capitolo 27 coma etilico da verità

Ormai da giorni un idea è un chiodo fisso nella mente di Pedro.
Vuole andare via da questa città.

Thomas è già partito da qualche giorno, chiedendo all'amico di andare via con lui, ma Pedro non ha ancora trovato il coraggio.
L'incontro con quella donna, l'indifferenza dei suoi colleghi, la corruzione lì dove la coscienza dovrebbe essere immacolata, lo hanno devastato nel profondo.
Questa città non fa per lui, ma allora perché non riesce ad andare via?

Sbuffando osserva le carte davanti a lui, li ben posate sulla scrivania.
Da quando Thomas è stato trasferito, la noia è più pesante, quasi asfissiante.
Potrebbe aprire la cartellina che ha davanti, ma a cosa servirebbe?
Di qualsiasi natura sia il crimine, le colpe potrebbero essere insabbiate, oppure i suoi superiori si prenderanno il disturbo di scrivere "mancanza di prove" sull'ultima pagina.
Senza sentire la necessità di leggere tutte le altre.
È tutto inutile, la sua divisa vale meno di zero in questa città.

Una notifica arriva sul telefono, rubandogli un sorriso, Mandy è l'unica cosa positiva in questa città.
Ormai si vedono quasi tutti i giorni, passando il tempo a chiacchierare del più e del meno, passeggiando per le vie oppure mangiando un semplice panino a un chiosco.

È strano pensare che la donna che mesi prima ha visto ridotta in cenere, oggi risplende di luce propria, con i suoi occhi pieni di sogni, il sorriso luminoso e contagioso.
Passerebbe ore ad ascoltarla parlare di quello che impara in palestra e di come ultimamente sia tornata a studiare, con il sogno un giorno di aprire un suo centro estetico.

La cosa che più lo incuriosisce e che ogni volta, il nome di Kim esce fuori.
Kim le ha insegnato questo, Kim la fatta iscrivere al corso serale, Kim le ha trovato un centro dove potrebbe iniziare a lavorare prima di aprirne uno tutto suo.

"Kim mi ha detto che è importante sognare, perché altrimenti non siamo diversi dagli animali."

Gli ha detto una sera per poi iniziare a descrivere nel dettaglio come sarà il suo locale.
In compenso appena fa lui una domanda su Kim, lei inizia a essere vaga, a cambiare discorso e a essere distratta.
Quella donna rimarrà sempre un mistero da svelare.

Risponde al messaggio di Mandy dicendole che si vedranno per cena a casa di lui.
Sarà la seconda volta che succede e ricorda bene la prima volta che le ha chiesto di cenare da lui.
Non lo ha fatto con malizia, non aveva secondi fini, semplicemente aveva avuto un doppio turno e voleva stare comodo a casa, non aveva pensato che poteva metterla a disagio.

Glielo aveva chiesto davanti alla palestra, durante una breve pausa tra un turno e l'altro.
Si era subito pentito, vedendo negli occhi di lei tanta paura e disagio, così aveva subito ritirato l'invito facendolo frettolosamente e di conseguenza lasciando che lei fraintendesse che non volesse vederla.
Insomma una situazione imbarazzante.

Per fortuna con lei c'era Kessie che ha fatto da mediante, spiegandole quello che lui intendesse, l'ennesima figura da cretino con le donne di questa palestra.
Alla fine Kessie la calmata, ricordandole di avere sempre il telefono vicino e di premere il pulsante delle emergenze se avesse avuto bisogno.
Dopodiché aveva guardato Pedro, o meglio lo aveva fulminato con lo sguardo in una minaccia palese.
Non era lo sguardo di Kim, ma anche Kessie faceva venire i brividi.

Insomma la serata era andata bene, avevano preso da asporto dei panini e Mandy aveva tenuto il telefono sul tavolo tutto il tempo.
Poi le aveva chiesto se volevano vedere un film sul divano, dicendole che lui si sarebbe seduto sulla poltrona a distanza e lei aveva detto di sì ma con una sorpresa.

Gli aveva preso la mano e lo aveva portato con sé a sedersi sul divano, lasciando il telefono sul tavolo, si è fidata di lui.
Quella sera hanno visto appena dieci minuti del film, passando la serata e la notte a fare l'amore.
E forse è stata in quella notte insieme a fargli capire quanto è innamorato di lei.
Ma non pensa che glielo dirà, non ancora, è troppo presto.

Finito il turno, si rende conto che quella angoscia portata dal lavoro, non è ancora svanita.
Per quanto odia stare qui, ha un peso sullo stomaco che non riesce a liberarsene, preme con forza sul suo orgoglio.
Come un qualcosa di inrisolto.

È ancora presto, Mandy non finirà prima di un ora, così decide di cambiarsi velocemente negli spogliatoi e di prendersi qualcosa al bar poco lontano da casa.

Nonostante non abbia la divisa addosso, appena entra nel locale si sente comunque un estraneo, come se avesse il distintivo tatuato sulla pelle.
Diversamente dalle altre volte, opta per fermarsi al bancone, anche perché ha in programma una birra veloce.

"Un mio amico alla centrale, dice che hanno smesso di cercare l'Angel Killer, dice che non vale la pena non essendoci estradizione in Messico."

Pedro sbuffa, sperava davvero di poter semplicemente bersi una birra e invece il lavoro lo perseguita, o meglio il marcio del suo lavoro.
Quelle che sente poco lontano da lui sono tutte informazioni riservate, stupido lui che ancora si sorprende.

"La polizia si è vantata per settimane di aver fermato il boss di questa città, per poi lasciar stare.
Tipico, tante parole e poi solo fumo negli occhi."

Si lamenta il secondo, facendo ridere il gruppetto di amici.
Ancora una volta Pedro cerca di rimanere indifferente, quel peso sullo stomaco è ormai insopportabile e sentir preso in giro il suo lavoro aggrava solo l'angoscia.
Continua a bere la sua birra, non vuole ascoltare, solo finire questa birra e andare dalla sua Mandy.

"Tutte stronzate, la polizia ha preso solo un fantoccio.
Ha fatto esattamente quello che voleva lei, come sempre."

Un uomo estraneo al gruppetto, attira l'attenzione di tutti, persino di Pedro.
Ha sentito bene?
Ha detto lei?

Potrebbe soffermarsi sulla storia del fantoccio, sul fatto che lui stesso a sentire le parole del l'uomo, ha preso il criminale sbagliato, ma invece quella piccola parola lo sconvolge ancora di più.
Lei?

Scuote il capo tornando alla sua birra, sicuramente è solo un ubriacone che racconta una storiella.
Sono solo assurdità.

"Non dovresti parlare di lei, non davanti a uno straniero, finiresti in guai seri.
Lei non vuole che si nomini invano."

La curiosità di Pedro aumenta in modo smisurato ora che il gruppetto riprende l'uomo ubriaco, non negando la sua storia.
E se fosse davvero così?
Se ci fosse una donna dietro a tutta questa storia?
Se lui come tutti i suoi colleghi è stato solo un burattino nelle mani di quel criminale?

È assurdo, non può essere vero e chi dovrebbe essere questa "lei".

Alza lo sguardo, ritrovandosi lo sguardo di tutti addosso.
Ah già, è lui lo straniero qui.

"E cosa mi potrà mai fare la the Queen, una malattia mi sta già portando alla morte troppo lentamente.
Se mi uccidese, mi farebbe solo un favole."

Come ha evidenziare i fatti, una forte tosse colpisce l'uomo che si porta velocemente un fazzoletto alla bocca.
Cerca di metterlo via con la stessa velocità, ma delle macchie di sangue sono troppo rosse per non essere notate.
E l'uomo si accorge dell'attenzione di Pedro su di sé.

"E già ragazzo, la vita puttana ha trovato un modo straziante per farmi pagare i miei peccati.
Ma se morissi per mano di quella donna, di quel Angelo oscuro, me ne andrei con un sorriso."

L'uomo ha ormai la completa attenzione di Pedro.
Intorno a loro molta gente ha alzato il capo a sentir parlare di quella donna e nessuno ha negato le sue parole, anzi tutti sembrano in ansia come se un tempesta di proiettili potrebbe abbattersi su questo locale da un momento all'altro.
Chiunque sia questa donna, la gente in questo locale ne è terrorizzata.

" Un angelo davvero, lunghi capelli blu, un corpo ricoperto di inchiostro che è il paradiso ma i suoi occhi fanno in fretta a riportarti all'inferno.
Due lastre di ghiaccio, due occhi che si trasformano quando stringe un'arma in mano."

Molti gli gridano di tacere, un uomo scatta in avanti prendendolo di peso e portandolo via, ma ormai il dado è tratto e nella mente di Pedro niente torna indietro.
Quella donna, quella descrizione, quegli occhi.

Lancia i soldi sul bancone e scappa via sentendo troppi occhi addosso, la risata di quel l'uomo rivelatore risaltare i suoi passi, la stanza terribilmente stretta su di sé.

Quella donna, può essere solo lei.
Capelli blu, tanti tatuaggi, occhi di ghiaccio.
Può essere solo lei.

Cammina per le strate con sguardo perso, dando un paio di spallate, sembra quasi ubriaco e lo è, ubriaco di verità e potrebbe rischiare il come etilico.
Ogni parola che quella donna a detto, bugie solo bugie e lui è stato davvero un burattino nelle sue mani.

Una vittima, la credeva una vittima, il respiro si aggrava nel petto, sta soffocando una una verità che ora sembra così palese.
I suoi modi di fare, la sua autorità e chi cazzo vive con quindici persone in una casa come quella.

Si ferma, trattiene il fiato, abbassa lo sguardo verso terra.
Ricorda la mattina che è andato a casa sua, ricorda di aver ammirato i fiori, il portone elegante e una scritta sul pavimento davanti alla entrata.
"The Queen".

Questo ricordo è schiacciante nella sua mente, ora è tutto così chiaro.
Il suo modo di camminare sicura tra la gente, il suo controllo, la sua tenacia sul ring.
La palestra...

Riprende il passo più veloce, più sicuro, sa chi può dargli le risposte.
La certezza di quello che sta smuovendo la sua mente.

Arriva davanti a casa sua in poco tempo, quasi a camminato senza rendersi conto dei chilometri fatti.
Le luci sono accese, lei è già qui e sente come se in casa sua ci fosse un ladro e forse è così.

Lei apre la porta con un sorriso sulle labbra e gli occhi dolci, almeno finché non incontra lo sguardo scioccato di lui.

"Dimmi che non è vero.
Dimmi che Kim non è l'Angel Killer."

Gli occhi di Mandy si spalancano, fa qualche passo indietro e per Pedro è già una conferma.
La segue in casa, la porta viene chiusa alle sua spalle, l'ha messa in trappola e non osa immaginare come lei lo vede in questo momento.
E non si rende conto di quanto sia terrorizzata di lui.

"Non so di cosa stai parlando.
Come..."

Ma lui gli mette una mano sulla bocca fermando qualsiasi cazzata stava per dire.
Non può sopportare un'altra bugia da questa bocca che ha amato, che, cazzo, ama ancora.

"È davvero lei.
Quella bastarda è davvero l'Angel Killer.
E mi ha usato come se niente fosse."

La mano ancora preme sulla bocca di Mandy, ma senza farle male, non è così scioccato da ferirle anche se vorrebbe.
Magari anche lei lo ha usato, tutti quei sorrisi, i loro appuntamenti, forse persino fare l'amore era solo per tenerlo buono.
Forse anche lei lo ha usato.

"Tu eri dalla sua parte, quante risate vi siete fatti alle mie spalle?
Il poverino cretino tanto innamorato da non capirci un cazzo.
Sono stato la vostra barzelletta?"

Le ha detto che la ama, era da qualche giorno che voleva farlo, ma non così, non con così tanta rabbia.

Gli occhi di Mandy sono lucidi e umidi e sente il suo cuore battere più forte come un nodo in gola.
Mandy nega con il capo, spostando la mano dalla bocca per prenderla tra le sue.

"Quello che c'è tra noi non c'entra nulla.
Anche io mi sono innamorata di te, una sorpresa dopo quello che ho passato, ma è per questo che è stato ancora più sorprendente.
Sei stato un raggio di sole nella mia vita."

Pedro nega, sfilandosi dalle mani di lei, allontanandosi.
Non ha negato nulla su Kim, l'ennesima conferma, non riesce a credere alle sue parole ora.
Lei sapeva a cosa stava lavorando, sapeva che stava indagando sull Angel Killer e non le ha mai detto nulla, perché dovrebbe credergli ora?

"Lo so che sei confuso e non voglio più mentirti, ti dirò ogni cosa.
Ma non devi pensare che il mio amore fosse un qualche piano per tenerti buono.
Mi sono innamorata di te, eravamo io e te, non un poliziotto e una criminale, ma due ragazzi seduti su una panchina a tarda notte."

Vorrebbe credergli, sperare davvero che sia tutto vero, ma fino ad un attimo fa credeva anche che Kim fosse una vittima e non un carnefice.
Si siede su una sedia senza forza portandosi le mani tra i capelli stringendo fino alla cute.

Se ci fosse Thomas potrebbe chiedergli consiglio, ma ora si rende conto che lui aveva capito tutto.
Ripensa a quella mattina, a quella strana conversazione, ora così chiara.
Ora è tutto così chiaro.

Mandy si mette in ginocchio davanti a lui, prendendogli le mani e posando la fronte sulla sua e Pedro non ha la forza per tirarsi indietro.
Questa verità la prosciugato.

"So quello che dicono di lei e si non è una santa, ma quello che ha fatto lo ha fatto per salvare questa città.
Non è il mostro che dicono tutti."

Non riesce a crederci, non può crederle.
Lui stesso ha creato quel muro di omicidi e crimini, ha visto cadaveri ridotti in cibo per carogne.
Come fa Mandy a essere così dolce e sincera mentre gli dice queste parole.

"C'è la polizia per quello.
Vuoi farmi credere che quella donna è un super eroe che fa giustizia?
Che quei corpi, quelle morti, non esistono?"

Si allontana leggermente, quanto basta per essere uno davanti all'altro.
Vuole guardarla un faccia mentre le parla, per cercare di capire ogni verità e ogni bugia.
E lei è bella da farlo diventare scemo, anche così, con le guance bagnate e il trucco appena colato.

"Io ti amo e penso tu sia l'uomo più buono, gentile e giusto che abbia mai conosciuto, un vero poliziotto.
Ma sai bene, come lo so io, che in questa città la polizia è corrotta e piu dannosa che utile."

Ed è vero, lo sa anche lui, non ha il coraggio di mentire e negare le sue parole.
Lui stesso ha deciso di andarsene perché la divisa che porta gli dà il prurito in questa città.
Ma questo giustifica l'operato dell'Angel killer.
No, di Kim.

Mandy si siede vicino a lui, senza lasciare le sue mani e i suoi occhi, non volendo rompere questo momento.
Sente che è in bilico, che potrebbe perderlo e potrebbe perdersi, lei è l'unico appiglio alla realtà ma non è solo questo.

Se non gli spiega chi è davvero Kim, lui da bravo poliziotto indagherà su di lei, la denuncerà e non può permetterlo.
Deve la vita a quella donna, e lui non lo sa, ma gliela deve anche lui.

"Ti racconterò ogni cosa..."

E così fa, iniziando dall'inizio, dal suo arrivo in città al suo tradimento.

Gli racconta di come si sentiva persa in quel periodo, della sua pseudo relazione con Alex, di come pensava di essere innamorata.

"Solo ora con te so cos'è davvero l'amore.

Ho capito che ero solo ossessionata da lui, tanto da vedere lei come un nemico, da volere vendetta."

Lui la guarda confuso, sa che può sembrare che stia raccontando di sé stessa, ma questo è l'unico modo per farle capire chi è davvero Kim.

Così gli racconta tutto quello che la stessa Kim le ha detto.

Della guerra tra Carter e Alex, del consiglio, di Victor Stendhal.

E di Josh Smith.

"Un pedofilo che guadagnava sulla prostituzione minorile, che stava per comprare Gemma prima che Kim e gli altri lo fermasseso.

E hai capito bene, stava per comprarla, per fare di lei una schiava sessuale.

Gemma era stata venduta dal padre che a sua volta la faceva prostituire da quando era una bambina.

E Kim la salvata."

Pedro vorrebbe sembrare sconvolto, ma sarebbe come prendersi per il culo da solo.

Ha visto la palestra che ha creato e quelle donne che ha salvato, con i suoi stessi occhi.

Così rimane in silenzio e continua ad ascoltare.

"Ma la stessa Kim è stata la prima vittima di Josh.

Comprata dalla sua famiglia, anche essi pedofili, quando aveva appena sette anni."

E gli racconta ogni tatuaggio e ogni livido che nasconde.

Gli racconta della sua disperazione quando lo ha riscontrato e di come lo ha ucciso rischiando lei stessa la vita per salvare quella di Cam.

Nella mente di Pedro quella lavagna che tanto lo ossessionava prende forma e con un pennarello rosso segna Josh come colpevole e così anche tutti gli uomini morti collegati a lui.

Segretamente ammette che anche lui lo avrebbe ucciso potendo.

"Kim ha costruito una casa per tutta la sua famiglia, ha comprato l'ospedale per renderlo più efficiente e ha aiutato tanti negozianti a riaprire.

Lei non chiede pizzo, non minaccia e non gliene frega niente dei soldi.

Mai ha aiutato questa città a rinascere."

E gli racconta di come Gionata ha minacciato la sua famiglia, del porco che era e tanto basta per fare salire il vomito in gola a Pedro.

Anche su di lui una scritta rossa.

Colpevole.

Racconta di Victor Stendhal, di come ha minacciato la sua famiglia e di come la rapita.

Quella storiella che Kim aveva inventato per giustificare le mutandine era solo una bella storiella per bambini.

Gli racconta delle torture, delle violenze, del stato in cui era quando è stata ritrovata.

Gli racconta chi era davvero Victor Stendhal, di come trattava il figlio e di quello che gli ha fatto.

Una croce rossa passata e ripassata sulla foto di Stendhal, colpevole è davvero troppo poco.

"Potrei dirti che Kim è buona e gentile, ma sarebbe una bugia.

Non è una super eroina e non è l'altruismo che cerca.

Quello che fa, lo fa per la famiglia, per noi ragazze.

Per rendere le strade più sicure per noi."

E gli racconta della Elisabeth house, di Maria, di Kessie, di Mary, di Camilla e di sé stessa.

Gli racconta di come ha cambiato le loro vite, di come ha dato loro denaro, una casa, una possibilità di futuro.

Non gli racconta di Sara, perché ha sempre visto il loro rapporto come qualcosa di intimo, di solo loro.

Ma le altre storie bastano a vedere negli occhi di Pedro il dubbio.

"Io lo tradita, l'ho messa in un mare di guai, eppure non mi ha solo salvato la vita, ma mi ha dato tutte le possibilità che ha dato alle altre.

Ed ora, ora che ti ho parlato di chi è veramente la the Queen, pensi ancora che sia un mostro."

Ed è quella goccia di verità che lo fa finire in coma etilico.

Quello che era giusto ora è sbagliato e il cattivo in realtà è buono.

Ironico, lei glielo ha sempre detto...

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