capitolo 27 famiglia

Il gelo dell'inverno ormai sfiora la città, spingendo tutti a chiudersi in casa o a mettere sciarpe e cappelli.
L'avvicinanza alle feste si fa sentire già, tra decorazioni alle vetrine e luci di terza mano sulle strade principali.
È ancora il 10 dicembre, eppure la gente già si illude che sia periodo di festa.

Un calore e un allegria che non tutti sentono.
Per esempio Alex non ci trova nulla di buono in questa ostinazione di colorare una città.
Come se un po di luce e decorazioni possano coprire il marciume e la muffa che ricopre la città.

Butta fuori dal finestrino la cicca di sigaretta, lasciando che i brividi tra il caldo all'interno della macchina e il freddo che ricopre la città nonostante sia primo pomeriggio.

Sono passati alcuni giorni dall'incontro, scontro, con kim.
E ancora ne porta addosso i brividi, nonostante faccia di tutto per dimenticarli.

D'allora ha evitato di andare da lei, usando la scusa di non aver tempo e facendosi informare da Jek che è ancora lì in pianta stabile.

Gli ha chiesto cosa si è detto nelle riunioni con i gemelli.
E nonostante non abbia mai chiesto di lei, Jek lo informa anche per quanto riguarda la the Queen.

Dopo che è uscita da casa come una furia, è tornata dopo qualche ora con una espressione di indifferenza e freddezza.
Insomma con la faccia che ha tutti i giorni.

E quando Jek gliela detto, Alex a sentito il sangue bruciare di rabbia e odio verso quella donna.
Poiché mentre lui continua a pensarla anche mentre dorme, lei sembra indifferente a tutto.
E non è giusto.

Non è giusto che lui sente il macigno di ciò che è successo e invece lei è una piuma che vola leggera nell'aria.

Che si fotta, si è detto.
Quando in realtà vorrebbe fotterla lui, in ogni modo possibile.

Ferma la macchina nel suo vecchio quartiere, sentendosi terribilmente stonato nella sua bella macchina, consapevole che se non fosse sua al ritorno non ci troverebbe nemmeno le ruote.

Scende dalla macchina, stringendosi nel giaccone di pelle, sorridendo a un gruppetto di ragazzini che lo guardano come se fosse un dio.

Con passo sicuro si avvicina a uno di loro, guastandosi lo sguardo di ammirazione del ragazzino.
Poiché lui era uno di loro e ce la fatta a svoltare.

"Tienimi d'occhio la macchina e sarai ben ripagato."

Il ragazzino in fretta abbassa il cavalletto della bici di terza, o forse anche di quarta mano, posizionandosi davanti alla macchina con occhio serio.

Alex sa bene che nessuno oserebbe toccare la sua macchina, ma anche lui è stato un ragazzino come lui e sa quanto si apprezza essere preso in considerazione.

All'interno della casa la solita allegria che si sente fin fuori dal portone.
Suona il campanello, sentendo i soliti litigi per chi deve andare ad aprire  e alla fine è la padrona di casa a presentarsi alla porta.

"Bambino mio, che gioia vederti.
E dopo nemmeno un paio di mesi dall'ultima volta."

Lo sgrida lei, con la severità di un peluche a forma di panda, abbracciandolo con la sua bassa statura.
Alex sa che dovrebbe fare visita a Carmen più spesso e che la scusa del troppo lavoro non lo salverà.
Perciò da bravo ruffiano l'abbraccia, sussirandole quanto le vuole bene.
E il cuore della donna si scioglie come burro.

"Entra dentro su, non vorrai prenderti un malanno.
E perché ti ostini a  non mettere una sciarpa, sappi che nemmeno con il naso rosso e tappato sei figo."

Alex sorride, lasciandosi trascinare dentro e subendo le mille raccomandazioni da mamma chioccia.

Non sa perché è venuto qui, non c'è un motivo ben preciso, aveva solo bisogno di un po di calma.
Andare in un posto sicuro, lontano dai brividi che lo perseguitano dai giorni.

Comodo seduto a tavolo, accetta volentieri la birra che la donna gli offre, per poi tornare svelta ai fornelli.
E si, Carmen passa la sua vita ai fornelli e mette il cuore in ogni cibo che sforna.

"Allora.
Chi è lei?"

Gli chiede a brucia pelo, facendolo quasi strozzare con il primo sorso.
Si rifugia in questa casa per allontanarsi da lei, e la trova anche in queste mura.
E non ha dubbio che stia parlando di lei.

Prende una sigaretta dal pacchetto rosso Marlboro, ma accende solo una volta vicino alla finestra.
Sia per lo sguardo severo con cui lo sta guardando carmen e anche perché non vuole rischiare che lei gliela spenga con il cucchiaio di legno, episodio già vissuto in passato.

Osserva fuori dalla finestra il mondo che scorre, cercando una distrazione.
Ma Kim è un chiodo filo che ti sballa il cervello e Carmen non ha intenzione di mollare.

"È inutile che fai lo struzzo con la testa sotto la sabbia.
Un uccellino mi ha detto che ce una straniera in città."

Certo, un uccellino con i capelli ricci e la faccia falsamente angelica.
Maledetto Jek e la sua bocca larga.

Ma comunque, Alex fa finta di niente, mostrando la sua solita faccia di indifferenza.

"Non è nessuna e solo la nuova arrivata.
Niente di che."

E ci prova davvero a credere alle sue stesse cazzate, ma è difficile se lei è un pensiero fisso nella testa.
Una pulsazione che provoca l'emicrania, che non vuoi davvero che smetta di duolergli.

E Cam sorride, buttando qualche spezia nella pentola, spiando con la coda dell'occhio.
Lei non è innata ieri e conosce bene i suoi bambini.

"Meglio così, Cam mi ha detto che la vista con un bel ragazzo e che sembravano anche molto intimi."

Cosi è Cam il famoso uccellino, anche se non dovrebbe essere una sorpresa.
Il gruppo è entrato presto nel cuore di Carmen e Cam è forse quello più legato a lei.
Come se il suo essere orfano l'abbia spinto a cercare in Carmen una forma di mamma.

Ma Alex non sta pensando a nulla di tutto ciò, se ne frega di Cam, ripetendo nella mente le sue parole.

Lei era con un'altro, erano insieme, erano intimi.
E nella mente di Alex si sta già creando un piano che renderà quell'altro un "era", poiché era vivo e ora non più.

E stringe il pugno mentre la mano porta più volte la sigaretta alla bocca, ubriacandosi di fumo e gelosia.
Scuote il capo, ma quelle immagini non scompaiono.
Lei nelle mani di un'altro, non scompare, anzi si fa più vivida mostrandosi bastarda mentre bacia un'altro.
Mentre si fa toccare da un altro.

E quest'altro non merita più di respirare, merita di essere punito per aver respirato la sua stessa aria.

"Chiunque sia il figlio di puttana, non avrà vita lunga."

Gli esce di istinto, un pensiero che non passa dal filtro mente e bocca.
E quando sposta lo sguardo su Carmen capisce di essere caduto in una fottuta trappola.

Lei sta sorridendo e Alex capisce che era una bugia, che voleva vedere la sua reazione.
E la vista, la vista la gelosia divampare nei suoi occhi, il nervosi a consumare la sigaretta che ora è solo un mozzicone da gettare via.

"Per fortuna che non è nessuno.
Mi chiedo cosa avresti fatto se fosse la tua donna."

La sua donna?
O, Alex sa bene cosa avrebbe fatto se Kim fosse sua.

Sarebbe corso da lei, l'avrebbe baciata fino a distruggere il sapore dell'altro.
Poi l'avrebbe costretta a dirgli il suo nome, in modo da ucciderlo per aver solo osato pensare di averla.

E questi pensieri, gli lasciano l'amaro in bocca.
Perché non ha mai pensato a lei nelle mani di un altro e questo pensiero gli ha appena devastato il cervello.

"È complicato tata.
Lei è complicata.
Lei è..."

Cos'è lei?
Come può descriverla senza sembrare un pazzo che non trova le parole giuste?
Cos'è lei, in realtà sarebbe più giusto dire cosa non è.
Ma Carmen lo anticipa con la voce inclinata da un sospiro.

"Lei non è come le altre."

Le fa strano vedere il suo bambino tanto turbato da una donna.
E sa che la mano che si stringe in un pugno è dovuto a questa famosa straniera.
Ma il fatto che Alex si neghi così, la preoccupa molto.

"Non tutte sono come Cassandra, Alex.
E non puoi negarti di provare sentimenti, solo perché sei cieco da odio e rancore."

Cassandra, dio da quanto non sentiva questo nome.
Inconsciamente credeva di averlo dimenticato, di aver dimenticato la donna che la segnato in passato.

Lui, un ragazzino che stava scoprendo il suo corpo e il sesso.
Lei una donna più grande annoiata e brava a manipolare.
Lui che ha perso un caro amico a causa di un rapporto malato.
Lei che lo ha avvelenato con il suo corpo e la sua lussuria.

Cassandra, la donna che l'ha spinto a promettere che non sarebbe più stato succube di una donna.

Ed ora?
Ora solo pensare a Kim gli provoca un nodo in gola e scarica adrenalina nelle sue vene.
Kim sta mettendo in discussione ogni cosa e Alex non sa se è un bene.

Carmen, capendo di aver innescato nella sua mente una guerra, decide di non andare oltre e di alleggerire l'aria diventata soffocante.

"Comunque, Cam dice che è una donna fuori dal comune.
Percio la voglio a cena sabato e non accetto un no."

È davvero curiosa di sapere chi è la donna che  confonde tanto Alex.
Chi è la donna che molti chiamano demone mentre Cam la chiama amica.
Sapendo quanto il ragazzo sia diffidente verso chi non conosce.

Intanto alex sorride, portandosi alle labbra la borra fresca.
Invitare Kim a una cena di famiglia, vederla in una atmosfera  tanto intima e tranquilla, gli sembra assurdo.

Lei, che ci sta da dio con una pistola in mano e il corpo sporco di polvere da sparo e guerra.
Come starebbe qui, seduta a questa tavola, a chiacchierare tranquilla con Carmen?

La verità è che sicuramente non ci starebbe.

"Non ci conterei troppo.
Kim non è di queste cose e sono sicura che preferirebbe ingoiare chiodi che accettare."

E scoppia a ridere come un pazzo, perché è questo che fa Kim.
Lo rende pazzo e lunatico.

E Carmen non ha bisogno di fare  domande per capire quanto quella donna ormai viva sotto la pelle del suo bambino.
Cio che si chiede è se sia un bene o un male.

Comunque Kim non accetterebbe mai e Alex ha azzeccato persino le sue identiche parole.

"Meglio ingoiare chiodi che andare a quella stupida cena."

Vero ma invece ha accettato.
E non sa nemmeno il perché, o meglio, si da della stupida per aver accettato solo a causa di quella biondina.

Carmen è stata brava a muoversi, mostrando il carattere che è riuscito a controllare quei capestrati dei suoi ragazzi.

La sera stessa del giorno in cui ha parlato con Alex, ha chiamato Jek sapendo della sua relazione con Sara.
La bionda che sa essere il punto debole della straniera.

Zitta, zitta, mostrandosi una semplice casalinga, è in realtà più furba di quanto gli altri pensino.
E attraverso il racconto dei suoi ragazzi ha scoperto le basi fondamentali di Kim e come arrivare a un suo si.
Usando, per i buoni motivi, il suo legame con Sara.

"Maledetta biondina."

Parla tra i denti, prendendo a pugni il sacco, sfogando su esso tutta la frustrazione.

Era un semplice venerdì questa mattina quando si è svegliata, mai pensando che Sara aveva ben organizzato la sua trappola.

"Ma perché cazzo ho detto di sì?"

Parla da sola come una pazza, fregandosene dei troppi sguardi nella palestra su di lei.
Colpendo con più forza il sacco con pugni e calci, non sentendo nemmeno la pelle delle nocche screpolarsi.

Perché ha detto di sì?
Perché non riesce a dire di no a quegli occhi da cerbiatto.

E le ha detto di no quando Sara le ha spiegato l'invito di Carmen.
Le ha detto di no quando la supplicata di andare con lei.
Per poi dirle di sì quando ha visto i suoi occhi lucidi e la sua voce inclinata.

Mi sarebbe piaciuta una cena di famiglia.
Ma senza te non è la mia famiglia.

"Quella streghetta è diventata brava con le parole."

La polvere si le ricopre la pelle sudata, creando una sensazione di fatica e sporcizia.
Le gambe fanno male e i muscoli bruciano imparagonabile al fuoco che sente dentro.

Sara è stata brava a inganarla, solo ora dopo ore se ne rende conto della trappola in cui è caduta.
Ma non è questo a farle così tanta rabbia.

Un ultimo pugno al sacco e finalmente rilasciare il respiro trattenuto e innebriarsi della sensazione di bruciore nei polmoni.
Spingere il corpo fino all'estremo, per sentire meglio i propri pensieri.

Senza dire una parola, cammina a passo spedito verso il suo spogliatoio personale.
Essendo lei e Sara le uniche donne, Mark le ha ceduto il loro spogliatoio personale, dando loro anche le uniche chiavi.

Cosi chiude la porta a chiave, sentendosi tranquilla e sollevata di potersi lavare subito la fatica da dosso.

Nuda, vestita solo dei colori dei suoi tatuaggi, si mette sotto l'acqua ghiacciata, godendosi i brividi che lo scalo tra l'acqua gelida e bollente le provoca in corpo.

Si lascia andare, non sentendo il dolore dell'acqua che le ustiona la pelle, lasciando che la mente urli più forte per le orecchie tappate dall'acqua.

Sara ha bisogno di una famiglia, di affetto e di attenzioni che solo una famiglia può dare.
Ma Kim non è fatta per avere una famiglia, lei è un lupo solitario che rifiuta il legame di branco.
Ma Sara non è così.

Si è legata alla bionda come una sanguisuga, un parassita che si nutre della sua luce, rinchiudendola nel suo  mondo fatto di solitudine e silenzio.
Mentre Sara respira risate e unione, lei è una casa piena di gente, Kim è una mansarda abbandonata e piena di incubi.

Che sia un urlo di aiuto quello di Sara?
Che si senta vuota a vivere legata a Kim?

Sbuffa, passandosi il sapone sul corpo, lasciandosi andare all'illusione che non si sta arrossendo la pelle solo perché non la vede sotto tutto questo inchiostro.

Questo inchiostro che nasconde il prezzo di aver desiderato una famiglia.
Che le ricordano che lei non è fatta per avere una famiglia, lei è stata creata per essere sola.

E allora perché legarsi a Sara?
Perche andare contro la sua stessa natura pur di elemosinare un po di calore?

E Sara?
E davvero giusta rinchiuderlo nella oscurità che vive in Kim?
E giusto imprigionare il sole e strapparlo dal cielo?

Esce dalla doccia più frustata di più, poiché non ci sono risposte alle sue domande.
O meglio, risposte che può accettare come vere, azioni che dovrebbe seguire liberandola.

E si veste in fretta, sentendosi soffocare dalla sua stessa solitudine, dalla consapevolezza che ormai non trova più pace nel suo stesso silenzio.
Che ormai ha imparato a respirare tra le risate e la presenza di Sara.

E c'è un'altro problema nell'aver accettato l'invito a cena.
La presenza di due occhi verdi che non vede da un po, ma che le tormentano la mente giorno e notte.
Alex.

Ci sarà anche lui, lo stesso che le ha fatto il favore di non farsi vedere da giorni.
Lo dovrebbe ringraziare, la sua assenza le ha dato un attimo di respiro, lo stesso che ha perso in quel bacio.

Perche lei lo ha voluto quel bacio, ha bruciato come lui di desiderio, gli avrebbe permesso di toccarla come nessun uomo ha avuto il permesso di fare.

Ma poi è caduta nell'oscurità, è dovuta fuggire.
E ora non sa cosa proverà quando lo vedrà di nuovo.

La testa le esplode, le ore passate in palestra non le hanno dato il sollievo che cercava.
Hanno stancato il suo corpo ma non la sua mente, quella è eterna e instancabile.

Una volta uscita fuori dalla palestra, senza salutare nessuno, si accende una sigaretta cercando nel fumo e nella cenere la donna che era una tempo.
Perché prima del suo arrivo in città lei era come questa sigaretta, vivendo infondo in attesa di finire presto cenere.
Mentre ora, la sua vita si è tanto arricchita che sarebbe un peccato paragonarla a una sigaretta.

Forse potrebbe confrontarla con quella di una canna, infondo è così che si sente ogni giorno, assuefatta dalle nuove e troppe emozioni.

A paragonare la propria vita a una canna, le sfugge un sorriso, sintomo che la sanità mentale la sta abbandonando.

"Quello era un sorriso o sbaglio?
Raro evento direi."

Kim si gira di scatto verso la voce troppo vicina per i suoi gusti.
I troppi pensieri le hanno annebbiato i sensi tanto da non sentire Marco avvicinarsi.
E questo non va assolutamente bene.

"Segnalo sul calendario, insieme alla pioggia di meteoriti e al cazzo che me ne frega."

Il ragazzo davanti a lei invece di allontanarsi, sorride.
A proposito di canne, forse qui tutti si fanno di roba scaduta se ancora pensano che lei sia simpatica.
O forse ultimamente si è rammollito e ha perso il proprio fascino.

Lo guarda con uno sguardo di fuoco, lasciandolo affogare nelle lastre di ghiaccio che ha al posto degli occhi.
E sorride soddisfatta quando lo vede tornare serio e ingoiare a vuoto.
No, non ha perso il suo tocco.

"So che mi manderai a fan culo, ma ti ho vista pensierosa e ho pensato che di offrirti da bere."

Marco è quel classico ragazzo che sembra un orso da quanto è grosso e invece poi è buono come il un orsetto di marzapane.
Il classico cliché e in realtà tutti in questa palestra sono un cliché di bravo ragazzo, ma Kim non ci sputa sopra poiché questo "difetto", le permette di allenarsi senza rotture di palle.

Tornando all'invito a bere, kim ha sempre rifiutato qualsiasi tipo di invito.
Ma oggi si sente clemente e vuole onorare il ragazzo della sua presenza, con la solita ironia che le rimbomba nella testa.

E lo fa per due semplici motivi.
Uno, al bere non si può dire di no, soprattutto se è pagato da altri.
Due, Marco non è interessato al suo corpo, o meglio alla sua femminilità preferendo di gran lunga la compagnia maschile.
Insomma non c'è rischio di dovergli strappare i gioielli di famiglia se ci prova.

"Va bene, ma spero per te che hai il portafoglio bello pieno, perché io bevo un sacco."

E i due si allontanò dalla palestra uno di fianco all'altro.
Marco fa persino una battuta, mettendo il braccio intorno al collo di Kim e lei si ritrova a ridere.

Il problema è che non tutti sanno dell'orientamento sessuale di Marco, come per esempio non lo sa Alex, che dalla macchina guarda i due sentendo la gelosia consumarli le viscere.

Vede il braccio di lui sulla pelle di lei.
E lei, invece di toglierlo indignata come ha sempre fatto, sorride e lo spintona giocosamente.

"Mi chiedo cosa avresti fatto se fosse la tua donna."

Le parole di Carmen gli ritornano prepotenti nella testa.
Il pensiero è che lei non è sua, ma non sopporta saperla di un altro.

La questione è solo una, bisogna prendere delle decisioni nella vita.
Perche a vivere sempre camminando su un filo, questo prima o poi si spezza.

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