epilogo
"Felicità accarezzò disperazione e lei si addormento serena."
Mio figlio non mi sente perché già ronfa da un po', con il suo carattere testardo e ribelle c'è solo un modo per farlo addormentare.
Raccontargli la storia della the Queen, sua madre.
Accarezzò la guancia paffuta di Felix, sistemandogli con cura la coperta e dandogli due baci sulla fronte, uno da parte mia e uno da parte di sua madre.
Spengo la piccola luce sul comodino e mi trovo a guardarlo ancora una volta prima di chiudermi la porta alle spalle, un vizio che ho da quando è nato.
Dentro di me ho ancora quella paura che se non lo guardo, potrei perderlo per sempre.
Ha ormai nove anni, dice sempre di essere grande per le favole, ma quando gli dico che racconterò la storia della the Queen si lancia sotto le coperte pronto all'ascolto.
Naturalmente molte parti cruenti gliele racconterò quando diventerà più grande, non gli nasconderò nulla di sua madre, lui più di chiunque ha il diritto di conoscere sua madre.
La donna disposta a sacrificare la sua stessa vita per lui.
In forma di favola gli racconta di una donna che nessuno ha mai sconfitto e che mai è crollata.
Ma che si è lasciata vincere all'amore.
Ha rinunciato alla sua vita per amore di suo figlio.
Questo è l'amore più grande che esista.
L'amore di una madre per un figlio.
Scendo al piano inferiore, sentendo qualche bisbiglio arrivare dalla cucina.
Nonostante siano passati anni e ancora strano sentire villa Queen così silenziosa, ormai siamo rimasti solo io, Martino, Sara, Jek e...
"Si è addormentato finalmente?
Quel cucciolo è argento vivo."
Interrompe i pensieri Sara, posando sul tavolo una bottiglia di vodka e quattro bicchieri.
Una donna molto matura rispetto a nove anni fa, se prima lo sempre vista bere sempre e solo succo dopo la nascita di Felix si è attaccata alla bottiglia di Kim come se la vodka fosse acqua.
Io non potevo, io primo tempo neppure dormivo per prendermi cura e proteggere Felix, ma sono sicuro che non fosse la sola a soffrire.
Lui aveva Felix a cui aggrapparsi, lei non riusciva a vedere alla luce, almeno fino a qualche mese dopo.
"Guarda che tua figlia non è da meno.
Quei due insieme hanno la capacità di fare tremare il Bronx peggio di noi."
Sorride Jek dandole un bacio, per poi sedersi e riempire i quattro bicchieri.
La luce per Sara è stata quando ha scoperto di essere incinta.
All'inizio è andata completamente in depressione, si sentiva in colpa di essere felice a pochi mesi dalla dalla tragedia di Kim.
Aveva persino deciso di interrompere la gravidanza, la disperazione non le lasciava chiudere gli occhi ed è sono stato io a parlare.
A ricordarle chi era Kim, quanto la ama e cosa le avrebbe detto se fosse stata lì con lei.
Sara ha sorriso triste dicendo che l'avrebbe presa a schiaffi e io le ho dato ragione.
Il dolore era forte all'ora come lo è ancora adesso, ma entrambi sapevamo che Kim non avrebbe voluto vederla distrutta.
Così, otto mesi dopo, è nata Caterina.
Da chi prenda il nome non è sicuramente un mistero, anche se io sono rimasto molto confuso della sua scelta.
Mi aveva detto che l'avrebbe chiamata come Kim e pensava che avrebbe usato quel nome, invece le ha dato il suo vecchio nome dicendomi che infondo Kim sarebbe stata l'anima di Caterina.
Jek le ha chiesto di sposarla un anno dopo ma Sara a negato dicendogli che si sposeranno quando Kim potrà portarla all'altare.
La speranza è sempre l'ultima a morire.
Diamo un sorso al bicchiere, sapore di Kim.
"Ah.
Vi avviso che domani Alex non ci sarà al pranzo domenicale.
I tre piccoli hanno di nuovo la febbre."
Il silenzio in casa è ormai abitudine per loro, la casa negli anni si è completamente svuotata, tutti hanno messo su famiglia e si sono trovati una loro dimora, ma Villa Queen resta la nostra casa di famiglia.
Ogni domenica ci troviamo tutti qui a pranzo, a parlare dei vecchi tempi e a ricordare Kim.
Non c'è niente da fare, per quanto lei sia scomparsa da nove anni, tutto in questa casa sa ancora di lei, delle sue parole e delle sue tradizioni.
Per questo, nonostante il dolore, non riesco ad andare via, a lasciarla andare.
Per quanto riguarda Alex, non scherzava sulla famiglia numerosa, e Gemma ora è incinta del quarto figlio ma è stata chiara.
Durante un pranzo domenicale alla battuta del quinto figlio lei gli ha urlato che se non scoprono un modo per fare partorire gli uomini, lei si chiude le tube.
Tutti siamo scoppiati a ridere, ma non credo stesse scherzando.
Anche Kessie e Cam hanno avuto dei gemelli.
Due femminucce di tre anni, che mostrano già interesse per i motori, con molto disappunto di Kessie, che ormai trova macchie di 'olio motore anche sui peluches.
Gli altri fanno ancora le coppiette senza figli o matrimonio.
Come Simon e Carol.
Che in questo momento stanno facendo un viaggio per il mondo.
Senza aver dato data di ritorno.
" E Stefano ed Elia?"
Ecco un'altra novità, abbiamo scoperto un anno dopo la nascita di Felix un segreto inaspettato.
La relazione tra Stefano e Elia che ormai durava dalla morte di Fernandes.
Perché si siano nascosti per così tanto tempo, io non lo so, ma in una notte di bevute Stefano gli ha confidato che Elia non aveva ancora superato il trauma del padre e che di notte sognava di trovare Stefano morto nel letto.
A quel punto non me la sono sentita di fargliene una colpa, Victor Stendhal era una bastardo.
" Varranno con nonno.
Dicono che hanno una notizia."
Gli rispondo io finendo il bicchiere, è sempre strano il sapore bruciante in gola, ma in ogni sorso ci sento sempre Kim.
Sara saltella felice alla notizia, nonostante gli anni è rimasta un angelo dolce e amorevole, nonostante tutto.
" Finalmente si sono decisi a sposarsi.
Era ora.
Dopo 8 anni di fidanzamento era ora."
Scoppiamo a ridere, Sara si agita per nulla ormai, qualsiasi notizia con lei, si ingradisce sempre di più.
Ma in fondo il suo entusiasmo è quello che tutti noi amiamo.
E quello che amava di lei, la mia amata Kim.
Mio nonno invece ormai da anni si è completamente ritirato.
Facendo ufficialmente il nonno di Caterina e Martino a tempo pieno.
Dovreste vedere le discussioni con Black per chi è il nonno migliore e per chi gli fa i regali più belli.
Alla fine i bambini sembrano loro.
L'orologio tichetta ormai l'una, un'altra giornata senza di lei è finita, è strano che nonostante siano passati nove anni io conto i giorni, certe volte anche le ore da quando lei non c'è più.
Sospiro, è ora di dormire, domani sarà una lunga giornata, come ogni giorno dalla nascita di Felix.
Amo mio figlio ma è il perfetto mix tra me e Kim, con tutti i nostri difetti e la testardaggine che è la somma dei due.
Ma ogni giorno che passo con lui è comunque una benedizione.
"Vi do la buona notte.
A domani ragazzi."
Mi alzo dal tavolo pronto ad andare, l'età in realtà si fa sentire o forse è stare dietro a quella peste a farmi arrivare esausto a questa ora.
Jek annuisce in segno di saluto e Sara fa lo stesso.
Poi sospira e beve di colpo il resto nel bicchiere per poi metterlo vuoto nel lavandino.
Ha toccato il fondo affogando nell'alcol, ma dopo Caterina ne è uscita completamente concedendosi solo il saluto a Kim tutte le sere.
Saluto con un cenno e salgo al piano di sopra.
La stanza di Sara e Jek è sempre la stessa.
Mentre io dormo in quella di Alex.
Martino in quella di Cam.
E Caterina in quella di Stefano.
L'unica stanza rimasta vuota.
O meglio non utilizzata, è la vecchia stanza mia e di Kim.
Senza pensarci vado verso quella stanza, mi succede spesso di aver bisogno di entrare in quella stanza.
A volte per un ora.
A volte per tutta la notte.
La stanza è esattamente come la lasciata quel giorno.
Sembra ancora esserci il suo profumo, nascosto negli angoli, la sua essenza viva e quasi può vederla seduta sul davanzale della finestra con un bastoncino di zucchero tra le labbra e le mani ad accarezzarsi il ventre.
Ma è solo nella mia mente, lei non è qui da tanto tempo ormai, sembrerò pazzo mene rendo conto perché io la immagino comunque ancora qui.
Sfioro ogni mobile, ogni mobile toccato da lei, respirando l'aria che respirava e sfioro il letto dove lei riposava.
Arrivo al suo armadio, ancora pieno dei suoi vestiti.
Tutti profumano ancora di lei, di pulito nonostante i tanti anni passati e del suo ammorbidente preferito, l'unico che usava soprattutto in gravidanza quando ogni odore le dava fastidio.
Afferro una maglia, l'ultima maglia che ha indossato, le l'aveva messa nella biancheria da lavare ma quella notte appena tornato lo recuperata e lo stretta forte a me piangendo tutta la notte, aggrappato a lei.
Me la porto al viso, ormai è appena un sospiro di profumo per quante volte lo respirata e mi lascio cadere sul letto.
Mi sdraio sulla mia parte, non ho mai occupato la sua parte e non ho fatto smuovere il materasso.
Come se perdesse la sua forma.
Sfioro il suo cuscino, dove lei posava i suoi capelli corvini, dove lei respirava il suo sonno.
Tra queste lenzuola abbiamo fatto l'amore, non so quante volte e mi sembra ancora di sentirla, mentre si muoveva su di me ansimando.
Gridando il mio nome.
Fuori da questa stanza sono genitore, amico, capo di questa città, ho cercato di andare avanti con la amica, o almeno sono diventato bravo a farlo pensare a tutti.
Ma in questa stanza, posso lasciarmi andare, possono essere l'uomo di nove anni fa che stringeva la donna che ama.
" Carter..."
La sento nella mia mente e con adosso ancora la sua maglia, che sa di lei.
Basta il ricordo della sua pelle morbida, del suo respiro caldo e dei suoi occhi accesi di passione, la mano scende sul mio membro già duro.
Sbottono il pantalone, abbassandolo insieme al boxer.
Posso sembrare pazzo, ma è ormai un ossessione, non posso vivere senza di lei e mi nutro del suo ricordo.
Sento l'inspiegabile bisogno di sentirla, di sentirla sulla mia pelle, ma anche più infondo fino alle viscere dell'anima
Perché non era sesso, anche se volgare, aggressivo, animale e carnale.
Era unione.
Era il nostro momento.
Era il modo di sentirci più uniti che mai, toccarci le anime con un tocco profondo e bruciante.
Mi tocco piano, chiudendo gli occhi.
La vedo su di me, ondeggiare piano, mentre le sono dentro, fino al animo.
Ansima piano, mentre si gode ogni mio centimetro, graffiandomi la schiena fino a farmi ringhiare tra i denti.
Sa cosa mi piace, sa come fare uscire il fuoco che desidera tutto per sé.
La mia regina.
La mia vita.
Con una mano le afferro il fianco, mentre l'altra gli tocca il seno.
Morbido, sodo, prosperoso e lei ansima sotto la mia presa.
Mi innalzò con la schiena, prendendole un capezzolo in bocca, succhiandolo forte.
" Ah Carter."
Si muove più veloce, mentre la pelle le diventa lucida e il suo profumo si macchia di passione mischiandosi con il mio.
I capelli attaccati alla schiena, per il sudore e gli occhi lucidi accesi di piacere.
Spingo più forte in lei, tenendola ferma dai fianco seppelendomi dentro di lei
Perché deve sentirmi tutto, deve prendermi tutto come io rubo ogni suo ansimo e piacere, ascoldandola a gridare ancora il mio nome.
Lo consuma, lo benedice, gli appartiene come ogni cosa di me.
Come io, con tutta la mia anima, sono suo.
Fino ad esplodere in lei, buttarmi con la testa indietro e ansimare esausto, appagato e con la mano sporca del mio piacere.
Apro gli occhi e ci sono cascato di nuovo, sono solo, lei non c'è.
Ci sono solo io, su questo letto.
Con le mani sporche e il viso bagnato di lacrime.
Lei non c'è ed io mi sento perso.
Lo faccio ogni volta, cedo alla tentazione e alla disperazione, ma poi non resta che la solitudine quando tutto torna alla realtà.
Lei non c'è e io sono patetico.
Mi ripulisco velocemente e torno ad abbracciare la sua maglia, questa notte ho bisogno di dormire qui.
Con lei
Non ho più avuto nessuna donna.
Ne meno per il sesso.
Nella mente
Nel cuore.
Nella pelle.
Solo lei.
La mia regina.
Kim rimarrà sempre la mia Kim, sempre mia ed io sempre suo.
Anche se lei è immobile in un letto d'ospedale, ormai lontano da questo mondo.
Sospiro, anche oggi nessuna notizia dall'ospedale ma continuero a chiedere, anche per me la speranza è l'ultima a morire.
Quando quel giorno ho chiesto al dottore se Kim fosse morta, lui è subito corso verso di me negando con il capo.
Kim non era morta, ho sospirato, ma la situazione non era facile.
Kim è finita in coma, sicuramente non una novità, ma la situazione è molto più grave dell'altra volta.
I suoi parametri sono minimi, si parla di morte celebrale e ogni anno l'ospedale mi chiama per staccare la spina, ma io non ne ho il coraggio.
Kim non avrebbe voluto questo, ha sempre detto che non sarebbe mai diventata un vegetale, facendomi giurare di staccare la spina se fosse successo, a parole lo giurato ma poi non ho mai avuto il coraggio.
Così, lei è in quella stanza, attaccata a una macchina che la fa respirare, senza dare segni di miglioramento da nove anni eppure io ogni giorno chiamo per chiedere notizie.
Ti aspetterò mia regina.
Anche per sempre.
Ma ti aspetto, mia dolce regina.
E mentre Carter riposa aggrappato al ricordo di Kim, qualcosa succede poco lontano.
Nell'ospedale poco lontano, esattamente nella stanza 304, La notte illumina dal finestrale, qualcuno dormire.
Diversi tubi le infilzano la pelle candidamente bianca e altri ferri gli sono stati appiccicati al petto, come un microfono rubano un suono.
Bip... Bip... Bip... Bip...
Affianco lo schermo, mostra una linea mai regolare, gli sbalzi di un cuore stanco ma ancora battente, lieve il suono ma è li e non si arrende.
Il cuore batte ancora, il suo respiro tranquillo passeggia nella stanza.
Indisturbato anche se annoiato.
La puzza di disinfettante pizzica il naso, dando fastidio, dando quel senso di ospedale e chimico.
Un pensiero nel corpo dormiente.
La tormenta.
"È ora di svegliarsi.
Da troppo tempo stai riposando.
È ora di svegliarsi."
È un comando, chiaro e forte, che circola nelle vene insieme al medicinale andando a tormentare il cuore.
"È ora di svegliarsi.
Da troppo tempo stai riposando.
È ora di svegliarsi."
Nel buio di una notte oscura e nera, quel battito lieve si innalza, inizia a gridare con forza facendo suonare tutti i macchinari nelle stanza.
Un respiro prima lieve inizia a correre per tutta la stanza, quasi fa tremare i vasi con i fiori sul comodino.
Le luci vengono accese di colpo, infermieri e dottori corrono nella stanza allarmati.
Sembra un infarto, il cuore sta avendo il suo ultimo picco di vita, il respiro è dovuto all' adrenalina della morte che si avvicina.
Il cuore si ferma, linea dritta sulla macchinetta e il suono del bip che si prolunga.
Kim muore, il suo respiro tace, la guerra finisce.
"Forza, carica.
Libera."
Il petto viene scoperto, due lastre di ferro e gelo viene viene posato sopra al seno.
Una scossa elettrica si diffonde sulla pelle pizzicando la carne fino a dare un pugno al cuore.
Ancora nessun battito, Kim muore, il suo respiro tace, la guerra finisce.
Libera, un'altra scossa parte dalle due lastre, attraversa carne e ossa, arrivando al cuore.
Un pugno al cuore, la voglia di vivere, un sonno che deve terminare con un fulmine a ciel sereno.
"È ora di svegliarsi.
Da troppo tempo stai riposando.
È ora di svegliarsi."
L'ultimo respiro di vita?
Fan culo.
Gli occhi si spalancano, mostrando quel ghiaccio che per nove anni si è nascosto, dietro a delle palpebre chiuse.
C'è chi grida al miracolo, chi pensa di avere un allucinazione e invece una delle infermiere si perde in due lastre di ghiaccio.
Kim respira dopo nove anni, il suo battito torna terribilmente regola, la vita si è spezzata per un secondo solo per tornare prepotente nel suo petto.
"Nessuno fa scacco matto alla regina."
-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-
E nei suoi occhi che gridano il suo ritorno.
Si chiude il sipario
La storia è finita.
Una storia fantastica.
Inventata.
Una buona favola.
Ma che infondo racconta una storia vera.
Racconta di donne che lottano.
Racconta di famiglie che restano unite.
Di come una madre si sacrifica per un figlio.
Di come due ragazze totalmente diverse si possono salvare.
Fatemi sapere se anche voi come me avete amato questa storia.
Faccio l'inchino.
Lancio una rosa.
La storia è finita.
Almeno per noi.
Perché per Kim.
È solamente un nuovo inizio.
Un bacio.
By
Kissss
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top