capitolo 28 un virus
In casa di Carmen già da ore si scalpita in piena euforia.
È da tanto che non fanno una cena di famiglia e l'arrivo delle due nuove arrivate emoziona tutti.
I ragazzi sono tranquilli in cucina, dove Carmen sta controllando gli ultimi preparativi.
Mentre sua famiglia Clara e le due nipoti di cinque e sei anni, Marta e Giulia, fanno avanti e indietro nella sala in attesa dell'arrivo delle due straniere.
La tavola in soggiorno non è stata allestita con pizzo o posate d'argento, ma di amore e affetto.
La ricchezza che solo una famiglia può sfoggiare.
"Arrivano, arrivano."
Urla Clara sulla porta della cucina, avendo spiato dalla finestra una macchina parcheggiarsi davanti casa loro e due donne scendere con calma.
Carmen guarda i ragazzi, spingendoli ad andare loro ad aprire in modo che le ragazze siano accolti da un viso amico.
Ed è scontato che sia Jek ad andare, anche se ancora un po zoppicante.
Sta stando ancora in villa Queen, ma la gamba migliora ogni giorno di più, anche grazie alle cure di Sara e sorprendentemente di Kim.
Oggi è il primo giorno che esce dalla sera dell'incidente e deve ammettere che nonostante la stanchezza, sta bene.
Forse grazie proprio a questa cena.
La prima ad entrare è Sara, che arrossisce all'istante quando Jek la saluta con un bacio a stampo.
Bellissima in un vestito azzurro a maniche lunghe che la copre fino al ginocchio dove lo stivale alto non permette di vedere il collant nero pesante.
I capelli in una semplice coda alta e un trucco leggero appena percepibile.
È proprio questo a far risplendere la sua bellezza, la semplicità.
"Io preferei entrare senza molestie, grazie."
Fa il suo ingresso Kim, riferendosi al bacio dato a Sara.
Come sempre non mostra né disagio o felicità.
Indifferente a qualsiasi cosa la circondi, anche se in realtà non è così.
È solo un attrice eccellente.
Una camicia bianca nascosta dalla vita in giù, da un pantalone di pelle nero.
Due tronchetti ai piedi non troppo alti e la sua solita giacca di pelle nera.
Nonostante i capelli semplicemente liberi di ondeggiare e il trucco, limitato a una matita sugli occhi e le labbra tinte di lucido, attira subito l'attenzione di tutti.
Carmen non sa spiegarsi perché la donna rischia di spiccare anche in mezzo alla gente.
Forse per i suoi occhi così simili al ghiaccio o più semplice la sua aurea di mistero, gelo e pericolosità.
Ma sorride notanto Alex ingoiare a vuoto, incantato dalla presenza di Kim, mentre gli altri sorridono sicuramente abituati ai suoi modi spigolosi.
Jek le invita in soggiorno, dove poco prima del loro ingresso si sono spostati tutti gli altri.
Prima che Carmen si possa presentare, sua nipote Giulia la anticipa, fermandosi davanti a Kim.
"Io sono Giulia e lei è mia sorella minore Marta."
La bambina, immune all'aspetto spaventoso di Kim, indica se stessa e la sorella che la raggiunge.
Per poi, senza distogliere lo sguardo dalla donna, indica la madre e la nonna poco lontano.
"E loro sono Clara, la nostra mamma, e Carmen la mamma della mamma e nostra nonna."
La bambina, nonostante il balbettio un po nella sua presentazione complessa, non distoglie lo sguardo sicuro da quello di Kim, sorridendole persino.
All"inizio era Sara ad aver attirato l'attenzione delle due bambine, per il suo aspetto da principessa delle fiabe.
Ma l'entrata di Kim ha cambiato tutto, rubando lo sguardo meravigliato delle piccole di casa.
Lei non è una principessa e non fa parte del mondo delle favole.
Eppure sembra una regina, una guerriera come la protaginista della loro serie preferita xina.
Ed è sorprendente come basti uno sguardo per capirlo.
"E tu, chi sei?"
Chiede con tutta la sua innocenza, mettendo a nudo un lato di Kim che nessuno ha mai visto prima, nemmeno Sara.
Abbassandosi alla sua altezza, le porge la mano, aspettando che la bambina la stringa.
Della rigidità che la caratterizza non c'è più traccia e Alex trattiene il fiato come tutti quando la vede sorridere con dolcezza, un espressione serena che non gli hanno visto condividere nemmeno con Sara.
"Io sono Kim Dich e il piacere è tutto mio."
E completamente diversa, piegata come non fa nemmeno per allacciarsi le scarpe.
Mostrando un lato di sé che si piegherà sempre solo ai bambini, un atteggiamento amorevole che gli altri sanno non le vedranno più addosso.
Chi è completamente avvolto nei suoi pensieri è Alex, ma non solo per il suo atteggiamento stranamente umano.
Piegandosi verso la bambina, le sta sbattendo in faccia il suo culo perfetto.
E Alex non fa che chiedersi che intimo porti sotto per essere quasi invisibile sotto la pelle aderente del pantalone.
Persino, se lo porti davvero l'intimo.
Dovrebbe controllarsi, abbandonare l'attrazione fisica che sente verso di lei.
Ma ne rimane succube e lei è una dea che controlla e sconvolge i suoi ormoni.
Gli altri per fortuna non notano il suo sguardo malizioso, troppo occupato ad osservare Giulia che stringe la mano di Kim.
A i loro occhi la donna è un animale selvaggio e la bambina è la creatura che è riuscita a sfiorarla, dove in tanti hanno fallito.
Quando le donne di casa si fanno avanti, kim torna alla sua solita postura dritta e rigida, ascoltando le loro presentazioni e rispondendo con un semplice cenno del capo.
I suoi sorriso sono dedicati unicamente alle due piccole.
Per fortuna c'è Sara a sfumare il disagio creato nella stanza.
"Scusatela Kim è molto riservata."
Ci prova a giustificarla, ma le risate dei ragazzi e Cam che sussurra che in realtà è una stronza, sgretola la sua buona volontà, ma in compenso fa sorridere tutti riportando l'atmosfera a un clima più tranquillo.
"Vieni, siediti vicino a noi."
Giulia afferra la mano di Kim, spingendola a sedersi tra lei e la sorellina.
La donna si lascia guidare ed esegue gli ordini delle piccole di casa.
Con la coda dell'occhio nota le altre donne guardandola con sorpresa, la tavola parata a festa con tutto il ben di dio possibile, dimostrazione che la donna di casa deve aver lavorato tutto il giorno per questo evento.
Gli altri la seguono sedendosi nei loro posti abituali.
E Kim sfrutta la situazione di confusione per studiare la stanza e le persone con cui sta condividendo l'ossigeno.
I ragazzi si comportano come il loro solito, facendo i ragazzini.
Sara sorride e chiacchiera con Clara del più e del meno.
Finché non cerca lo sguardo di Carmen, ritrovandolo su se stessa.
Due donne completamente diverse, di due generazioni completamente diverse, che si guardano con sfida e intente a studiarsi a vicenda.
Cercando le risposte alle domande che le assillano.
Chi è questa donna dai capelli neri e gli occhi di ghiaccio?
Perché, che tanto vuole dimostrare fiducia verso il mondo, la invitata a questa cena?
Perché Kim sa che Carmen ha spinto molto per farla essere qui.
Ma perché?
E perché Kim sembra essere molto importante per i suoi ragazzi, nonostante sia in città da poco tempo?
Entrambe perse nei loro dubbi, continuano a guardarsi, ritrovandosi una davanti alla l'altra.
Mentre gli altri sono impegnati in una tranquilla conversazione che ha accolto con calore anche Sara.
"Com'è stare tutti i giorni con questi pestiferi?
Non hai voglia ogni tanto di strozzarli?"
Le chiede Clara sorridendo, facendo leggermente arrossire le guance di Sara.
Si sente pienamente a suo agio seduta vicino a Jek, a chiacchierare con la donna.
Ma la sua timidezza le fa giocare con le dita sotto al banco, e mordersi leggermente il labbro inferiore.
"Non sono così male.
Forse solo un po rumori."
Parla a voce bassa, sorridendo delle sue stesse parole e sospirando di sollievo quando la sua mano sinistra viene con affetto stretta da quella di Jek.
La sua voce timida attira lo sguardo di Kim, facendola distogliere dalla sfida con la donna maggiore.
Dando così a Carmen un piccolo indizio, quanto Kim tenga alla bionda.
"Anche troppo rumorosi.
Fastidiosi e ladri di biscotti."
E vorrebbe incrociare lo sguardo di Cam, per fargli intendere che parla principalmente su di lui.
Ma nel movimento di sguardo incrocia prima quello di Alex, seduto vicino ai gemelli, e li si ferma.
Lo sguardo di Alex è freddo e rigido, forse più del suo.
Nei suoi occhi verdi legge la frustrazione e la rabbia ed è inevitabile la voglia di dargli sollievo.
Perché?
Perché mentre gli altri chiacchierano e ridono di qualche battuta, lei non riesce a distogliere gli occhi da alex?
Perche il tormento dentro di lui, lo sente sulla sua pelle?
Perche non riesce a fregarsene, fingere che lui non sia nulla?
In questi giorni si è convinta di evitarlo, di fregarsene, di dimenticare il brivido che gli ha provocato con i suoi tocchi e baci.
Ed ora, basta uno sguardo per imprigionarlo a lui.
È stupido, contraddittorio, forse un semplice cliché.
Ma è inevitabile, lui rimane al centro dei suoi pensieri e incosciente di quanto anche lei sia un virus nella mente e nel corpo di lui.
La serata continua tranquilla.
Kim passa la maggior parte ad ascoltare i racconti di Giulia e Marta e a rispondere alle loro domande.
Mentre Sara conversa con le donne, riuscendo a coinvolgere anche la sua amica.
Il disagio è pian piano scomparso, lasciando una piacevole sensazione di pace.
Un sentimento di agio che confonde molto Kim.
Non ha mai partecipato a una cena di famiglia e prima di arrivare, era già pronta a sbuffare per tutta la sera e a sentire il bisogno di andare via dopo pochi minuti.
E invece, non può negare di sentirsi a suo agio.
Il cibo è abbondante e buono, il vino è ottimo e nessuno le sta facendo domande scomode, limitandosi a coinvolgerla della conversazione.
Perciò, non ha nulla di cui lamentarsi.
Nonostante le bambine che la tengono occupata e Sara che la chiama ogni tanto per farle seguire il discorso, lo sguardo spesso si sofferma su Alex e la sua continua smorfia nervosa.
Ma Kim si sbagli, alex non è nervoso.
Ma incazzato e ancora avvelenato dalla scena che ha visto pochi giorni fa.
Ed ora la guarda e la mente fa brutti scherzi.
Lei sorride e lui la immagina sorridere a quel demente della palestra.
Lei beve e lui la immagina a bere in un bar con quello stronzo.
Lei si sposta i capelli dal viso e lui si chiede se lui l'abbia sfiorata.
Lei è qui davanti a lui, ma lui continua a immaginarla tra le braccia di quel bastardo.
Alla fine, non ce la fa più.
La mente gli gioca cattivi scherzi e la stanza sembra sempre più piccola e lei sempre più vicino ad intossicarlo.
"Vado a fumare una sigaretta fuori."
Una scusa, è chiaro a tutti che stia scappando.
Poiché Alex ha sempre fumato in casa, nonostante i litigi con Carmen per ciò.
Ed ora è chiaro che sia solo una scusa per uscire fuori, anche perché è tutta la sera che non nasconde il nervosismo.
Kim osserva la tazzina di caffè che le hanno servito dopo la cena, dicendosi di rimanere seduta, di non muoversi, di non seguirlo.
Ma come sempre quando si parla di Alex, la mente e il corpo la pensano diversamente.
E nonostante la sua mente stia ripetendo di rimanere lontano da lui, le sue dita afferrano una sigaretta e l'accendino e, indossando la giacca, senza dire una parola, percorre la strada su cui a visto scomparire Alex.
Il gelo all'esterno le colpisce subito il viso, la struttura del balcone al piano superiore le fa da riparo mentre vede dal cielo cadere i primi fiocchi bianchi della stagione.
Sospira osservando la nebbiolina uscirle dalle labbra, prima di sostituire il fiato gelido con una sigaretta.
La fiamma del accendino le riscalda per pochi secondi le dita, ma poi rimane solo il fumo che sale dalla brace sulla punta della sigaretta.
Un po come la vita, che brucia e consuma per poi essere nient'altro che fumo.
"Che problemi hai stasera?
E tutta la sera che hai un palo nel culo."
Kim si gira completamente verso di lui, osservando il fumo lasciare le sue labbra sottili e arrossate dal freddo.
Appoggiato con la schiena al muro, si fuma la sigaretta cercando di sembrare indifferente.
Se può farlo lei, se può sembrare indifferente a tutto, perché lui dovrebbe mostrarle qualcosa?
Ma lei è troppo bella, perfetta con il gelo che le sfiora la pelle e che le scorre in vena.
"Anche se fosse, a te che cazzo frega?"
Kim nasconde il nodo in gola che la sua risposta gli provoca.
Il tono rigido è l'insieme di ali delle farfalle che le graffiano le pareti dello stomaco.
Indifferenza, ecco cosa si era ripromesso Alex.
Ma il suo averlo seguito fuori, gli apre una voragine nella mente, lasciando uscire il veleno che sta covando da giorni.
"Ti ho visto con quel ragazzo davanti alla palestra.
La vostra intimità, il modo in cui eravate intimi.
Dovresti pensare a lui e non hai cazzi miei."
Gelosia, un virus che ti consuma lentamente, un veleno che ti inghiotte lentamente.
E dovrebbe tenerla dentro, nascondendola dietro la maschera che si è costruito in tutti questi anni.
Ma lei lo guarda con quello sguardo e lui diventa un libro aperto.
Lasciando cadere a terra la maschera, che diventa polvere.
"Io non posso avvicinarmi, devo esibirmi il tuo tremare se solo ti sfiorò.
E ogni volta che ti bacio, scappi come se fossi il tuo peggior incubo.
Mentre quello stronzo può toccarti senza pagarne il prezzo.
Ti sembra giusto?
Non lo è cazzo, non lo è. "
Ormai è completamente nudo davanti a lei, esploso alloccumolo di emozioni con cui lei lo ha infettato.
E Kim, con gli occhi spalancati e il respiro stretto in gola, subisce lo tsunami di emozioni che lui gli sta riversando addosso.
La neve continua a scivolare lenta intorno a loro, gli occhi di lei si perdono negli occhi di lui ed è una reazione a catena.
Come un battito di ali che può creare un uragano dall'altra parte del mondo.
"Perché lui non è interessato a me.
Penso che è più attratto da te che da me."
Lo dice in un semplice sussurro, abbassando il capo per la prima volta da quando la conosce.
Forse per nascondere il rossore sulle guance, confondibili con i segni di freddo.
Forse perché ha detto più di quanto avrebbe voluto, ed ora si sente fragile ai suoi occhi.
Ma nonostante la voce di lei sia solo un respiro, arriva come un urlo alle orecchie di Alex.
La mente che elabora un analisi delle sue parole, comprendendo che Marco non è interessato a lei.
Perché è gay.
Quindi?
La sua rabbia scompare completamente, lei nelle braccia di quell'uomo non è più nitida nella sua mente.
Ma resta l'alone della gelosia, la consapevolezza che prima o poi è inevitabile che lei sarà di qualcun'altro.
Butta la cicca a terra, lasciandola cadere poco lontano da quella di Kim.
Si avvicina a lei, sfiorandole la guancia e salendo sulla guancia fino a lasciar nascondere le dita tra i capelli.
Con una piccola pressione le fa alzare il viso, facendo così incontrare i loro occhi.
I respiri che si mischiano e si infettano, le labbra che si avvicinano e il bacio e inevitabile.
Le mani di lei stringono tra le dita la giacca di lui, lasciandosi baciare e consumare da lui.
Una mano sul suo fianco morbido mentre l'altra le scompiglia i capelli, modellandola a suo piacere.
E Kim, si sente viva tra le sue mani e non vittima com'è sempre successo nelle mani di un uomo.
Le labbra si distaccano, riprendendo il respiro che la passione gli ha rubato.
E Alex si lascia completamente andare.
"No, tu non sei come le altre.
Non sei come Cassandra."
Kim, con il respiro ancora in affanno, capisce pienamente il virus della gelosia che infetta la mente.
E quel nome femminile sulla bocca che fino a un secondo stava consumando la sua, le fa scorrere in vena il fuoco.
"Cassandra?"
A chi appartiene questo nome?
E perché Kim già lo odia, senza sapere di chi sia.
E si distacca da lui, guardandolo con il fuoco tra i ghiacci.
E Alex può solo sorridere, un pizzico di soddisfazione nel sentirla gelosa.
C'è solo un problema.
Ha già visto Kim arrabbiata perché una sua amica è stata minacciata.
E si chiede cosa potrebbe fare per gelosia.
Onde evitare di scoprirlo, decide di aprirsi ancora una volta.
Dando voce a dei ricordi che da anni cerca di dimenticare.
"Era solo una donna.
Una donna che mi ha insegnato il piacere del corpo e la perdita della propria libertà."
Le porge la mano, invitandola in questo viaggio nei ricordi.
Per condividerli con lei ma anche per avere un filo a riportarlo a casa.
E Kim l'afferra, lasciandosi trascinare nella sua vita, con la consapevolezza che ne rimarrà inevitabilmente coinvolta e infettata.
Pochi passi mano nella mano verso il giardino posteriore, camminando sulla neve leggera posata sul terreno mentre altri fiocchi cadono ancora dal cielo.
Fino ad arrivare davanti alla porta di un piccolo prefabbricato usato come magazzino.
Quando alex la apre, Kim si ferma con un sussulto, chiedendosi cosa voglia fare.
Chiedendosi se abbia sbagliato a fidarsi di lui.
Lui capisce che qualcosa sta tremando dentro di lei, che la sua mente si stia preparando a scappare.
Ma le stringe forte la mano e con l'altra le accarezza una guancia portandole i capelli dietro all'orecchio.
"Tranquilla, voglio solo parlarne in un posto riparato e da soli."
Lei annuisce, decidendo di fidarsi, pronta a pagarne le conseguenze se ci saranno.
Senza però saperne il perché.
Perché si sta fidando di lui.
L'interno è esattamente come un qualsiasi capannone degli attrezzi.
Ci sono sacchetti di terra, uno aspirafoglie, diversi piccoli attrezzi per il giardinaggio e un taglia erba su cui Alex si siede invitando Kim a sedersi davanti a lui su una vecchia sedia pieghevole da giardino.
Le lascia i suoi spazi, non interferisce nei suoi spazi vitali, capendo che qualsiasi sia la paura di Kim è condizionata dal contatto e dalla troppa avvicinanza.
Cosi, si limita alle loro mani giunte, lasciando un lungo respiro tra loro.
"Ero un ragazzino quando ho incontrato Cassandra.
Una donna più grande di me, piu esperta, mentre io ero ancora immune ai bisogni della carne."
Quattordici anni, i primi baci, i primi desideri, ma ancora inesperto verso il piacere del sesso.
E lei, era una donna bellissima di appena trent'anni, con un corpo lussurioso e uno sguardo malizioso.
"Mi ha sedotto senza mezzi termini, invitandomi ad assaggiare i piaceri del suo corpo.
Fino a sperimentare la mia prima volta e ad iniziare una pseudo relazione.
Lei aveva un marito, aveva un figlio e aveva anche me."
Il sesso con Cassandra era fantastico.
Quella donna gli ha mostrato piaceri che mai Alex aveva lontanamente immaginato.
I primi tempi gli ha insegnato come godere, come toccarla, come godere con lei.
Gli ha dato le esperienze che ancora non aveva facendogli capire e imparare il piacere del buon sesso.
Ma a quale prezzo.
"Ero suo, dovevo essere quello che lei voleva.
E se all'inizio era piacere, dopo è diventata dipendenza.
Dovevo rinunciare agli amici per andare da lei, alcune volte anche ha mangiare perché lei aveva voglia.
Mi ha consumato in una relazione tossica dove lei mi possedeva, io ero il suo giocattolo preferito."
In ogni momento lui doveva scappare alla sua chiamata.
Doveva fare qualsiasi cosa lei avesse voglia.
E se si ribellava lei sapeva come ricattarlo, con le parole e il suo corpo provocante.
Era una dipendenza, una relazione tossica, a un certo punto c'era solo il sesso con lei.
Ne amici, ne famiglia, persino il vizio della sigaretta gli era negato.
"Una volta mi ha fatto bere tanto da ricoglionirmi, perché così sarei durato di più.
Poi mi ha portato in una stanza con tre o quattro sue amiche, non ricordo il numero esatto.
E se pensi che sia stato bello, un orgia di piacere ti sbaglio."
Tutte quelle mani addosso, la mente annebbiata, sentirsi sporco e usato.
Come se lui non fosse niente di più di un vibratore.
L'umiliazione di non essere più padrone del proprio corpo, della propria vita.
Essere succube di lei, pronto a perdere tutto per avere una scopata.
"Se ne sono uscito è solo grazie a Jek che la ha allontanata da me.
Mi ha aiutato a disintossicarmi da quella strana storia, ma le conseguenze ci sono state.
Ho perso un caro amico, che era legato a quella donna, e che ora è diventato da amico un mio nemico.
E non sono più riuscito a legarmi a una donna o a trattarla con dignità."
Jek la strappato via dalle mani di Cassandra, la chiuso in casa senza telefono, obbligandolo a non sentirla.
Aiutandolo a capire quanto male si stava infliggendo.
Ma il male è rimasto dentro di lui e solo ora si rende conto quanto ne ha riversato sulle donne.
"Questo non ti giustifica."
Kim è rimasta silenziosa fino ad ora, lasciandogli i suoi spazi e i tempi per raccontare.
Notando che per tutto il tempo Alex non l'ha nemmeno guardata, perso a ricordare a se stesso la sua storia.
Solo quando ha sentito la storia sfumare verso la fine, si è pronunciata nel suo giudizio.
Una sentenza amara alle orecchie di Alex, che ora torna a guardarla.
Nei suoi occhi non c'è pena né compassione, Kim non sarà mai la donna che accarezza e ammorbidisce la verità.
No, lei te la spinta in faccia insieme a un bel calcio nel culo.
"Non metto in dubbio il tuo dolore, potrai chiamarla come vuoi, ma ai miei occhi è una violenza e come tale, ingiustificabile ed orribile.
Ma dolore è un virus e tu sei diventato un epidemia che si è diffusa a macchia d'olio.
Hai riversato il tuo dolore su un'altra donna che ne è rimasta infetta e che contagia il suo prossimo.
Cosi, sei il paziente zero del tuo dolore che si è diffuso sulle donne che hai incontrato."
Parole dure, quasi crudeli, ma che aiutano Alex a pensare.
La prima che gli viene in mente è Mandy, la donna che ha contagiato con la dose più massiccia del suo virus.
E solo ora si rende conto quanto male ha creato e quanto non sia poi così diverso da cassandra.
Poi torna con lo sguardo su Kim, capendo dal suo sguardo e dal loro passato insieme, che anche lei è stata una vittima.
E nell'intento di scoprirla, chiede come può?
"E tu?
Chi ti ha infettato, quale virus hai contratto?"
Kim capisce subito la risposta che lui vorrebbe.
Che vorrebbe capire perché è la donna che è, la stessa che non trema o vacilla davanti alla sua storia.
Ma non è ancora pronta e forse non lo sarà mai.
"Io sono il virus stesso, su di me è stato testato e creato senza pensare a un antidoto.
Una incubatrice che serve a farlo crescere e non a infettare.
Io sono il virus, con tutte le sue mutazioni e i suoi sintomi."
Come sempre Kim non gli dà una risposta concreta.
Preferisce lasciare dietro di sé aloni di sé stessa da raccogliere e comprendere.
Qualsiasi cosa abbia subito Kim, è rimasto dentro di lei.
Un veleno di cui non si è mai disintossicata.
Ma, al contrario di Alex, lei lo trattiene dentro, preferendo lasciarsi consumare dal virus invece che lasciarlo andare sugli altri.
La porta all'improvviso si spalanca, mostrando sulla porta una Clara sorridente per quanto preoccupata.
"Finalmente vi ho trovato, vi stiamo aspettando per il dolce e Giulia non andrà a dormire finché non ti saluta Kim."
Ancora una volta vengono interrotti, ma non importa.
Si sono detti tutto ciò che serviva, hanno cucito un piccolo angolo in più di quello che c'e tra loro.
Tornano in casa, tornando a essere indifferenti uno a l'altro.
Chiedendosi se non si siano contagiati di altri sentimenti uno con l'altro.
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