capitolo 22 prima indossa le sue scarpe

Oltre hai mille impegni, Walter aveva dato a Kim un ulteriore rottura di palle.
Allenare suo figlio Harry.

Per quanto Carter aveva spiegato loro che Kim non allena nessuno e che ha altri impegni, Walter non ha voluto sentire ragioni ma ancora di più Harry ha fatto un sorriso soddisfatto, è quello che ha convinto Kim ha farlo salire sul ring con lei.

Così si trova dopo mesi nella palestra dei ragazzi, perché nessuno uomo può e deve mettere piede nella Elisabeth house, a fare il culo a questo bamboccione viziato.
Con calma si tira le fasce sulle mani, senza mai distogliere lo sguardo da Harry dall'altra parte del ring, povero coglione non sa nemmeno fasciarsi le mani decentemente.

"È solamente una perdita di tempo, lo manderai al tappeto in pochi secondi."

Le sussura Carter, passandole un bottiglietta d'acqua mentre con la coda dell'occhio nota molti ragazzi avvicinarsi al ring per godersi lo spettacolo.
Kim manca da molto e tutti sono curiosi o euforici a vederla in azione, cosa che fa sbuffare ancora di più la the Queen.
Non solo deve perdere tempo con questo cretino, ma questi bambolotti si sono messi comodi come se fossero al cinema, gli mancano solo i popcorn.

"Non se la caverà così facilmente.
Non scenderà da questo ring con le sue gambe."

Si allontana dalle corde, facendo un po' di stretching ma è solo scena.
Semplicemente si prende il suo tempo per studiarlo con attenzione.
A Carter non resta che sospirare e raggiungere gli altri, sperava davvero di sbrigarsi in fretta, invece qualcosa gli dice che Kim si prenderà tutto il tempo che le serve per spezzarlo.

"Si aprono le scommesse ragazzi."

Urla Marco alzando il braccio sorridendo divertito appoggiato da tutti gli altri, segno che non è la prima volta che fanno questo gioco è Carter ne rimane davvero sorpreso, davvero che qualcuno che scommetterebbe contro di Kim?
La guarda, bella mentre sorride con quella espressione da Killer che ha ogni volta che sale sul ring, solo gli stupidi proverebbero a sfidarla.

"Dieci dollari che lo mette al tappeto in dieci minuti."

Sorride Luca passando due un paio di banconote a Marco, poco lontano c'è chi non è d'accordo e un ragazzo si avvicina con venti dollari in mano e uno sguardo divertito.

"Non esiste amico è troppo incazzata per finire in fretta, io dico che lo massacrerà per almeno mezz'ora."

In pochi minuti ognuno nel gruppo dice la sua e si passano soldi,  allora Carter capisce.
Non scommettono contro di lei, ma su quanto rimarrà sul ring, ha sicuramente più senso, sorridendo anche lui passa cinquanta dollari a Marco scommettendo su venti minuti pochi ma solamente perché lui non resisterà più di questo con lei, facendo ridere tutti tra la confusione di Harry e un sorriso raccapricciante di Kim.

I giochi hanno inizio, lui le prova tutte anche solo per avvicinarsi a lei, ma Kim è un felino che si muove veloce e elegante, schivando e colpendo.

"Andiamo ragazzino, alza il culo."

Lo sgrida Kim con durezza quando finisce a terra ed Harry trema.
Nella sua ingenuità voleva solo poter dire di essere stato allenato dalla migliore, non credeva che l'avrebbe massacrato.
Si alza, ci riprova, prova a colpirla ma a Kim basta un colpo sulla gola e lui finisce in ginocchio senza respiro.

"Vuoi essere il migliore, vantarti, ma sei solo un ragazzino."

No, lui è molto meglio di così, lei non lo conosce eppure lo giudica così alla leggera, con tanta crudeltà.
Si rialza, questa volta annebbiato dalla rabbia, ripetendosi nella mente che lui vale, che può farcela.

Kim si muove scivolando dalla sua presa come una anguilla e per sfregio si porta anche una mano dietro la schiena mentre con l'altra gli fa segno di farsi avanti.

Carter sospira godendosi lo spettacolo, osservando gli altri guardare l'intero incontro con attenzione, bisbigliando tra di loro e a volte indicando l'azione.

"Prendono appunti mentali, quando sono sul ring non capiscono cosa accada, semplicemente finiscono k.o
Ma quando Kim è sul ring, gli altri tengono di studiare la sua tecnica."

Gli sussurra Marco incrociando le braccia per poi tornare a guardare l'incontro.
La sua tecnica ha detto, Carter torna con lo sguardo su Kim cercando di studiarla come fanno gli altri ma l'unica cosa che vede è la sua noia.
Sbadiglia portandosi una mano sulla bocca, mentre l'altra è ancora dietro alla schiena, in realtà non ha mai visto su di lei uno stile o una tecnica precisa.
Lei semplicemente si muove, colpisce, sopravvive e Harry ancora una volta finisce a terra e questa volta non mostra intenzione di rialzarsi.

Tutti si avvicinano di qualche passo, il ragazzo non mostra grossi lividi e niente di rotto, solo tanto affanno.
Ci è andata leggera.

"Ventidue minuti, la tua resistenza fa schifo."

Parla tranquilla Kim, iniziando a sfilare le fasce mentre guarda il grosso orologio attaccato al muro.
Harry d'altro canto sbuffa all'ennesimo insulto.
Questa donna non solo la devastato colpendolo pochissimo ma ha anche fatto a brandelli anche la sua autostima.
Si mette seduto appoggiando il peso sulla mano, guardando le differenze tra lui e lei.
Lui sfinito, lei tranquilla e fresca come una rosa.

Si avvicina a lui, con quello sguardo freddo che lo ha impressionato appena e salita sul ring, ma senza quel sorriso terrificante che ha avuto per tutto il tempo durante lo scontro.
E alla fine, le porge la mano.

"Ma hai una bella grinta, puoi lavorarci."

Confuso gli prende la mano lasciandosi aiutare a tornare in piedi.
Carter sorride, negando con il capo, infondo Kim non cambia mai, la fatto stancare solo per fargli vedere i suoi limiti e alla fine non gli ha nemmeno fatto male, insomma è in piedi questo non è per nulla scontato.

"Se lascerai perdere la tua ambizione, qui ci sono ragazzi che hanno tutte le capacità per renderti un combattente, perciò non rompere le palle, non ti lamentare e loro ti aiuteranno."

E se ne va, senza salutare nessuno e senza dare altre spiegazioni, lei non deve giustificarsi con nessuno.
Carter la guarda camminare verso l'uscita, sapendo bene che si fumerà una sigaretta prima di voler andare via, così si avvicina a Harry vedendolo ancora tanto confuso.

"Hai bisogno di una mano per scendere?"

Sembra finalmente risvegliarsi dai suoi pensieri, accorgendosi di lui ai piedi del ring solo ora.
Si guarda intorno ritrovandosi solo, vedendo tutti i ragazzi tornare agli attrezzi e alle loro mansioni, mentre di Kim non c'è più traccia.

"No io...
Non capisco."

Pensava di starle antipatico, anzi lei gli ha detto espressamente che le sta sulle palle, eppure all'intimo gli ha parlato con calma, sembrava persino vagamente gentile e comprensiva.
Cosa è successo?

"Prima capirla, prima di correre, devi indossare le sue scarpe e fare la strada che ha fatto lei."

La spiegazione di Carter non è un granché, è semplicemente una metafora eppure Harry sembra capirlo e annuisce.
pensava davvero che sarebbe bastato allenarsi con lei per sentirsi forte e invece lei gli ha mostrato quanto invece sia lontano dal suo obbiettivo.
Ora lo sa, il suo vero scopo è dimostrarle che può essere forte, divertente che chiunque incontri Kim si sente in dovere di dimostrarle qualcosa quando a lei non gliene frega nulla.

Carter si limita a sorridere negando con il capo, andandosene lasciandolo con le sue convinzioni, infondo l'importante è che Harry ora si allenerà con i ragazzi, un problema in meno a cui pensare.

Intanto alla Elisabeth house, Kessie e nel suo piccolo ufficio a controllare le iscrizioni, il numero di donne che si sono presentate in cerca di aiuto e le associazioni che hanno dato la loro disponibilità per accoglierle.
Kim è stata chiara con lei, dovrà occuparsi lei di queste "stronzate burocratiche" come le chiama lei, in più le ha detto di usare il suo ufficio ma Kessie preferisce usare questo molto più piccolo.
Quella stanza è di Kim e le piace pensare che lei abbia qualcosa di suo in questo luogo, le fa sentire che è qui con loro.

Dopo aver bussato e aver ricevuto il permesso, Sara entra nell'ufficio con due bicchieri di carta contenti caffè.

"Se Kim ci vedesse con questo caffè lo lancerebbe fuori dalla finestra, ma lei non c'è, perciò..."

Le fa l'occhio sorridendo passandole il suo caffè per poi sorseggiare il suo.
Non gli è mai dispiaciuto questo caffè, ma da quando Kim le ha detto che l'unico caffè bevibile è quello italiano, facendoglielo provare, non se la sente di darle torto.

Sara si siede davanti all'amica, osservando tutte le carte che sta esaminando.

"Sembra che le denunce siano diminuite di un bel po', ricordo che i primi giorni Camilla era più qui che in ospedale."

Kessie annuisce, lasciando le carte per godersi una pausa caffè, la prima da quando ha attaccato questa mattina.
I primi giorni la palestra ci ha messo un po' a ingranare, c'erano solo un gruppo di ragazze che volevano imparare l'autodifesa, ma poi la situazione è esplosa.

Ogni giorno arrivavano almeno tre donne ferite, violentate, minacciate.
Donne piene di paura e segni indelebili, un paio persino dai paesini vicini, un passa paura incredibile.

Ad oggi sono diminuite le richieste da aiuto e lei è sicura che questo luogo sia il motivo.
No, l'umanità non è diventata migliore, le merde esistono ancora ma ora in città c'è un repellente.
Nessuna delle ragazze le sa direttamente, ma si sa che in città l'avviso di trattare bene le donne è arrivato chiaro e tondo, l'esempio di cosa accadrà a chi non vuole ascoltare sono gli uomini che hanno fatto finire qui le donne e che Kim ha fatto massacrare.
Puniscine uno per educarne tante e per ora sembra funzionare.

"In compenso sono aumentate le iscritti per tutti i corsi, persino quello di yoga va alla grande."

Sara sorride, facendo un teatrale inchino alle lode della amica, perché è lei ad occuparsi di quel corso.
Un viso angelico, una voce dolce e rilassante, movimenti calmi e imponitici, insomma Sara è davvero perfetta per quel ruolo.
Tutte loro sono perfette per questo luogo.

Gemma ha scoperto una passione per la danza e la musica con il dorso di Zumba.
Maria ha aperto un piccolo bar in un angolo, un sorriso dolce sulle labbra e un abilità incredibile nel fare i dolci.
Lei stessa ha scoperto una certa soddisfazione nel allenare le altre donne, forse non è brava con Kim e non ha la stessa capacità di farle riflettere, ma anche le sue ragazze sembrano soddisfatte.
Le sue ragazze, un sorriso le sfugge.

"Stavo pensando a quante volte Kim ha parlato di noi chiamandoci le sue ragazze ed io lo appena fatto nella mia mente pensando al gruppo che seguo."

Ha sempre giustificato le parole di Kim come se fosse un modo affettuoso per riferirsi a loro, a dimostrar il suo affetto nel suo strano modo.
Ma solo ora capisce davvero quel "le mie ragazze".

Non è solo essere amiche e volersi bene, è un senso di responsabilità verso di loro, aiutarle a raggiungere un obbiettivo o semplicemente proteggerle.
Preoccuparsi ogni volta che cadono e spronarle a rialzarsi da sole, darle aiuto ma anche qualche calcio in culo per farle reagire.
Quelle ragazze, che sono venute da lei in cerca di aiuto, un po' smarrite, sono le sue ragazze.

"L'unico modo per capire Kim è pensare come lei o, come si dice?
A ecco, indossare le sue scarpe e fare la sua strada."

Sorridono, infondo non la capiranno mai fino in fondo però quando scoprono questi piccoli spiragli è sempre un emozione, la fanno sentire più vicina a lei.
Finiscono il caffè e in fretta tornano a lavoro, non immaginavano che dietro una palestra ci fosse così tanto lavoro.

La verità è che questo posto è molto più di una palestra, è diventato un punto di riferimento e con le richieste che una normale palestra non riceverebbe si sono dovute adattare e allargare le loro conoscenze.
Alla prima riunione tra le ragazze, la tentazione di chiedere aiuto a Kim era tanta, ma poi hanno deciso di muoversi da sole, infondo questo lavoro non è di Kim ma loro e come le ricorda sempre loro devono sbrigarsela loro.

La porta all'improvviso si apre.

"Ti dico che è così, so quello che pensi, ma non si può fare."

Mary, con il telefono tra l'orecchio e la spalla e le mani piene di documenti continua la discussione con chiunque sia dall'altra parte della cornetta, lasciando i fogli sulla scrivania per poi uscire dall'ufficio senza neppure alzare lo sguardo sulle amiche.
Le due non se la prendono più di tanto, Mary si è presa carico della segreteria e non è un lavoro facile.

Qualsiasi ragazza, problema o chiamata passa prima da lei e dopo è sempre lei che si occupa di contattare chi deve, per non parlare di fornitori e anche lì chiamate dal comune, quindi è normale che sul lavoro sia quasi impossibile parlarle.
E ultimamente anche nel privato...

"Non ha ancora risolto con Massi vero?"

Chiede Sara preoccupata per l'amica e Kessie si limita a negare.
Nonostante Mary sia una persona molto riservata e chiusa per quanto riguarda il suo privato, tutte si sono accorte dei problemi tra i due.
Entrambi sempre nervosi, distanti tra di loro e l'hanno sentita spesso litigare al telefono con lui.
Non sanno cosa abbia incrinato il rapporto tra i due, spesso hanno sentito Massi lamentarsi di non vederla mai perché è sempre a lavoro e infondo è vero.
Mary ha mostrato una devozione verso questo luogo superiore alla loro, non l'hanno mai vista così coinvolta in qualcosa e questo progetto lei ci ha davvero scommesso tutto e speso tutte le sue energie.

"Ho provato a parlarle ma sai com'è fatta, difficilmente si apre quando si tratta della sua vita privata.
Dice che Massi deve solo accettare che lei ha un impegno con questo luogo, ma non dice nulla di più."

Vorrebbe insistere di più ma conoscendo l'amica avrebbe il risultato contrario e la guarderebbe chiudersi ancora di più.
Sospira, non sa proprio cosa fare, anche perché Massi ha ragione e lei ha paura che le potrebbe scappare.

È vero che Mary passa troppo tempo in questa palestra, a volte anche saltando il pranzo per finire i suoi compiti e facendo tardi almeno quattro giorni su sette.
Quindi infondo Massi ha ragione e immagina che in una relazione si senta ancora di più la pressione.

"Lo so, anche Kim le ha parlato l'altra sera, dicendole di prendersi una pausa e Mary le ha detto che l'avrebbe fatto, ma poi come vedi non la fatto."

Kessie annuisce, anche lei era presente e sa per certezza che Kim ha usato altre parole, troppo colorite da sentirle ripeterle a Sara.

Un dettaglio che non ha condiviso con nessuno è che qualche sera fa la vista parlare al telefono con qualcuno.
Sorrideva e si passava le dita tra i capelli con fare nervoso, le ha ricordato un po' come si comportava i primi tempi che stava con Massi, tant'è che pensava avessero fatto pace.
Ma una volta a casa i due sono stati distanti, entrambi nervosi e incapaci di guardarsi, sicuramente l'uomo con cui parlava al telefono non era Massi.

Qualche giorno dopo la vista con un bigliettino in mano, un sorriso strano sulle labbra e gli occhi emozionati, per poi nasconderlo in fretta.
Quasi sicuramente ha un'altro, ma perché non dirlo a lei?
Infondo è la sua migliore amica.

Sospira, sarà strano se i due si lasciassero, ormai casa loro è costruita sui loro legami, e l'affetto tra di loro che fa colla e cemento alle loro mura e non crede sarebbe semplice per loro rimanere sotto lo stesso tempo.
Tutto cambierebbe.

Che cazzo di egoista che è, volere che due rimangano insieme solo perché sarebbe difficile per tutti loro e si cambierebbero gli equilibri.

Cos'è giusto fare?
Perché è così difficile fare la cosa giusta, essere altruisti ma davvero, facendo quello che va fatto?
Le scarpe di Kim le vanno ancora troppo larghe per poterci camminare.

Bussano alla porta, svegliandola dai suoi pensieri, e dopo pochi secondi Gemma è davanti a loro sorridente.

"Kessie, tesoro, il tuo gruppo è arrivato, ti aspettano in sala allenamento."

Cavolo non si era resa conto che era già così tardi, sospira mettendo via tutti i documenti, anche stasera farà le ore piccole.

Con un bacio sulla guancia saluta Sara e corre verso la sala, mentre si alza i capelli in una coda alta e ogni tanto inciapando nei suoi stessi piedi.
Prima o poi i suoi ritardi le sosteranno l'osso del collo.

Stranamente arriva alla sala sana e salva, con l'affanno e una espressione buffa che fa sorridere le altre.

"Felice di farvi ridere, uno di questi giorni arriverò qui in anticipo, per ora iniziamo a fare un po' di riscaldamento siamo già in ritardo."

Insieme a loro inizia con gli esercizi di riscaldamento, un corsetta intorno alla stanza che non fa mai male e un paio di piegamenti a preparare i muscoli.
Qualcuno accende la musica e lo sguardo di Kessie scatta su Mary che le sorride facendole l'occhiolino, perché sa che Kessie adora lavorare con un po' di musica a fare da sotto fondo.

Le sorride grata, uno sguardo che dura qualche secondo e poi le due tornano ai loro lavori.
Magari le cose cambieranno, Mary lascierà Massi e andrà a vivere per conto suo, ma questi non vuol dire che non saranno più amiche.

Fa fermare le ragazze davanti a lei, dando loro il tempo di riprendere fiato.

"Ok ragazze, e da un po' che ci alleniamo e sicuramente sentite il vostro corpo cambiare, la resistenza aumentare e i vostri riflessi percepire di più ciò che vi circonda.
State cambiando."

Non po' com'è successo a lei quando è arrivato a Villa Queen, quando ha conosciuto Sara e Kim, quando ha iniziato ad allenarsi.
Fino a cambiare così tanto da diventare la donna che è oggi.

Le cose potrebbero cambiare ancora, le coppie e le persone che rendono la sua dimora casa potrebbero cambiare.

"E va bene così, è normale cambiare noi stesse e il mondo che ci circonda.
Ma per quanto possa essere contraddittorio, questo non vi rende diverse.
Siete sempre voi, forse dopo questi cambiamenti lo sarete ancora più."

Sta parlando a loro, a se stessa, al mondo che vive fuori da questa porta.
Magari le cose cambieranno, ma non il legame che lega lei e Mary.
Certe cose non possono cambiare.

"Indosserete le vostre scarpe e farete la vostra strada, le vostre scelte e raggiungerete i vostri scopi."

E si, le scarpe di Kim sono stupende, ma lei cerca ancora la sua scarpetta di cristallo da indossare.
Per adesso, quelle consumate ma comode che indossa, vanno più che bene...

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