capitolo 15 togli i prosciutti dagli occhi

Invece in palestra, dieci minuti dopo l'arrivo di Pedro, le due si fermano faccia a faccia, con il respiro corto ma sorridenti.
Kessie china il capo ringraziando il suo avversario, per poi scendere dal ring incontro alle sue amiche.
Sembra non sia importante chi ha vinto, hanno lottato e consumato energia su quel tappeto, nulla di più.
O forse è tutto.

" Intensi spiarci ancora per molto?"

Kim, scesa dal ring, lo guarda con una espressione vuota mentre prende dalle mani di Sara una bottiglietta d'acqua e un asciugamano da passare sul collo.

Pedro si morde il labbro, imbarazzato come un ragazzino che viene beccato con le mani nella marmellata.

" Scusami non volevo disturbarvi."

Prova a mascherare il disagio come può, osservandola camminare verso di lui.
La pelle arrossata e la leggera patina di sudore le dona un colorito seducente sulle guance in genere pallide.

Pedro è completamente perso tra quello che ha visto sul ring e la donna che è ora ferma davanti a lui, da non notare le altre ragazze lasciare la stanza fino a lasciarli soli.

" Ci stavamo solo allenando."

Sbuffa lei annoiata, finendo l'ultimo sorso dalla bottiglietta.
Pedro si lascia scappare un sorriso ironico, trovando la sua frase per nulla appropriato a quello che ha visto lì sopra, gesto di cui se ne pente immediatamente quando le lo fulmina con lo sguardo.
Non lo sa, ma ha appena fatto il secondo errore della giornata dopo solamente alla decisione di essere venuto a disturbarla.

"Fammi indovinare, ti aspettavi qualcosa come yoga e chiacchiere tra donne."

Non nasconde l'offesa ricevuta e Pedro rimane disarmato dal suo tono freddo che gli fa venire i brividi, ora capisce davvero le preoccupazioni di Thomas e non sa più chi è la donna che ha davanti.

Il sorriso dolce e la fragilità di cui tanto si è infatuato ora sembrano una bestemmia su di lei, è completamente cambiata.
E non lo sa, ma semplicemente per Kim non è più utile ed è quindi inutile continuare quella ormai noiosa sceneggiata della brava ragazza.

"Non volevo offenderti, semplicemente non ho mai visto donne dover fare un allenamento tanto cruento se non alla accademia militare."

Cruento, curioso che abbia usato proprio questo termine, con un tono quasi ingenuo.
L'ennesima prova che questo uomo non c'entra un cazzo con questa città, altrimenti saprebbe con chiarezza e questo è l'unico modo con cui una donna può sopravvivere in questo inferno.

Se non fosse arida quanto un deserto in piena estate, tranne quando riguardo la sua famiglia, avrebbe persino pietà di lui e invece no.

"È quasi stupido da parte tua giudicare in modo tanto frettoloso il nostro modo di allenare le donne.
Pensi che basti uno spray al peperoncino tra queste strade?
La donne devono poter camminare tranquille, devono capire che essere donne non vuol dire essere deboli."

Lei continua a ferirlo con la sua voce tagliente e la sua posa talmente rigida che sembra stia per colpirlo, eppure rimane folgorato dal fuoco che sente nelle sue parole, da una tale passione furiosa.

Kim fa un passo indietro, invitandolo a guardarsi intorno.
Perché nonostante non gliene freghi nulla di lui, vuole sconvolgerlo un po' di più, togliergli i prosciutti davanti agli occhi.
Pedro, anima curiosa, segue il suo invito andando con lo sguardo oltre lei.

Un enorme murales sul muro, una carezza che ferma un pugno e una frase di effetto, ma il cuore di questo luogo va oltre.
Centinaia di nomi scritti con poca precisione, impronte di mani su quei nomi e delle date.
Forse di nascita?
Anniversari?
Cosa sono?

"Le loro morti.
Queste sono anime strappati dal femminicidio.
Ognuna di loro era donna, madre, sorella o amica, non importa.
Ma tutte loro pensavano che bastava uno spray al peperoncino nella borsa."

Pedro spalanca gli occhi, Kim è solo una voce che racconta mentre gli occhi saltano da un nome all'altro.
Sono troppi nomi, troppe vittime, troppa morte per una misera città.

Alex intanto è arrivato all'ingresso della palestra, tenendo in braccio a sposa Mandy.
Mary appena li nota corre verso di loro fermando la sua marcia, Alex rimane confuso dallo sguardo di Mary ma per quanto aspetti una risposta, lei si limita a negare facendogli segno che gli spieghera dopo.

"Ascolta Mandy..."

Sussurra alla ragazza facendola scendere con gentilezza dalle sue braccia senza però ancora lasciarla alle mani di Mary.
Mandy trema, guardandolo con il terrore di star venendo abbandonata e Mary non la riconosce più.
È ormai un fantasma della ragazza che era quando andavano a scuola insieme o la vedeva a qualche festa sempre appiccicata ad Alex.

"Io non posso entrare qui, ma ti giuro sulla mia stessa vita che sarai al sicuro.
Che qui ti daranno l'aiuto che ti serve e più tardi verrò a trovarti.
Fidati di me."

Mary la prende sotto braccio ma Mandy tiene ancora la mano di Alex, cercando di decidere se può davvero fidarsi di lui.
Per colpa di lei è scoppiata una guerra, il sangue gocciola anche dalle sue mani, può davvero accettare la fiducia che lui gli sta donando?
E Mary legge tutto il suo tormento.

"Fidati tesoro, qui non importa a nessuno chi sei o gli errori che puoi aver fatto.
Vogliamo solo aiutarti."

Mandy si lascia stringere dalla ragazza, assorbendo tutto il calore e l'umanità di questo gesto.
Da troppo tempo non si sente riscaldata, voluta e così umana.

Lascia la mano di Alex cedendo alla speranza di aver davvero finalmente trovato riparo.
Lui la osserva andare via con la loro amica e sospira forse nella speranza di aver un po' di perdono per gli errori del passato dopo di che se ne va.
Solo ora che è più "libero" nota poco lontano una macchina che conosce bene dato che i suoi uomini lo tengono d'occhio.
Un sorriso fugge dalle sue labbra, Carter non sarà per nulla contento.

Se Alex immaginava un incontro tranquillo tra Pedro e Kim, si sbaglia di grosso.
Kim ormai non ha più interesse nel tenersi buono il poliziotto, anche se è divertente vederlo boccheggiare in cerca di risposte davanti a questa realtà.

"Kim.
Abbiamo una emergenza."

Purtroppo il momento ediliaco finisce troppo presto.
Sara con mani tremanti e lo sguardo talmente preoccupato da non essere interessata alla presenza di Pedro, attira completamente l'attenzione di Kim.

"Fammi strada.
Pedro conosci l'uscita."

Segue a passo svelto Sara fuori dalla sala, mentre lei gli spiega che è una ragazza ferita, prendendo il corridoio contrapposto all'entrata, peccato che sente ancora i passi di Pedro dietro di lei.
Vorrebbe colpirlo, cacciarlo a calci nel culo, oppure prendere la pistola nell'ufficio e puntargliela direttamente alla fronte, ma non può cazzo.
Nonostante non gli serva più nel suo piano, non può ancora farselo nemico.
Almeno non ancora.

"Fuori dai piedi Pedro, gli uomini non sono ammessi qui."

Prova con la diplomazia e la calma, ma quando il passo di lui non scompare si ferma all'istante girandosi talmente velocemente che per poco non se lo ritrova addosso.
Non lo vuole qui, inizia a essere un fastidioso sassolino nella scarpa che non vuole lasciarla stare.

"Volevi togliermi i prosciutti dagli occhi?
Bene, fammi vedere."

Quanto è fastidioso, continua a guardarla curioso ma senza più quel cenno di desiderio.
Tanto era preso di lei, che gli è bastato un briciolo della vera Kim per perdere interesse.

Poco lontano da loro c'è una ragazza che ha bisogno di loro e potrebbe andarsene ripensandoci, non ha tempo da perdere con questo moralista del cazzo.

"Sparisci."

Parla tra i denti dandogli una altra dose del suo veleno, ma Pedro rimane fermo negando con il capo.
Maledetto il suo spirito di giustizia e di sapere.
Sarà le prende una mano pregandola di fare in fretta e si ritrova con le mani legate.
Odia essere messa alle strette.

Torna a seguire Sara cercando di dimenticare la presenza fastidiosa alle sue spalle.
Il corridoio è completamente deserto se non per la loro presenza, sicuramente sono state le ragazze ad allontanare tutti.

Sarà aumenta il passo, sorpassando Kim per aprirle la porta dell'infermeria.
Una volta dentro, la porta viene chiusa alle loro spalle e tutta l'attenzione è solo sulla donna seduta sul divanetto con il capo chinato e le mani tra i capelli.

Kim sente qualcosa di famigliare in questa donna, come se l'avesse già incontrata forse in un'altra vita.
Con passo silenzioso, si inginocchia davanti a lei, facendole alzare il capo di scatto.
Ora la riconosce.

Alla mente tornano i primi tempi del suo arrivo in città, la curiosità verso Alex e lo sguardo verso quella donna che come una disperata cercava le attenzioni di lui.
Ormai è solo il fantasma della donna che era allora, la violenza che porta sul suo corpo la rendono quella che è ora.

"Kim, io..."

Sussurra appena, stringendo tra le mani la stoffa dei jeans sporchi e  strappati.
Quanta disperazione nei suoi occhi, paura di un rifiuto, ma anche rassegnazione di non avere e non essere più nulla.

Kim studia ogni livido, ogni goccia di sangue, ogni segno di grosse mani sulla sua pelle, ma forse a essere più crudele sono i buchi all'interno del gomito.

"Io non sapevo dove andare.
Io..."

Scoppia in lacrime, tornando con il capo chino a tirarsi disperata i capelli.
Pedro è completamente sconvolto, è abituato ai cadaveri nei casi di omicidio, ha visto molte atrocità e pensava davvero che nulla poteva più sorprenderla.
Invece si sbagliava di grosso.

Fa un passo verso di lei, guidato da una specie di istinto protettivo, facendo troppo rumore e di conseguenza far scattare su di lui lo sguardo della donna.
Il respiro accelerato, le mani a stringere fino a farsi male i palmi, lo sguardo completamente dilatato per il terrore.
Sta per avere un crisi di panico.

Kim fulmina con lo sguardo Pedro facendolo ingoiare a vuoto e fare un passo indietro, per poi tornare con l'attenzione su Mandy.
Le prende il viso, costringendola a guardare sulo lei, creando dei paraocchi con le sue mani.

"Sei al sicuro Mandy, nessuno ti farà del male, nessuno."

Allenta la presa, sfiorando appena la sua pelle lasciandole il diritto di tirarsi indietro o rimanere nelle sue carezza.
Continua a ripeterle di stare tranquilla, lasciando che veda anche Sara e il suo sorriso dolce e accogliente, in queste cose la bionda è sicuramente più rassicurante.

Passano un paio di minuti e Mandy sente il suo corpo più rilassato, le mani hanno quasi smesso di tremare.
Kim si sposta sedendosi al suo fianco, lasciando a Sara il compito di coccolarla fisicamente.
Il loro compito è cercare di tenerla tranquilla finché non arriverà Camilla dall'ospedale, ovvero tra circa mezz'ora.

"Ti va di parlarne?
Hai bisogno di qualcosa?"

Le sussurra Sara e Pedro la osserva, o meglio osserva entrambi nei loro modi di affrontare la situazione.
Kim rimane in disparte, immobile tra la donna e lui ancora vicino alla porta, creando una specie di barriera sicura intorno a lei.
Sara fa dei movimenti lenti e sicuri, cercando di mantenere un contatto fisico minimo ma deciso al conforto.
Il tutto lasciando spazio alla donna ma anche un appiglio a cui aggrapparsi.
Queste due sanno quello che fanno, lui sarebbe riuscito a gestirla così bene?
E i suoi colleghi?

"Io, pensavo mi amasse, mi dava tutto quello che volevo.
C'era la droga, le feste, gioielli e cene fuori.
Sembrava davvero l'uomo perfetto, incontrato per caso in un bar di New York, un film."

Appena sente la parola droga, lo sguardo di Pedro scatta sui buchi sulle braccia e il suo istinto da poliziotto vorrebbe fare un passo avanti.
Ma Kim è più veloce, scatta con lo sguardo su di lui facendolo tornare al suo posto, qui è solamente un ospite e lei glielo ricorda con un semplice sguardo di gelo.

"Poi qualche mese fa qualcosa in un affare e andato male e.
E...
E se l'è presa con me."

Scoppia a piangere, stringendosi tra le proprie braccia, cercando di nascondersi persino da se stessa.
Con le mani si copre le braccia, stringendo gli occhi non volendo vedere i propri lividi e il dolore dietro ad ogni cicatrice.

Pensava di essere innamorata, di avere finalmente la favola che desiderava, l'uomo dei suoi sogni.
Ma poi le carezze sono diventate pugni, i regali ora lividi e le parole dolci si sono trasformate in insulti.
L'amore è diventato odio e disperazione.

"Ha iniziato a picchiarmi ogni volta che ne aveva la possibilità, era sempre così arrabbiato e ogni scusa era buona per punirmi.
Io non sapevo cosa fare..."

Pedro trema di rabbia, sente dentro di sé un fuoco che va oltre il senso di giustizia, è qualcosa di più primordiale.
Come può un uomo arrivare a spegnere una donna, a massacrarla sia fisicamente che nell'anima?
Che diritto ha l'essere umano di distruggere un altro essere umano?

"Non sarei dovuta venire qui, Kim io non merito il tuo aiuto dopo quello che ho fatto.
Ma qualche giorno fa lui mi ha.
Mi ha...
Dio."

Continua a piangere, parlando confusa tra i singhiozzi, stringendosi ancora di più in se stessa.
Vorrebbe quasi strapparsi la pelle macchiata di lividi dalla carne, farsi una doccia di candeggina e fuoco pur di cancellare l'odore, il sudore, il dolore.
Ma forse lo meritava, dopo tutto quello che ha fatto.

Sente le carezze di Sara cercarle di darle sollievo, ma la mano che le accerezza la guancia è molto più decisa e fredda.

"Qualsiasi cosa tu abbia fatto in passato, non vale nulla Mandy.
Non pensare di essertela cercata, non osare neppure pensarlo.
Quello che ti hanno fatto, non ha giustificazione, non lo meriti."

Sembra averle letto nella mente, alzando lo sguardo lascia che le scie di ghiaccio la accoglino nel calore ma anche nella severità delle sue parole.
Trema davanti a Kim, all'immensità che nasconde dietro al ghiaccio, al madò in cui si lascia guardare da così vicino.

Ha sempre ammirato i suoi tatuaggi, ma solo da così vicino riesce a vedere le cicatrici nascoste dietro all'inchiostro.
Non ha davanti la the Queen e lei non è tutti gli errori che ha fatto in passato, sono semplicemente due vittime che si porgono una carezza di speranza.

Ecco cosa è questo posto, Pedro lo capisce solo ora, tolti i prosciutti dagli occhi assorbe la speranza che combatte la violenza in questo luogo.
Forse è troppo, non riesce a respirare e come un codardo lascia la stanza portandosi con sé solo confusione e troppe domande.

Kim non è la donna fragile e bisognosa che credeva, non ha niente della donna che aveva bisogno di essere protetta.
Lei è la colonna di questo luogo e lui solo un fastidioso moscerino che riccore la luce, nonostante sappia che si brucerà.

"Perché non la denunciato alla polizia?"

Sussurra avendo sentito la presenza di Kim dietro di lui.
Si sente talmente inutile in questo luogo, quando dovrebbe essere giustizia per queste donne, essere la sua divisa il loro porto sicuro.
Eppure quando indossa il distintivo si sente un nemico di questa città.

"Seguimi."

Si limita lei, facendogli strada verso un ufficio poco lontano e lui la segue ormai pronto a smattere con il naso all'ennesima verità che fin ora non aveva neppure una domanda.

La stanza è un semplice ufficio, con troppi documenti da archiviare e molti quadretti attaccati sui muri.
Frasi di incoraggiamento, alcune banali altre invece che ti colpiscono il cuore.

"Anche il diavolo ha il diritto di sognare."

Recita una di queste e Pedro si chiede se gli angeli esistono davvero o se sono solo un bel paio di ali e tante promesse non mantenute.

"Mi hai chiesto perché non è venuta alla polizia.
Perché queste donne vengono qui invece di rivolgersi alle forze dell'ordine?"

Kim si siede dietro alla scrivania, posando rumorosamente un paio di cartelline gialle sulla scrivania.
Assomigliano molto a quelle in cui vengono conservate i casi ritenuti falsi nel loro distretto.
E quando Kim li apre, lui si rende conto che non sono simili, sono le cartelle dei casi ritenuti chiusi per mancanza di prove o di crimine.

"Si chiamava Noemi, è stata violentata dal suo ragazzo, ha fatto denuncia ma il tuo capo le ha detto che forse si sbagliava, che lei portava una gonna corta e che lui era il suo ragazzo."

Nella prima pagina ci sono le foto della ragazza, sono stati evidenziati i lividi e il suo sguardo spaventato, ma nessuna denuncia e nessun test di strupo.
Kim gira la pagina, altre foto gli si presentano davanti ma in queste la ragazza non è spaventata.
È morta.

"E stata uccisa dal ragazzo qualche giorno dopo, massacrata di botte, abbandonata in una discarica.
Lui non è mai stato preso e invece la sorella di lei, dopo ogni allenamento nella sala box, piange la sua amata Noemi."

Kim sposta con violenza la cartellina, fregandosene del tremolio che vede in lui, aprendone un'altra senza pietà.
Non gliene frega niente di star sconvolgendo la sua vita, se vuole la verità Kim gliela darà cruda e velenosa.

"Sedici anni, terzo anno di liceo, il padre la massacrava di botte e quando beveva un po' troppo la confondeva con la sua defunta moglie, stuprandola.
La sua professoressa ha denunciato la cosa agli assistenti sociali, ma la casa era in ordine e il padre un rispettabile avvocato."

Girando la pagina, non c'è più Noemi ma Teresa.
Occhi diversi, capelli diversi, corpo diverso e persino età diversa, ma non cambia quello che hanno subito.
Gli stessi lividi, lo stesso dolore, la stessa scritta alla fine del documento.
Mancanza di prove.
E il caso è stato archiviato.

"È stata kessie a salvarla, per confidenza si trovava davanti alla sua scuola per dare i volantini.
Ha visto il padre trascinarla verso la macchina tirandola per i capelli ed è intervenuta.
La nostra palestra possiede la miglior equipe di avvocati, il padre è finito in carcere e lei con una famiglia affidataria che viene valutata due volte al mese."

Due volte al mese, quasi gli viene da ridere, solo l'altro giorno è finito nel reparto minorile degli assistenti sociali e tra i documenti ha scoperto che le visite sono fissate due volte all'anno se va bene.
Ormai non respira più, non si sente degno di respirare la stessa aria che vivono queste donne.

Kim apre la terza cartella, sbattendoli in faccia la foto di una donna bellissima nonostante i lividi e gli occhi tristi.

"Elisabetta, è grazie a lei se è nato questo luogo e per diritto ha il suo nome."

Questa volta gli lascia leggere la deposizione, le testimonianze delle ragazze, le foto dei segni sulla carne e i vestiti strappati.
Infine, la firma del suo comandante di fianco alla scritta "non credibile".

Come fanno queste foto, quei segni, questa donna così triste, non essere credibili?

" Ha provato a fuggire, si è nascosta dai suoi genitori e quando credeva di poter tornare a vivere il marito la uccisa come si fa con un animale pronto al macello."

La vede tirare fuori altre cartelle, ma quando sta per aprirle Pedro ci possa con forza una mano sopra, non può sopportare di vedere altro e si sente terribilmente codardo.

Alza lo sguardo su Kim, soffrendo per il suo sguardo soddisfatto e quasi divertito.
La tirato nella tana del bianco coniglio, lasciando che i demoni lo consumassero.
Gli manca l'aria e come un codardo lascia di fretta la stanza e poi la palestra, solo quando è in strada riesce a riprendere fiato.

E ora, non sa più, non è più lo stesso uomo che era quando è arrivato.

Cos'è giusto?
Cos'è sbagliato?
Lui ormai non lo sa più...

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