capitolo 9 fottutamente
Con il trascorrere dei giorni, metà settembre porta un aria fresca, che da sollievo al caldo subitó per tutta l'estate.
Un sollievo soprattutto per Kim che sta rientrando da un allenamento pomeridiano.
Chiudendosi il portone alle spalle, lascia cadere a terra il borsone, mentre un asciugamano e steso intorno al suo collo.
Gli allenamenti in palestra vanno alla grande e man mano che passa il tempo, sempre meno cretini si avvicinano a lei per provarci.
Per quanto riguarda Mark e Luca, si limitano a salutarla e a chiederle ogni tanto come va.
Naturalmente ricevendo come risposta smorfie e sbuffi.
"Ben tornata Kim, stavo preparando una limonata.
Ne vuoi un po'?"
Sara le sorride dalla porta della cucina, indicandole alle sue spalle una caraffa di limonata posata sul tavolo.
"Preferisco un birra, ma prima mi faccio una doccia.
Perciò goditi la tua bibita sana."
L'ultima frase è chiaramente ironica, ma Sara continua a sorridere fingendo di non aver sentito quella nota acida.
Tornando semplicemente in cucina a preparare la cena data l'ora, sapendo che Kim ci metterà esattamente mezz'ora per prepararsi.
Dopodiché verrà in cucina in cerca di cibo, optando per uno snack se non troverà la cena pronta.
Ogni giorno che passa, le due donne imparano a conoscersi sempre di più e a combaciare le loro vite.
Per esempio Kim sa che la biondina la mattina lavora fino a mezzogiorno dove la raggiunge per mangiare insieme per poi tornare una a lavoro mentre l'altra va in palestra.
Sara sa che Kim torna verso le 18:30 dalla palestra, perciò quando torna a casa studia un po', legge un libro in relax nella biblioteca ricca della casa e in fine prepara la cena per consumarla insieme alla corvina.
In fine arriva la sera, che Sara passa o in casa in relax o ai corsi serali, tra cui uno della patente, tre volte alla settimana.
Mentre Kim scompare per quasi tutta la notte.
Un paio di volte, per curiosità, Sara è rimasta sveglia tutta la notte per aspettare il suo ritorno.
Per scoprire, dalla bocca di Kim, come passa le nottate.
Tra gare e combattimenti naturalmente entrambi illegali.
Sara non è rimasta sorpresa, infondo sa bene la nomina di Kim, perciò dava per scontato che passa le serate nell'illegalità.
A sorprenderla è stata la sincerità e la naturalezza nella risposta della corvina.
Capendo che Kim può essere molte cose, ma non una falsa o una moralista del cavalo.
E questo la rende migliore agli occhi di Sara.
Sentendo i passi della sua coinquilina avvicinarsi, posiziona la cena sul tavolo, per poi sedersi di fianco al posto di Kim.
"Ti ho detto molte volte che non c'è bisogno che cucini.
C'è Loredana per questo."
Ed eccola che entra nella stanza, mezz'ora precisa, puntuale come sempre.
Una cosa a cui Sara si deve ancora abituare, essendo lei disordinata sia nelle sue cose che nei tempi.
Al contrario dell'ordine maniacale di Kim.
"Lo so, ma mi piace cucinare e soprattutto dare il mio contributo alla casa.
Sempre se gradisci il cibo che preparo."
Kim prende il suo posto capo tavola, osservando come la biondina si morde il labbro nervoso abbassando il capo.
Sbuffando, come ogni volta che Sara mostra tutta la sua insicurezza.
"Lo sai che mi fai incazzare quando fai così."
Le posa una mano sotto il mento, costringendola ad alzare la testa.
A incrociare il cielo nei suoi occhi nel ghiaccio degli abissi di Kim.
"Mai abbassare lo sguardo.
Solo i colpevoli e gli infami fissano il terreno.
Quelli come te devono tenere gli occhi sul cielo."
Sara sorride con gli occhi lucidi e le guance arrossate.
Limitandosi ad annuire per poi servire la cena nei due piatti.
Questa è una cosa a cui non si abituerà mai, al potere che ha Kim di renderla così sicura di sé.
Di come le parla, con una durezza che nasconde un affetto quasi materno.
Un sentimento che a Sara manca terribilmente.
"Comunque stasera ho una gara, con una specie di festa, perciò potrei fare molto tardi."
Si gusta la cena pezzo per pezzo, ringraziando che la biondina sia brava in cucina.
E il fatto che si sminuisce la fa incazzare ogni volta, soprattutto perché sa che è un vizio che non perderà presto.
Invece Sara si imbambola sognando.
È da tanto anni che non va a una festa e mai a una festa per "adulti".
E sarà la sicurezza che sta nascendo dentro di lei o il forte desiderio.
Ma si spinge a chiedere.
"Posso venire con te?"
Il tono è basso, ma arriva alle orecchie di Kim che manca poco si stronza con un boccone.
Portare la biondina in un posto come quello?
No, non esiste.
Sa che tipo di gente ci sarà a quella festa.
Pericolosa e affamata di persone come Sara.
Così la guarda, pronta a dire no, se non fosse per lo sguardo da cucciolo della biondina.
Lotta contro se stessa, sapendo che la scelta giusta è lasciarla a casa.
Ma la guarda, per la prima volta la vede disiderosa di qualcosa, chiedere qualcosa per se stessa.
"Partiamo alle 21:00.
Se tardi di un solo minuto ti lascio a casa."
Sara si lancia su di lei, rischiando di fare cadere a terra tutta la cena, solo per abbracciarla.
Kim trattiene il respiro, odiando il contatto fisico, ma è qualcos'altro a spaventarla.
Un calore che si espande dal tocco della biondina fino al cuore.
Udendo alla perfezione il suo cuore tornare a battere.
Nonostante le imprecazioni e i mille dubbi, 20:55 Kim è ferma davanti alla porta di casa.
Ad aspettare un certa biondina...
"SARA MUOVITI CAZZO."
...Che non è ancora pronta.
Eppure era stata chiara e più volte le ha detto che non ammette ritardi.
"Due minuti giuro."
Le urla dal piano di sopra, facendola esasperare.
Poiché è già la terza volta che Sara prende tempo.
La terza volta cazzo.
Kim fissa l'orologio, contando i secondi che mancano alle 21:00.
40 secondi che lentamente diventano 20.
"Arrivo, arrivo."
La sente urlare ancora, contanti i suoi passi sui secondi dell'orologio.
Sorridendo divertita quando la vede fermarsi davanti a lei, con il fiatone, ma puntuale.
21:00 spaccate.
"Bene, impara a organizzarti meglio e non finirai a dover correre per le scale."
La osserva, spostandole dietro l'orecchio un ciuffo sfuggito alla coda alta.
Ma forse la preferisce così, più naturale.
Anche i vestiti che indossa le donano molto.
Un vestito blu a giro maniche e per nulla scollato, anzi, con una fascia nera sulla vite e una gonna che morbida scivola fin sotto le ginocchia.
Un copri spalle semplice bianco e delle ballerine blu ai piedi.
Niente trucco ne gioielli preziosi.
semplice, casta e bellissima.
Esattamente prefetta.
"Ora andiamo, siamo già in ritardo di due minuti."
Potrebbe sembrare una battuta, ma la serietà nello sguardo di Kim, dimostra chiaramente che non scherza.
E a Sara non resta che mordersi il labbro trattenendo una risata.
Intanto, il posto dove si terrà la gara è già in movimento.
Fuori dalle porte della città, il rettilineo su cui gareggiare non è nulla di che.
E un percorso con qualche curva, fino ad arrivare a una vecchio magazzino di cui va percorso il perimetro per poi tornare indietro.
Semplice è veloce ed è questo il punto.
La gara si baserà sulla velocità e sulla capacità di mantenerla anche nelle piccole curve e nel raggirare il magazzino.
Il bello di questo luogo è la sua segretezza.
La grande boscaglia che circonda il tutto, redendo quasi invisibile ciò che accade.
Almeno ad occhio nudo.
Si arriva qui solo grazie a uno sbocco sulla strada principale, una stradina secondaria che attraversa parte della boscaglia.
Un percorso che si prende solo se si ha una destinazione precisa, gli sconosciuti vedono solo una strada abbandonata e inutile.
Al punto di partenza c'è un'altro magazzino, ma restaurato al contrario del primo.
Mantiene solo esternamente l'aspetto di vecchio edificio, mentre l'interno è tutt'altro.
Un bancone del bar dove due ragazzi corrono da una parte all'altra per servire da bere, sul perimetro diversi tavoli che si dividono tra divanetti e semplici tavolini.
E al centro una pista da ballo, già piena di uomini e donne che bevono e si scatenano.
"Devo ammettere che nonostante il poco preavviso, abbiamo fatto il pienone."
Sorride Massi, facendo sbattere il proprio boccale di birra contro quello degli altri, in un brindisi.
"L'abbiamo organizzata noi, come cazzo puoi dubitare fratello?
Se Cam manda un messaggio, la gente accorre."
Si vanta il gemello, parlando di se in terza persona, vizio che ogni volta fa ridere il resto del gruppo.
La differenza tra i due gemelli non è tangibile solo nell'aspetto completamente diverso, ma anche nei loro modi di fare, pensare, parlare.
A vederli dall'esterno sembrwno incompatibili come amici, figurarsi immaginare che sono non fratelli ma persino gemelli.
"Quante storie per un evento che hai organizzato.
Ti ricordo che gli altri li ho sempre organizzati io, facendo sempre pienone, perciò vedi di sgonfiare il tuo ego coglione."
Lo sgrida Jek, forse punto nell'orgoglio, facendo scoppiare di nuovo tutti a ridere.
In tutto ciò, Alex si limita a guardare i suoi amici, sorridendo per il battibecco che parte tra Jek e Cam.
Godendosi questo momento di leggerezza, che nella vita che fanno è essenziale per mantenere sana la loro mentalità.
Anche se, purtroppo, non se la possono godere a lungo.
"Parlando di cose davvero serie.
Avete qualche novità?"
Quasi gli dispiace rovinare il momento.
Ma non sono lì per bere una birra, ci sono degli affari che vanno oltre alla gara che si terrà tra un'oretta.
"Più che novità, ho molte risposte."
Sorride Cam, fiero che il suo lavoro a portato a gustosi frutti.
Giovedì di indagini e di interrogatori, hanno finalmente portato alle risposte che cercavano.
Alle domande:
Cosa sta comminando Perez?
Perché gira nei loro territori e quali sono i suoi affari in corso?
La risposta a tutto ciò è solo una...
"Brown."
Basta questo nome per avere la completa attenzione degli altri, soprattutto di Jek e Alex.
Sapevano che quel verme nascondeva qualcosa.
Ma forse non si aspettavano che centrasse Perez.
"Spiegati meglio."
Lo invoglia Alex, stacco del solito comportamento di Cam.
Amante della sospance e del palcoscenico.
Dandogli i riflettori che tanto gli piacciono.
Ma chi poteva immaginare tutto ciò?
Cam gli racconta dei diversi appostamenti e della gente che ha interrogato.
Gli spiega delle diverse tracce che ha trovato, tutte riconducibili a un solo uomo.
Brown.
"In poche parole, il pezzo di merda fa il doppio Gioco.
Non solo gli rifornisce armi e droga, ma fa il bel uccellino dicendogli i cazzi nostri."
E questo spiega molte cose, come l'improvvisa ricchezza e sicurezza di Brown, gli affari di Perez ma soprattutto gli attacchi ai loro carichi.
Quel verme schifoso e la chiave di tutti i nuovi movimenti di Perez.
E si sa quale fine è giusta per un verme.
Perire schiacciato da una scarpa costosa e già sporca di esseri come lui.
"Direi che è ora di fare una lunga chiacchierata con il nostro amico.
Direi che non gli sono chiare molte cose."
Cam già sente l'odore del sangue ed è istintivo leccarsi le labbra per le idee malsane che gli stanno venendo in mente.
Mentre massi si limita ad annuire decisamente d'accordo.
Come si è già notato, i due gemelli sono molto diversi, anche in questo.
Mentre vam è amante di motori e risse, deliziato all'idea di sporcarsi le mani, Massi è molto più razionale e predisposto al lavoro d'ufficio.
Un hacker che riuscirebbe persino a entrare nella telecamera del telefonino che tiene in mano il presidente, mentre quest'ultimo è in bagno.
Comunque tutti sono d'accordo sul da farsi e sono pronti a parlare già dei dettagli.
Ma qualcuno entra nel locale, attirando lo sguardo di tutti.
Una reazione che Alex e Jek notano subito, capendo anche perché tutti stiamo guardando le due donne che fanno il loro ingresso tra i bisbigli di tutti.
"Che ci fa un angioletto come quello, in un posto come questo."
Questo è il principale bisbiglio, rivolto verso una biondina timida, vestita di blu.
Sara sente quelle parole, dente gli sguardi di molti addosso ed è istinto nascondersi dietro Kim.
Senza poter fuggire dallo sguardo di Jek, che quasi non riesce a respirare.
Perché è fottutamente bella, fottutamente perfetta senza trucco o diamanti addosso.
Perché è fottutamente sbagliata in questo luogo.
Perché è fottutamente in errore nel non sapere quanto sia bella.
Perché è fottutamente ingiusto che si nasconda dietro la corvina e non dietro di lui.
Alex non vede i pugni stretti dell'amico.
Solo perché è troppo impegnato a stringere i propri.
"E la corvina?
È un angelo o un demone?"
Bella domanda, a cui nemmeno Alex sa dare una risposta.
Una donna sicura di sé che cammina tra la gente senza mai abbassare lo sguardo.
I capelli liberi a ondeggiare sulle spalle.
Una giacca di pelle che copre una maglia nera aderente, con del pizzo a coprirle la parte superiore del seno e sicuramente anche le braccia.
Un pantalone nero lucido e aderente che conclude su uno stivaletto basso ma elegante.
Non ha bisogno di trucco e né di gioielli per farsi desiderare.
E fottutamente bella così, senza aver bisogno di scorciatoie o accessori.
E lei lo sa di essere fottutamente bella, lo sente il desiderio degli uomini intorno a lei.
Eppure non fa una piega, si mostra senza pudore.
Ma vietando a chiunque di avvicinarsi con un semplice sguardo.
Perché sono loro la parte più peccaminosa di lei, quella che ti fotte senza permesso.
I suoi occhi.
Due lastre di ghiaccio, che nascondono un fuoco ambiguo.
Promettono che ti bruceranno, senza far sapere se sarà per passione o per ira.
Nel dubbio nessuno ha il coraggio di avvicinarsi, lasciandole persino il posto al bancone del bar.
Ingoiando a vuoto semplicemente incrociando il suo sguardo.
Uno sguardo, un inferno, in cui Alex si sente fottuto.
Mentre il suo amico cerca disperatamente il perdono per poter entrare in paradiso.
Il quell'azzurro tanto acceso da far peccare persino un santo.
E quel sorriso, quel dolce e sincero sorriso che ora rivolge solo alla amica.
Rendendo Jek invidioso, un ladro che complotta per rubare quei sorrisi uno a uno.
Per rubare quelle labbra e renderle sue prigioniere.
"Tu dici che guardano la stessa donna o che ognuno dei due è rimasto fottuto per conto suo?"
Chiede Cam al gemello, sicuro che i diretti interessati sono ancora nel loro mondo delle favole.
"Io direi ognuno per conto suo.
Ma sarà comunque divertente."
Risponde sicuro massi, anche perché sa bene i sentimenti di Jek verso la biondina, confessati da lui stesso una sera dopo troppi drink.
Mentre per quanto riguarda Alex, è scontato che stia divorando con lo sguardo la famosa The Queen.
Anche perché la già visto imbabolarsi la sera che la donna è salita sul ring.
"Mai quanto sarà divertente quando scopriranno me."
Sussurra con malinconia Cam, coscio che il frattello l'ha sentito bene.
Tranquillo perché Massi sa già tutto e lo sente sospirare quanto lui.
Jek non ha scelto di infatuarsi di quel fottuto angelo, come nemmeno Alex di un fottuto demone.
E Cam, che colpa ha di essersi innamorato di un errore.
Di un segreto che forse mai confesserà al suo migliore amico, nonché king.
Ed è sempre fottutamente sbagliato e difficile eppure non si ha scelta.
Il cuore è un muscolo indipendente da qualsiasi ragione o guerra.
È sembra che con il pensiero Cam l'abbia chiamata a se.
Che è destino che il suo telefono suoni.
Che un messaggio illumini il suo schermo.
-ti prego. Ho bisogno di te a casa mia.-
È lui, e lui non sa dirle di no.
Non può rimanere qui se lei ha bisogno di lui.
Un occhiata con il fratello che ha già capito dal suo sguardo che riguarda lei.
Che annuisce come a dirgli che lo copre lui.
Guardandolo correre via, sospirando un po' dispiaciuto per il cuore del fratello che ama forse la persona sbagliata.
E Cam preme sull'acceleratore, pensando solo a lei che ha bisogno di lui.
Senza chiedersi perché, volendo solo raggiungerla al più presto.
Supera molte macchine e molti limiti di velocità, fregandosene di essere sempre più vicino a casa sua.
Mai si sono visti qui o in luoghi pubblici, vivendo la loro relazione di appena tre mesi sempre in luoghi nascosti, in segreto dal mondo.
Ma stasera lei ha scritto che ha bisogno di lui e nella paura che sia successo quello che teme, non gliene frega nulla di essere scoperto.
Purtroppo quando parcheggia davanti a casa sua, i suoi timori diventano realtà.
Quella davanti a casa sua è una ambulanza, sono due infermieri che caricano sull'ambulanza un corpo che ha un lenzuolo sul viso.
Scende dalla macchina senza preoccuparsi di chiuderla, correndo verso di lei.
Che piange disperata davanti a un'ambulanza che va via.
La stringe a se, nascondendole il viso sul proprio petto, nella speranza di non farle vedere più questo dramma.
Ma esso è dentro di lei.
"È morta, Cam.
Mia madre è morta."
Grida e piange disperata sul petto del suo pseudo ragazzo.
Aggrappandosi con tutte le sue forze a lui.
Dimenticandosi delle persone che potrebbero vederli insieme.
Di poter essere scoperti.
Fregandosene dei fottuti problemi, perché stanotte ha perso metà del suo cuore in quell'ambulanza.
E può solo aggrapparsi alla restante metà che ora la stringe a se.
Ed è fottutamente sbagliato non poter amare chi si vuole.
Ed è fottutamente sbagliato dover dire addio a una persona che si ama, a una madre.
E non importa se era malata terminale, non importa se ormai si aspettava la morte ogni giorno.
Non importa, è fottutamente sbagliato.
Eppure questa è la realtà e lei lo sa bene.
Sa che sua madre non tornerà mai più, sa che l'uomo che ama domani tornerà ad amarla solo nell'oscurità di un segreto.
Sa di amarlo con metà del cuore che ancora batte nel petto.
Sa che è fottutamente sbagliato.
E non resta che stringersi a lui finché potrà, finché non ricordano che è un fottuto errore.
Ed è tutto ciò che resta.
Anche se fottutamente sbagliato.
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