capitolo 15 peccato all'inferno

La feste private, soprattutto quelle in ville di lusso, sono le migliori.
Hanno quel senso di brio, di ribellione alle regole, disordine.
Al contrario delle feste nei locali.

Dalle casse pompa musica a tutto volume, fregandosene della terribile acustica della stanza.
A terra si nota il segno di sedie e tavoli, che erano lì da anni prima che stasera venissero spostate per l'occasione.
Mentre il dicano dove la famiglia si raduna la domenica a vedere un buon film in famiglia, stasera vuole apparire un divanetto per effusioni sessuali.
Le stanze sono state chiuse a chiave, ma si sa che se si vuole si hanno le chiavi della città, o un piede di porco.
Mentre la cucina con il passare delle ore, diventerà un buffet di cibi e alcolici.
E le tende che la nonna ha cucito con amore.
Domani saranno strappate e sporche di sostanze che non vorrai identificare.

L'importante, la regola numero uno di una festa ben riuscita.
E nascondere l'argenteria, la cornice di famiglia e quel vaso orribile che la donna di casa ama tanto.
E se si nascondono coltelli o oggetti affilati, per quelli che a metà serata inizieranno una rissa, la festa sarà perfetta.

E il proprietario che ne pensa?
La verità è  che non pensa.
È già al terzo short ancora prima che inizi la festa o si è  già fatto una canna di troppo.
Avra tutto il tempo il giorno dopo di mettersi le mani nei capelli e girare falsamente di non fare mai più una festa.

Ma questa bella descrizione vale per la gente comune e con basso reddito.
E i gemelli Cool non sono né poveri e né comuni.

La villa che è  stata affittata per l'occasione non ha cornici di famiglia o mobili consumati dal tempo.
È  stata creata per una ragione, evitare che il proprietario si metta le mani dei capelli e che dobba chiamare più di una impresa di pulizie.

Ha un enorme giardino sul davanti, senza ne cancelli né recinzioni, con un semplice marciapiede che si affaccia sulla strada.
Perfetto per non mettere limiti di invitati.

Appena si supera l'ingresso, non  sia ha un soggiorno o una entratina, ma direttamente un grande salone dove la gente si può scatenare senza aver paura di urtare qualche mobile.

Ai confini del grande salone ci sono tavolini o comodi divanetti di velluto rosso.
Mentre un intero lato della stanza è occupato dal bancone del bar, dove ben tre barman si occupano di servire alcolici esclusivamente alcolici.

Insomma, dell'esterno può sembrare una villa classica e accogliente.
Ma l'interno non ha lo scopo di ospitare una famiglia.
Creata con questo semplice scopo, fare festini.
E il successo di case come queste, è  indescrivibile.

Detto ciò, sapendo ciò, è  del tutto giustificata la faccia sorpresa di Sara appena le due entrano nella villa.
L'esterno che l'aveva rassicurata, viene sostituito con l'interno che è  tutt'altra storia.

"Stammi vicino biondina."

Le sussurra Kim, facendosi strada verso il bancone del bar.
Senza alcol in corpo, non potrebbe sopportare tutto ciò.

Mentre Sara, sorride e si lascia trascinare dalla musica e dai corpi che si scatenano sulla pista, kim cerca di nascondere una smorfia di disagio e fastidio.
La sua claustrofobia dovuta ai luoghi affollati non è buona cosa in una festa del genere.
Ma la sua espressione facciale è  indifferenza che nasconde alla perfezione il suo malessere.

"Vodka liscia e Malibu cola, più cola che alcol."

Ordina al barista, che per fortuna la conosce perciò si limita ad eseguire, senza perdersi in flirt o battutine.
Allora questa festa un lato positivo lo ha.

"Sara, ci sei anche tu."

Kim riconosce la voce del ragazzo, perciò si volta verso di lui lentamente.
Sapendo che non è  una minaccia.

"Ciao Jek.
Si, sono qui con la mia amica.
Spero non sia un problema e che non ci sia una lista.
Perché in quel caso, non avremmo problemi ad andare via."

E, come ogni volta che Sara si trova in imbarazzo, inizia a balbettare, a parlare velocemente e troppo.
Kim va in suo aiuto?
No, è  davvero troppo divertente la scenetta, preferisce di gran lunga godersi la vodka che le hanno servito.

Ci pensa Jek ha salvarla, mostrando il suo più bel sorriso, facendo imbambolata Sara.

Non solo questa sera Jek sembra più bello del solito, nel suo completo elegante.
Ha anche un sorriso e uno sguardo stupendo, sembra così rilassato e a suo agio in questo contesto.
Al contrario di Sara.

"Tranquilla, se ci fosse una lista tu saresti il primo nome."

Sara arrossisce fino alle orecchie, lasciando Jek senza parole.

La biondina è bellissima in un vestito semplice e un trucco leggero.
I capelli ondulati e sciolti sfiorano le spalle, comprendo le spalline larghe del vestito rosa antico.
Un semplice corpetto a fascia su seno e ventre.
Mentre il resto del vestito scivola morbido fino a sotto al ginocchio.

Innocente, poco appariscente eppure così bella e sexy agli occhi di molti uomini.

"Ciao anche a te Jek.
È  un piacere rivederti."

Distrugge l'atmosfera Kim, attirando lo sguardo dell'uomo mentre passa il drink a Sara.
Che, sentendosi messa in disparte, sente chiaramente le scintille che l'uomo sta lanciando a Kim.

"Per me è  lo stesso Kim."

Sta mentendo, nemmeno ci prova a nasconderlo.
No, l'ultimo incontro non l'ha ancora mandato giù.
E la corvina ne è pienamente soddisfatta, le piace lasciare il segno.

Ma, d'altro canto, non vuole rovinare la serata a Sara.
Perciò decide di fare la brava.

Infondo sono a questa festa per lei, se fosse stato per Kim avrebbe preferito di gran lunga qualche gara o combattimento.

"Perché non inviti Sara a ballare?
Penso che non le dispiaccia a fatto."

La biondina abbassa il viso, nascondendo il rossore che le colora ancora di più le guance.
Con un pizzico di paura che Jek possa dire di no e molta sorpresa verso la corvina.
Capendo che infondo si fida di lui se lo sta spingendo verso di lei.

"Sarà un piacere per me."

Sara scatta alzando il capo, scontrandosi con il sorriso di lui e la sua sua mano che la invita a seguirlo.
Uno sguardo verso Kim, insicura a lasciarla da sola, infondo sono venute insieme.

Ma Kim le sorride, spronandola ad andare.
Gesticolando con la mano in modo noioso.

"Su, su, vai.
Cosi non dovrò preoccuparmi per te e bere in santa pace."

Sara non è minimamente offesa dalle parole di Kim, sa che è  solo una battuta, un suo modo per nascondere la gentilezza.
Perciò le sorride, accettando la mano di Jek che la allontana dalla amica.

Anche lui deve ammettere confusione nella sua mente.
Quella donna che all'ultimo incontro si è mostrato un demone, ora le è  sem data una sorella affettuosa.
Si chiede chi sia davvero Kim o quante personalità abbia.

Ma ora, della corvina non gliene frega nulla, non avendo occhi che per Sara.
Appena l'ha vista entrare nel locale, ha mandato tutti a fan culo.
Non resistendo alla tentazione di raggiungerla, anche solo per dirle ciao sinceramente.
Non si aspettava di arrivare a questo.
Di stringere la sua mano, invitandola a ballare.
Per questo, deve sicuramente ringraziare Kim, continuando a essere confuso sulla personalità di quella donna. Sapendo che non la capirà mai.

Con calma raggiungono il centro della sala, con gentilezza tira la sua mano spingendola a posizionarsi davanti a lui.
Incantato dalla risata leggera, che la biondina fa suonare nelle sue orecchie.
Avviene tutto con  naturalezza, le mani si posano sui fianchi di lei, avvicinandola se.
Ma mai con Lussuria, ma con gentilezza, come se lei fosse un fiore.
Che se stretto con troppa violenza, rischia di appassire nella sua mano.

Destino vuole che il dj metta una musica più lenta, che libera un po' alla pista e da la possibilità, a chi è rimasta, di poter parlare con il proprio compagno di ballo.

Questa forse è una fortuna per Jack, parlare lo distrarrà dalla voglia che sente di stringerla e baciarla.

"Allora, come ti trovi a casa di Kim?"

Forse è la domanda più sbagliata che poteva fare. Avrebbe potuto chiedere di lei, dei suoi interessi, di ciò che le piace fare nel tempo libero.

Ma sente anche il bisogno di togliersi alcuni dubbi, che da più di un mese lo tormentano.

E Sara non essendo stupida, capisce cosa vuole sapere Jack.

"Capisco che possa sembrare una persona cattiva.
E che tu possa essere preoccupato per la mia incolumità, insieme a lei o nella sua casa.
Ma ti assicuro che Kim è tutt'altro che cattiva."

Jek rimane piacevolmente sorpreso dalla sicurezza e da come lei lo stia guardando negli occhi, mentre parla.

Conosce la biondina da più di anno e la sempre vista chiusa in se stessa, con lo sguardo basso.

Invece ora Sara lo sto guardando negli occhi, difendendo con ardore la sua coinquilina.

"Non sono stupida, conosco la reputazione, la nomina, che Kim ha in città.
Ma ti posso assicurare che se tutti si fermassero a conoscerla, a cercare di capirla, scoprirebbero che lei è molto di più, di quella che mostra.
Io ne sono un esempio."

Jek non dice una parola, semplicemente si lascia trascinare dalla Bionda, muovendo passi corti e lenti, vicino a lei.
Lasciandosi confondere e un po' rassicurare dalle tue parole.

" Tu la vedi come un demone, una donna senza scrupoli. Eppure quella donna mi ha dato una casa, mi ha ridato la vita e mi sta aiutando concretamente a crearmi un futuro.
Ed ora ti chiedo, un demone l'avrebbe mai fatto?"

La domanda retorica, rimane appesa in aria, poiché non ha una risposta giusta e nemmeno una sbagliata.
Rimane lì, tra i mille dubbi che sono aumentate nella testa di Jek.
E la conservo consapevolezza di aver fatto un errore con Kim.

Sì, i loro incontri non sono sempre stati gradevoli, anzi, la maggior parte delle volte è proprio lui, ad essere finito Con qualche livido.
Ma le parole di Sara colpiscono il segno più di quanto dovrebbero.
A volte fermarsi all'apparenza è davvero troppo facile.
La parole che mama Carmen gli ha detto quel giorno, ora acquistano tutto il loro significato.

Poi si sofferma sulla donna che ha davanti, sprofondando nella dolcezza nella sincerità che il suo sguardo emana.

"Infondo, secondo il mio ragionamento, dovresti stare anche lontana da me."

Non si accorge di aver pensato ad alta voce, finché non sente la mani di lei accarezzargli la guancia.
Richiamando il suo sguardo che non si era reso conto di aver abbassato.

"So perfettamente chi sei e cosa fai nella vita.
Come so con altrettanta sicurezza che sei molto più di tutto questo."

Jek rimane completamente senza parole, impotente davanti alla dolcezza e alla purezza negli occhi di lei.
Si limita a stringerla un po' di più a sé, continuando a ballare sulle note di un lento.

La stringe a sé, lasciando che i sensi si drogano del suo profumo.
Capendo ora più che mai, che peccato più grande non lo potrà mai commettere.

Poiché trascinarla nel proprio Inferno, vorrebbe dire compiere il più grande dei peccati
Ma se queste mani sono tante egoiste da stringerla a sé.
Se queste mani, non hanno mai avuto il privilegio toccare una benedizione così pura.
Dio gli permetterà quest'ultimo peccato?

Un'atmosfera di dolcezza  e amore, scivola sui due.
Tutt'altra atmosfera è intorno a Kim.

immobile vicino al bancone, ordina un secondo drink, l'unico modo per superare la serata.

Sono passati appena 10 minuti da quando Sara se n'è andata e già ha dovuto rifiutare 5 uomini.
Beh, rifiutare è una parola grossa.
Si è limitata a guardarli male e a dirgli di sparire.
E loro, da bravi codardi, se ne sono andati con la coda tra le gambe.

"Per me, un whisky con ghiaccio."

Una voce rude e  sensuale, le sfiora l'udito facendole chiudere gli occhi e sospirare .
Sa già a chi appartiene il drink e la voce.
Come sa bene che quest'uomo non se ne andrà via facilmente e, sicuramente, non con la coda tra le gambe.

E già pronto ad andarsene, magari a fumarsi una sigaretta all'esterno, quando la voce di lui la ferma.

"Hai intenzione  anche stasera, di decimarmi gli uomini?"

Il suo tono non è arrabbiato anzi, è stranamente divertito.
Dando un controsenso rispetto alla frase

E Kim sa che dovrebbe chiedere scusa.
E che ha sbagliato quel giorno a irrompere in quel modo nel salone.

Ma il senso di colpa e sicuramente minore al suo orgoglio.

"Di ai tuoi uomini di starmi lontano e io farò di tutto per lasciarteli sani e salvi."

Sorridente  presuntuosa  si porta il bicchiere alla bocca. Lasciando che l'alcol nel bicchiere, le arrossì ancora di più le labbra.
Attirando istintivamente lo sguardo di Alex su di esse.

"Non sei minimamente dispiaciuta, di quello che hai fatto.
Dovresti almeno chiedermi scusa
Anzi, a questo punto, direi che le pretendo."

Il senso di sfida che legge negli occhi di lei, gli crea dentro un impulso di lotta.
Come due Alfa che si affrontano per un territorio.

Ed è proprio quel sorrisetto di presunzione che irrita Kim.

"Vai a pretendere da qualche altra parte.
Qui  con me, la tua Corona non vale un cazzo."

Ed è scontro aperto, sguardi di fuoco e di passione che si scontrano, tra l'eterno conflitto di attrazione e senso di sottomissione verso l'altro.

Alex si porta il bicchiere alla bocca, sorseggiando il suo drink, assaporando i residui sulle labbra con la lingua. Sorridendo soddisfatto, quando la vedo ingoiare a vuoto.
Quando la vede toccata con lussuria dal gesto.

"Dovresti sapere chi sono io. sfidarmi, non ti conviene."

Ed è strano quello che avviene tra i due, perché nonostante le loro parole sono fredde e create per lottare.
O loro corpi le contraddicono, spingono entrambi ad avvicinarsi, a tremare di passione senza nemmeno sfiorarsi.

"Non mi interessa chi sei.
Non sono mai stata una della plebea."

Si avvicina a luiz distruggendo quei pochi centimetri che li dividevano, trovandosi faccia a faccia.

"Io vivo nell'anarchia."

Sussurra a pochi centimetri dalle labbra, sprigionando un brivido di eccitazione nel corpo di lui e, inconsapevolmente  anche nel proprio.

Alex, senza spostarsi dalla loro vicinanza, posa il bicchiere sul bancone, senza distogliere lo sguardo dai suoi.

"Balla con me."

Kim rimane confusa, da che stavano per sbranarsi, ora lui la invita a ballare.
Prova a fare un passo indietro, se non fosse che la mano di lui le si posa sul fianco, vietando ogni via di fuga.

Perché la pelle di lui non brucia a contatto con la sua?
Perché questa avvicinando non le da la nausea?
Perché stare così vicini, le fa bene?

"Non so ballare."

Inventa la prima scusa che gli viene in mente.
Mentre il bicchiere di Vodka le viene tolto dalle mani, per per essere posato sul bancone.

"Non mi interessa. "

La sensualità nella sua voce, distrugge ogni intenzione in Kim di scappare.
Come se fosse incantata dal suo sguardo  si lascia trascinare al centro della pista.
Non danto attenzione a tutte quelle persone, che si spostano al passaggio del loro re.

Alex si ferma nell'esatto centro della pista, portandola davanti a sé, lasciando la mano sul fianco  mentre quella libera afferra la sua.
A Kim non resta che posare l'altra mano sulla sua spalla.

La scena è completamente loro , mentre la musica di un tango fa loro la colonna sonora.

E Kim fa una cosa che non ha mai fatto nella sua vita, qualcosa di cui forse stanotte poi si pentirà.
Si lascia andare nelle mani di lui.

I loro occhi non si lasciano mai, come a creare un filo sottile, che lega le loro anime.
Mentre i corpi si muovono sensuali  a stretto contatto, esattamente come il giorno in cui hanno combattuto in quello spogliatoio.
Se non fosse che ora il loro contatto e i loro movimenti, nascono per passione

I fianchi di lei si muovono sensuali e lenti, lasciando che Alex la segua nei passi, comandando lei il ballo.

Finché la mano di lui, non scende sulla coscia, stringendola e portandola al proprio fianco.
Sentendo nelle labbra di lei, un respiro trattenuta.

La mano che prima stringeva quella di lei, si sposta sulla schiena, invitandola ha un casche veloce e aggressivo.
Dalla coscia sale lentamente, fermandosi sulla gola, rubando quel respiro che aveva trattenuto.
Per poi scendere tra i seni e, lentamente con sofferenza, ritornare alla coscia.
E farla tornare su con la schiena.

Il gioco torna nelle mani di Kim, che sensualmente fa scivolare la gamba dal fianco, fino a farla tornare a terra.
Lasciando che le loro sensualità si sfiorino e si sfoghino in gemiti.

Anche mentre ballano è una continua lotta, un gioco di potere, lussuria, che lascia a chi li guarda il respiro in gola.

I corpi si muovono veloce distaccati, per poi di nuovo toccarsi e scontrarsi lentamente.
Passione e guerra.

Kim non distoglie lo sguardo dal suo, mentre la mano rude e forte di lui, le si infila tra i capelli.
Tirandole leggermente la cute e spingendola ad alzare la testa verso l'alto.

La mano sul fianco a spingerla ad abbassarsi, a renderla obbediente, mentre le fa scivolare una gamba all'indietro e  l'altra sfiora l'inginocchiarsi davanti a lui.

Ma lei non è una donna che si lascia sottomettere facilmente, nemmeno in un ballo.
Così, di slancio, solleva la gamba che aveva steso all'indietro, riportandola sul fianco di lui. Rendendosi leggermente più alta, grazie alla posizione in punta dell'altro piede, guardandolo dall'alto.

Lottare, trattenendo il respiro, seguendo lo stesso ritmo che stanno prendendo i loro cuori.
Dimenticando la gente intorno a loro, che li sta osservando. Dimenticando di essere nemici ma anche di essere amanti.

La musica lentamente sfuma via, lasciandoli in balia dei brividi che hanno provato.
Faccia a faccia, con le mani di lei sulle spalle e quelle di lui, una sul fianco e una tra i capelli.

Lo scontro è inevitabile, nessuno nota chi abbia fatto il primo passo.
Ma le due bocche si attaccano, affamate.
Non un preliminare, non uno sfioramento.
Si avventano uno sull'altra, come assetato in un deserto.

Kim è completamente avvolta, sottomessa e padrona delle labbra di lui.
Che l'assaggio, la morde, la viola inserendo la lingua per incontrare la sua.

poi qualcosa le fa da doccia fredda, la mano di lui che scivola verso il suo sedere, fa sì che la sua mente ricade nel passato.
E lei non è lì nelle mani di Alex, lei è in una stanza, lei sta urlando, le chiede pietà contro quelle mani che la stanno toccando e violentando  fino all'anima.

La musica è scomparsa, i brividi che sentiva sulla schiena, ora sono dettati da un crudele passato.
Che la portano a staccarsi crudelmente dalle labbra di lui.

"Non posso."

Sussurra solamente, lasciandolo lì, come un cretino. Mentre lei scappa verso l'esterno della Villa.

Ad Alex non resta che sfiorare le labbra gonfie e graffiate dai denti di lei.
Non gli resta che passarsi la lingua sulle labbra, sentendo i residui del sapore di lei.
Chiedendosi se questo è il sapore che ha l'inferno o è il gusto del peccato.

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