epilogo vedere rosso
Nel mondo animale, le creature più crudeli hanno una caratteristica comune.
Non è la razza, il colore o la provenienza ma il sesso.
E scientificamente provato che gli animali di sesso femminili sono più crudeli e agressissive dei loro compagni maschi.
E il genere umano non fa eccezione.
Gli uomini sono conosciuti per aver combattuto le guerre, per il loro carattere incline alla rissa, per il loro istinto violento.
Ma le donne, sono tutt'altra storia, loro non usano un istinto primitivo e animale, loro usano l'ingegno e una velenosa crudeltà.
Cosi, una donna che si è sentita umiliata e rifiutata, è disposta a tutto pur di avere vendetta.
Fregandosene di chiedersi quale saranno le conseguenze, forse credendosi la migliore, intoccabile.
Ma soprattutto fortunata.
Perche è stata una vera fortuna trovare Alex in questo locale, solo seduto al bancone e anche già brillo per un paio di drink.
Una ottima occasione per riavere una rivincita su Kim Dich.
E versargli ancora da bere, fingere di seguirlo nei bicchierini da buttare giù, rimanere lucida mentre Alex perde colpo bicchiere dopo bicchiere.
Eppure, nonostante l'alcol in circolazione e la presunzione di Angel della propria bellezza, non riesce ancora a distrarre Alex dalla sua donna.
"Io ci tengo davvero a Kim.
E solo che, non so, mi sembra di non conoscerla per nulla.
E talmente tanto riservata, che a volte credo lei sia una finta, una brava attrice."
E da ore che Alex beve e parla di lei, sempre di lei, solo di lei.
E per Angel è snervante dare buoni consigli e fingersi comprensiva.
Si avvicina a lui, gli sfiora la mano, sbatte le folte ciglia.
Le dita passeggiano sul polso, il braccio, la spalla fino al collo sospirando eccitata per il contatto con la sua lieve barba.
"Lasciala perdere Alex.
Non hai mai avuto bisogno di una donna, tu sei il king non hai bisogno di nessuno."
Si avvicina ancora di più, sussurrando sulle sue labbra le ultime parole.
Ma quando sta per baciarlo, Alex si gira di scatto sottraendosi a lei.
"Mi dispiace Angel, tu sei bellissima ma non mi interessi, Kim non la sostituisci facilmente.
Lei è come un tatuaggio, quando ti entra sotto pelle, diventa indelebile."
Sorride, fingendosi sicura di se, come se il suo rifiuto non l'avesse in realtà ferita nell'orgoglio.
Come ha già detto, non vuole lui, non è questo ad ammareggiarla.
No, lei è arrabbiata per essere messa in secondo posto rispetto a una qualindonna come Kim.
E torna al suo posto, verasa ancora da bere ma è tutto inutile.
Tutti questi bicchieri ingeriti, non sono abbastanza per stordirlo del tutto.
E dove non arriva la sua sensuale bellezza può compensare un piccola pastiglia bianca.
Osserva nella borsetta la pasticca di estasi che si era conservata per più tardi, un po' amareggiata di dover usare questo mezzuggio.
Ma si sa, in guerra tutto è concesso.
Alex è talmente stordito da capirci poco niente, perciò quando lei gli scivola accidentalmente addosso, non fa caso alla sua mano che fa cadere nel bicchiere quella piccola pallina bianca.
"Scusami, devo essere un po brilla."
Ride coprendosi la bocca in modo teatrale, tornando lentamente seduta sul suo sgabello, giusto il tempo che la pastiglia sfumi nel liquido del whisky.
E lo osserva berlo, mentre il liquido drogato gli arriva dritto alla mente, offuscandola sempre di più
Rendendolo perso e fuori di se.
"Non mi piace vederti così.
Vediamo di farti riprendere un po'."
E lo trascina in pista a ballare, si struscia a lui, sorride soddisfatta di vederlo sempre meno lucido, sempre più un giocattolo da poter usare.
Alex ormai è succube di una mente vuota, non riesce a pensare a nulla, non vede e ne sente nulla.
E una bambola che non si rende conto che le mani che lo toccano non sono quelle della sua donna.
Un sprazzo di lucidità, non si trova più nel locale ma in una camera da letto e la mente si spegne ancora.
Non capendo, non avendo le capacità nemmeno di chiedersi perché.
E Angel già sente il sapore della vittoria, mentre spoglia il corpo di Alex, sbuffando quando lo sente sussurrare il nome di Kim.
Anche in questo stato semincosciente pensa solo lei.
Ma ad Angel non interessa, la sua vendetta non ha lo scopo di avere lui, ma di distruggere lei.
E se le sue deduzioni sono esatte, Kim soffrirà come un cane bastonato.
Perché ha visto la sua gelosia, l'attrazione che provoca verso Alex, un sentimento che potrebbe essere persino amore.
E se così è, le farà molto male.
Se invece lei non è innamorata si sentirà semplicemente ferita nell'orgoglio, umiliata come ha osato fare con lei.
Alex è solo una vittima sacrificabile che non si rende conto di nulla.
Sospira, passando le dita tra lunghi capelli neri, accarezzando il tatuaggio di una fenice che dal fianco arriva fin tra i seni.
Continua a sussurrare il suo nome, trattenendo il respiro quando lo fa entrare dentro di lei, cavalcandolo selvaggia.
E sempre paradisiaco stare dentro di lei, lasciarla comandare tra le lenzuola, essere suo anima e corpo.
Kim lo bacia, con un sapore diverso tra le labbra, muovendosi su di e graffianndogli il petto.
Ma Kim non è in quella stanza con lui, non è sopra di lui, non sta facendo l'amore con lui.
Kim è seduta sul pavimento della propria camera, con la schiena contro il muro e non ha ancora smesso di versare lacrime meschine.
A dirsi di aver sbagliato, che lui forse meritava spiegazioni.
A chiedersi dove lui sia, quando tornerà.
A niente sono serviti i tentativi di Sara e delle altre di parlare, di cercare un modo per farla uscire dalla stanza.
Richiusa li, per tutto il pomeriggio a rimpiangere i suoi errori, con l'unica percezione del tempo il sole che tramonta fino a diventare notte.
Non si è mai sentita così emotiva, in colpa per aver sbagliato qualcosa, eppure il suo passato gliene ha dato motivi per sentirsi cosi.
Ma no, per la prima volta da quando era bambina, si sente fragile e vulnerabile.
Poi una notifica dal numero di Alex, un semplice messaggio contenente tre foto, che ci mettono un eternita a caricare.
Tre semplici foto che bloccano il respiro e spaccano in due quel piccolo muscolo nel petto.
Tre foto che raffigurano Alex a letto con Angel.
In una lei è nuda sopra di lui, con la sua bocca sul seno, sorride lei mentre se lo scopa.
Non c'è nemmeno bisogno di analizzare le altre.
Di scatto lancia via il telefono, fregandosene del vetro che si scheggia.
Si alza in piedi, chiudendo gli occhi, rivendendo quelle foto nella mente in un lup continuo.
Lui tra le lenzuola con un'altra, lui che pa tradita, lui che aveva giurato di appartenergli e invece si è svenduto a una puttana.
Si passa le mani tra i capelli, stringendo la cute e piegandosi su se stessa in un urlo che muore nel petto.
E si da la colpa, lo sapeva che avvicinarsi qualcuno le avrebbe dato solo dolore e sofferenza e così è stato.
Stringe i pugni, in essi le emozioni, facendoli schiantare contro lo sportello dell'armadio.
Il sangue che cola dalle nocche, niente in confronto al dolore nell'anima.
Poi, all'improvviso, trattiene il respiro.
Quel bastardo la tradita, lei è qui a piangere disperata mentre lui si scopa quella puttana.
E rilascia il respiro, soffiando via dalla bocca l'ultimo brandello di pietà.
L'umanità scompare.
Le lacrime smettono di scivolare dagli occhi, seccandosi sulle guance calde.
Le pupille che si dilatano come se fosse sotto l'effetto di qualche droga.
E un sorriso folle, inumano sulla labbra.
In un attimo, il tempo di osservare le gocce di sangue cadere sul pavimento e tutto scompare, anche il suo cuore e la sua anima.
Con calma si pulisce la mano con una maglia abbandonata su una sedia, poco lontano nota il telefono e piega il capo guardandolo assorta.
Ormai non pensa più a quelle foto, al dolore, al tradimento.
Guarda quell'oggetto dal vetro lesionato e lo afferra con uno scopo freddo e logico.
Mette il telefono in tasca, scavalca e sbatte contro gli oggetti a terra.
Ma non gli interessa, non sente rumore e non sente dolore.
Scendendo al piano di sotto, sorride quando vede i ragazzi tutti in cucina, in più Jek sta lavorando al computer.
Ottimo, non perderà tempo.
"Ritracciami il numero di Alex in due minuti."
I ragazzi sobbalzano rendendosi conto solo ora della presenza fulminea di Kim.
È talmente calma, rilassata e indifferente, che fa paura.
Fino ad ora la sapevano in camera a piangere e a sfogarsi sulla mobilia.
E sanno che questo repentino cambio d'umore non è un buon segno.
I pugni di Kim sbattono sul tavolo facendo tremare il pc posato su esso.
I suoi occhi sono più gelidi che mai e la bocca si posa in una smorfia sadica, sorridente e stretta tra i denti.
"Muoviti.
E poi seguitemi."
Non sono abituati a prendere ordini, non perche lei è una donna, ma in generale.
Eppure non osano alzare lo sguardo su di lei, sfidarla o contraddirla.
Alzandosi in sincronia, si muovono a testa bassa mentre Jek velocemente ha trovato le coordinate del GPS del telefono di Alex.
Appena salgononin macchina, luniche parole di scambio sono di Jek che dice l'indirizzo dove si trova Alex, poi solo il silenzio, di quelli macabri, disarmanti che creano brividi nella colonna vertebrale.
Cosa è successo in pochi secondi?
Ha per caso parlato con Alex, chiarito con lui?
No, se così fosse non avrebbe chiesto di rintracciarlo e di andare con lei da lui.
Perciò vacillano nel vuoto, chiedendosi in silenzio cosa è successo.
Fino alle opzioni più pericolose, come quelle che Alex potrebbe essere in pericolo.
E i tre nella macchina la osservano, cercando di non farsi scoprire, non sapendo cosa fare.
È cosi controllata mentre guida, sembra talmente calma e rilassata, da lasciare andare un respiro lieve e quasi inesistente.
Batte il cuore che ha nel petto?
Jek inizia a pensare di no e i dubbi continuano ad aumentare, finché il carattere più infuocato di Cam non si fa sentire.
"Ci puoi dire cosa sta succedendo?
Perché hai fatto rintracciare il numero di Alex?
Perche vuoi che veniamo con te?"
E possibile che Alex sia in pericolo e lei abbia bisogno di aiuto per salvarlo.
Ma qualcosa nei suoi modi di fare, mostra che c'è molto di più sotto.
E Kim si limita a guardarlo dallo specchietto retrovisore, basta uno sguardo a farlo ingoiare a vuoto quasi a pentirsi di aver chiesto.
Forse è vero, Alex è in pericolo, ma qualcosa fa pensare che è da lei che devono salvarlo.
E i brividi sono aghi che pizzicano i nervi tesi.
Torna il silenzio, i suoi occhi fissi sulla strada, un sorriso folle mentre la macchina aumenta il giro del motore.
Finche non si ferma di scatto davanti all'indirizzo trovato da Jek.
Un semplice condominio alzato poco lontano dal centro.
Il problema è che i ragazzi sanno chi vive qui e hanno davvero paura di aver trovato le risposte ai loro dubbi.
Kim scende dalla macchina con calma, appoggiandosi allo sportello chiuso e accendendo la sigaretta stretta tra le labbra.
"Numero dell'appartamento?"
Kim non ha bisogno di chiedere nulla, ha capito solo guardandoli che sanno dove si trovano.
Che sanno dove Alex sia e sospettano cosa stia facendo.
Si chiede solamente se solo osano immaginare cosa farà lei.
Jek le si mette davanti, pronto ad affrontarla, a cercare di calmarla, incapace di credere che l'amico ha fatto una cosa del genere.
E ora sa che si Alex è in pericolo e chi vuole ucciderlo è Kim.
"Kim...
Aspetta...
C'è sicuramente una spiegazione..."
Ma Kim non gli dà la possibilità di dire altre cazzate scontate.
Immediatamente si trova la mano di Kim sul collo e la schiena a sbattere con forza contro la carrozzeria.
Cam e Massi provano a fare un passo in avanti verso di loro, ma Kim è più veloce a sfilare la pistola dal retro dei pantaloni e putargliela contro.
Nemmeno li guarda, fissa solo Jek, ma i due sotto ammira sanno che al primo respiro lei farà fuoco.
Pensavano di aver già visto il demone dentro di lei?
Oh no, solo ora vedono quanto Kim sia folle e capace di crudeltà immaginabili.
"Se ci tieni alla tua vita e alla loro, dimmi il numero."
Il tutto detto con un sorriso sulle labbra e uno sguardo vuoto e senza anima.
Kim ormai è fuori di se, della donna che hanno conosciuto non ce ne traccia.
Jek inizialmente fa fatica a credere, che questa donna possa arrivare al punto di ucciderli.
Proprio lei che li ha salvato la vita più volte.
Ma la presa sul collo aumenta, toglie il respiro e i suoi occhi non mostrano pietà.
"Non posso dirtelo Kim.
Non nello stato in cui sei ora."
Ha paura, non lo nasconde davvero.
Ma la preda che lei vuole dissanguare e suo fratello.
Non può tradirlo.
E Kim stringe la presa, piega il capo di lato osservando senza rimorso la pelle del viso farsi sempre più rosso.
E quasi tentata di ucciderlo, mentre gli altri si chiedono come faccia ad essere cosi forte.
Adrenalina, ecco la risposta è quando Kim è in questo stato non ha più sangue nella vene, ma veleno e crudeltà.
Jek alza le mani sulla sua, cercando di liberarsi per tornare a respirare.
Inutile, solo quando lo vuole lei cade a terra tossendo e premendosi il petto per il dolore del troppo ossigeno all'improvviso in circolo.
E lo lascia lì, allontanandosi da lui, mentre i due soccorrono l'amico.
"E fuori di testa.
Che cazzo facciamo?"
Jek ha lo sguardo fisso su di lei, osservandola prendere un ragazzo appena uscito dal palazzo e sputtargli la canna della pistola alla tempia.
Sicuramente sta chiedendo a lui dove vive Angel e il tizio con il viso pieno di lacrime gliela appena detto.
"Dobbiamo seguirla."
Si alza di scatto seguendola oltre al portone, percorrendo le scale un passo dietro di lei.
Chiedendosi perché non l'ha ucciso, sapendo che nello stato in cui è avrebbe potuto farlo.
Ha per caso provato pietà?
No, niente in lei ora prova pietà.
Semplicemente nella sua mente ora avvelenata, lui non era il suo obbiettivo.
E nella sua malata moralità, non meritava la morte.
Un demone con un senso della giustizia?
Un angelo a cui hanno appena spezzato le ali.
E sale le scale con calma fino al terzo piano, nel lungo corridoio solo il rumore dei suoi tacchi.
Il suo sguardo ad analizzare ogni porta senza fermare il suo passo fino al numero 32.
Una tavola di legno a separla dalla vendetta, la sua mano che si alza, il dito sul grilletto e lo sparo sulla serratura.
Alex sospira di piacere, stringendo la presa su una chioma nera.
Lei che si muove assecondando il suo piacere ansimando il suo piacere.
Sussurrare sulla bocca di lei il suo nome.
"Kim."
Uno sparo, schizzi di sangue sul viso, la mente che si risveglia di colpo.
Alex spalanca gli occhi ora completamente lucido mentre il corpo di Angel gli si accascia addosso.
Cosa è successo?
Perché è in questo letto?
Nudo, con una erezione nel corpo accasciato di Angel?
Si passa le mani sul viso sentendolo bagnato e quando le riporta davanti agli occhi, le vede sporche di sangue.
Di istinto spinge via il corpo di Angel che cade a terra a pancia in giù.
Immobile senza vita con i capelli non più biondi come il grano, ma rossi sangue.
Nudo come un verme si solleva leggermente, ritrovandosi immediatamente addosso lo sguardo di chi ha sparato un colpo in testa ad Angel.
Nudo come un verme, con il cazzo ancora retto e lo sguardo confuso.
Jek e gli altri lo guardono con delusione, ci aveva sperato fino all'ultimo, non credevano davvero di poterlo trovare a letto con lei.
E invece, appena entrati nella stanza, la verità.
Mentre Kim ha preso con calma la mira e ha sparato.
Jek credeva davvero che avesse sparato a lui, ma non si sente sollevato.
Sa che potrebbe succedere, ma non sa davvero che fare.
E Kim lo guarda, questo bastardo che la illusa di essere ancora umana solo per ferirla il doppio.
Dovrebbe sparargli in fronte, farlo morire così, senza dignità.
Nudo come un qualsiasi stronzo, un bastardo come i tanti che ha ucciso in passato.
E lo guarda, pensando che potrebbe sparargli in messo alle gambe, osservare il suo cazzo esplodere, il sangue macchiarlo senza dargli la clemenza di una morte e godersi le sue burle disperate.
Oppure potrebbe sparargli alle gambe, poi alle braccia, poi allo stomaco.
Morirebbe lentamente in agonia mentre lei ai illuderebbe di averlo ucciso più volte.
"Ti prego Kim, non è come sembra, mi ha drogato."
E scatta su di lui, posizionandosi a cavalcioni sul bacino, puntando la pistola alla fronte.
L'effetto della droga è scomparso, restano solo le conseguenze mentre la mente in preda di una forte emicrania elabora tutto ciò che è successo.
La bevuta al bar, lo stordimento, aver scopato con Angel credendo fosse Kim.
Angel che la fottuto come il più coglione degli uomini.
Ed ora ha lo sguardo folle di Kim addosso e la sua pistola sulla fronte.
E dentro arriva persino a credere che se lo merita.
E Kim lo guarda, mentre quella sottile e malata vocina nella testa gli dice di ucciderlo.
Di premere senza rimorso il grilletto.
Eppure un pizzico di umanità viene risvegliato dallo sguardo di lui.
Quel verde che la fatta tremare, provare emozioni, superare limiti del suo corpo.
Lo ama, non lo sa ma qualsiasi cosa provi per lui ci va molto vicino.
E forse è quel seme di un sentimento puro che Alex ha impiantato nel cuore arido di Kim ha dargli una piccola possibilità.
E Kim si avvicina al suo viso, sentendo il suo fiato sporco di whisky, osservando i suoi occhi dilatati e arrossati.
E ha ragione, ha assunto droghe.
Ma questo basta a salvarlo?
E si rialza di scatto, la pistola in mano, la testa leggermente inclinata e un adorabile sorriso sadico.
In pochi secondi, il panico negli occhi dei quattro uomini nella stanza.
"No, kim."
Urla Jek, ma è troppo tardi.
Il dito di Kim preme sul grilletto.
Alex di porta una mano sulla coscia sporca di sangue, mentre un secondo parte colpendo l'altra coscia.
Nudo come un verme, sporco di sangue che urla di dolore.
Questo lo salva.
I tre corrono verso Alex, sorpresi di notare che Kim la solo preso di striscio ad entrambe le cosce.
Kim non manca mai il bersaglio, la sua mira non ha difetti.
E mette via la pistola, portandosi una sigaretta alle labbra, accendendola con calma accompagnata dalle lamentele di Alex che fanno da melodia ai suoi sensi malati.
"Ripulite questo posto, sbarazzatevi della puttana e andate a festeggiare.
Il vostro amico è vivo per miracolo."
E scoppia a ridere davanti allo sguardo sconvolto di tutti.
Fa un lungo tiro, assaporando il fumo che scivola fuori dal naso.
E sorridente guarda Alex.
"E tu.
Avvicinati a me, a casa mia e andrai a far compagnia alla tua amichetta.
Addio Sanders, ci rivedremo all'inferno."
E se ne va, nei sospiri trattenuti dei presenti.
Hanno appena conosciuto la vera Kim e ora sanno che non è un demone.
No, un demone non è tanto pazzo.
Ma un angelo folle si.
L'angelo folle del bronx.
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