capitolo 17 Le parole possono distruggere più di un arma.

Non solo le mani di Kim gocciolano di sangue.
Anche se, quello che Alex sta lavando dalle mani non è  il suo, ma quello di Jim.

Legato polsi e caviglie a una sedia, respira appena, mentre il suo ormai e tanto scomposto che nemmeno sua madre lo riconoscerebbe.

Dalla piccola finestra, un linea di luce entra nella stanza, come un faretto che illumina una scena teatrale che solo chi forte di stomaco può guardare.
Il corpo martoriato di Jim.

Il silenzio si macchia di respiri irregolari della vittima, mentre crea rumore l'acqua che sbatte sulle mani del carnefice.

Sobbalza Jim nel sentire il rumore delle ruote storte di carrello.
Che viene allontanato da lui, facendolo sospirare con così tanta da forza da duolergli il petto.

Su esso, un taglio a forma di x che ancora sanguina, indisturbata poiché ormai il suo intero corpo e una tela macchiata completamente di rosso.
I pannelli, creatori di questa opera, sono bisturi, coltelli e altri arnesi che ora vibrano su quel carrello che qualcuno sta portando via.

Chiunque troverà il suo corpo per strada, avrà pena per il suo aspetto disastrato.
Forse, se sapessero chi è e cosa ha fatto, non avrebbero tutta questa clemenza.

Un uomo sadico e senza coscienza, capace di uccidere bambine, stuprare ragazzine e vedersi sua madre per pochi spiccioli.

Alex si asciuga le mani ora tornate bianche, mentre lentamente si volta verso di lui, soddisfatto del suo operato.

E non solo perché è  un sadico, lurido pezzo di merda.
Ma perché questo sadico, lurido pezzo di merda a osato colpirlo nel suo territorio.
Cercando di ucciderlo e, una mollica di rabbia è dovuta anche al fatto che abbia colpito Kim.
Il tutto servito dalla pioggia di proiettili che ha tentato di riversare addosso a lui e ai suoi fratelli.

No, non ha pietà di lui.
Come lui non avrebbe avuto pietà di loro se i ruoli fossero invertiti.
Percio si ritiene pari, anche se con un ragionamento poco razionale.

"Allora Jim."

Butta via il tovagliolo con cui si è  asciugato le mani, per tornare con lo sguardo sullo stronzo.
Il labbro spaccato dai pugni, insieme alla mandibola fratturata e l'occhio nero.
L'orecchio tagliato, buttato nel secchio della spazzatura insieme a tre dita.
Per non parlare dei diverso tagli sul corpo causati da bisturi o coltelli dalle diverse forme e dimensioni.

Alex deve ammettere un po di ammirazione verso questo pezzo di merda.
Ha resistito tutta la notte prima di cantare come un un'uccellino.
Davvero ammirevole.

Ed ora, in cambio di una morte veloce e indolore, gli ha detto gli affari di Perez e le sue talpe in zona.
Talpe che si trasformeranno presto in cibo per pesci.

In più gli ha spiegato alla perfezione, chi è coinvolto nell'attacco ieri sera e qual'era lo scopo principale.
Anche se questo era un po' scontato.
Uccidere Alex e i suoi bracci destri.

Insomma tutto quello che poteva dirgli gliel'ha detto.

"Un patto è un patto.
E io mi ritengo un uomo di parola."

Impugnando il ferro, avvicina la canna della pistola alla fronte dell'uomo.
La mano e fredda è sicura di sé e gli non mostrano tentennamenti o sensi di colpa.

Il dito che preme il grilletto lo fa senza mostrare pietà, nemmeno quando il proiettile gli attraversa il cranio.
Schizzandogli sangue addosso e resti cervello, pelle e sangue su pavimento e parete.

Quello che è  un omicidio che logorerebbe l'anima umana, in Alex non ha nessuno effetto.
Ne rimorso, ne macchia sulla coscienza.

È  solo un corpo senza vita in più, da gettare nella spazzatura.
Nulla di più.

"Ripulite tutto ragazzi e riposate un po'.
Più tardi faremo un po di pulizie in casa."

Su un foglio postato nella tasca di Alex, la lista dei tradutori è lista, perciò meglio essere riposati.

Lascia i due gemelli a sistemare, entrando nel piccolo bagno attrezzato per fortuna di doccia.
Nelle condizioni in cui si trova non oserebbe uscire da qui e soprattutto salire sulla sua bellissima macchina.

Si spoglia di ogni cosa, bestemmiando per la camicia bianca di stoffa pregiata, ora ridotta a spazzatura.
E la stessa fine fanno i suoi pantaloni, comprati pochi giorni prima.
Deve ricordarsi di vestirsi con abiti vecchi quando deve risolvere questi problemi.

Una volta sotto il getto freddo della doccia, riesce a rilassare la mente e a ripensare alla notte precedente.

Gli scappa persino una risata a ricordare lei che prima scappa e poi combatte insieme a lui.
E  ancora più assurdo, ricorda l'erezione che ha avuto per tutta la rissa.
Quasi inizia a credere che vederla lottare sia più eccitante che guardare un porno.
La verità è che lei è sesso allo stato puro in qualsiasi cosa faccia.

Si chiede anche come stia, se sia ferita e quando gli manderà la parcella del carrozziere.
Perché è sicuro che lo farà.

"Ti ho portato una cambiata.
Ringrazia il tuo amico che ha sempre una tuta in macchina."

La voce si Jek lo risveglia dai suoi pensieri.
Quella donna ha un potere tale da estraniarlo persino dall'acqua gelida che ancora gli sta cadendo addosso.
Sara sicuramente la sua rovina.

Uscendo dalla doccia, si asciuga in fretta con un piccolo asciugamano, per poi afferrare la tuta dell'amico.

Non è un granché, ma sempre meglio che andare in giro nudo.

Sta per chiedergli a che punto sono i gemelli, quando il telefono di Jek suona.
E da come risponde, pensa sia importante.

"Ciso Sara."

No, è solamente la sua cotta adolescenziale.
Perciò continua a vestirsi, facendo una smorfia nel vedere la sua scarpa elegante sotto una tuta blu e gialla.

"E Kim ora come sta?"

Ecco, questo è  un nome che decisamente attira la sua attenzione.
Le scarpe perdono tutta la loro importanza.
Ora ha solo occhi e orecchie per Jek, che nervoso si porta il pollice alle labbra mordicchiandolo.
Pessimo segno, la situazione è  grave.

"Ok, mandami via messaggio la lista.
Ci penso."

La losta di cosa?
Che è  successo?
E perché invece di spiegargli qualcosa, se ne va lasciandolo lì come un cretino.

Afferrando chiavi, portafoglio, telefono e sigarette lo segue verso l'esterno, senza nemmeno salutare Cam e Massi

Appena fuori dal magazzino, il contrasto tra l'aria di chiusa e l'esterno fa mancare il respiro per qualche secondo.
Mentre i primi raggi del giorno infastidiscono gli occhi, nonostante sia appena l'alba.
Quando è  entrato la luna era alta nel cielo, mentre ora sta già sorgendo il giorno nuovo.

"Mi dici che cazzo è  successo?"

Stufo di essere ignorato, lo segue salendo in macchina dal lato del passeggero.
Portandosi una sigaretta alla bocca e accendendola per dispetto.
Sapendo quanto l'amico odi che si fumi nella sua macchina.

Infatti finalmente attira l'attenzione dell'amico.

"Devo fare delle commissioni per Sara."

Gli risponde togliendogli dalla bocca la sigaretta, buttandola dal finestrino.
Ci ha rimesso l'ultima sigaretta, ma almeno finalmente Jek gli da una spiegazione.

Alex, sbuffando per la sigaretta persa, gli frega il telefono.
Leggendo il messaggio che Jek ha appena ricevuto.

"Garze, disinfettante, antibiotico, tutore per braccio e sigarette?"

La roba da farmacia può essere per Sara.
Ma le sigarette?
Da quando la biondina si diletta a fumare o a fare qualcosa di trasgressivo?
A parte uscire con Jek.

"Kim ieri sera si è  ferita alla spalla.
Sara non ha ancora la patente.
Percio a chiesto a me di andare a comprare queste cose."

Sara non ha la patente, ha abbastanza confidenza con Jek e lui corre come un cagnolino appena la bionda lo chiama.

Informazioni inutili, Alex ha sentito solo quello che gli interessa.

"Che vuol dire che Kim è  ferita?"

Jek sbuffa, riprendendo il telefono dalle mani dell'amico e parcheggiando davanti alla farmacia.

"Tu senti solo quello che piace a te, come sempre."

E non gli da una spiegazione, lo lascia lì con la faccia da pesce.
Per scendere a prendere l'occorrente in farmacia.

"Ultimamente tutti hanno preso il vizio di lasciarmi come un deficente."

Pensa ad alta voce e la situazione inizia a dargli sui nervi.
Ok, Jek ha sempre avuto questo vizio, anche se aumentato in questo periodo.
Ma anche Kim ha preso questa bella abitudine e inizia davvero a snervarsi.

Voltandosi dall'altra parte della strada, nota un tabacchino poco lontano.
Se non sbaglia nel messaggio c'erano anche le sigarette e, dato che deve prendere anche le sue, potrebbe prendere due piccioni con una fava.
Ma deve sbrigarsi, ha il presentimento che se Jek torna e non lo trova in macchina, andrà via senza di lui.

Sul messaggio non c'era scritta la marca, perciò decide di prendere un paio di stecche delle sue sigarette preferite.

Sa che non sono le stesse che fuma lei, avendo notato sulle sue labbra un sapore di tabacco più dolce e delicato del suo, ma non ha idea di quale possano essere.

Compie movimenti meccanici, limitandosi a gesti delle mani e a pagare senza nemmeno ritirare il gesto.
Ammettendo che sapere del malessere di Kim, lo abbia stordito.

Garze e disinfettante, deve trattarsi di una ferita più o meno grave, non pensa che Kim si lamenterebbe  per un graffietto.

Si chiede quando si sia ferita e come, poiché non si è  accorto di nulla.
O, più semplicemente, lei è  stata una attrice da premio Oscar.
Non mostrando nemmeno una smorfia o un lamento.

Risale in macchina, contemporaneamente a Jek, mostrando la stecca di sigarette destinata a Kim, mettendola nella busta dei farmaci.

Rimanendo però in silenzio, a chiedersi come sarà trovandosela davanti ferita.
Magari stesa in un letto, sanguinante e con la febbre alta, opzione plausibile dato l'antibiotico nella lista.

Quasi si pente di non aver giocato un po' di più con Jim.
Se avesse avuto prima la notizia della ferita di kim, non ci sarebbe andato così "leggero" con quel pezzo di merda.

Sulla strada che scorre verso casa di lei, gli scenari che immagina sono una decina.
Partendo da una semplice febbre, peggiorando sempre di più verso una Kim moribonda nel letto.

Sarà per la notte passata in bianco o per l'adrenalina che lenta sta abbandonando il suo corpo.
Ma solo ora, mentre la macchina  parcheggia davanti a villa Queen, si rende conto che potrebbe trovarla in fin di vita.
Senza che lui abbia fatto nulla per impedirlo.

Afferrando la busta con la "spesa" è il primo a scendere dalla macchina.
Ammirando la villa per la prima volta da quando è stata abbandonata molti anni fa.

Sapeva, attraverso alcune foto, che era ridotta davvero male all'arrivo di Kim.
Ma sembra che la corvina non  sia stata con le mani in mano e abbia fatto riprendere vigore a questa casa.

Il suo passo si ferma poco distante dal mosaico per terra che caratterizza la villa.
La scritta che le ha dato.la nomina di villa Queen.

Deve ammettere che questo luogo le si addice molto.
Anche se non la credeva una donna dal pollice verde, notando i diversi roseti e le innumerevoli calle che costellano il giardino.
Ma forse è  la biondina ad essersene occupata.

Arrivati davanti alla porta, Jek diventa nervoso.
Si sistema più volte i capelli, strappando la busta dalle mani di Alex.
Strappando una risata all'amico.

Il ricciolino vuole fare bella figura con la biondina.
È davvero cotto a puntino.

Il campanello viene suonato, pochi secondi di attesa e la porta lentamente si apre.
Con delusione e sorpresa dei due uomini.

Jek sospira deluso quando si trova davanti Kim e non Sara.
Mentre Alex si morde la lingua per la sorpresa.

Cos'è che aveva pensato?
Di trovarla moribonda e dolorante?
Non poteva sbagliare più di così.

Davanti a lui, Kim li osserva con il suo solito sguardo gelido.
Le gambe dritte e nude fino a metà coscia, un pantaloncino corto nero morbido e una semplice maglietta a maniche corte blu.
Niente reggiseno sotto e lo dimostrano le due piccole ciliegine in rilievo sulla stoffa, sicuramente a causa delle temperature fresche di prima mattina.

La sua solita carnagione chiara, leggermente rosea sulle gote.
Le labbra rosse opaco, lo sguardo serio e un po' sorpreso.

Insomma, se non fosse per una sciarpa che le sostiene il braccio, potrebbe risultare più in salute dei due.

"Sara mi ha chiesto di portarle queste."

Jek le mostra la busta, rispondendo allo sguardo confuso della donna.

Che, notando il contenuto, alza gli occhi al cielo e si volta verso la scala che porta al piano superiore.
Mettendo così sotto lo.sguardo di Alex il suo bel sederino sodo.
Dio che culo, gli manca solo la parola.
E Alex è  sicuro che se avesse le voce, gli chiederebbe di colpirlo con la sua mano.
E di fare non solo questo.

"SARA."

Urla verso le scale, portandosi la mano sana sul fianco e spostando il peso su una gambe piegando l'altra.
Mettendo ancora di più in mostra le sue forme.

Dio donna, dillo che vuoi ucciderlo.
Che sei consapevole dell'erezione che gli provochi.
Ben visibile ora a causa della stoffa del pantalone.

"Datti una regolata cazzo, o te lo taglia."

Gli sussurra all'orecchio Jek, notando la situazione dura dell'amico.
Sapendo benissimo il rischio che corre se Kim se ne accorge.

Alex distoglie lo sguardo da quel bel culetto, iniziando a pensare a qualcosa di orribile.
E chissà perché le viene in mente la sua vecchia vicina di casa.

Una vecchietta un po' particolare che amava girare per il quartiere senza biancheria sotto ai vestiti.
E se già era uno shock vedere il suo seno molliccio e cadente nonostante la maglietta a coprirlo.
Il massimo dell'horror è  arrivato un giorno qualunque, in cui le cadde il portafoglio a terra e lei si piego per recuperarlo.
Immaginate che la donna aveva una gonna, le grazie al vento e due ragazzini ancora innocenti alle sue spalle.
Un vero trauma.

Ma almeno gli è utile ora a Alex.
L'erezione non è  solo scomparsa, quasi gli sembra che il suo amichetto voglia staccarsi e scappare da questo ricordo.

Intanto Sara scende dalle scale, con le mani unite dietro la schiena e lo sguardo che ha un bambino quando viene beccato con le dita nella Nutella

Cazzo se stonano queste due donne messe vicino.

"Non ti avevo detto che sarei andata io a fare la spesa?
Perché allora mi trovo un fattorino alla porta?"

La sgrida indicando i due uomini sulla porta.
Che rimangono comunque in silenzio e fermi sulla soglia.
Con la consapevolezza di ritrovarsi una pistola puntata alla fronte se oseranno fare un passo di troppo.

"Volevo evitarti di guidare e uscire nelle tue condizioni.
E Jek mi aveva detto di chiamarlo se mi serviva qualcosa e così ho chiamato lui."

Kim si passa una mano sul viso, esasperata dalla situazione.
Fino a cinque minuti fa era comoda sul divano ad aspettare il suo meritato caffe mattutino.

E invece di goderselo tenendo il suo culetto al comodo sul divano, si ritrova due uomini davanti a casa sua.
E, per giunta, a causa di Sara.

"Io dovrei evitare di guidare per questo graffietto?
Biondina ho guidato con una gamba rotta e tre costole inclinate.
Questa ferita mi dà solo prurito."

Cerca di intimorirla con il suo tono freddo e severo.
E invece, Sara sbuffa, alzando gli occhi al cielo.
Da quando è  diventata così sicura di sé?

Persino i due uomini ne rimangono sorpresi.
Soprattutto quando la biondina la supera, recuperando la busta dalle mani di Jek, ringraziandolo con un sorriso.
Per poi tornare faccia a faccia con la corvina.

"Invece di brontolare sempre, invitali a entrare e offrigli un caffe per ringraziarli.
Mi sembra il minimo."

Kim supera la sorpresa, che le ha persino spalancato la bocca, tornando seria per riprendere in mano la situazione.

Le prende la busta dalle mani, indurendo ancora di più lo sguardo, mettendo ordine di comando in questa casa.

"Tu gli hai chiesto un favore, tu devi sdebitarti, tu devi ringraziarli.
Io e la mia spalla abbiamo già fatto abbastanza."

Dopodiché scompare verso il piano superiore, diretta alla sua camera per cambiare la fasciatura.

In tutto ciò i due uomini sono rimasti li, come semplice pubblico sullo spettacolo.
Fino ad essere  un po dispiaciuto per la biondina, che è  stata trattata con tanta freddezza.

Ma invece Sara si volta verso di loro, con un sorriso stupendo e smagliante.
Infondo Kim non li ha mandati via e non la sgridata malamente per ciò che ha fatto.
Si è semplicemente limitata a fare la dura, come al solito.

"Venite, vi offro un caffe.
Sembra che ne abbiate davvero bisogno."

Gli fa strada Sara verso la cucina, lasciando che i due uomini la seguino.
Nonostante non ci stiano ancora capendo un cazzo.

Sarà per la stanchezza, per la rissa di ieri o per la notte passata a torturare, i due non lo sanno, ma non ci stanno capendo niente.

Da quando la biondina riesce a tenere testa a Kim?
E da quando la corvina lascia che Sara si prenda tutta questa confidenza?

Basta così, questa situazione è assurda e i due non hanno abbastanza energie per analizzare la situazione.
Perciò si limitano a sedersi al piccolo tavolo, mentre Sara prepara il caffè alla macchinetta.

La casa è  silenziosa,  tranquilla e lo sarà ancora per un ora.
Dopo di che arriveranno le figlie di Lorena per la colazione e la sorella Serena.
Ancora a casa loro finché non troveranno un un'appartamento nelle vicinanze.

"Scusa se ti ho disturbato, ma Kim è testarda e tu mi avevi detto di chiamarti.
Percio..."

Percio cosa?
Sara nasconde l'imbarazzo dietro le.tazzine di caffe che gli serve.
Questo concetto sembrava avere un senso nella sua testa quando stamattina alle 6 lo ha chiamato.
Mentre ora si sente una stupida.

"Hai fatto bene a chiamarmi.
E poi mi trovavo in giro per delle commissioni."

Certo, come no.
Alex si gode il caffè e anche la scenetta, infondo questa colazione non sta andando così male.
Anzi, guardare il suo amico che si comporta come un un'adolescente alla sua prima cotta, non ha prezzo.

"Allora sarai così gentile da portare la mia macchina da un carrozziere.
E accompagnate Sara a fare la spesa."

Fa il suo ingresso Kim, rubando il caffè dalle mani di Sara, rimasta di sasso.
Sedendosi comoda a capo tavola.

Vestita ancora allo stesso modo, se non fosse che ora indossa il reggiseno e invece della sciarpa, usa il tutore che Jek ha comprato in farmacia.

Sara ci mette qualche secondo a riprendersi, girandosi di scatto verso di lei.
Che si limita a finire il suo caffe per poi indicarci il tutore con finta espressione dispiaciuta.

"Sono ferita ricordi?
Non vorrai mica che vada io."

Sara si sente messa all'angolo, ritrovandosi le sue stesse parole contro.
Ok, ha leggermente usato la scusa di Kim per rivedere Jek.
Ma uscire con lui è tutta un altra storia.

Non distoglie lo.sguardo da quello di Kim, sperando che la salvi dalla situazione.
Ma Kim non ha preso bene la loro discussione di poco fa e tende a essere molto vendicativa.

Percio può solo  sperare che Jekdica di no.
Un uomo.come lui ha sicuramente di meglio da dare che farle da taxi.

"Certo, infondo ti dobbiamo molto."

Finge anche a se stesso, dicendosi che lo deve a Kim per averli salvati.
Stronzatez è  egoismo il suo.
E sfruttare la situazione per passare un po di tempo con la biondina.
Come può negarsi questo piacere?

Kim sorride, portandosi una sigaretta alle labbra, senza mai perdere il contatto visivo con Sara, ora rossa come un peperone per la timidezza.

Ma come, si chiede Kim, fino a qualche minuto fa faceva tanto l'impavida ed ora sembra un coniglietto che cerca una vis di fuga.
E no, non le fa pietà o timidezza.
Se l'è cercata.

"Perfetto.
Sara dovresti andare a prepararti.
Prima uscite, prima potrai tornare a casa.
Sono sicura che i tuoi due amici saranno felici di aspettarti fuori."

L'invito a lasciare la casa non è per nulla velato.
Anzi, Kim sembra sottolineare la frase con un soffio di fumo.

Percio Sara corre al piano superiore, sbuffando per la piccola rivincita della amica.

Mentre Jek viene fermato prima che possa uscire dalla porta di casa, proprio da Kim.

"Questi sono per la spesa di questa mattina."

Si avvicina a lui, porgendogli un paio di banconote.
Che stranamente coprono alla perfezione il conto della farmacia e del tabacchino.
Eppure lui stesso si è  preoccupato di togliere lo scontrino dalla busta.

"Tranquilla, dopo quello che hai fatto siamo noi se essere in debito con te."

Kim rimette le banconote in tasca e sembra anche abbastanza tranquilla.
Se non fosse che Jek si ritrova con la schiena contro la porta e la mano della corvina sulla gola.

"Non me ne frega un cazzo se vi sentite in debito  non amo avere crediti scomodi.
Percio aggiustami la macchina e saremo pari, chiaro?"

Jek si limita ad annuire, sentendosi come a disagio davanti agli occhi di lei.
Non gli è  mai successo di sentirsi tanto spossato e fuori posto a causa di uno sguardo.

"E vedi di riportare Sara a casa, sana e salva.
Altrimenti pagherai il tuo cazzo di debito con il sangue."

Questa volta Jek reagisce, togliendosi da dosso  la mano della corvina.
Rispondendo con lo stesso gelo nello sguardo.

"Non potrei mai fare nulla che la metta in pericolo.
Mai."

Bene, almeno un po di palle ne ha, Kim iniziava seriamente a preoccuparsi.
E legge sincerità nel suo sguardo, perciò annuisce invitandolo ad uscire fuori.
Ma questo non vuol dire che lo terra d'occhio e che gliene cara uno nero se proverà a ferire la sua biondina.

La porta si chiude alle spalle di Jek, ma Kim non si sente ancora soddisfatta.

"Sbaglio o erano due gli intrusi?"

Parla ad alta voce, tornando.in cucina.
Trovando Alex comodo dove lo aveva lasciato, tranquillo a fumarsi una sigaretta.

"Ieri sera ti hanno colpito alle orecchie?
O è  il nostro solito problema di non parlare la stessa lingua?"

Niente, Alex non sembra intenzionato ad andarsene.
Anzi si stiracchia  sulla sedia, passandole il posacenere.
Osservandola sedersi difronte q lui, mettendo distanza tra di loro.

Come se un tavolo potesse davvero separarlo da lei.

"Che ne pensi se stasera io e te usciamo insieme.
Una cena a lume di candela."

Kim ridacchia, spegnendo il mozzicone nel posacenere.
Deve ammettere che nonostante l'aria stanca e l'abbigliamento diverso dal solito, non perde mai il suo fascino.

Semplicemente perché lui non ha bisogno di essere vestito bene per essere sexy.
No, a lui basta quello sguardo da dannato che possiede.

Ma Kim è già stata all'inferno, perciò preferisce stare lontano dal fuoco.

"Io penso che ieri sera hai preso troppe botte.
Un dottore, ecco cosa ti serve."

Mentre parla apre la confezione dell'antibiotico, ingoiando una pillola senza nemmeno un sorso d'acqua.
Ne ha prese così tante che ormai le prende come caramelle.

In realtà odia prendere medicinali, avrebbe preferito un buon tiro di marijuana.
Ma se non vuole rischiare un un'infezione per la ferita, meglio essere prudenti.

"Una cena, per ringraziarti per ieri sera.
Se non fosse per te, forse io non sarei nemmeno qui."

Togliamo il forse, Alex è sicuro che se non fosse stato per Kim, sarebbe  morto li sotto una pioggia di proiettili.
Questa donna ha rischiato la vita per lui e il tutore che porta al braccio ne è  la prova.

Si chiede ancora perché l'abbiamo fatto, ma qualcosa in questa donna gli dice che non glielo dirà mai.
Uscendosene con qualche battuta o scusa credibile.

"Lo fatto solo perché mi annoiavo.
E poi Sara ha insistito tanto perché salvassi il tuo amichetto.
La tua vita è solo una conseguenza."

Appunto, una buona scusa plausibile, a cui in realtà Alex crede ben poco.
Ma sa anche che non cavare la verità da quelle bellissime labbra.

Sta per insistere sul cenare insieme, magari utilizzando il bacio mozzafiato che si sono scambiati.
Ma Kim lo precede.

"Ascolta Alex, sono stufa di giocare al gatto e al topo.
Perciò meglio mettere le cose in chiaro."

Si porta una sigaretta alle labbra.
E Alex non sa se ad eccitarlo è vedere la marca delle sue sigarette nella sua bocca.
O inviarla quella sigaretta, immaginando la propria lingua al suo posto.

E si ritrova di nuovo un grosso problema nei pantaloni.
Questa donna rischia di farlo impazzire.

"Io non sono interessata ne a essere la tua donna ne a finire nel tuo letto.
Percio, da gente civile, non rompermi i coglioni e finiamola qui con questi giochetti del cazzo."

Alla faccia della calma e dell'essere civili.
Kim si trasforma completamente, passando da calma e severa a furente.

Ma Alex non si lascia toccare e così si alza avvicinandosi alla corvina.
Con il suo solito passo sicuro e lento che fa ingoiare a vuoto Kim.

Le sposta una ciocca dietro all'orecchio, notando la striscia della fasciatura che si intravede dal collo della maglia.

Spostando la ciocca le sfiora l'orecchio dandole i brividi, finendo per toccare il collo, ammirando il nero di una rosa che le macchia la pelle.
Chiedendosi quanto della sua pelle sia rosea e quanta nera.

"Quanti tatuaggi hai?"

Fregandosene totalmente del suo discorso, continua a fissare il suo collo, notando il capo di una fenice posata sul seno.
Potendo solo vederla in parte data la maglietta poco scollata.

E Kim trattiene il respiro, sentendo bruciare la pelle che viene sfiorata anche solo dal suo sguardo.
Fino a sentirsi nuda davanti ai suoi occhi.

"Non abbastanza."

Si morde la lingua per non continuare.
Quando la frase finirebbe con "da coprire tutte le cicatrici, persino quelle sull'anima.

Ma se la sua bocca a taciuto, allora perché lo sguardo di alex sembra sicuro di ciò che pensa.
Sembra sapere la continuazione della frase.

Più passi rumorosi che calpestano le scale, la risvegliano dal tocco dell'uomo.
Allontanandolo da se con un gesto della mano.

"Davvero Alex, lasciami stare.
Non sono una donna da avere, ma da cui stare lontano."

Parole amare che lasciano la gola secca e i pugni stretti.
Alex non sa descrivere cosa sente dentro, quanto delle semplici parole lo abbiamo colpito peggio di un pugno.

E forse è  un vigliacco, forse un debole.
Ma senza dire una parola se ne va.

Capendo che un uomo che non ha avuto pietà per la morte di un uomo.
Non ha ricevuto pietà dallo sguardo di una donna.

Le parole possono distruggere più di un arma.

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