoli con approfondimenti dei suoi personaggi solo da lei, e alcuni approfondimenti dei miei solo da me! Quindi consiglio a tutti di seguirla se non volete perdervi assolutamente nulla (JadeEffe)

Bene, ora il capitolo!
Com'è? Vi sta piacendo? Che ne pensate? Consigli o critiche costruttive?🫶
Ma soprattutto, come sta andando con tutti sti personaggi?😅🥲 Quanto vi stiamo confondendo? Ahahah
Se la risposta è molto, penso che il prossimo capitolo sarà un riassuntone con nome, reference e brevi descrizioni di ogni personaggio importante che è comparso fino ad ora. Che ne pensate? Potrebbe servirvi un glossario del genere?
Fatemi sapere!!!

(Comunque Daisy mi spacca lol)

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