Capitolo 6 Sara

Sono passati giorni da quello spiacevole incontro con il King.
Per fortuna troppo impegnato per starle addosso, oppure semplicemente non più interessato a lei.
Decisamente meglio così.

E ormai quasi mezzanotte quando ha finito la gara e non ha ancora voglia di tornare a casa.
Perciò accelera verso il "inferno pub", per bere qualcosa e magari litigare con qualcuno.
Ci spera, da giorni ha i nervi tesi e voglia di sfogarsi.

Durante il suo tragitto, nota una ragazzina bionda che cammina verso la sua stessa direzione.
E decide di rallentare, indecisa sul dal farsi.

In questo buio sarebbe difficile notarla.
Ma vedere una bionda che tranquilla cammina in queste strade pericolose, è difficile da non notare.

"Che cazzo ci fa in giro da sola, a quest'ora, quella biondina?"

Alla fine si morde il labbro e sbuffando si ferma di fianco a lei.
Ridendo quando la vede sussultare.

"Che ci fai in giro a quest'ora biondina?"

Sara riconosce subito Kim, non potendo dimenticare la donna la salvata.

"Sto tornando dalla scuola serale.
Casa mia è sopra l'inferno pub."

Il destino è proprio contro di Kim.
Potrebbe lasciarla qui e andare a bere.
Ma sa che poi rimarrebbe in ansia finché non la vedrà arrivare.

Perché questa ragazzina le interessa tanto, Kim non lo sa.
E solo un istinto protettivo, che non può fare tacere.

"Sali, sto andando lì."

Le apre lo sportello, sbuffando quando la vede sorridere fino a strapparsi le guance e salire, stringendo al petto un zaino vecchio e molto consumato.

"Non ti ha detto nessuno che non dovresti accettare passaggi dagli sconosciuti."

Le chiede con noia, rimettendosi nel traffico dell'ora di punta.
Si, in questa città la mezzanotte è l'ora di punta.

"Ma tu non sei una sconosciuta.
So chi sei e che ti chiami Kim."

Riddacchia, chiedendosi se la bionda lo è o la fa.
Mettendosi con noia una sigaretta tra le labbra.

"Non sai un cazzo bionda.
Non puoi fidarti così facilmente."

Accende la sigaretta, sbuffando il fumo fuori dall'abitacolo.
Possibile che la bionda sia così ingenua?
Che ci fa una così in un posto del genere?

"Allora, conosciamoci meglio."

Kim la guarda con una smorfia, chiedendole silenziosamente se sta facendo davvero.
Trovando solo un sorriso come risposta.
Inizia a pentirsi di averle dato un passaggio.

"Va bene, non ami socializzare.
Allora inizio io."

Si, non doveva darle un passaggio.
Ecco cosa succede a fare del bene, Kim ora sa si doverselo appuntare per bene.

Ma la bionda se ne frega delle smorfie della donna, oppure non le nota nemmeno.
E, mettendosi comoda, decide di aprirsi a lei.

Perché?
Be', per Sara non deve esserci per forza un motivo.
Sente Kim è la persona perfetta con cui aprirsi e confidarsi.

Ed è ironico perché sa bene che in città la chiamano la donna demone.

"Mi chiamo Sara Jones.
Ho 20 anni.
Sto frequentando l'ultimo anno di liceo psicopedagogico con corsi serali, lavoro all'inferno pub e abito al piano sopra."

Kim continua a guidare e a fumare, ascoltandola distrattamente.
Fingendo che sia una radio che non si spegne.

"Dieci anni fa i miei genitori sono morti un un incidente stradale.
Perciò sono finita in casa famiglia dove sono rimasta fino all'anno scorso."

Ora ha la completa attenzione di Kim, che la guarda con la coda dell'occhio.
Poche frasi importati ma buttate lì come se non lo fossero.
Ma non è così.

Kim vede lo sguardo di lei diventare lucido, fingere un sorriso mentre forse ricorda i suoi genitori o gli anni di inferno in casa famiglia.

La guarda, così innocente e genuina deve aver passato l'inferno nella casa famiglia.
E Kim sa quanto quei luoghi possano recare dolore e non solo fisico.

La guarda, stringersi tra le braccia, accarezzarsi con le dita alcuni punti sulla schiena.
Dove Kim sa, ormai con certezza, ci sono vecchie cicatrici e brutti ricordi.

Sospira fumo dal naso, capendo perché se te un legame con la bionda.
Che cosa la spinge a guardarla e proteggerla.
Un passato simile in comune.

Ma mentre Sara ne uscita inerme, ancora piena di vita e amore per il prossimo.
Kim ne è uscita ferita, vuota e arrabbiata.

Una lacrima scivola sulla guancia di Sara.
Ed è un immagine che stringe lo stomaco e quel piccolo muscoli nel petto, che Kim credeva di aver ucciso per sempre.

"E come sei finita a lavorare in quel ristorante 5 stelle?"

Ironizza Kim, cercando di sdrammatizzare e cambiare discorso.
Volendo strapparla via dai ricordi che le stanno appannando la vista.

E Sara lo capisce, sa che Kim vuole portarla in salvo dal suo passato.
E può solo ringraziarla con un sorriso.

"Be', in realtà per puro caso.
Ero in giro in cerca di lavoro e sulla vetrina del pub c'era un foglio con scritto che cercavano personale.
Ho parlato con il proprietario, il signor hall, e mi ha dato il lavoro.
Quando poi mi ha chiesto dove abitassi e gli ho detto che non avevo una casa, mi ha offerto di vivere nell'appartamento che è sopra il locale.
E dopo un anno sono ancora li."

Queste sono informazioni interessanti.
Spiegano il comportamento protettivo di Hall Jek, verso la bionda.
E il rossore sulle guance di Sara dimostra che anche lei prova qualcosa.

Perché allora Jek non ci prova?
Si chiede Kim, osservando la dolce ragazza di fianco a se.
E la risposta risulta più semplice di quanto si possa pensare.

Jek vive in un mondo pericoloso e illegale, fuoco per l'anima pura della bionda.
Sarebbe come condannarla all'inferno, ancora prima di tirarcela dentro.

Per il resto del viaggio Sara continua a parlare del più del meno, senza dar peso alla faccia fintamente annoiata di Kim.
Le racconta dei corsi, dei suoi turni la mattina nel locale e della sua passione per la lettura.

"In un futuro, quando avrò una casa mia, creerò una libreria piena di qualsiasi genere."

Continua a sognare Sara, raccontando del suo sogno di diventare una maestra.
Di sposarsi e avere tanti figli.

Kim spesso è stata vicino al riderle in faccia, trovando ridicoli quei sogni covati in questa città.
In questo luogo.

Ma poi spostava lo sguardo su di lei, compendo che è consapevole che i suoi sogni sono impossibili.
Avendo solo bisogno di dirlo a qualcuno, di sognare per un po'.

"E tu ?
Cosa vorresti fare domani?"

Chiede sorridente la bionda, cercando di scoprire qualcosa della misteriosa the Queen.

Su di lei ne ha sentite tante durante i suoi turni al pub.
Dell'area misteriosa che la circonda, della fine che hanno fatto gli uomini che si sono avvicinati troppo e dei suoi incontri sul ring.

Una donna bella e elegante che combatte come un demone.
Teoria accentuata dallo sguardo di ghiaccio della the Queen.

Eppure Sara ci vede molto in quello sguardo inespressivo.
Ci legge angoscia, rabbia e dolore, con un atale intensità da farle venire la pelle d'oca.

Persino ora, nell'osservarla concentrata sulla guida, vede nei suoi occhi mille emozioni che si accedono.
Emozioni che solo Sara sembra vedere davvero.

"Domani non esiste.
Se non nelle idee malsane dei poveri illusi.
Il futuro è per chi ha il passato alle spalle."

Risponde tranquillamente Kim, sorprendendosi di quanto si sia esposta con la bionda.
Perché questa ragazzina le sfiora tanto l'anima?

"Sognare non è da illusi anzi, si ha bisogno di molto coraggio per farlo."

Kim trattiene il fumo che stava ispirando, sentendo la forza che la bionda ha messo in poche parole.
Poche ma vere.

E la osserva con la coda dell'occhio, una piccola bambina persa nel guardare fuori dal finestrino.
Una ingenua ragazzina che poi si mostra donna con una semplice frase.

Kim non sa cosa rispondere e ringrazia la luce dell'insegna del pub in lontananza.
Una buona scusa per finire qui la discussione.

"Siamo arrivati bionda."

Con calma parcheggia davanti al locale, pieno come ogni sera.
Con lo sguardo della gente addosso appena mette piede fuori dalla macchina.
Cosa hanno poi tanto da guardare, Kim non lo sa.

Mentre invece osserva Sara entrare senza problemi.
Invisibile agli occhi del mondo.
Un puntino di luce soffocato da troppa oscurità.

La segue a distanza, osservando i suoi movimenti veloci e il modo in cui si rende trasparente al mondo.
Senza dare fastidio a nessuno, senza nemmeno sfiorare una spalla, passa inosservata.

"Che ti offro bellezza?"

L'uomo dietro al bancone cerca di attirare lo sguardo di Kim.
Ma inutilmente, lei non h aocchi che per Sara, finché non la vede entrare da una insulsa porta, che sicuramente porta al suo appartamento.

"Una vodka liscia."

Finalmente si rivolge al barista, ma quest'ultimo avrebbe preferito di no.
Poiché lo scontro con gli occhi della the Queen è devastante.
E il viso angelico della donna, e ormai da settimane affibbiato alla nomina di donna demone.

"Subito."

Abbassa di istinto lo sguardo, concentrandosi sul liquido trasparente che versa nel bicchiere.
Indisturbato, dato che l'attenzione di Kim è di nuovo su quella insulsa porta.
Con un nuovo particolare.

Anche il capo di Sara sta fissando quella porta, con uno sguardo soggiogato dall'alcol e chissà quale schifoso pensiero.

Kim, con una smorfia di disgusto, lo osserva stringersi il cavallo dei pantaloni e leccarsi la bocca lasciando che la saliva gli coli fino al mento.
Un disgustoso maiale.

Con il bicchiere in mano, aspetta che faccia solo in piccolo passo per intervenire.
Se non fosse che il porco è fortunato.

"Ei bellezza."

Uno stronzo si frappone tra il lupo e il maiale.
Facendo incazzare il predatore.

Kim si muove, per riprendere il contatto visivo con il porco.
Ma questo stronzo pensa sia un gioco e si muove continuando a fare da paraocchi.

"Perché non facciamo conoscenza?"

Continua il ragazzo, cieco ai mille gesti che il barrista fa per  avvisarlo di chi è la donna.
Consapevole che presto lo saprà di persona.

Kim, innervosita da questo giochino del cazzo, decide di concludere la partita.
Tirandogli una ginocchiata sulle parti intime, che lo fa piegare e perciò liberare la visuale.

"Merda"

Parla tra i denti non vedendo più il porco in giro.
E quella porta, prima chiusa, ora leggermente socchiusa.

Supera lo stronzo, ancora piegato a novanta chiedendosi chi cazzo gliela fatta fare di avvicinarsi a questa donna.

Supera la porta, trovandosi davanti una scala a chiocciola.
Appena chiude la portA alle sue spalle, la musica del locale scompare, mostrando piccoli urletti e una risata ubriaca e squallida.

Suoni che come benzina fanno divampare il fuoco belle vene di Kim.

Sale velocemente la scala, mentre i rumori aumentano, come la luce che proviene da una porta chiusa male.

Senza far rumore, la apre ed il fuoco è ormai incontrollabile.

Sarà piange e urla, dimenandosi tra i tentacoli del porco bastando, che cerca di baciarla mentre la tocca.

Kim tossisce per attirare lo sguardo dell'uomo, che ora la guarda frustrato.
Confuso dal sorriso che la donna gli sta mostrando.

Un sorriso che di felice o angelico non ha nulla.
Sadico che si sposa alla perfezione con quegli occhi di ghiaccio.

"Cosa vuoi?"

Chiede lui, senza mollare la presa su Sara.
Continuando a guardare Kim che sa bene cosa vuole.

"Le tue palle, su un piatto d'argento."

Intanto, al piano di sotto, il ragazzo che ha conosciuto Kim urla e si sfoga sul barrista.
Per sapere chi è la stronza che ha osato trattarlo così.

"Non so il suo nome.
Qui la conoscono come la the Queen."

Ripete per l'ennesima volta il barrista, non potendo dire di più al ragazzo che sta già alzando un pugno per colpirlo.
Pugno che viene stretto in una mano che azzittisce tutti.

"Che succede qui Matt?"

La presenza di Jek hall fa calare il silenzio nel locale.
E lasciare la presa di Matt sul povero barrista, che ringrazia mentalmente il suo capo di averlo salvato.

"Una stronza, che chiamano la The Queen, ha osato colpirmi davanti a tutti."

Il ragazzo, ancora una volta, viene ignorato.
Poiché Jek al nome di The Queen, perde completamente interesse verso il povero ragazzo che questa sera non avrà sicuramente giustizia.

"Dov'è andata?"

Se ne frega dell'orgoglio di Matt, se quella donna è qui non sarà nulla di buono.

Il barrista, pentito ormai di non aver accettato anni fa di lavorare in un negozio di alimentari, si limita a indicare la porta che ha visto prendere alla donna pochi minuti fa.
E che ora vede chiudersi dietro le spalle del suo capo.

"Va fan culo.
Non verrò più in questo cazzo di locale."

Le parole di Matt mentre lascia il locale sono inutili e mute alle orecchie di Jek.
Assordate dalle urle di supplica di un uomo.

Quando si rende conto di essere davanti alla porta dell'appartamento di Sara, il cuore gli sale in gola, con il pensiero che la bionda sia in pericolo.

La mano che trema, per la rabbia nel sentire i singhiozzi di lei.
Mentre le vene sul collo si ingrossano e pompano sangue direttamente al suo sistema nervoso.

Spalanca la porta con una tale potenza, che si scheggia per l'impatto contro il muro.
Pronto a inveire sull'uomo.
Se non fosse che lo trova a terra, con la faccia contro il pavimento, tenuto giù da un tacco dodici sulla guancia.

"Ti prego pieta."

Piagnucola l'uomo, che tanto si era mostrato presuntuoso contro una ragazzina.
Mentre ora sembra un bambino che prega una donna di non ucciderlo.

A Jek basta un secondo per capire la situazione.
Sarà in un angolo piange, stringendosi la maglia strappata per coprirsi il seno.
L'uomo a terra, che mostra più lividi che pelle.

E lei, Kim, impassibile davanti alle suppliche dell'uomo, immobile se non per il piede preme ancora sulla guancia dell'uomo.
Quasi voglia spaccargli il cranio.

"Che si fa Jek?
Ci pensi tu o ci penso io?"

Gli chiede, senza lasciare la preda tremante sotto le zampe.

Invece Jek sembra rilassarsi.
Sapendo che Sara è al sicuro, la preoccupazione è scomparsa.
Dando vita a un rabbia omocidia.
Fregandosene di quanto stia mostrando a Kim di tenere alla bionda.

"Ci penso io."

Ed è pronto ad uccidere quel porco bastardo di merda.
E pronto a picchiarlo a sangue, fino a dargli la morte.
E pronto a sfogare tutta la rabbia che ha dentro.

Se non fosse che incontra lo sguardo azzurro di Sara.
Sue pezzi di cielo lucente che gli chiedono compassione.

Lo sguardo di una donna che ha appena rischiato di essere stuprata.
Eppure ora prega poiché sia salva la vita del suo aggressore.

Jek è perduto, cade in quegli occhi paradisiaci illudendosi che la propria anima possa essere ancora benedetta.

"Ti prego."

Gli mima con le labbra tremanti, rosse e delicate come lo fu il frutto proibito.
E Jek dimentica la rabbia, dimentica il gusto della vendetta e forse persino il suo nome.

Torna con lo sguardo sul verme senza colonna vertebrale.

"Prepara le valigie e scompari.
Non voglio più vederti in questa città, altrimenti incontrerai solo la morte."

Il porco annuisce animatamente, per poi scappare via con la coda tra le gambe e la consapevolezza di essere stato baciato dalla fortuna questa sera.
Ben due volte.

"Sarà sei la nuova proprietaria del bar, ma solo dei turni di giorno, mentre cercherò qualcuno che copra i turni di notte.
E potrai continuare a vivere qui."

Jek è di spalle rispetto a Sara, troppo codardo per in incrociare lo sguardo di lei.

Lo ha visto pronto a uccidere un uomo, ha visto il suo demone infuocargli la pelle.
Chissà cosa ora lei pensa di lui.
Forse ne è spaventata?
Disgustata?

E invece, lei si posiziona davanti a lui.
Con una mano che ancora stringe la maglia per coprire il seno.
Mentre l'altra mano si posa sulla guancia di lui.

"Grazie signor Hall."

E non può farne a meno lui, ricade negli occhi di lei.
Sfiorando il paradiso, sentendolo tanto vicino come mai in vita sua.

"Chiamami Jek, ti prego."

La prega di nominare il suo nome e così facendo forse lui sarà salvo.
Forse il suo nome, sfiorato dalle labbra di lei, sarà perdonato.

Lei sta per salvare la sua anima, se non fosse che viene interrotto dalla donna rimasta in disparte per tutto questo tempo.

"Si si, tutto molto carino.
Ma lei non rimarrà qui, verrà a vivere da me."

Le parole di Kim sconvolgono entrambi.

Jek si chiede se sia saggio mandare la donna che ama a vivere con la The Queen, la donna demone.
Ma poi si rende conto del sentimento che ha visto in Kim nei confronti di Sara.
E poi, quale può essere posto più sicuro se non vicino a Kim?

Mentre Sara non sa che pensare, se non chiedersi perché questa misteriosa donna le stia porgendo una mano.
Un aiuto, dopo averci scambiato poche parole in pochi giorni.

Ma non trova risposte nello sguardo di lei, impassibile come sempre.
O meglio quasi sempre.

Ha visto la furia quando la trovata un difficoltà.
Ha sentitò la sua pelle ardere quando la strappata dalle grinfie di quell'uomo.
Ha visto il suo sguardo diventare fuoco mentre la difendeva da quel viscido.

Mentre ora le offre una casa, senza mostrare nessun sentimento.

"È una buona occasione Sara.
Sono sicuro che con lei sarai al sicuro.
Per quanto sia ironico essere al sicuro sotto il tetto della donna demone."

Kim sbuffa annoiata sia per il soprannome e sia perché si è scocciata di rimanere in questo posto.
Percio si limita a fare un cenno a Sara di seguirla per poi anticiparla uscendo dalla stanza.

Ma la bionda si prende ancora due minuti, sperando che Kim non ci ripensi e la lasci qui.

Si volta ancora verso Jek, trovandolo sorridente come sempre.
Felice che quell'alone di rabbia sia scomparso dai suoi splendidi occhi.

"Grazie ancora Jek."

E sarà l'adrenalina per ciò che è successo, il gesto gentile di Kim oppure l'avvicinanza con l'uomo che ammira da lontano da un anno.
Ma osa.

Si sporge in avanti, allungandosi sulle punte, osando un bacio sulla guancia di lui.
Per poi scappare via, nascondendo un sorriso ingenuo e le guance arrossate.

E Jek è schiavo di questa donna dal primo momento che l'ha vista.
Ed ora che ha assaggiato le sue labbra gentili sulla guancia e come se avesse morso la mela proibita.

Immobile nella stanza, dove lei ha vissuto un anno, si gira intorno ancora perso nella dolcezza di lei.

Si rammarica di non trovare suoi oggetti personali.
Pentito di non averle mai offerto uno stipendio maggiore.
Dandosi dello stupido, poiché si giustifica dicendosi che mai si è lamentata quella donna.
Mai ha mostrato segni di infelicità.

E lui l'ha osservata molto in questo anno.
Ha passato molto tempo nel locale, solo per guardarla.
Solo per darsi nel male nel vederla sorridere a tutti i clienti e non solo a lui.

Ma sa che Sara è così, un diamante puro e prezzioso buttato nella merda che è questa città.

E con questo pensiero, si accarezza la guancia, ricordandosi questo bacio che sarà l'ultimo.
Poiché mai potrà averla come sua, mai potrebbe condannarla alla vita di merda che fa lui.

Perché, chi è lui per condannare un angelo all'inferno?
No, nemmeno lui potrebbe osare tanto

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