capitolo 7 vanità
Sono rimasti li abbracciati per dieci minuti prima di salutarsi con un bacio e separarsi.
Salendo le scale, tenendosi la camicia chiusa come poteva, ha incrociato lo sguardo imbarazzato delle sorelle di Loredana senza che quest'ultime si siano lasciati sfuggire una parola.
Sanno le regole della casa, non devono fare domande, ma non possono nascondere l'imbarazzo dopo quello che hanno sentito uscire dalla cucina.
A Kim in realtà non frega un cazzo, ha continuato a camminare verso la camera senza pensieri.
È una donna adulta e questa è casa sua, perciò fa il cazzo che le pare.
Dopo una doccia rigenerante e essersi messa una tuta comoda, è pronta ad affrontare il resto della giornata con un umore migliore di questa mattina.
O almeno così credeva finché il suo telefono non squilla e la parola papà non illumina lo schermo.
Cazzo, questa non ci voleva.
" Ciao papà."
Ci prova a fare la vaga, magari questa è una chiamata per sapere come sta.
Ma non ci crede veramente, semplicemente ci spera per poco, veramente poco.
" Ciao papà un cazzo.
Quando avevi intenzione di dirmelo?"
Ecco appunto, non è una chiamata di cortesia.
Da quando si sono ritrovati, il padre si è mostrato molto apprensiva verso si lei, per questo non voleva metterlo in mezzo a questa storia.
Speranza vana a quanto pare.
"Papà aspetta..."
Ma Black è una furia, Kim quasi lo immaginavo a consumare il pavimento facendo avanti e indietro come un animale in gabbia, cazzo quanto si assomigliano.
"Perché non me l'hai detto prima possibile?
Perché lo dovuto sapere da Steve?"
Fan culo, corrotto pettegolo.
Kim sbuffa portandosi una sigaretta tra le labbra e Black si altera sempre di più.
Non solo è caduto dalle nuvole quando Steve gli ha detto del caso Stendhal, il pensiero che sua figlia gli abbia tenuto segreto un tale pericolo lo manda fuori di testa.
"Non volevo farti preoccupare.
Lo saputo solo ieri.
Non ho avuto temp..."
Ancora una volta la interompe, è quasi tentata di chiudere la chiamata e spegnere il telefono, ma sa che in poche ore se lo troverebbe alla porta.
Che carattere di merda che hanno entrambi.
" Preoccupare?
Sei mia figlia cazzo.
Ed esigo sapere se sei in pericolo.
E se..."
Questa volta è lei ha interromperlo, perché ormai la sua pazienza ha raggiunto il limite e si sta rompendo il cazzo di essere trattata come una bambina.
Cazzo, eppure era così rilassata fino un attimo fa.
"SE MI FAI PARLARE CAZZO."
Geida contro la cornetta sbattendo un piede a terra.
Finalmente silenzio dall'altra parte della cornetta ed entrambi possono fare un lungo respiro per calmarsi.
"Prima di allarmare il mondo intero.
Dovevo capire io cosa succede."
Entrambi skni capi, sanno cosa vuol dire gestire una emergenza come questa.
Ma sono anche un padre ed una figlia che devono imparare a esserlo.
Kim è figlia da poco, non è abituata ad avere un padre, a dare conto a qualcuno fuori da sé stessa.
E sempre stata sola, così sa vivere, ma sa anche deve lavorare sul loro rapporto se vuole che funzioni.
" Qual'è la situazione?"
A che black si rende conto di quanto sia difficile essere abituato a non dover dare conto a nessuno e finire per doverlo dare anche a troppe persone.
Rimane calmo, nonostante stringa con fin troppa forza il legno della scrivania, se fosse possibile ucciderebbe una seconda volta Victor Stendhal che rompe i coglioni anche da morto.
"A parte qualche soffiata.
Non sanno nulla dell'Angel killer.
Niente.
Nessuna idea."
Con calma gli racconta della visita dei tre poliziotti, dell'interrogatorio ridicolo e anche di quei disgustosi slip macchiati di sangue, ridendo entrambi quando lei gli racconta si come sia stata brava a fare la povera vittima, talmente brava da entrare nelle grazie di uno dei poliziotti.
Arrivando all'incontro di un oretta prima.
" Sembra una barzelletta."
Ridacchia Black, contagiando la figlia, si sembra davvero uno scherzo del destino tutta questa storia con Pedro.
Poi silenzio, solo i loro respiri più calmi e troppe cose da recuperare.
Kim sospira, ha fatto davvero pochi passi verso suo padre.
Forse questo è il momento giusto.
"Ascolta mi dispiace.
Non sono abituata ad averti vicino e spesso sottovaluto la tua preoccupazione, solo perché è tutto nuovo per me.
Ma forse devo provare a essere una figlia migliore."
Comportarsi bene da bambina, portare bei voti a scuola, correre dalla mamma con il ginocchio sbucciato, lei non ha mai fatto nulla di tutto ciò.
Non ha mai avuto qualcuno che controllasse che non ci fossero mostri sotto al letto, nessun bacio della buona notte, nessuno a vegliare su di lei quando aveva la febbre.
Essere genitori o figli è qualcosa di istintivo, ma anche che si capisce e si impara con il tempo.
Loro questo tempo non lo hanno mai avuto fino ad ora.
Black sospira, stringendo il telefono con il desiderio di poter stringere lei.
"Sono molto fiero di te bambina mia, della donna che sei e che sarai.
E stai tranquilla, impareremo insieme."
Kim sorride senza rendersene conto, è qualcosa nell'inconscio che la fa sentire meno sola.
Ama la sua famiglia, Sara da quando la conosciuta è madre, amica e sorella, tutto ciò che potrebbe desiderare.
Ma avere un padre, qualcuno pronto ad aiutarti a rialzarti se cadi, è una sensazione nuova e quasi piacevole.
Ancora silenzio, Black sa che Kim non è pronta a essere pienamente figlia, ci sono ancora molti passi da fare prima di diventare suo padre.
Così fa lunghi respiri, trattenendo una piccola lacrima di emozione, cambiando discorso.
"E per l'incontro di stasera sei pronta?
Qualche idea su come devi muoverti?"
Per un momento Kim rimane stranita dalla domanda.
Ripensa agli impegni, le piacerebbe una pizza davanti a un bel film horror insieme a Carter.
Ma poi ricorda e cazzo si vorrebbe dare uno schiaffo in fronte per essersene dimenticata.
"Cazzo, la cena è stasera.
Merda, me ne ero quasi dimenticata."
Dall'altra parte del telefono scoppia a ridere, ma cazzo c'è ben poco da ridere.
Kim ha sempre tutto sotto controllo, non può dimenticarsi niente, non se lo può permettere.
Deve assolutamente fare ordine nella sua testa, ha fin troppa carne sul fuoco e tra poco inizierà a sentire puzza di fumo.
"Tra Fernandes, la palestra delle ragazze e l'accusa di omicidio, è normale che ti sei dimenticata di Walter Levis."
Sarà che il padre ha ragione, ma questo non vuol dire che possa dimenticare un tale impegno.
Carter glielo ha ricordato qualche giorno fa, sa quanto sia importante per lui questo affare e ha dato la sua parola di sostegno in tutto ciò.
Le dà terribilmente fastidio averlo dimenticato.
"Non importa quanto sia importante per me ma quanto lo è per le persone che amo."
Perché lei non è ancora pronta a essere figlia, ma la corona da regina La indossa come un guanto.
Chiacchierano ancora un po dell'affare, come due capi che si fronteggiano.
Poi Black la saluta dicendole che le vuole bene, ma lei risponde solo "ciao".
Fino a ieri era sola, oggi è troppe cose.
È capo, amica, fidanzata, figlia, facile organizzare tutto su un calendario con i diversi impegni.
Ma si chiede se riuscirà mai a diventare davvero quello di cui gli altri hanno bisogno e infondo anche lei.
La giornata è frenetica, Kim si unisce alle ragazze per il progetto della palestra e Carter si occupa insieme ad Alex degli impegni in città.
Quando torna in camera lei non c'è, chiusa nella stanza della ragazze dove la stanno torturando, parole di Kim.
Sa xhe non dovrebbe essere così in ansia e ecitato per la serata che li aspetta, perché hanno problemi decisamente più seri, ma non riesce a trattenere l'euforia.
Una doccia calda per la stanchezza e una fredda per riprendere il controllo di ogni cosa, si guarda allo specchio sorridendo egocentrico all'uomo che ha davanti.
Questa serata cambierà ogni cosa, finalmente un punto a loro favore in mezzo a tutti i guai
Una volta infilati i boxer scuri e asciugati i capelli, sfiora con delicatezza la stoffa della camicia posata con grazia sul letto insieme al resto del completo.
Se la porta addosso, sospirando per il contatto della seta morbida sui suoi muscoli duri, accarezzando ogni bottone li chiude fino all'ultimo che sfiora il pomo d'adamo.
I gemelli a illuminare la chiusura sui polsi e fa un lungo respiro muovendo il corpo a modellarsi con la stoffa.
I pantaloni blu scuri stringono leggermente sui muscoli delle gambe e una volta chiusi, con la camicia infilati in essi, si sistema con attenzione il cavallo dei pantaloni.
Lo specchio quasi arrossisce nel riflettere la sua figura elegante e perfetta.
Con i polpastrelli sfiora il cuoio della cintura fino ad arrivare al gelido ferro della fibbia, la infila in ogni passante tirando leggermente quando entrambe le estremità sono davanti, chiudendo cuoio nel ferro.
Ma la giacca è da sempre il miglior accessorio, la indossa con calma lasciando che le pieghe della stoffa si armonizzino con il suo corpo.
Davanti allo specchio sistema il colletta e i polsi, osservando come l'abito faccia il potere su un uomo insieme a due gocce di profumo sul collo.
Scende al piano inferiore, pronto ad affrontare la serata.
Vanità, sentirsi bene in un abito elegante, la consapevolezza degli sguardi che può attirare con la sua eleganza,
Ma si sente nullo quando è all'entrata di casa e guarda la sua donna che tranquilla scende le scale.
Camilla è bellissima nel suo completo rosa antico, mentre corre verso Simon fermo a bocca aperta di fianco a Carter che è pietrificato a fissare Kim.
La vista tante volte elegante, eppure ogni volta rimane disarmato da quanto può essere bella la sua donna.
Sempre bella con una tuta, un semplice jeans, nuda tra le lenzuola e ora vestita di swaroski e tulle nero come la notte.
Chissà perché la notte le dona tanto.
La trasparenza del vestito crea un effetto vedo-non vedo che lo fa impazzire, che farà girare molti uomini questa sera.
Le sue curve, accarezzate dai ricami, accentuate da un movimento sensuale e sicuro di sé.
E Kim può essere nuda, con una scollatura provocante, non ha vergogna della sua sensualità, eppure mai sembra una puttana.
Forse sono i suoi occhi, la sua espressione seria o il suo portamento che emanano potere e femminilità, ad urlare che il suo corpo non è merce di scambio.
Lui la guarda e se fino ad un anno fa vantava la propria bellezza, oggi è vanitoso di poter camminare di fianco a lei.
" Asciugati la bava, potresti macchiare le tue belle scarpe ."
E già davanti a lui e lo risveglia accarezzandogli la guancia come ad accenttuare la sua frase.
Simon se la ride, ma a Carter non frega nulla, non importa se può essere ridicolo davanti a lei, perché quando le porge il braccio e lei lo stringe si sente l'uomo più potente del mondo.
Salgono in macchina, Carter non ci prova neppure a fare il gentiluomo, si siede al posto del passeggero osservando lei salire sul lato guida e mettere in moto nonostante il tacco dodici.
La coscia leggermente scoperta richiama la sua mano, fregandosene di Simon e Camilla che siedono dietro di loro.
Le sussurra all'orecchio che è bellissima e la soddisfazione arriva quando lei sorride arrossendo leggermente.
Ecco cosa lo fa sentire potente, essere l'uomo che sa far arrossire la The Queen.
Ma questo non è un appuntamento, avrà altri momenti per amare la sua donna, questa sera il suo scopo è puramente lavorativo e con un lungo respiro entrambi riprendono il controllo indossando le maschere di capi del Bronx.
In realtà letteralmente poiché prima di arrivare al cancello principale i quattro indossano bellissime maschere decorate, essendo un ballo in maschera.
E si, i ricconi non hanno molta fantasia o originalità.
"La sicurezza è quasi ai livelli di villa queen."
Ridacchia Simon guardandosi intorno come un bambino allo zoo.
Nonostante la villa mantenga una apparenza di originale antichità, ad un occhio esperto non possono sfuggire le telecamere e le guardie ad ogni angolo della casa.
Al cancello due guardie controllano i loro documenti, falsi naturalmente tranne quello di Camilla, procedura che viene ripetuta altre due volte prima che arrivano davanti all'entrata principale.
Alex aveva consigliato loro di andare con una limousine, un entrata ad effetto e di stile a detta sua.
Ma questa sera di limousine ce ne sono a decine, ma nessuno alla vista di quelle macchine costose ha fatto la stessa faccia di quando Kim è scesa dal lato del passeggero con una postura elegante e la gamba slanciata dal tacco dodici.
Tutti, persino chi stava parlando di questioni importanti, si girano a guardarla mentre da senza attenzione le chiavi del macchina al parcheggiatore.
Per fare una entrata di scena Kim non ha bisogno di una macchina di lusso, le basta la sua sicurezza e la strana personalità ad attirare l'attenzione.
Entrambe le bellissime donne stringono il braccio dei loro uomini, che da bravi pavoni camminano a testa alta vanitosi delle loro donne.
Entrati nella sala vengono ingoiati da un gioco di maschere, musica e colori da far invidia a una scena da film.
Guardandosi intorno tutti gli uomini, compresi Carter e Simon, indossano maschere semplicemente nere, sono le donne con colori sgargianti, piume e diamanti.
Quella di Camilla le copre mezzo viso, bianca e di pizzo, con delle decorazioni floreali a richiamare i dettagli del vestito, con piccoli diamantini a illuminarle il viso.
Molto elegante.
Per quanto riguarda quella di Kim, sembra appartenere a una regina.
Nera e rossa di pizzo le copre solo gli occhi, ma è grande e appariscente.
Con delle perle di fuoco che le fanno da velo sui capelli, chiusi in una rondine con due spilli incastrati tra le ciocche a tenere la conciatura perfettamenteordinata.
Una regina
La the Queen.
Kim Dich in tutto il suo potere e femminilità.
" Simon porta a divertirsi la tua donna.
Al resto pensiamo noi."
Camilla le sorride grata, non è mai stata a una serata del genere e i suoi occhi brillano da quando hanno attraversato l'entrata, persino Kim e la sua scarsa capacità se ne sono rese conto.
In fin dei conti è compito suo e di Carter occuparsi dell'affare, perciò è giusto che i due si vivano la serata.
Così, con la promessa di vedersi più tardi, le due coppie si dividono con due scopi diversi.
" Proprio una bella festa."
Sussurra Kim prendendo un calice di champagne servito in sala dai camerieri, guardandosi intorno.
Potrebbe sembrare una donna qualunque che si guarda intorno curiosa, ma Carter sa che non è così, sa cosa sta facendo.
Kim osserva ogni persona nella stanza, ogni passo che viene ballato sulla pista, sente ogni nota che esce dal piano forte e dal violino, poi passa oltre.
Conta mentalmente le guardie nella stanza, le telecamere e qualche invitato che nasconde sotto la giacca una pistola e vicino al colletto della camicia un auricolare.
Ogni porta di servizio e un paio di ingressi più sorvegliati di altri.
La cena viene annunciata, tutti vengono invitati al tavolo e le due coppie si ritrovano di nuovo vicine.
"Come sta andando?"
Chiede Simon versando il buon vino nei calici delle due donne, parlando con Kim.
Lei si limita a rispondere arricciando il naso, sinceramente sperava di essere già a casa a quest'ora, ma di Levis nemmeno l'ombra.
Nonostante le maschere, le sa cosa sta cercando, sa come si muove un padrone di casa.
Cerca un uomo maturo, vestito elegante e completamente a suo agio, un uomo che si osserva intorno attento, che scambia qualche parola con la sicurezza è che intrattenga un paio dei suoi ospiti più importanti.
"Ci siamo."
Sussura poco dopo il primo, fissando intensamente un uomo che riflette alla perfezione la sua descrizione.
E sicuramente Levis l'uomo che passeggia sicuro nella sala mentre gli altri cenano, e non può sfuggire allo sguardo di Kim uno sguardo di intesa tra lui e un paio di uomini della sicurezza travestiti da camerieri.
"Ora o mai più.
Simon, facciamo un po muovere il culo a questi ricconi.
Stupiscimi."
Carter è già in piedi al suo fianco a offrirle il braccio.
Tranquilla si alza e elegante si sostiene al suo uomo camminando a passo sicuro verso il padrone di casa.
Si va in scena.
" Buona sera signor Levis."
Lui subito con un gesto manda via il cameriere concentrandosi su di loro, forse un po troppo su Kim.
Un uomo maturo ma ben tenuto, come una bottiglia di whisky pregiato.
Un completo semplice ma costoso, due gemelli d'oro con un brillante che varrà sicuramente molto, curiosa la sua intenzione alla modestia ma non resistere alla tentazione di luccicare.
" Perdonatemi, un buon padrone di casa non si riposa mai, con chi ho il piacere di parlare."
La maschera nera gli copre solo gli occhi, mostrando una bocca pulita e la mandibola poco pronunciata con un po' di barbetta bianca.
E Carter il primo a presentarsi con il suo vero nome ma Levis non mostra ne sorpresa per averlo in casa senza invito né timore per il suo cognome.
Così, con un sorriso si concentra su Kim porgendole la mano che lei stringe con una espressione tranquilla e rilassata.
" Non amo i nomi.
In genere mi chiamano The Queen."
Ed ora si che Levis spalanca gli occhi, facendo un passo indietro .
Ha perso in un istante la sua sicurezza e Carter non nasconde un sorrido di soddisfazione per la donna che ha di fianco.
Kim fa questo effetto.
Lui si guarda intorno in cerca di aiuto ed è un peccato che siano partiti un paio di allarmi lontani da loro e che tutta la sicurezza è stata richiamata per l'emergenza.
Pura coincidenza, se la ride Simon rimettendo in tasca il palmare.
" Non siate scortese.
Non siamo qui per dispiaceri.
Ma per affari."
La voce di Kim è soave.
Incanta, è divertente che nonostante odi fare queste cose e questo ambiente, lei si mescola tra diamanti e champagne come farebbe tra fango e polvere da sparo.
Sorride e Levis si sente come se avesse un serpente che gli stringe alla gola e gli parla dritto nell'orecchio con la lingua biforcuta.
Opta diverse scelte, tutte inutili in pochi secondi perciò guarda la donna che ha davanti e scopre che la lingua della gente non le dà giustizia.
Sa chi è lei, sa che lavora per l'angel killer, suo braccio destro.
Sa che se lo voleva morto, lui non potrebbe respirare come invece fa.
" Seguitemi."
Soddisfatti lo seguiono al piano superiore, superando oltre porte fino ad entrare in un piccolo ufficio.
Da bravo padrone di casa offre loro da bere, non riuscendo a nascondere un leggero tremolio nella mano.
E Kim ci tiene a mettere subito le cose in chiaro, l'unico modo per arrivare al loro obbiettivo è tornare a casa in fretta.
"Non abbiano nulla contro di te Levis, perciò non devi temere la nostra presenza.
Siamo qui solo per affari."
Seduti un davanti all'altro e Carter ha parlare, a spiegare perché si trovano qui.
A Kim non frega nulla della purezza della droga, della sicurezza che gli stanno offrendo o della loro capacità di poter soddisfare in fretta i suoi vizi e quelli dei suoi amici.
Lei si guarda intorno annoiata, andando a posare il bicchiere di champagne sul piccolo minibar per riempirsi un bicchiere di vodka liscia.
Fa come se fosse a casa sua, sotto lo sguardo attento e curioso di Levis.
Perché ora che la paura è cessata, resta solo molta curiosità verso la donna che ha fatto tremare il Bronx.
" E la The Queen cosa ne pensa?"
Mentalmente ha già accettato la proposta di Miller, ma prima di mandarlo via vuole studiare ancora questa donna.
Perché è stupido, forse istinto umano, temere il fuoco ma avvicinare la mano per scoprire quanto possa bruciare.
Kim rimane annoiata, tornando seduta comoda con le gambe leggermente accavallate.
" Parliamoci chiaro.
Tu fai guadagnare persone che non fanno nulla per la comunità.
Ricchi che si arricchiscono ancora di più."
Lui sorride, quasi divertito mentre lei sorseggia tranquilla la sua vodka.
Sa xhe lui vuole accettare ma che come un bambino vuole un premio per essersi comportato bene.
Il problema è che lei non sopporta i capricci.
"Non siamo santi, abbiamo sparso lo stesso sangue.
Ma facciamo del bene alla nostra comunità e abbiamo una cosa in comune."
Subito lui si fa serio, ma rimane composto e con tutta l'intenzione su di lei.
Solo su di lei.
" Entrambi teniamo alla famiglia.
Sappiamo come proteggere i nostri cari e siamo pronti a tutto per loro.
Anche a fare accordi scomodi."
È una minaccia?
Che pensi ciò che vuole, a lei non interessa perché sa che ormai è fatta.
Basta toccare i tasti giusti è anche un piano forte rotto può suonare...
"Ci sto."
E a volte è in grado anche di fare dolce melodia.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top