Capitolo 2 una vodka liscia

Il Bronx di giorno pare sporco e povero, ma di notte si illumina di illeggibilità.

Spacciatori ad ogni angolo, che guadagnano avvelenando ragazzini e disperati.

Donne che vendono la propria dignità a poche monete per arrivare a fine mese.

Macchine che bruciano l'asfalto, gareggiando per la gloria e il rispetto.

Le luci basse e tetre a sottolineare quanto questa città sia sbagliata e cruda.

Ma invece Kim quasi si sente a casa, si sente parte di questo sistema corrotto.
Di questo mondo sporco che sputa in faccia alle forze dell'ordine.
Senza ripensamenti, poiché anche la legge usa questo luogo per pulirsi le scarpe come se fosse un tapettino.

Parcheggia davanti al "inferno pub", caratterizzato da un paio di scarpe per sbaglio finite sull'insegna.

Certo, per sbaglio.

Se ne frega di tutti gli sguardi che attira su di sé appena posa piede sull'asfalto bollente.
O dei bisbigli di incredibilità nel vedere la macchina della straniera su un parcheggio riservato.

Ignari che Kim sa bene dove ha parcheggiato e se ne frega.
Le labbra piegate in un sorriso, più simile a una smorfia a causa della sigaretta che pende dalla bocca.

Il fumo che le circonda il viso, la luce del lampione che spinge sui suoi lineamenti.
Se un pittore potesse appropriarsi di quest'opera, le darebbe il nome di inferno paradisiaco.

Il silenzio della strada viene spazzato via dalla confusine che riempie il locale.

Musica a far da sottofondo a urla e risate, la gioia della gente nel vedere due uomini che riducono a lividi e sangue.

Ecco perché Kim è qui, ecco cosa attira il suo sguardo come luce per una falena.

Il ring.

Con passo sicuro si avvicina al bancone, indifferente agli sguardi infuocati maschili e quelli invidiosi delle donne.

Consapevole che il suo corpo stretto in un top viola e un leggings aderenti, attirino qualsiasi malsano pensiero.

L'unico sguardo che incrocia è quello del barista, un uomo piacente nulla da ridire, ma sfortunatamente con la donna sbagliata davanti.

"Cosa ti dò bellezza?"

Kim si mette comoda sullo sgabello, sorridendo innocentemente al barista, solo perché immagina la faccia che farà tra poco.

"Il nome che devo fare per combattere su quel ring."

Ed ecco che la faccia dell'uomo attraversa diverse emozioni.

Divertimento, confusione, incredulità.

"Che ti offro baby?"

Kim sbuffa, senza nemmeno guardare l'uomo che si è seduto vicino a lei, nemmeno gli risponde.
Sperando che si levi presto dai piedi, perché questa sera viola giocare solo su quel ring.

"Allora?
Mi dai il numero del tuo capo o lo chiami tu?"

Il barista cerca di uscire dalla confusione per rispondere, ma una mano si posa sulla spalla di Kim attirando completamente attenzione di lei.

"Parlo con te tesoro."

E ci prova a fare la brava ragazza, a non pensare a quella lurida mano sulla pelle nuda.
All'istinto che sente dentro di tirar fuori il suo amato coltellino e trapasargliela.

"Hai esattamente cinque secondi per togliere quella cazzo di mano da me e infilartela nel culo."

Ma lo stronzo è duro di comprendonio e si avvicina con le labbra all'orecchio, intossicandola con il suo alito di alcol, fumo e cipolle.

"Altrimenti?"

E nella mente il conto alla rovescia.
5, la pelle che brucia sotto il suo fetido tocco.
4, il suo odore che da nausea e irritazione ai sensi.
3, la presenza dell'uomo che le fa da ombra sul bancone.
2, l'adrenalina che scorre in ogni parte del suo corpo.
1, una smorfia immaginando le macchie di sangue sule scarpe nuove.

"Il mio capo non ha tempo da perdere con cazzate del genere."

0, l'inferno nei suoi occhi di ghiaccio.

Muove velocemente il capo, dando un testata precisa sul naso.

Il molestatore indietreggia bestemmiando e tenendosi la mano sul naso che già perde sangue.
Sicuramente rotto.

"Brutta puttana."

Kim lo guarda sorridente, anche quando lui le va addosso.
Illuso di poterla colpire.

Il sangue pompa più forte tanto che arriva di botto al cervello.
Droga che le fa dilatare gli occhi.

Lo colpisce con un pugno sulla mandibola, per poi dargli un calcio sulla guancia.
Che lo fa cadere a terra k.o

"Peccato, avrei voluto giocare di più."

Sbuffa, muovendo con il piede l'uomo svenuto a terra.
Dove sicuramente rimarrà così per molto tempo.

"Ei stronza, che cazzo hai fatto al mio amico?"

E sul viso di Kim riappare un sorriso sadico.
Si stiracchia i muscoli mentre due uomini si avvicinano a lei.

Poveri, vogliono solo vendicare l'onore dell'amico.
Peccato che faranno la stessa fine.

Tutti che osservano curiosi, alcuni aspettando il momento per salvarla e magari essere ringraziati in qualche modo.

Ma Kim non è sicuramente una principessa da salvare.

Si muove veloce tra i due uomini, colpendo in punti sensibili e dolorosi.
Il respiro controllato, i muscoli che bruciano sotto i vestiti e l'overdose che si avvicina.

Gli occhi dei presenti spalancati, fissi sulla donna che senza mostrare fatica colpisce con forza e sicurezza.
Facendo finire i due a terra, vicino al loro caro amico.

E tutti fanno un passo indietro, mentre Kim tranquilla si pulisce la polvere dalla spalla, con tanto di espressione annoiata.

Combattere contro due ubriaconi che non si reggono in piedi non è poi così divertente.

Ma almeno lo è la faccia del barista, che sussulta facendo un passo indietro mentre Kim si affaccia sul bancone per servirsi da se una birra alla spina.
Il tutto nel silenzio assoluto che il suo spettacolino ha creato.

Si mette comoda sulla sgabello, sorseggiando il suo drink che gela la gola.
Un po' come i suoi occhi fissi sul resto della clientela.

"Forza, lo spettacolo è finito.
Tornato alle vostre miserabili vite."

E chi osa contraddirla una donna che ha appena messo k.o tre uomini senza farsi nemmeno un graffio?
Nessuno.

Il rumore e la musica tornano a riempire il locale.
Sotto lo sguardo ancora sotto shock del barista.

"Allora, che si fa bellezza?
Chiami il tuo capo o devo decimare la vostra clientela?"

Sussurra con le labbra macchiate di schiuma.
E il barista non sa davvero se essere eccitato o terrorizzato da questa donna bellissima ma letale.

( ꈍᴗꈍ)( ꈍᴗꈍ)( ꈍᴗꈍ)( ꈍᴗꈍ)

"Come cazzo è possibile che non avete scoperto nulla?
E già passata una settimana."

Alex sbatte il bicchiere sul tavolo,con una forza tale che scheggia la base di vetro.

"Ho mandato i miei uomini migliori.
Ma quella donna li scopre dopo appena pochi minuti.
E chi si è avvicinato troppo si è trovato puntato in faccia una pistola."

Cerca di spiegare Jek, ma Alex è sordo a qualsiasi scusa.
Come un leone in gabbia cammina avanti e indietro.
Tormentato da una preda che in realtà è un cacciatore.

"E le tue fonti?
La polizia, informatici.
Qualcuno saprà qualcosa su di lei.
Non è un cazzo di fantasma"

Ma Jek nega ancora, girandosi tra le mani un bicchiere di ottimo whisky.

Mentre i gemelli Coll giocano a bigliardino poco lontano.
Poco interessati da cosa tormenti tanto il loro amico.

"Nulla.
La casa le stata donata e la targa della macchina è falsa.
Per quanto riguarda il nome con sui ha intestato la casa, è trasparente, tanto che inizio a credere sia falso."

Ma c'è una piccola luce negli occhi di Jek.
Una scintilla che grida che qualcosa c'è.

"E se fosse davvero il suo nome, il mistero si infittisce.
Poiché ha una cartella segnata come top secret, roba pesante a cui nemmeno Massi ha accesso."

E la cosa allora è grave.
Massi ha spesso dimostrato di essere un genio con il computer, il fatto che nemmeno lui possa sfiorare quei file è segno che è roba grossa ma soprattutto pericolosa.

Alex finisce il suo drink, sprofondando nella poltrona della sua ala relax.
Una stanza della casa dove in genere con i suoi amici si diverte.
Mentre ora ha solo un enorme mal di testa e tutto per colpa di quella ragazza.

Tanto è immerso nel maledirla, che non si accorge di un corpo che si siede sul bracciolo della poltrona.

"Sei così nervoso stasera."

Mandy gli passa le mani sulla spalla, strofinando il seno sulla spalla.

Si avvicina lenta al suo orecchio sfiorandolo con le labbra sporche di rossetto.

"Se vuoi posso farti rilassare io."

E in genere Alex risponderebbe di si, quasi sempre ha trovato solievo tra le cosce della bionda.
Ha sfogato i suoi nervi nella sua bocca rossa.

Ma ultimamente scopare Mandy lo porta a immaginare la misteriosa ragazza al suo posto.
E questo lo fa alterare ancora più.

"E meglio se torni a casa.
Non ho nessuna voglia di scoparti, vai a elemosinare cazzi da un'altra parte."

Mandy, scottata da parole tanti crudeli, si alza di scatto.
E se ne va, indignata che Alex non l'abbia nemmeno guardata.

Il tutto sotto lo sguardo confuso dei suoi amici, che mai l'hanno visto rifiutare una sveltina veloce.
Soprattutto con Mandy.

Ma lui rimane impassibile, cercando un buon piano per scoprire chi cazzo è la nuova proprietaria di Villa Queen.

"Manda altri uomini a seguirla e fa che non siano così coglioni da farsi seminare."

Sa già che è inutile.
Quella donna ha dimostrato più volte che se non vuole essere trovata, non la trovi.

Ma Jek annuisce comunque, solo perché vuole evitare un'altra scenata dell'amico.

Si prepara ad eseguire gli ordini, quando il suo telefonino suona mostrando sul display il nome di Santis, il barista che si occupa di uno dei loro locali.

"Cosa vuoi?"

Anche Alex è sorpreso da questa chiamata.
In genere i loro uomini chiamano solo in caso di vera necessità.
E la smorfia di Jek che si trasforma in un sorriso divertito aumenta la sua curiosità.

"Va bene, falla mettere comoda.
Noi stiamo arrivando."

Chiude velocemente la telefonata, per poi scoppiare a ridere.
Facendo sospettare ad Alex che il drink del l'amico era troppo forte o drogato con qualcosa.

Ma Jek continua a ridere, preparandosi ad andare via.
Ma non prima di incrociare lo sguardo dell'amico.

"Santis dice che c'è una donna al locale che vuole combattere sul ring.
La definita una donna tanto sexy quanto letale.
Un demone."

Ed ora Alex capisce l'improvviso cambio di umore dell'amico, poiché solo una donna negli ultimi giorni è stata definita tale.

Si infila la giacca con cura, non potendo trattenere un sorriso ironico.
Una settimana a cercarla e pedinarla e poi lei si presenta nel suo bar.
Ironicamente sadico il destino.

"Ragazzi voi venite?"

Si volta verso i gemelli Coll, che però rifiutano con noia.
Poiché hanno altri impegni per la serata.
Come succede spesso negli ultimi tempi.

"Quei due sono strani ultimamente."

Fa a parole i suoi dubbi mentre sale in macchina, aspettando che l'amico si metta comodo sul sedile passeggero.

"Penso che si tratti di donne, ultimamente rifiutano qualsiasi invito in un night.
Cosa che mi aspetterei da Massi, ma non sicuramente da Cam."

Si, la situazione è davvero strana.
In anni di amicizia Massi è sempre stato quello più serio e tranquillo.
Ma il gemello non ha mai nascosto la sua dipendenza dal gentil sesso.
Ed ora vederlo rifiutare tante donne è quasi un eresia.

"Vedrò di parlarci domani.
Ora andiamo a scoprire qualcosa su questo bel demone."

Ci tiene agli amici, ma ora la mente è puntata su di lei.
Su quella donna che ha manipolato ogni sua fantasia sessuale negli ultimi giorni.

Jek sorride, divertito dallo sguardo del amico.
Ultimamente la loro vita si  basa solo sul lavoro, perciò vederlo interessato ad altro è un trionfo.
E sinceramente anche Jek vuole scoprire qualcosa su quella misteriosa ragazza.

La prima cosa che notano davanti al locale, è che il loro parcheggio è già occupato.
E ad Alex sfugge un sorriso quando nota che è la macchina di lei.
Che sicuramente sa essere riservato, ma se ne fregata.

"Non so proprio come farai a domare quella tigre."

Alex sorride alla battuta dell'amica, mentre tranquillo parcheggia proprio dietro la macchina di lei, proprio per impedirle di fuggire.

La gente sussulta al loro passaggio, mentre le guardie gli aprono le porte rimanendo a capo chino.
Paura e rispetto, ecco l'odore che indossano con una buona dose di pericolosità.

Appena dentro il locale, il suo sguardo la cerca tra la folla.
Ha visto centinaia di sue foto, saprebbe riconoscerla al buio.
Perciò osserva ogni tavolo, ogni punto buio, ma nella confusione del locale non è sicuro lei ci sia o no.

Perciò segue Jek verso il bancone, dove Santis lavora come il solito ma il suo viso bianco è sospettoso.

"Dov'è?"

Alex non ha bisogno di fare nomi o dare spiegazioni.
E sicuro che lei è sulle labbra di tutti nel locale.

Santis non osa alzare lo sguardo, si limita ad indicare il prive che si trova sul soppalco.
Zona destinata a loro solamente e questa cosa un po' tira i nervi di Alex.

Poiché gli sta bene che la ragazza sia una ribelle, ma mancargli si rispetto è tutt'altra cosa.

Evitano di prendersela con il barista, il livido sul mento dimostra che ha provato a fermarla.
Dolorosamente inutilmente.

I due si incamminano verso la loro sala privata, Alex sicuramente con un umore diverso.
Poiché è confuso tra la voglia di punirla e scoparsela.

La gente che normalmente grida e si spintona, si pietrificano al passaggio dei due proprietari.
Soprattutto chi incrocia lo sguardo furioso di Alex.

Che però quando entra nella stanza è ancora più confuso.
La donna è comodamente seduta sulla sua poltrona, con le gambe messe in risalto dalla posa accavvalata.
Seduta a schiena dritta, mostrando spudoratamente il suo seno abbandonate e le labbra a sorseggiare da un bicchiere di vodka liscia.

"Finalmente siete arrivati.
La bottiglia nella attesa è quasi finita."

Lo prende in giro lei, muovendo la bottiglia a metà davanti ai loro occhi.

Jek ridacchia rimanendo indietro di qualche passo.
Mentre Alex non nasconde il nervoso che gli sta scorrendo in vene e che ora offusca la sua curiosità.

"Fammi capire.
Vieni nel mio locale, pretendi di combattere facendomi correre qui, occupi la mia sala riservata e in più ti lamenti del mio ritardo?"

Lei si porta due dita sotto il mento, fingendo di pensarci.
Per poi finire l'ultimo sorso ancora nel bicchiere.

"Si.
E in più il vostro barista mi ha comunicato di mettermi comoda.
Ed io su questa poltrona sono comodissima."

Alex spalanca gli occhi, questa è davvero pazza, forse ubriaca.
Poi incrocia i suoi occhi di ghiaccio, no non è ubriaca, anzi forse non ha mai visto una mente tanto lucida.

"Ti perdono perché forse non sai chi sono.
Ma io non accetto mancanze di rispetto, tanto meno da un donna."

Parla lentamente mentre si siede davanti a lei.
La guarda con lo sguardo che ha fatto tremare molti suoi nemici.
Ma questa donna serena si accende una sigaretta, come se fosse sorda alle sue minacce.

E Alex non sa se essere più incazzato o eccitato.
Forse entrambe.

"Hai già finito il tuo monologo?
Andiamo mi aspettavo un discorso di larghe vedute come i cattivi dei film."

No, non è sorda, ci sente benissimo la stronza.
E osa anche prenderlo per il culo.

"SEBASTIAN."

Urla, facendo entrare nella stanza uno dei suoi uomini.
Ora la donna ha esagerato, nessuno gli parla così.

"Sbatti fuori questa stronza."

Si alza, mettendosi da parte, pronto a vederla stretta tra le braccia del grosso Seba.
Magari all'ora vedrà un po' di paura in quegli occhi di ghiaccio.

Intanto la guardia si muove un po' titubante, non abituato a combattere contro una donna.
Ma ha un po' di rimorso solo perché non sa chi è la donna che ha davanti.

Fa un passo in avanti, fermandosi a causa della risata di Kim.
Che lucida come sempre, aveva già pianificato tutto.
Questa scena è sua, è lei la regista.

Così prende la bottiglia dal tavolino, per poi spingere quest'ultimo verso il bestione.
Come da copione quest'ultimo cade in avanti sul tavolo, davanti agli stivali di Kim.

Con ancora la bottiglia in mano sale sulla guardia e la scavalca.
Si abbassa di colpo quando lui si gira per afferrarla e lo colpisce alla caviglia facendolo cadere rovinosamente sul tavolino in vetro che si rompe per l'impatto.

I due proprietari rimangono in disparte.
Sconvolti ma anche curiosi di vedere quante delle voci su di lei siano vere.
Intanto Seba ha ormai preso la cosa sul personale.

Si rialza, trovandosi davanti alla donna che annoiata sorseggia dalla bottiglia.

Prova a colpirla, ma lei è più agile e schiva ogni colpo senza far cadere un goccio di vodka.
Sarebbe una vera disgrazia.

Il gigante carica un pugno, convinto di colpirla dato che è con le spalle al muro.
Ma lei si abbassa e il pugno sprofonda nella tenda che decora il muro.

Kim lancia in aria la bottiglia, velocemente circonda il polso della guardia con la tenda.
Per poi abbassarsi e passargli tra le gambe tirando con sé la tenda.

E mentre afferra la bottiglia atterrata nella sua mano, Seba bestemmia tutti i santi per il proprio pugno che gli è arrivato sui gioielli.

Kim da un altro sorso alla bottiglia quasi vuota, per poi spaccarla sulla testa del bastione.
Che cade giù come un sacco di patate.

Alex è sconvolto, non ha mai visto nessuno muoversi a una tale velocità e con una tale eleganza.
Senza sapere che Kim aveva portato avanti la scena esattamente come l'aveva immaginata prima del loro avviso.

"Bene, direi che ora che il bimbo dorme, possiamo parlare d'affari."

Alex, subendo l'ennesimo affrontò, scatta in avanti.
Le mette una mano sulla gola, spingendola contro la ringhiera che si affaccia sulla sala di sotto.

"Dimmi perché non dovrei buttarti di sotto."

Gli ringhia in faccia, mentre la mente assorbe ogni informazione che sta toccando.

Il corpo di lei e sodo e perfetto contro il proprio, la sua pelle profuma di vaniglia, un dolce sapore in contrasto con i suoi occhi di ghiaccio.
Tanto freddo da sentire il sangue gelare nelle vene.
Al contrario della sua bocca rossa naturale, gonfia e carnosa, perfetta da mordere.
Deliziosa ora che sorride falsamente divertita.
L'erezione è inevitabile.

"Io ho una idea migliore."

Sussurra confondendolo con il suo alito che brucia per il suo odore di alcol, mentolo e tabacco.

Il dolore per la stoffa stretta del cavallo lo rende ancora più sensibile a una forma cilindrica che ci si posa.

"Facciamo che tu mi fai combattere, io ti ripago i danni e tutti torniamo a casa vivi e salvi."

Preme un po' di più la canna della pistola sulla dolorosa erezione.
E Alex non sa davvero se preoccuparsi o eccitarsi ancora di più.

"Che ne dici?"

Si preme di più a lui e il suo cervello esplode.
Non ragiona più, pensa solo a lei nel suo letto che urla mentre la scopa con forza.

Jek si rende conto che le cose si mettono male con l'amico.
Lo capisce dallo sguardo di lei sempre più sicuro e pericoloso.

"Che ne dici se ne parliamo qui domani alle dieci pm?
A mente fredda si ragiona meglio."

Prova a fare raffreddare la situazione.
Ma i due sono prigionieri nei loro sguardi, come se il resto del mondo non esistesse.

"Togliti di dosso o ti faccio saltare i coglioni."

Questa volta è Kim a parlare a denti stretti, non sopportando più questa avvicinanza.
E sottolinea il concetto spingendo la pistola contro di lui, costringendolo a risvegliarsi dai suoi lussuriosi pensieri.

"Va bene, amici come prima.
Domani il mio amico ti farà avere tutte le istruzioni."

Alex distoglie lo sguardo, poiché davvero tentato di fare qualche cazzata e perderci i suoi amati gioielli di famiglia.

"Bene."

Kim mette via la pistola e, dopo aver lasciato qualche banconota sul corpo ancora svenuto della guardia, se ne va senza fiatare.

Una volta che lei è fuori dalla stanza, Alex tira fuori un portatile dal mobiletto bar.
Curioso di vedere la faccia della donna quando scoprirà che le ha bloccato il passaggio con la macchina.
E Jek è immobile dietro di lui, pronto a vederla tornare.

Ma Kim ha già avuto in mano quel PC e sa benissimo lo scherzetto che le ha fatto Alex.

Perciò quest'ultimo la vede uscire dal locale e tirare fuori un telecomando.

"Ma quello è..."

Jek non ha modo di continuare che l'amico sbatte un pugno sul mobiletto.
Si quello è il telecomando della sua macchina.

Perciò la vede salutare verso la telecamera e poi entrare nella macchina di lui.

"Mando qualcuno a fermarla?"

Alex fa segno di no, senza distogliere gli occhi dallo schermo.
La osserva spostare la macchina e parcheggiarla lontano.

"Non la ruba."

Sussurra forse a stesso, continuando a guardarla  mentre sale sulla propria macchina e andarsene.

Quella stronza è furba, forse persino leale.
Ma una cosa è certa.

"Quella donna sarà mia."

Alex non ha dubbi...

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