capitolo 32 è mio
È passata una settimana eppure l'alone di un velo nero sul capo non ha lasciato nessuno di loro.
Massi se n'è andato il mattino dopo, una valigia in mano e un sorriso di circostanza.
Non ha dato spiegazioni, non ce n'era bisogno, per quanto ama la sua famiglia vivere nella casa, dormire nel letto, che ha condiviso con la donna che amava ma che lo ha tradito, era davvero troppo.
Passata una notte insonne a vedere Mary in ogni angolo della stanza, persino della casa, non gli ha dato scelta.
All'alba era davanti alla porta di casa, abbracciando tutti i suoi amici, ringraziando Kim per avergli dato una famiglia, una casa, che non ha mai avuto prima e salutando suo fratello con la promessa di tornare presto.
Neanche questa volta Kim è rimasta sorpresa o impreparata, invitandolo ad andare a New York a gestire i loro affari li.
Un legame, se pur sottile, ancora con loro e così Massi ha fatto.
Un altro cuore che non si è ancora ripreso è quello di Kessie.
Chiusa nella sua stanza da quella notte, continua a piangere la sua amica perduta e a torturarsi guardando vecchie foto.
Le ragazze si sono fatte forza tornando subito a lavoro, coprendo i turni di Kessie, perché è lei ad avere il diritto di vivere il suo lutto, perché è lei a sentirsi più ferita tra di loro.
Mary non era solo una amica, era una sorella con cui a vissuto dolori e problemi da quando erano bambine, ha perso una sorella, un pezzo del suo cuore.
Nessuno le ha fatto pressione e mai l'hanno lasciata sola, dandosi in un certo senso il cambio per stare con lei ma allo stesso tempo dandole lo spazio per il suo dolore.
I ragazzi invece non hanno avuto il tempo di riprendersi e comprendere quello che è successo.
Persa la talpa, Fernandes è diventato più aggressivo nei suoi attacchi e la sua, poco velata minaccia alle ragazze ha intensificato le preoccupazioni e i tirni per non lasciarle mai sole.
Per non parlare di Kim.
Aver scoperto la sua gravidanza, li ha innescatp in loro un senso di protezione che prima non era tanto accentuato.
Kim non ha mai avuto bisogno di una guardia del corpo, tutti pensavano che nessuno avrebbe osato avvicinarsi a lei, erano più preoccupati per il malcapitato che per lei, ora era tutta un'altra storia.
Kim da allora è tenuta sotto controllo perennemente.
Basta un suo sospiro per scatenare la preoccupazione di tutti, a chiederle se so sente bene o se ha bisogno di qualcosa, addirittura un paio di volte li ha beccati a seguirla nelle sue uscite e commissioni.
Davvero frustante. Ironico che le dicano che deve rilassarsi quando la stressano con le loro morbose attenzioni e preoccupazioni.
Oggi per esempio, una volta uscita di casa, ci ha messo quasi mezz'ora a seminare Jek che ha cercato di seguirla.
Ma deve ammettere che i suoi ragazzi sono diventati davvero bravi, un po' di tempo ci avrebbe messo meno di un quarto d'ora.
Sono le undici quando esce dallo studio ginecologico.
Carter voleva essere presente, ma per fortuna almeno per Kim, è stato trattenuto da un incontro importante e il fatto che l'appuntamento è stato confermato proprio quando lui era ormai all'incontro, pura coincidenza.
Sospirando si porta un bastoncino di zucchero in bocca, cercando di togliersi l'amaro che la nausea gli provoca tra le labbra.
Una mano subito sfiora la pancia, sulla leggera rotondità che sta pian piano fiorendo, cercando Felix nel battito e nella paura che sente nel petto.
Nulla a più importanza della vita che cresce dentro di lei, niente e nessuno.
Il telefono squilla, è il pensiero corre velocemente al presente, la sua bella vacanza dei sogni è ufficialmente finita.
"Stuart sarà qui tra mezz'ora."
Un messaggio veloce e breve, Carter deve essere davvero arrabbiato, chissà perché.
Sbuffa, ecco che arriverà l'ennesima scenata di preoccupazione, a volte pensa che avrebbe dovuto tenere per sé questa gravidanza.
Magari fino al giorno prima del parto.
Ci mette ben poco ad arrivare, saluta velocemente Sara e Gemma che stanno uscendo di casa, schiaffeggiando la mano della bionda quando prova a sfiorare la pancia.
In cucina incrocia i ragazzi che stanno già iniziando a mettere insieme i dettagli della discussione che ci sarà tra poco, un leggero cenno di saluto a Jek che si finge offeso di aver mangiato la sua polvere.
Non sfidare Kim se non hai fame di polvere.
Ed ecco Carter, seduto sul letto, con una leggera posa teatrale di cattivo nei film nell'oscurità.
Si alza, pronto a discussione, ma Kim lo ferma alzando un dito.
Un connotato di vomito le fa vibrare la gola e per fortuna riesce ad arrivare al water prima di buttare fuori tutta la colazione di questa mattina.
Maledetta nausea mattutina, ormai riesce a tenere nello stomaco solo aria e bastoncini di zucchero.
"Ok, ora puoi iniziare."
Ritorna da lui dopo essersi sciacquata la bocca, non crede proprio che l'alito al vomito sia molto seducente.
Utile se deve puntare al piano B.
Carter, prima sul piede di guerra, ora sospira avvicinandosi a lei con passo leggero e tranquillo.
Le accarezza la guancia, dandole un dolce bacio a stampo mentre con l'altra mano le accarezza con amore la pancia.
"Come sta Felix?"
Il piano B, sedurre e fargli scordare perché era arrabbiato tra le lenzuola, non serve.
Ormai da quando ha scoperto la gravidanza gli basta guardarle la pancia o che lei abbia un minimo di nausea per fargli scambiare la rabbia con la preoccupazione.
Un bel cucciolo addomesticato.
"Sta bene, è in salute e cresce molto velocemente.
Il dottore dice che se continuo a prendere vitamine e le altre cazzate, non avrò nessun problema."
E Carter sospira, portandosela con sé sul letto per stare più comodi.
Kim non ha bisogno di sentire una richiesta, come ormai di abitudine si sdraia comoda per poi accarezzare il capo di Carter appena lui si appoggia tra il seno e la pancia.
"Mi dirai mai perché non mi hai voluto alla visita?"
Potrebbe fare la finta tonta, continuare con la storiella che l'appuntamento è stato spostato, ma purtroppo l'uomo che ha scelto da amare non è un cretino.
Allora potrebbe semplicemente negare, lui si limitera a sbuffare ma poi tornerà ad accarezzarle la pancia dimenticandosi di tutto.
Ma sarebbe troppo comodo e potrebbe rischiare di sentirsi in colpa, forse.
"Avevo bisogno di essere da sola con Felix.
Faccio fatica a condividere in generale e con Felix è anche peggio."
Carter sbuffa, chiedendosi se gli dirà mai una spiegazione decente e chiara.
Continua ad accarezzarle la pancia, facendo scivolare la mano sotto la maglia larga.
Lei sempre con magliette aderenti e top leggermente corti, da una settimana indossa maglie larghe e pantaloni comodi, insomma abbastanza normale per un neo mamma se non fosse sicuro che lei lo fa per nascondere la pancia.
"Siccome sei in vena di tante parole e risposte chiare..."
Parla ironicamente, sollevandosi in modo da appoggiarsi alla mano e essere viso a viso con lei.
Kim ha un leggero ticchettio della lingua, lui la messa esattamente dove voleva, chiusa in un angolo.
E il sorriso sulle labbra di Carter è una conferma.
"Perché non mi spieghi questa nuova moda.
Com'è che appena cresce un po' la pancia tu decidi di nasconderla dietro le mie maglie larghe?"
Questa è un discussione che ormai arieggiava nell'aria da qualche giorno.
Kim aveva già notato il suo sguardo indagatore sul nuovo abbigliamento, sperava solo di avere ancora un po' di tempo.
Sbuffa annoiata, alzandosi e sistemandosi ai piedi del letto.
"Non basta essere seguita quando esco, controllata a vista in casa e essere quasi spiata quando sono in bagno a vomitare?
Ora devo dare spiegazione anche su come mi vesto?
Iniziate seriamente a essere stressanti e rompi palle."
Si alza dal letto pronta ad andarsene, questa è una discussione che non affronterà.
Sta per uscire dalla stanza, ma Carter è più veloce bloccarle la via di fuga, tra lei e la porta.
Per lui è una situazione del cazzo, ha tutte le ragioni per arrabbiarsi e pretendere spiegazioni, ma poi si ricorda di Felix e si rincoglionisce.
Così fa un lungo respiro cercando un modo per non farla innervosire.
Come se fosse possibile.
"Mi dispiace se siamo appiccicosi, sai che lo facciamo solo per proteggerti e perché siamo preoccupati.
Ma non è questo di cui stiamo parlando."
A Kim aumenta il respiro, quasi si possono vedere le narici dilatate.
Si sente una bestia e agli animali non piace essere messi all'angolo.
Carter prova ad allungare una mano verso la sua pancia pensando di così calmarla un po', ma a Kim sale ancora di più il nervoso.
Prima che la sfiori lei gli schiaffeggia la mano e fa un passo indietro, è la prima volta che lo fa e Carter ne rimane più preoccupato che offeso.
"Pensi che Felix sia un trofeo da mostrare in giro?
Vorresti portarmi per strada con un bel cartellone sulle nostre teste con scritto lo ingravidata?
Che bisogno hai di mostrarlo in giro?"
Il fiato è ormai una corsa, il petto si alza e si abbassa furioso mentre gli occhi lentamente si dilatano, ora sì che Carter è preoccupato.
Prova ad avvicinarsi ancora ma Kim fa ancora un passo indietro portandosi le mani sulla pancia.
"Non è così Kim, ero solo curioso."
Prova scusarsi con una mezza verità, ma Kim non si calma.
E strana questa sua nuova personalità, in genere quando lo sguardo è dilatato tende all'attacco, a spingersi in avanti per distruggere invece la gravidanza ha trasformato questo suo stato.
Invece di attaccare, si spinge indietro mettendosi in posizione di difesa circondandosi il ventre con fare protettivo.
"Felix è la mia vita, è mio e nessuno me lo porterà via.
Odio che mi guardino la pancia, che provino a toccarla, che vogliano un pezzo di questa vita, è appena sopportabile condividerla con te.
Felix è mio.
MIO."
È in uno stato delirante, respira sempre più velocemente e il capo si piega leggermente di lato.
In genere si fida del suo controllo, Kim riesce sempre a sfruttare a suo favore il suo stato psycho, in questo momento non è così sicuro.
Mantiene le mani alzate in segno di resa, cercando di avvicinarsi il più lentamente possibile per non spaventarla.
E lei di risposta circonda completamente con le braccia il ventre.
"È mio.
È l'unica cosa che ho, è la mia stessa vita, perché devo condividerla con qualcuno?
Perché non può essere solo mia?"
Ed ora a Carter è tutto chiaro.
Kim è sempre stata molto territoriale, paragonabile a un animale che protegge ciò che è suo con le unghie.
Il suo stato di psycho le ha sempre dato la forza e la determinazione di diventare un animale e attaccare.
Una leonessa che combatte, ed ora è una leonessa che protegge nel suo ventre i suoi cuccioli.
A livello pratico è ancora più semplice, ogni espressione di fastidio quando le ragazze le toccano la pancia ora ha più senso, come anche i vestiti larghi per nascondere la sua gravidanza.
Il suo stato quasi di panico ora che qualcuno sta "minacciando" di voler condividere Felix con lei.
"Nessuno te lo porterà via, è tuo Kim, è la tua felicità e nessuno oserà fargli del male.
È tuo."
Non si sente offeso di non poter dire che è loro, che è anche suo, in questo momento vuole solo farle tornare la ragione e farla tranquillizzare.
Continua ad avvicinarsi, fino ad essere davanti a lei posando la fronte sulla sua, continuando a sussurarle.
"È tuo, Felix è la vita dentro di te, nessuno te la porterà via, nessuno.
Lo proteggerai.
Lo proteggeremo."
Kim ha gli occhi chiusi con il respiro di Carter sul viso e le parole a tranquillizzare il suo battito.
Le braccia strette sul ventre piano allentano la presa per diventare una delicata carezza sulla pancia.
Carter continua a dire le stesse cose come una cantilena, una dolce ninna nanna e finalmente piano Kim si risveglia dal suo stato di panico.
E respira normalmente.
"Mi dispiace.
Mi dispiace tanto."
E scoppia in lacrime, scivolando tra le braccia di Carter.
Anche lui finalmente riesce a respirare con quiete, trattenendo il suo tremolio e ascoltando le lacrime scivolare sul viso di lei e versarsi sul suo collo.
Continua ad accarezzarla, dicendole che va tutto bene e questa volta è la pura verità.
Ha messo in conto fin dall'inizio che Kim avrebbe avuto problemi a livello emotivo, semplicemente credeva che avrebbe passato otto mesi a tirargli dietro piatti o peggio, non si aspettava una reazione del genere.
"Va tutto bene, non ho bisogno di altre domande o risposte."
A chi è stato strappato tutto, a volte persino il respiro e quasi la vita, non si può chiedere nulla.
E a lui basta questo, allungare la mano e accarezzarle il ventre senza che lei lo cacci via.
La consapevolezza che anche lui fa parte della vita che custode gelosamente dentro di lei.
Rimangono ancora qualche minuto a coccolarsi prima che il dovere li richiami all'attenzione.
Stuart è arrivato, ed è ora di sistemare ogni cosa, Felix dovrà nascerà nella pace e non in una guerra.
Seduti comodi al tavolo delle riunioni, Kim osserva il loro ospite mettersi comodo e accederai una sigaretta con tutta calma, si sente un bel trofeo su un piedistallo e Kim non vede l'ora di vederlo cadere dalla sua altezza.
"Anderson ha perso molta influenza, gli abbiamo un po' tagliato le gambe.
Però non riusciamo ancora a trovarla quella merda."
Si, gli hanno tagliato le gambe, messa fuori gioco la talpa che si muoveva per lui, ma nessuno osa ancora dire il suo nome.
Una ferita troppo fresca, di cui nessuno sa nulla tranne la famiglia Queen.
Jek e Nik mettono sul lungo tavolo un paio di mappe delle città, qualche puntino rosso a indicare i nascondigli usati dal vecchio consiglio e le proprietà di Anderson.
"Sono troppi punti, non possiamo controllarli tutti.
Non senza il rischio che Anderson lo scopra e fugga in qualche altro buco di fogna."
Quel pezzo di merda è una anguilla che sguscia e scivola dalla loro presa.
Kim sbuffa portandosi un bastoncino di zucchero tra le labbra, seguirà la mappa è una perdita di tempo e loro non ne possono sprecare ancora.
Guarda Stuart, un buon amo per il pesce che vogliono prendere.
"Ci serve un cavallo di troia, un cliente straniero a questa città.
Qualcuno che ha i loro stessi interessi."
Lo sguardo di Kim su Stuart è un faro che lo illumina all'attenzione di tutti.
Non sono cretini, sanno che Kim ha scelto il suo cavallo che lui lo voglia o no.
O meglio, anche se non lo vorrà.
Lui subito si muove come un pavone che mostra il suo bel piumato, sapeva che lo avrebbero usato come un esca, niente di più facile.
"Armi, droga, ditemi cosa traffica ed io sarò il suo miglior offerente e amico."
Sarà più facile di quanto credeva, avere l'angel killer in debito con lui è una vera ricchezza e con il minimo sforzo, adorata fortuna.
Viene servita una birra, accarezzando l'ora di pranzo che si avvicina e Kim scoppia a ridere deliziata all'idea della faccia che farà.
"Non sai davvero un cazzo di lui, ti imbarchi in un gioco pericoloso senza sapere dove mettere i piedi.
Non so se sei divertente o patetico."
Gli altri si mordono la lingua, Kim invece se ne frega.
Lo osserva perdere le sue belle piume, ticchettare le dita nervosamente sul tavolo, sentire il piedistallo tremare sotto i suoi piedi.
Povero cucciolo indifeso, che per nascondere l'ansia si nasconde dietro un sorso di birra.
"Prostituzione minorile.
Dovrai comprare da lui una bambina per farne la tua schiava sessuale.
Essere un pedofilo di merda."
Il sorso gli va di traverso, sputando la birra e tossendo più volte fino ad avere il viso arrossato.
Ma ci mette davvero poco a diventare pallido, come un cadavere, il piedistallo è caduto.
Stuart si guarda intorno cercando di capire se è uno scherzo, aspettando che gli altri gli diano del cretino per averci creduto, ma nessuno fa una piega.
Ne un sorriso, ne una battuta.
"Voi siete pazzi?
Una bambina?
Una bambina cazzo?
Non diventerò un pedofilo di merda, solo all'idea preferisco infilarmi la canna della pistola in bocca."
Il pavone è ormai un pollo spennato a cui hanno tagliato la testa e ora barcolla in attesa di cadere a terra.
È un uomo di mondo, ha ucciso e fatte molte cose orribili, ma non può fingere di voler comprare una bambina, contrattare con un pedofilo di merda trattenendo la voglia di sgozzarlo come un maiale.
Non lo farà, troveranno altro da fargli fare.
La risata sulle labbra di Kim scivola in una smorfia annoiata, mentre si alza per avvicinarsi a lui.
"Cosa pensavi di fare esattamente?
Di portare qualche uomo armato e di guadagnarti un mio favore senza sporcarti le mani."
Kim è ormai davanti a lui, con il suo solito sguardo di gelo e Stuart è quasi ipnotizzato a dire la verità, che è davvero questo che sperava, ma Kim non gli dà il tempo di fare la figura dello stronzo.
Kim arricciando il naso per la puzza gli sfila la sigaretta dalle labbra per poi spegnerla sulla mano che teneva sul tavolo.
Stuart scatta indietro prendendosi la mano ferita, fa per alzarsi ma Kim e più veloce a prenderlo per la gola e inchiodarlo alla sedia.
I suoi tre uomini tirano fuori l'arma per proteggere il loro capo, ma sono solo cani in una tana di lupi affamati.
E velocemente vengono rimessi al loro posto.
"Se abituato a giocare a fare il boss in una città che funziona giusta.
Ma qui, ci si sporca le mani di sangue, io mi sporcherò le mani di sangue e se tu non sei disposto a fare altrettanto...
Fuori dai coglioni, sei inutile."
Lascia la presa, tornando al suo posto da capotavola osservando con orgoglio il segno delle sue unghie sulla gola, avrà un bel ricordo di lei per un po'.
Stuart invece ai graffi sul collo non ci pensa minimamente, è il suo orgoglio ad essere stato ferito.
Questa donna continua a trattarlo come un cretino, come una nullità e con quello sguardo assassino lo fa sentire una macchiolina fastidiosa sul parabrezza.
Lui è meglio di si, vale molto di più di un moscerino fastidioso.
Un lungo respiro, si sistema con cura il colletto e torna al controllo di sé stesso.
Non è un pupazzo e glielo dimostrerà cazzo, è il suo momento di mostrare quanto vale.
"Lo avrai su un piatto d'argento.
Lascia fare a me."
E il pavone finalmente è una bella aquila Reale.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top