capitolo 40 Carter Miller
Dopo aver utilizzato il bagno, lavandosi via dalle mani e dal viso la polvere e qualche goccia di sangue, Kim viene accompagnata gentilmente nella sala da pranzo.
Nessuno degli uomini si avvicina, non sa se per ordine o perché hanno assistito al suo clamoroso arrivo.
Nel dubbio, Kim li guarda uno ad uno con il suo solito sguardo di ghiaccio, immobilizzandoli sul posto.
Carter invece è seduto comodo a capotavola, facendole segno di mettersi tranquilla vicino a lui.
E lei non mostra timore, sedendosi lentamente e posandosi il tovagliolo sulle gambe.
Gomiti lontani dal tavolo, postura dritta e sicurezza mentre taglia la bistecca al sangue.
È difficile credere che questa donna che mangia a piccoli bocconi, elegante nei suoi modi, è la stessa che ha fatto tremare molti uomini sopra o sotto il ring.
E Carter è sicuro che farebbe tremare un uomo anche tra le lenzuola.
È misteriosa questa donna o forse semplicemente pazza.
Bipolare nel suo carattere killer fino a quindici minuti fa e ora invece calmo è rilassato.
Potrebbe confonderla con un camaleonte, capace di abituarsi ad ogni ambiente che la circonda.
Ma sarebbe errato, poiché il camaleontico si confonde nascondendosi, mentre Kim spicca di perfezione ovunque lei si trovi.
E Carter si diverte nel guardarla annusare ogni boccone prima di metterlo in bocca e analizzare con cura il vino nel calice prima di sorseggiarlo.
"Hai intenzione di parlare o pensi di addolcirmi con un buon pasto e magari un dolce al cioccolato?"
Ammette che la bistecca cucinata alla perfezione non le dispiace e sa che Carter a in serbo per lei altre pietanze gustose.
Ma non è qui per mangiare, ma per Sara.
E prima questa messa in scena finirà, prima potrà riportarla a casa.
"Chi ti dice che voglio qualcosa?
Magari voglio solo pranzare in tua compagnia."
La crede davvero così idiota?
No, vuole solo giocare, ammaliarla e confonderla.
Ammette che ci sa fare, con il suo aspetto elegante, i capelli biondi pettinati alla perfezione, i suoi occhi color fumo, la barba poco accentuata e ben curata, un corpo palestrato coperto con una camicia elegante ed un pantalone nero.
E Kim si sofferma sui dettagli, sui gemelli d'argento semplici sui polsi, sulla sua espressione sicura di sé, immaginando che ai piedi indossi una scarpa elegante, magari nera lucida.
"Sai, devo ammettere che non ho mai conosciuto una donna come te.
Ho sentito tante parole sulla donna demone, ma non ti fanno giustizia."
Ammaliare, corteggiare e confondere.
Un buon piano che ha sempre funzionato sia con i cliente che con le belle donne.
D'altronde quale donna può sottrarsi alle lusinghe.
E inizia ad elencare i suoi successi sul ring e sulla pista da corsa.
Le innumerevoli voci che girano su di lei, dai complimenti fisici si commenti sui suoi problemi psichici che Carter sdrammatizza con "allegria euforica", meglio conosciuta come pazzia.
Insomma tante cazzate che Kim finge di ascoltare, mentre osserva le sue imperfezioni.
Quella su cui più si concentra è una leggera cicatrice sul sopracciglio, forse la più innocente tra le tante, magari provocata da una caduta in bicicletta da bambino.
"Sai, sei sprecata con Alex.
Si vede lontano un miglio che sei una donna che potrebbe governare il mondo.
È un peccato vederti legata con un uomo che non uscirà mai dal suo buco di fogna."
E ora passa all'attacco, screditando Alex per poi iniziare a vantarsi di sé.
Che delusione, si aspettava un impegno maggiore, invece Carter si sta limitando a dire la lezione che ha imparato.
Peccato, sperava che sarebbe stato più divertente.
"Non so se sai chi sono, ma ti assicuro che sono molto conosciuto per le mie ricchezze e i buoni affari.
E tu potresti entrare a far parte di tutto questo."
Ecco dove voleva arrivare Miller, ma Kim questo già se lo aspettava.
Ed ora che quest'uomo ha scoperto le sue carte, vuole giocare le proprie.
Sfilando il tovagliolo dalle gambe, se lo passa sugli angoli della bocca, con un estenuante lentezza che snerva Carter.
Ed è proprio questo quello che vuole Kim, farlo cadere dalla sua poltrona di presunzione.
"Conosco il tuo cognome, Miller.
Pensa la coincidenza, una mia amica si chiama proprio come te.
Kessie Miller."
E Carter si rende conto di quanto questa donna la preso per il culo.
Si è mostrata interessata fino ad ora, solo per farlo cadere da una altezza maggiore.
"Sai, sei da ammirare.
Mi hai trascinato qui, usando mia sorella come ostaggio, eppure ti innalzi a grande uomo di classe.
Non se sei patetico o troppo presuntuoso."
E mentre viene servito in tavolo un delizioso dolce al cioccolato, Carter ha perso l'appetito.
Non sono le parole che dice, ma i suoi modi, il suo sguardo affilato e velenoso.
Invece Kim, non mostra nessun tipo di turbamento, anzi si gusta il suo dolce e Carter si incanta nell'osservare una mollica di dolce essere portato via dalle labbra con la lingua.
E vorrebbe usare la sua lingua per quelle deliziose labbra rosse sangue.
Sbatte gli occhi più volte, cercando di riprendersi dalle allucinazioni sessuali appena avute.
Deve essere concentrato, fisso sull'obiettivo e non sulle labbra di questa donna.
"Purtroppo hai fatto male i conti Miller.
Speravi di poter usare la donna di Sanders contro di lui, semplice e facile.
Ma hai fatto un errore."
Soddisfatta e con lo stomaco pieno, finisce il vino posato nel bicchiere per poi pulirsi ancora una volta le labbra.
Incantandolo.
Di alza lentamente, lasciandosi guardare e guardandolo dall'alto al basso, come mai offesa fu più grave.
"Io non sono la donna di Alex.
Non sono un oggetto, un giocattolo da litigarsi.
Sono una donna, appartengo solo a me stessa.
E dei problemi tra te e Sanders, non me ne frega un cazzo."
E, bipolare come lui credeva, ora ha abbandonato la calma mostrandosi per ciò che è davvero.
Un animale selvaggio, una leonessa pronta a sbranare chiunque la intralci.
La vera Kim dich, la the Queen.
Sbattendo un pugno sul tavolo, davanti allo sguardo sorpreso di Carter, fa tremare persino i calici di cristallo e con essi le armi che si alzano su di lei.
E lei non mostra paura, anzi sembra incattivirsi sempre di più, lasciando che Carter bruci nel suo disprezzo.
"Ora, voglio Sara qui entro due minuti.
Altrimenti radersi al suolo questo luogo, iniziando tagliandoti la gola e imbrattando la tua bella tovaglia di seta rossa."
Carter non cede al suo fuoco, alzandosi dal suo posto a sedere e fronteggiandola con lo stesso animo alfa.
Senza distogliere lo sguardo, schiocca le dita facendo risuonare il rumore per tutta la stanza.
In pochi secondi Sara viene trascinata con gentilezza nella sala principale, dove sussulta per l'atmosfera che soffoca le quattro mura.
Kim si distacca da Carter, distogliendo lo sguardo solo quando sente la voce di Sara chiamarla.
Corre verso la biondina, prendendole il viso tra le mani controllando che non abbia lividi o graffi.
"Tranquilla Kim, non mi hanno fatto nulla.
Sono stati gentili e mi hanno servito anche il pranzo."
Kim distorce il naso, maledicendo la sua capacità di vedere bontà ovunque.
Ma ora non ha il tempo di sgridarla e nascondendola dietro di sé, si rivolge nuovamente a Carter.
"Se qualcuno oserà avvicinarsi di nuovo a lei, giuro che conoscerai il motivo per cui mi chiamono demone.
E non sarà una chiacchierata tranquilla come questo pranzo."
Due uomini fanno un passo in avanti, facendo scattare i sensi di Kim e con essi la sua mano che afferra la pistola sulla schiena.
Nascondendo la biondina dietro di sé, punta dritta contro Carter, il suo sguardo è chiaro.
Lei ha un ottima mira, sopratutto sulla fronte del loro capo.
Mentre lei arretra verso l'uscita, Carter si sorprende ancora una volta.
Lei è sempre stata armata, eppure ha avuto il sangue freddo di resistere fino ad ora.
"Non sono un tuo nemico Kim, se ho preso Sara e solo perché era l'unico modo per avvicinarti.
Non fidarti di Alex, non fare il mio stesso errore."
Cosa avrà voluto dire con quelle parole?
Che centri con il pezzo mancante della storia che gli ha raccontato Alex?
Cosa è davvero successo tra i due?
Non ha il tempo ne la voglia di scoprirlo.
E spingendo Sara a muoversi, finalmente esce da questa casa, tornando finalmente a respirare solo quando entrambe sono in macchina.
Gli uomini di Carter non l'hanno seguita, è stato di parola ma Kim non osa metterlo alla prova.
E facendo sgommare le ruote, accelera per allontanarsi più velocemente possibile da qui.
"Mi dispiace Kim, quando sei uscita ho pensato che potessi essere al locale.
E perciò mi sono incamminata verso li, ma a metà strada sono stata bendata e trascinata in una macchina.
Non volevo farti preoccupare, io..."
Kim appena supera i confini del territorio, ferma la macchina sul ciglio della strada.
Interrompe il monologo di Sara solo per afferrarla dalle spalle e tirarla a se.
La stringe a se, assorbendo il suo profumo di vaniglia e sfogando in questo abbraccio il terrore che la investita da quando ha ricevuto la chiamata.
"Mi dispiace Sara.
Per colpa mia sei finita in questo incubo.
Perdonami."
Il cuore di Sara manca un battito, mai ha sentito la voce si Kim tanto umana quanto inclinata, sembra quasi che sta per scoppiare a piangere.
Invece Sara lo fa, stringendosi alla sorella scoppia in lacrime, lasciandosi accarezzare come se fosse una bambina.
"Quelle cose che ti ho detto stamattina, erano solo cazzate.
Non è vero che non sei nessuno, tu sei tutto per me."
Finalmente si è tolto il macigno dal petto, anche se è servito saperla in pericolo per scioglierle la lingua.
Ma Sara nega, stringendola ancora si più a se.
Davvero non si capisce chi delle due sta consolando l'altra, forse entrambe.
"Tu mi hai salvato la vita Kim, mesi fa ed oggi.
E sono sempre più convinta che tu sia un angelo custode mandato dai miei genitori per proteggermi."
Kim la stacca da se, ma solo per accarezzarle la guancia e asciugare le lacrime.
Appoggia la fronte sulla sua, sorridendo quasi folle e sussuranndole di tornare a casa.
Insieme.
Carter intanto è seduto nel suo ufficio, muovendo nella mano destra un bicchiere di Jek Daniel, assorto nei suoi pensieri.
Nom si aspettava che sarebbe andata così, anzi credeva davvero di poterla incantare come ha incantato molte altri.
E invece no, è andato tutto a puttane.
Quella donna, nasconde qualcosa di grosso.
Qualcosa che la resa un arma letale, trasformandola nella donna demone.
Ma cosa, cosa?
Prendendo il telefono, fa velocemente il numero di Nik ma solo per dirgli una cosa.
"Scopri tutto ciò che esiste sul passato di quella donna.
E quando dico tutto, intendo tutto."
Qualsiasi cosa nasconda quella donna, lo scoprirà.
E a quel punto avrà un appiglio per averla.
Per dar vita al suo piano, per vendicarsi su Alex.
E per questo che la vuole, giusto?
Intanto in villa Queen appena le due donne entrano in casa, esplode il finimondo.
"Grazie a Dio.
Dove siete state?
Perché non avete risposto alle nostre chiamate?"
Sara passa tra le mani di Kessie e Mary, per poi venir stretta tra le braccia di Jek.
Sono ore che le cercano, da quando tornati a casa non le hanno trovate per l'ora di pranzo.
Cosa normale per quanto riguarda kim, ma non per Sara.
E quando le due donne non hanno risposto alle chiamate il panico ha assalito tutti.
Sara è troppo presa dalle mille attenzioni di Jek, perciò kim decide di parlare per entrambe, sotto lo sguardo attento di Alex.
Lui più di tutti era preoccupato e per quanto vorrebbe stringerla a se come ha fatto Jek con Sara, lo sguardo di lei lo tiene a distanza.
"Siamo state a pranzo da Carter Miller, ma è andato tutto bene."
Carter Miller, basta questo nome per animare Alex, spostando il suo animo da preoccupato a furioso.
Avvicinandosi a Kim, la guarda in faccia dopo giorni di silenzio, ma quello che legge negli occhi di lui non le piace.
Per nulla.
"Che vuol dire che hai pranzato con Miller.
Che cazzo c'è tra di voi?"
Come qualsiasi idiota guidato dalla gelosia, arriva a conclusioni affrettate.
E Kim potrebbe spiegargli la situazione, giustificarsi e difendersi.
Ma non ha intenzioni di accettare questo sguardo accusatorio.
"In primo, abbassa il tono o ti sbatto fuori a calci in culo.
In secondo, io non devo spiegarti nulla."
Alex le passa una mano tra i capelli, fermandola sulla nuca, spingendola a se.
Occhi negli occhi sta diventando snervante questa continua lotta per decidere chi dei due comanda.
Ma entrambi non lasciano la presa, non si arrendono.
"Dimmi che non te la fai con lui.
Che non ci sei andata a letto.
Non con lui cazzo."
Kim scalcia via la sua presa, puntandogli un dito contro ed esplodendo nella rabbia che trattiene da giorni.
Sara voleva che lei gli parlasse, bene avrà ciò che voleva.
Ma Kim non è convinto che Sara sperasse in questo.
"Tu, lurida testa di cazzo, la sera di Capodanno hai fatto il cazzone con quella puttana bionda, rompendomi i coglioni perché lo umiliata.
E ora pretendi di sapere se sono una puttana o no?"
Jek prova a mettersi in mezzo, cercando di calmare l'amico, consapevole che potrebbe esagerare e fare una cazzata.
Ma è troppo tardi, la bomba è già esplosa.
Alex lo allontana, tornando a fronteggiare Kim, ora furioso per le offese e sopratutto perché lei non ha nemmeno negato il tradimento.
"Forse se tu non ti mettessi sempre al centro della situazione, questa discussione nemmeno ci sarebbe cazzo.
Tu invece, con il tuo orgoglio del cazzo, devi sempre vincere sfide inesistenti.
Anche al costo di darla al primo che passa, come una qualunque puttana."
La mano di Kim si schianta sulla sua guancia, lasciando il segno delle cinque dita.
Negli anni in molti le hanno dato della puttana, della stronza, persino della bastarda.
Ma sentirlo parlare così di lei, sentirlo dalla bocca di lui, la stessa bocca che gli ha donato il primo bacio e il primo piacere.
Il cuore, una terra arida ora ridotta in polvere e davanti ai suoi piedi.
E il peggio è che lui non sembra nemmeno accorgersene.
"Sparisci da casa mia, ora."
Parla tra i denti, trattenendo tra essi il dolore e la rabbia.
Ma Alex è talmente cieco, da non leggere l'angoscia e la sofferenza negli occhi di lei.
Sbuffando e allontanandosi di scatto, esce di casa sbattendo la porta, facendo sussultare le donne nella stanza.
"Kim io..."
Sara prova ad avvicinarsi a lei, per consolarla o darle una spalla su cui appoggiarsi.
Ma Kim nega, andandosene al piano superiore, chiudendosi in camera.
Sola tra le quattro mura di una stanza che ha condiviso con lui, finalmente si lascia andare.
Dopo anni di arido respiro, piange come una bambina.
Non si ricorda nemmeno più quando è stata l'ultima volta che l'ha fatto, tanto è il tempo passato.
E si sente una stupida a farlo per un uomo.
"Idiota."
Sussurra tra le lacrime, facendo cadere la sedia a terra, in un rumore frastornate che presto diventa tempesta.
I fogli, il portapenne e altri oggetti vengono scaraventati giù dalla scrivania.
I cuscini lanciati contro le finestre, insieme ai vestiti posati sul letto e alla fine anche questo da ben fatto e ordinato, diventa disordine.
Tutto è scaraventato e distrutto, proprio come si sente lei.
Ed ora che non ha più nulla da spezzare, si autodistrugge scivolando contro il muro fino a sedersi a terra, sorda alla voce di Sara che la supplica di aprire la porta.
Sentendosi sola, tornando ad essere quella bambina dall'anima spezzata.
A chiedersi, se lui sapesse tutto, le avrebbe dato lo stesso della puttana?
Forse no, ma purtroppo Alex non conosce il suo passato e nello sconforto degli errori fatti e l'estenuante pensiero di un possibile tradimento, lo sta distruggendo.
Ci prova per tutto il giorno a non pensarci, a concentrarsi sul lavoro e convincersi che Kim non lo tradirebbe mai.
Stando lontano dagli altri, non parlando con Jek, rifiutando le sue chiamate e i messaggi, per paura di ricevere una tirata d'orecchie.
Isolandosi e perdendosi nei suoi affari.
Ma una volta raggiunta la notte, in un locale lontano dal proprio, la mente è libera di torturarlo in modo sadico e crudele.
Carter Miller, il problema è lui, è la consapevolezza che quel l'uomo farebbe di tutto pur di vendicarsi su di lui.
"Whisky con ghiaccio."
Seduto al bancone, attende il suo drink, continuando a viaggiare con la mente.
E immagina lei, tra le mani di lui e il suo sorriso straffotente e vittorioso.
Lei, con lui, nella stessa stanza.
Perché c'è andata?
Cosa le ha detto lui?
Gli ha detto la verità sul loro passato?
Dopo il terzo bicchiere, la vista è offuscata ma la mente no.
Quella continua a viaggiare, senza sosta e senza pietà.
Più ci pensa e più si sente confuso, non capendo perché lei non ha negato.
Vuol dire forse che è vero?
Che lei ha una relazione con Miller?
"Festeggi o bevi per dimenticare?"
Una voce sulla sua destra attira il suo sguardo, trovando buffo che la donna davanti a lui sia in parte parte della bomba esplosa a villa Queen.
Angel, sorridente w bella come sempre, si siede sullo sgabello vicino a lui afferando la bottiglia posata vicino al bicchiere.
"Direi che andiamo per la seconda.
Fammi indovinare, hai litigato con la tua amata Kim?"
Alex ridacchia un po' per il tono usato nel nominare Kim, un po' per il quarto bicchiere di alcol buttato giù.
E Angel prende la sua risata per un invito a bere con lui, riempiendo il suo bicchiere e il proprio.
"Be', ti faro compagnia, come io vecchi tempi."
Gia, i bei vecchi tempi.
Quando le donne erano gli ultimi dei suoi pensieri e mai si sarebbe immaginato di sentire una morsa nello stomaco proprio a causa di una di loro.
Ma la verità è che Kim non è una delle tante.
E guarda Angel, il suo corpo asciutto, i suoi capelli dorati e il suo sguardo sbarazzino.
Completamente diversa da Kim, quasi il suo opposto.
Eppure un tempo era Angel il suo ideale di donna, con cui passare una notte e via.
Invece ora, c'è solo una precisa corvina nella sua testa.
Il quinto e il sesto bicchiere scendono giù in gola, la vista sempre più offuscata e la mente sempre più confusa.
E a volte, quando l'alcol confonde la mente, una bionda può sembrare una corvina.
Una dama da compagnia, può fingere di essere una regina.
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