capitolo 29 il grande colpo

Il giorno del colpo è velocemente arrivato.
Oggi è il 15 dicembre, oggi Perez morirà.

Kim con calma si prepara, mentre la mente naviga tra i mille scenari che affrontare, tra i piani b che ha ben calcolato.
Qualsiasi cosa accada, lei non fallirà.
Non può.

Ormai non è solo la battaglia di Alex a cui partecipa, non è solo una dose massiccia di adrenalina che si vuole iniettare in vena.
È molto di più.

Perche Perez è pericoloso per le donne come Loredana.
Perche potrebbe arrivare a Sara per ferire Jek.
Perche ha visto troppo dolore negli occhi della biondina quando il suo amato è arrivato alla loro porta ferito, dolore che merita giustizia.
Perché si tratta di Alex e questo ultimo pensiero le fa scorrere un brivido sulla schiena, come se fosse la lama di un coltello.

I troppi baci che gli ha concesso, i mille segreti che gli ha fatto vedere nei suoi occhi, la paura di vederlo morire se Perez non cadrà.

Perez deve morire e con lui forse anche questa storia finirà.
Forse tutto tornerà al suo posto, Alex nel suo regno e lei libera nella sua anarchia.

Con calma, lega i due cordoncini del vestito dietro al collo, osservando la stoffa prendere il giusto posto sulle curve pronunciate.
Trattiene un brivido quando un filo d'argento le sfiora la schiena nuda fino alle fossette di Venere, mentre il seno abbondante è messo in risalto da una scollatura che è più uno strappo al centro di esso, mostrando come i seni creino un dolce invito al suo veleno.

La stoffa scivola fino al ginocchio, creando lussuria tra la seta nera del vestito e la sua pelle bianca macchiata di tatuaggi.
Posando un piede sulla sedia, allaccia con cura il laccetto del tacco dodici, che le circonda sensualmente la caviglia, come una mano che stringe quel punto in un momento di passione.

Una volta fatto lo stesso con il piede destro, risale con le dita dalla caviglia al ginocchio, fancendo risalire con esse la stoffa del vestito che raggiunge il fianco, mostrando la biancheria di pizzo nero, solo un perizoma a coprirla se il vestito calerà.
Con le dita sulla coscia, sfiora la giarrettiera che la circonda, splendido e morbido pizzo in cui nasconde un coltellino.
L'unica arma che potrà portare dietro data l'aderenza e la poca stoffa che porta addosso.

Un ultimo sguardo allo specchio, disprezzando un po la donna che vede, così diversa da lei.
Questa donna è molto truccata, ha diversi gioielli addosso, ha un sorriso seducente e uno sguardo voglioso.
Pronta ad andare in scena, già entrata completamente nella parte.

Da le spalle alla stanza, lasciando che i capelli lasciati sciolti le sfiorino la schiena, brividi che scorrono in vena.
Gli stessi che sente una leonessa pronta a combattere per difendere i suoi cuccioli, o semplicemente per vincere la guerra del più forte.

Al piano di sotto ci sono tutti, a  ripetere più volte il piano, a cercare un'altra soluzione all'ultimo secondo, che però non esiste.

E Alex degrigna i denti, maledicendo l'unico piano che hanno, quando osserva Kim scendere le scale.
Nessuno osa dire una parola, persino Sara rimane stordita dalla bellezza della sua amica.

Che è una bella donna, tutti lo sanno e l'hanno già vista in vestiti aderenti e seducenti.
Ma stasera, stasera lei sfiora il limite del pudore e della volgarità e lo fa con un sorriso sulle labbra e la consapevolezza di essere la preda che andrà a caccia.

E Alex può ingoiare a vuoto, con una stretta allo stomaco diversa dagli altri.
Non è solo ammirazione, la costatazione della sua bellezza, la sorpresa di vederla così.
No, è molto di più.

Guarda il suo corpo muoversi lenta, sfiorando il corrimano con un tocco appena percettibile.
E solo Dio sa quanto vorrebbe essere sotto quella mano, farle sentire quanto anche lui sia duro come quel pezzo di legno.
I tacchi che battono sul marmo, la pelle bianca delle gambe che si tende nei suoi passi, la bellezza del suo corpo che corromperebbe persino un un'omosessuale convinto.

Ma la sua vera anima la si vede quando si raggiunge il suo viso.
Il sorriso accattivante accentuato dal rossetto rosso, i capelli selvaggi che nel muoversi le sfiorano il viso.
E quei maledetti occhi, sono una condanna.

Alex ci soffoca nel suo sguardo, lo sente addosso come se fosse un accendino che da fuoco alla sua anima.
E lei, sadica e senza pietà, lo guarda dall'alto bruciare.

"Tu così non vai da nessuna parte."

La voce di Alex è una fiamma che fa terra bruciata intorno a se, tanto che gli altri trattengono il respiro, immobili, spostando lo sguardo da lui a lei.
Hanno paura, non possono negarlo, senza sapere perché.

Sono a distanza, non hanno una pistola in mano, non si stanno preparando a una rissa.
Eppure, Kim e Alex, incutono timore.
E L'aura che si crea intorno a i due, e quella fiamma che parte dagli occhi di lei per andarsi a schiattare negli occhi di lui, a mettere paura.
Tanto da spingere tutti ad rintanarsi in cucina, come se fosse un bunker contro le bombe atomiche, lasciando due leoni a sbranarsi senza nemmeno toccarsi.

"Non essere ridicolo.
Non ho intenzioni di cambiarmi, ne tanto meno di eseguire i tuoi ordini."

Rimasti soli tra le macerie del fuoco che si sono scambiati, rimangono a distanza.
Chiedendosi cosa potrebbe accadere se fossero abbastanza vicini da respirare la stessa puzza di benzina e cenere.

Ed è un po come tornare all'inizio, al loro primo incontro, a prima di aprirsi l'uno con l'altro, a quando le loro anime erano al sicuro nella oscurità.
Ma adesso è diverso, Alex è diverso, Kim è diversa.
La consapevolezza di non essere più gli stessi che si sarebbero colpiti a mani nude.

"Tu non vuoi proprio capire.
O forse fai la finta stupida."

E Alex accorcia le distanze, invade il suo spazio, la condanna con il verde dei suoi occhi, che ora sembrano una foresta in fiamme.

Kim non respira, non ricorda come si fa e lotta tra i brividi di lui e quelli del gelo della sua anima.
Un mix di caldo e freddo che le tolgono l'ossigeno.

La mano calda che si posa sulla pelle fredda della schiena nuda, gli sguardi che continuano a lottare e la bocca di lui talmente vicina a quella di lei da respirare lo stesso ansimo.

"Se penso che quel figlio di puttana potrà toccarti o anche solo guardarti come sto facendo io.
Io divento pazzo."

E la follia è pericolosa, è la stessa che c'è negli occhi di lei che continuano a guardarlo bruciare in quell'insano veleno di gelosia.
È la stessa pazzia che crea una scossa tra la sua mano e i capelli di lei che sta stringendo tra le dita.
È pericolosa, perché gli farà mandare tutto a puttane, facendolo entrare in quella discoteca del cazzo pur di raggiungerla e strapparla dalle mani di quel viscido.

E Kim è crudele, perché in questo momento se ne nutre.
Si nutre del fuoco che sente nel respiro caldo di lui mentre si infrange sul suo rossetto rosso, si nutre della follia che sente nelle mani che la toccano come se lei gli appartenesse, si nutre dell'insana gelosia che legge nei suoi occhi, scendendo fino a vederla nella sua anima.

È crudele, perché con un ansimo avvicina le labbra al suo orecchio sussurrando benzina sul fuoco.

"Pensa a quanto sarà ancora più dolce la tua vendetta dopo."

Le mani che scivolano dal corpo di lei come se quelli che prima erano brividi ora fossero scosse elettriche che friggono i neuroni.
Non distogliere gli occhi, leggere in quelli di lei una provocazione, una promessa.
Lei gli darà un nemico su cui sfogare il suo fuoco, chiedendogli solo di trattenerlo e nutrirlo finché non tornerà.

E abbassa lo sguardo, si allontana da lei, la lascia uscire da questa casa, senza sapere quale forza lo sta trattenendo dal chiuderla in una stanza e sfogare su di lei il fuoco, solo in modo diverso.

Immobile, con la fronte contro il muro, cercando di cancellare la lussuria con cui lei si è vestita, chiude gli occhi trattenendo il respiro.

La sente parlare con Sara, la sente prendere la giacca e la borsetta, la sente salutare gli altri e promettere alla biondina che tornerà presto.
La sente, senza ascoltarla, perché nel respiro che trattiene c'è il suo maledetto profumo di frutti di bosco che lo sta intossicando.
Perche nel petto sta trattenendo il fuoco che hanno condiviso mentre la mente si lascia aniettare da lei.

Chissa se proverebbe sollievo nel sapere che lei sta subendo lo stesso trattamento, lo stesso tormento.

A pochi metri dalla casa, deve fermarsi per imparare di nuovo come si fa a respirare.
È scappata come un ladro dalla sua stessa casa, solo perché chi è stata derubata di brividi è lei.

"Cazzo Sanders.
Che mi stai facendo idiota?"

Respiri lunghi, lasciando che la sua mente faccia una specie di riavvio, come se fosse un computer.
Chiude gli occhi, rivivendo gli attimi appena vissuti, concedendosi questo piacere solo per pochi secondi.
Poi il blackout.

Apre gli occhi, il respiro tornato regolare, la mente lucida e freddamente calcolatrice.
Lasciando in quegli ultimi affannosi respiri lui e ciò che gli provoca, facendo invece risalire la sua anima nera.
Quella che stasera sta andando a caccia, a sbranare un leone che si crede più forte di una leonessa.

Una sigaretta tra le labbra con il filtro che si lascia sporcare di rossetto, la musica che non copre il ruggito del motore che sta accelerando, un sorriso sulle labbra di chi è tornato nel personaggio ed è pronta a un premio Oscar con infilzato sopra la testa di Perez.

Il motore si spegne poco lontano dall'entrata della discoteca.
Il bastardo ha fatto le cose in grande, c'è talmente tanta gente, manco fosse un attore famoso o un politico.

L'aria fredda della sera le sfiora le gambe, facendole pentire di aver messo solo un collant leggero, e i tacchi che quasi scivolano sulla poca neve rimasta sull'asfalto.
Facendo linghi respiri, si chiude ancora di più nella sua finta pelliccia, sospirando per il calore che le sale sul collo smorzandosi sulle guance fredde.

I suoi passi, nonostante la poca aderenza al suolo, sono sicuri e sensuali, tanto che nessun uomo può negarsi di girarsi a guardarla, anche chi è in dolce compagni.

Appena entra nel locale, gli ennesimi brividi della serata, questi provocati dalla pelle fredda che all'improvviso viene accolta dal calore del locale.
E per Kim è tanto piacevole il dolore che sette bruciare sotto la pelle a causa dello sbalzo della temperatura.
Lo assorbe, come se fosse una leva che incita la sua anima sofferente.

La ragazza al porta abiti sorride, mentre lei gli passa il pellocciotto e la borsetta, tenendo in mano solo il cellulare.
Essenziale per il piano.

Spostandosi davanti alle guardie di sicurezza, ammiccante e senza pudore passa una mano sulla parte di seno scoperto, infilando nella stoffa che accoglie il seno il foglietto del guardaroba.

Un gesto che  fa ingoiare a vuoto i due uomini, pezzi di carne nella mente di Kim, animali che non possono resistere all'istinto, non vaccinati al veleno che Kim  trasmette con il suo corpo.

Ignari che  sia solo un superfugio, un inganno per potersi orientare e muoversi sicura nelle sue mosse.

Osserva i metaldetective che tengono in mano e che presto passeranno sul suo corpo.
Meglio distrarli un po', giusto per essere sicuri, giusto per giocare ancora un po'.

"Potete aiutarmi?"

La sua voce è voglia che incendia gli animi, i suoi occhi specchi di un'anima innocente e peccatrice.
E i due uomini possono solo soccombere e diventare schiavi.

Uno le porge la mano su cui la lascia sostenersi, mentre l'altro si mette in ginocchio ansimando quando lei ci posa sopra il piede sinistro.

Un sorriso da preda, mentre dentro ci gode nel vederli in ginocchio, piegati a lei.
La mano che sfiora la gamba, ingannando i due uomini, lasciandoli affogare.
Scoprire la coscia e farli sussultare di lussuria mentre con le dita infila il telefono nella giarrettiera, naturalmente non quella dove c'è il coltello che invece si trova sulla coscia destra.

Scivola dai corpi dei due uomini con dolcezza, come un ago che ti infilza velocemente la pelle, lasciandosi solo un pizzichio.

"Che donna fortunata che sono.
Grazie mille."

I due si dimenticano persino di controllarla, la guardano andare via, lasciati lì a bocca asciutta mentre la bocca di lei gli manda un bacio volante con la mano.

Il meno è fatto.
Respira l'aria sporca di sudore, alcol e fumo.
Le orecchie tappate per separare la sua mente dalla musica assordante, mentre gli occhi cercano la succulente prede.

È egocentrico lui, si crede un dio e da povero illuso è subito visibile.
Nel piccolo privé che si affaccia come un palco poco più in alto della folla.
E Kim pensa che tutta questa sua presunzione lo ucciderà, sicuramente stasera.

Non va da lui, non sarà lei a cercarlo, a volerlo.
No, lei sara la povera preda che finirà tra le mani di una iena che finge di essere un leone.

Cosi si avvicina al bancone, flirta con il barista, si lascia ammirare dagli uomini che la circondano e che fanno a gara per offrirle da bere.
Ed è soddisfacente non spendere un soldo mentre brinda a una vita che stasera cesserà.

La parte più difficile e lasciarsi sfiorare, è sorridere dolcemente quando vorrebbe tagliare tutte quelle dita che le stanno sfiorando la schiena.
È fingere di essere vittima dell'alcol che ti accaldato la pelle e arde la bocca.
E fingere di essere normale, di avere una mente solo un po' ubriaca e non fredda e sadica come invece è.

E beve d'un fiato il bicchiere di vodka, lasciando che l'alcol le scivoli sulle labbra sfumando il rossetto.
E si allontana da quei tentacoli viscidi e sporchi di lussuria, raggiungendo il centro della pista.
Ora, non resta che lanciare l'amo e aspettare il pesciolino abbocchi.

E la luce si infrange sul suo corpo, come il flash di una macchina fotografica che imprime la sua bellezza negli occhi di chi la sta guardando.
Le mani, tutti invidiano le sue mani, mentre si tocca lasciva e vogliosa, con la testa verso il cielo e gli occhi chiusi in un ansimo.

Abbocca pesciolino, sai che la vuoi, sai che è una preda che ti sta stuzzicando la gola.

E continua a muoversi lei, senza pudore, con la consapevolezza dello sguardo del cacciatore su di sé.
E arricchisce il suo amo appetitoso con un po' di piccante.

Spalanca gli occhi incrociando quelli di Perez, gli stessi che si spostano sulle labbra socchiuse di lei, sul suo labbro inferiore che viene aggredito da un morso, poi sulle mani di lei che toccano le curve accentuate e provocandi.
E Kim non distoglie gli occhi dai suoi, sorridendo di piacevole quando lo vede abboccare, quando lo sente ferirsi con l'uncino, che le fa da amo, la gola.
Uno sguardo lascivo, un corpo che promette di essere il suo regalo di compleanno.
E un uomo che si avvicina a lei e che la invita a raggiungere il privé.

Bravo pesciolino, così gli piaci.
Illuso e ingordo di un corpo che non potrai avere.
Assuefatto da un vendetta che da ora inizierà a masticarti.

"Quale onore avere una tale bellezza nel mio privé.
Devo essere stato un bravo bambino per meritarmi un così bel regalo."

È già alticcio e la bottiglia di champagne mezza vuota e un solo bicchiere servito ne è la prova.
Il tutto sta andando meglio di quanto Kim poteva sperare.

Con passo lento raggiunge la bottiglia si champagne sul piccolo tavolo.
Si piega con poco pudore, lasciandosi guardare, desiderare, ma mai avere.

"Peccato."

Ansima lei, afferando la bottiglia, rialzandosi e bevendo un lungo sorso dalla bottiglia.
Lascia scivolare poche gocce dalla bocca, per attirare il suo sguardo su esse finché non scivolano e scompaiono nella sua scollatura.

"Io preferisco i bambini che sono stati cattivi.
Molto cattivi."

Si siede davanti a lui posando il sedere sul tavoli e accavvaldo le cosce, lasciando che la coscia destra si scoprì abbastanza da farlo ingoiare a vuoto.

Ingoia pesciolino, lascia che lei ti scivoli in gola e che ti divori dall'interno.

"Oppure, preferisci che sia io la monella.
Cosi magari..."

Una frase lasciata in sospeso, e la sua coscia che sfiora quella di lui a continuarla, e il suo tacco che si posa con piacere tra le cosce di lui sfiorando la punta un erezione già pronta.
Piccolo, povero pesciolino illuso, deciso a farle la festa.
Senza sapere che sarà lei a festeggiare.

La mano di lui osa toccarle la caviglia, salire a sfiorare il dietro del ginocchio, fino ad arrivare all'interno coscia.
E Kim finge un ansimo quando il realtà ingoia un connotati di vomito che vorrebbe innodarle la gola.

La tentazione di tirare fuori il coltello e tagliargli di netto le dita che stanno osando toccarla è grande.
Ma sorride, allargando le cosce per allontanare, dalla portata di lui, quella ne nasconde il coltello.
Mentre con un gemito, naturalmente finto, ferma la mano di lui che vorrebbe salire ancora.

Nella mente di lui è un preliminare, un gioco che la donna vuole fare per farlo ecitare ancora di più.
Per Kim è solo un modo per fermare il suo lato sadico che verrebbe fuori se lui osasse salire ancora.

Si sbilancia verso di lei, mettendole la mano libera tra i capelli, proprio come ha fatto poco prima Alex, con la differenza che questa mano le provoca disgusto e nausea.

Si sente potente lui, un predatore, spingendosi a baciarle il collo e sospirare schifosi ansimi al suo orecchio.

"Ho una camera al piano di sopra, che ne pensi se ti faccio vedere li come si trattano le bambine monelle."

Il connotato di vomito rischia di risalire, la mente si prepara a cadere nei ricordi oscuri che questa frase le provoca.
Ma resiste, si aggrappa alle persone che ha  imparato a voler bene, resiste rimanendo ferma nel suo personaggio, sorridendo quando lui torna a esserle faccia a faccia.

Si rialza di scatto Kim, lasciandolo mancante del suo calore, facendo un broncio timido eppure talmente erotico da farlo ansimare ancora.

È questa  la vera arma di Kim, è qui la sua lussuria.
Nella capacità del suo sguardo di essere fuoco nonostante sia color ghiaccio.
Con i suoi occhi ha la capita di bruciare e guardar bruciare chi ha davanti, in positivo o in negativo che sia.

"Mi aspettavo qualcosa di più sexy.
Mi sa che mi sono illusa."

E gli da le spalle, scullettando verso l'uscita del privé, lasciando l'illusione che il piano sia andato a puttane.
Mentre invece è solo un ulteriore bocconcino invitante che sta calando sull'amo.

E Perez la guarda pronta ad andare via, sapendo che una donna così non la incontrerà mai più, almeno non stasera.
L'alcol, l'adrenalina, l'erezione che struscia dolorosamente nei suoi pantaloni, un mix letale che gli fa ingoiare ancora di più l'amo, fino a trafiggere lo stomaco.

Si alza di scatto, le afferra il polso, tirandola a se facendole sbattere il sedere contro la sua erezione che ora pretende di essere soddisfatta da questa bocca impertinente.

"Facciamo così, tu decidi dove e io come.
E vedrai che ti farò godere come una puttana in calore."

Le parla all'orecchio sporcandola con la sua saliva e il suo alito di alcol e erba che le fa arricciare il naso.
Appena tornerà a casa, una doccia è d'obbligo.

E si volta verso si lui, sorridendo come una piccola e innocente creatura, chiudendo gli occhi quando lui la bacia, riversandole nella bocca la sua lingua che assomiglia più a una lama rovente.

Resistere, se lo ripete continuamente, resistere, ecco cosa fa.
Anche se appena lui si stacca lei vorrebbe strappargli la lingua e farla in pasto ai porci.

"Aspetta solo un minuto, risolvo una cosuccia e poi sono tuo."

E poi sei morto, vorrebbe dire lei, che invece sorride annuendo.
Tornando a respirare solo quando lo vede uscire dal privé.

Il peggio è fatto, ma non può ancora abbassare la guardia.
Deve ancora portarlo da Alex e sa già che non sarà facile una volta che Perez si accorgerà della strada che prenderanno.

Con un movimento impercettibile preme tre volte il tasto laterale del telefono, lasciando partire un messaggio pre impostato.

-stiamo arrivando.-

Si alza dalla sedia, l'ansia le sta consumando lo stomaco, ma non lo da a vedere mentre si lega i capelli in una coda alta con un codino che porta sempre al polso.

Quando Perez torna, lei è pronta a seguirlo, sorridendo con ancora la maschera della donna vogliosa ben posata sul viso.

Mano nella mano passano tra la ge te, superano le due guardie che Kim nota la stiano guardando con amarezza.
Sicuramente desiderosi di essere al posto di Perez, ma con la fine che quest'ultimo farà ringrazieranno il cielo di essere stati mandati in bianco.

Indossa la pelliccia e gioca con la borsetta in mano, lasciandosi cullare dal freddo che è peggiorato nella sua ora di assenza.

Vede che Perez vuole tirarla verso la parte opposta del parcheggio, sicuramente verso la propria macchi e Kim non può permetterlo.

La mente che elabora la frase da dire alla perfezione, la scusa poi plausibile.
E un sorriso nello scoprire che la sua testa è capace di tentare un santo.

"Ma tesoro, avevi detto che decidevo io dove.
Se guidi tu, che sorpresa è?"

Kim si saprebbe un colpo in fronte per quanto la sua voce sia uscita poco lucida e seducente.
Tutta questa serata le se sta attaccando addosso come se fosse sudore.
Appena tornerà a casa, due doccie sono d'obbligo.

Ma almeno lui ne rimane convinto e la segue verso la sua macchina.
Ormai il pesciolino si sta dissanguando da solo con le sue stesse mani.

Appena Kim sale in macchina, ascoltando la portiera del passeggero aprirsi e chiudersi con Perez, si lascia sfuggire un sospiro di sollievo.
Essere nella sua macchina, stringendo il volante e mettendo in moto, si sente molto meglio e più lucida.

"Regiti forte."

Perez ride vedendola una battuta, ma appena la macchina parte si aggrappa al sedile rischiando di dare una testata al vetro davanti.
Ormai è fottuto, solo che ancora non lo sa.

Kim guida veloce e spericolata, costringendolo a tenersi e perciò a tenere le mani lontano da lei.
Solo quando nota che stanno entrando nella zona di Sanders, forse nella sua testa si accende un campanello di allarme.
Ma è troppo tardi.

"Lurida puttana."

Grida con rabbia, mentre prova ad aprire lo sportello, che purtroppo è stato chiuso.
Disperato e ora consapevole della trappa in cui e caduto, si lancia su di lei per aggredirla, se non fosse che la macchina prende una curva larga a sinistra e finisce schiacciato contro lo sportello.

Ormai manca poco, un rettilineo diritto di qualche kilometro e sarà fatta.

Perez torna alla carica, cercando di colpirla, mentre kim con una mano para i colpi e con l'altra guida a zig zag per stordirlo.
Ma ormai lui è completamente lucido e troppo disperato per lasciarsi sballottare.

Cosi, Kim sfila dalla coscia il coltello, ma è un attimo di distrazione a causa di uno stronzo che le taglia la strada, e il coltello finisce nelle mani di Perez.

"Ti pentirai per esserti messa contro di me."

Urla Perez aggredendola con il mano il coltello, anche se confuso dalla espressione fredda e indifferente di Kim.
Ignaro dei meccanismi che stanno inondando la testa di lei.

Calcolando il percorso che devono fare, mentre con gli occhi guarda la strada e con i sensi para i colpi del bastardo, crea una piccola deviazione che le darà modo di difendersi.
Con una curva larga a sinistra, Peres finisce di nuovo contro lo sportello, stordito e confuso.
Kim ne approfitta per disamarlo e tirargli un pugno sullo zigomo sinistro, che lo di nuovo sbattere contro il finestrino, questa volta con un colpo maggiore che lo fa svenire.

Finalmente kim riprende il respiro e il rettilineo che la porterà da Alex.
È finita, qualsiasi cosa accadrà stanotte, lei ha fatto la sua parte.
È la soddisfazione che sente vale il bruciore che sente al labbro quando ci appoggia la sigaretta, causato da un pugno incassato.

Ma non importa, Perez finalmente avrà ciò che merita.
Gli effetti collaterali sono una cazzata.

"Benvenuto all'inferno Perez."

Sorride bruciando la cima della sigaretta e soffiandogli il fumo addosso.
Sapendo di star mentendo, poiché all'inferno Perez ci è finita appena la notata sulla pista.

Povero pesciolino finito sulla griglia.

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