capito 6 tutto secondo i piani

Per ora tutto va secondo i pieni.
Ognuno di loro ha un compito specifico, chi di recuperare più informazioni possibili sui due problemi che troneggiavano sul Bronx, chi di aumentare la sicurezza per prevenire un attacco improvviso da Fernandes.
Poi c'è il compito di Kim che in realtà non è cambiato con il tempo, fare l'esca ma questa volta il pesciolino è un poliziotto.
Divertente quanto ironico.

Mentre gli altri corrono da una parte all'altra, lei ha "lavorato" seduta  tranquilla sulla poltrona in soggiorno.
Iniziando con una chiacchierata inutile del tipo "come stai, che fai" e altre cazzate varie che ha hanno fatto sì che Kim rischiasse una orticaria.
Non è mai stata una adolescente, non ha mai avuto una relazione in cui si è scambiata messaggi imbarazzanti in piena notte e in più odia terribilmente "messaggiare" preferendo di gran lunga parlare a voce e non parlare affatto.
Oltre alla chat con Pedro, gli unici messaggi presenti sul suo telefono riguardano le corse, alcuni ordini e qualche messaggio a Sara di comprarle le sigarette.

Perciò non solo odia messaggiare ma per giunta deve farlo con un poliziotto, doppio lavoro quasi rimpiange i vecchi piani che si svolgevano in un giro di locale e di portar fuori da lì il nemico.
Facile e veloce, ma con Pedro deve adottare tutta un'altra strategia, che noia.

Carter in tutto ciò, passa dall'essere compressivo al lanciare il telefono di Kim contro qualche numero, quello che ha ora è il quarto.
Tutti hanno provato a farlo ragionare e lui capisce che questa è la mossa vincente, ma tra quello che è giusto fare e la sua gelosia ci scorre il Hudson.

Poco male, Kim gli lascia distruggere i suoi telefoni limitandosi solo a sbuffare e a mandarlo a comprarne un altro, un buon compromesso dice lei.

Tornando ad oggi, tra i diversi impegni, finalmente è riuscita ad organizzare un incontro per colazione in un piccolo bar poco lontano dal centro.
Come sempre arriva dieci minuti in anticipo per studiare il posto ma appena parcheggia davanti al bar, con la macchina di Kessie che è meno appariscente della sua, si rende conto che anche Pedro è una persona prudente.
E già davanti al locale a salutarla con la mano appena la vede, Kim ricambia il saluto quando vorrebbe solo mandarlo a fan culo, questo tizio le ha rovinato i piani ancor prima di iniziare.
Questa sarà sicuramente una giornataccia.

"Mi aspetti da molto?"

Chiede gentile Kim, ricambiano il sorriso mentre mentalmente continua a ripetersi che deve fare la dolce.
Ma ha trovato un trucco, ogni volta che le sale la nausea si chiede cosa farebbe Sara e il gioco è  fatto.

"O no tranquilla, anche tu in anticipo?."

Si gratta la nuca a disagio, aprendole la porta e facendole segno di entrare prima lei.
Anche gentiluomo il poliziotto, peccato per la divisa che indossa altrimenti gli avrebbe presentato qualche brava ragazza.

"Si, pultroppo è un mio difetto."

Sorride Kim, fingendosi timida e pagina dove davanti a lui con la borsa attaccata al petto.
Dio questa situazione le fa salire la bile in gola, cosa farebbe Sara, cosa farebbe lei?

Ah si, continua a sorridere sedendosi davanti a lui, così da avere un qualcosa tra di loro ma continuando a essere gentile.
E anche lui continua a sorridere, lo fa da quando lei è arrivata ed è quasi inquietante.
Anche se è divertente chiedersi se sorriderebbe così se sapesse chi ha davvero davanti.

Prima che possano iniziare a parlare, una cameriera si avvicina a loro prendendo le ordinazioni.
Kim ha scelto questo locale perché non c'è mai stata e perciò il rischio che qualcuno la riconosca è molto basso e chi invece potrebbe conoscerla dubbita che si avvicinerebbe con l'uomo in divisa che le siede davanti.

" Posso farti una domanda?"

Non perde tempo il poliziotto, deve essere qualcosa di innato per lui, istintivo quasi come lo è per lei nascondersi per bene dietro a un sorriso divertito.
Cazzo, ha sorriso di più in questi dieci minuti che nella sua intera vita, le faranno male le guance stasera.

" Non aspetti ne meno il caffè?"

Lui ridacchia a disagio, scompigliadosi i capelli, non troppo lunghi con fare nervoso.
Kim cerca di studiarlo, assorbendo più informazioni possibili su di lui ma in realtà c'è molto poco da capire.
A parte il suo aspetto, la sua carnagione olivastra e il suo accento che fa pensare a Cuba o giù di lì, questo uomo sembra proprio quello che è.
Un poliziotto un po imbranato con le donne.

" Hai ragione.
Sono un maleducato.
E colpa del poliziotto che è in me."

Si morde la lingua, sentendosi un cretino.
Sarà che non esce con una donna da molto tempo o forse è quella che ha davanti a renderlo nervoso.
La osserva sorridere gentile, i lineamenti macchiati di rose e altri simboli particolari, uno sguardo quasi azzurro che non fosse per le sfumature più chiare che lo rendono più simile al ghiaccio.
Si chiede come faccia una donna tanto angelica ad avere due occhi simili al gelo.

Se sapesse in che abisso di freddo sta cadendo non si sbilancerebbe tanto sul bordo.

Kim segue la sua risata, ringraziando il caffè che le viene servito davanti, anche se preferibbe di gran lunga correggerlo con qualcosa di alcolico.
Cosa farebbe Sara, aggiungerebbe un po di San buca?
Certo che no, anzi se fosse per lei metterebbe del latte, cosa che Kim non farà nemmeno morta.

" Be allora, faccia pure il suo interrogatorio detective.
Ma voglio il mio avvocato."

Ride, anche se a pensarci bene dovrebbe trovarne uno bravo, sarebbe utile nella sua squadra.
Se segna mentalmente di far fare una ricerca a Simon mentre finisce il suo caffè con un ultimo sorso.

" So che eri andata via.
Perche sei tornata?"

Chissà quante ricerche avrà fatto su di lei, sicuramente molte trovando solo però la cartella top secret del suo periodo infantile.
Il resto è ben cancellato e nascosto, perciò sa ben poco di lei ed è normale che voglia saperne di più.
Ma questo non vuol dire che Kim non si trattengo da dirgli di farsi i cazzi suoi.
Deve stare calma, gli serve vivo si ripete come una mantra.

" I miei non era di qui.
Ma è qui che hanno avuto l'incidente.
Che mi ha reso orfana."

Lui fa la faccia dispiaciuta e lei finge tristezza, la carte della compassione con quelli come lui funzionano sempre.
E poi, non sta mentendo, quindi obiezione respinta giudice.

" Dopo una vita in casa famiglia, ho voluto girare il mondo facendo qualche lavoretto qui e li."

Ancora una volta non sta mentendo, è stata davvero in giro per il mondo ad uccidere qui e li.
Poi ci sono le gare clandestine, la droga e l'alcol.
Ma questi sono dettagli che può tenere tranquillamente per sé.

" Chiamalo richiamo della patria.
Non lo so.
Ma alla fine sono tornata qui."

Fine della storia, non ha niente da dire sul suo passato nonostante veda negli occhi di lui la curiosità che gli sta facendo mordere la lingua.
Quella cartella top secret ha stimolato la sua mente, perché sa che in genere vengono etichettati così i casi di testimoni di qualche crimine.
Ma comunque legge negli occhi di lei disagio nel parlarne, quasi fastidio, perciò decide di cambiare discorso per così dire.

Anche se dietro alla maschera Kim sta provando tutt'altro che disagio.

" Non hai paura a stare qui?
È una zona pericolosa."

O povero cristo, il pericolo lo ha davanti e nemmeno lo sa.
Vorrebbe ridargli in faccia e fargli vedere come potrebbe smontare e rimontare la pistola che lui ha dentro la tasca interna della giacca.

" Non facciamo di tutta l'erba un fascio.
Ho incontrato molte brave persone qui.
E poi ho fatto un po' di auto difesa."

Ridacchia alzando i pugni fingendosi un agnello che vuole fare il lupo, ma dovrebbe fare attenzione alla sua bocca grande.
Questo gioco inizia ad annoiarla, questo uomo non ha minimamente idea di quanto male si potrebbe fare a  respirare il suo stesso veleno, ha quasi gli occhi a cuoricini, che noia.

" Be se vuoi, posso darti qualche lezione, così puoi stare più tranquilla."

Potrebbe farlo, magari così non starebbe tutto il giorno a preoccuparsi per lei.
Potrebbe organizzare qualche altro appuntamento, cercare una buona palestra e darle qualche lezioni e magari fingere di farsi mettere al tappeto e baciarla quando si piegherebbe a chiedergli se sta bene.

" Farò tesoro della tua offerta.
Ma come ti ho detto, non mi sento in pericolo."

Gli ferma qualsiasi filmino mentale che si stava facendo, va bene fingersi una donna alle prime armi, ma una povera vittima da salvare no.
Anche se, cosa farebbe Sara?
Gli occhi dolci e impauriti da cerbiatto in tangenziale.
Cosi lancia l'esca.

" A parte Victor.
Lui era un essere spregevole."

Debtro di se sorride nel ricordare come lo ha ucciso, ma a Pedro mostra una smorfia sofferente e spaventata
Lo guarda, occhi da cerbiatto con tanto di sbattimento di Ciglia.

Lui mi prende la mano, con espressione compressiva e preoccupata per lei.
Bravo bel pesciolino, abbocca per bene e digli tutto ciò che le serve.

" Non devi pensarci, ormai è finita.
Ma devo dirti una cosa, non dovrei perché sei un civile, ma devi sapere i pericoli che ci sono."

Deve dirle dell'angel killer, deve saperla al sicuro e forse lontana da questa città.
Non dovrebbe farlo, ma davanti ai suoi occhi timidi e innocenti, non può tenerla all'oscuro del pericolo che rischia a stare qui.

Abbocca, morde con cura l'esca l'esca l'ago gli entra nel labbro ed è ormai pronto ad essere tirato su.

" Devi sapere che Victor faceva parte di un consiglio, che si occupava della malavita in questa città."

Si fingo stupita, mettendosi una mano sul petto, vorrebbe quasi riprendersi e mandare il video ai suoi amici, si farebbero quattro risate.
Ma meglio di no, le rinfaccerebbero la cosa a vita.

Tira su il filo della canna e il bravo poliziotto si dimena pronto a difenderla dai brutti ceffi.

"Tranquilla, lui non ti farà più del male."

E le prende la mano impudentemente lasciata sul tavolo.
Stringe I denti trattenendo l'istinto di tirar via la mano e allontanarsi dal suo tocco.
Non le piace essere toccata da un uomo che non è il suo uomo, così sorride imbarazzata sfilando via la presa da lui.

Pedro pensa che sia timida, così si gratta la nuca arrossendo.
Dio, con lui è come sparare sulla croce rossa.

"Ma devi sapere che al suo posto ora c'è un essere ugualmente, se non più spregevole.
Lo chiamano l'angel killer."

Col cazzo, non deve osare paragonarla a quel figlio di puttana, non hanno nulla ad accomunarli.
Questo è il problema della polizia, non vedono il bene che sta facendo a questa città, ma solo il sangue che cola dalla sue mani, anche se vittime tutt'altro che innocenti.

" Un assassino senza pietà, che ha ucciso molti innocenti, Victor e ha massacrato un suo socio."

Quante cazzate che deve sentire, sta davvero faticando a trattenersi.
Abbassa lo sguardo lasciando credergli che sia per shock.

Chiude gli occhi, cercando di sedare quel lato di lei che gli scoppierebbe a ridere in faccia.
Non ha mai ucciso innocenti, Victor se le cercata e per quanto riguarda Carlos perché non dicono quante donne ha violentato, quanti veri innocenti a torturato.
No, poliziotti del cazzo con la mortadella sugli occhi.

Calma, si dice, fa lunghi respiri, deve rimanere nella parte.
Deve scoprire cosa cazzo sanno.

Alza lo sguardo, lucido e preoccupato, ha bisogno di una sigaretta e al più presto.

" Non puoi dirmi com'è fatto o chi è?
Mi sentirei più sicura."

Lui sospira, negando con il capo deluso di sé stesso.
Vorrebbe proteggerla, farebbe di tutto per mettere quel criminale dietro alle sbarre e tenerla al sicuro.
Ma in mano stringe solo un pugno di sabbia.

" Mi dispiace ma non sappiamo nulla.
Solo le cose che ha fatto e questa nomina."

Bene, non sanno un cazzo e questa si che è un ottima notizia.
Alla fine dei conti questo incontro zuccherino e servito a qualcosa, ma lui può ancora servirle.
Deve ancora scoprire chi è la talpa nella centrale di polizia.

"Vedrai che riuscirai a prenderlo.
Ho fiducia in te."

Torna con lo sguardo su di lei, sul suo sorriso dolce e le guance leggermente rosee.
Per salvare un angelo come lei è pronto a combattere qualsiasi criminale possa metterla in pericolo.
Osa posando una mano sulla sua guancia dalla pelle bianca e sfiorata da leggeri brividi di freddo, facendola sobbalzare.

"Se mi guardi così, sono pronto a tutto."

Non morderlo, non morderlo si continua a ripetere Kim stringendo i denti.
Fancuko a questa messa in scena, sta per trafiggergli la mano da parte a parte con il cucchiaino ancora sporco di caffè.
Come oda toccarla così, talmente cieco da non vedere negli occhi di lei una bestia che si scuote e si ribella.

"Ecco a voi il conto."

Per fortuna la cameriera mette tra di loro il conto, rompendo il contatto.
Pedro non lo sa, ma questa ragazza gli ha appena salvato la mano.

Mentre Kim torna a regolare il respiro e la mente malata che le sussurra che potrebbe fargli lo sgambetto e, con una buona angolazione, fargli sbattere la tempia così uccidendolo, Pedro da bravo gentiluomo paga il conto e la accompagna alla macchina.

"Vorrei stare ancora in tua compagnia ma il dovere mi chiama."

Sorride, indicandosi la divisa per farle intendere che sta parlando di lavoro.
Arrivati all'auto lei continua a sorridere salendo in macchina.

"Nulla da ridire, qualcuno dovrà pur acchiappare i criminale.
Spero solo di non essere più nella lista dei sospettati."

Finge una battuta, anche se dentro di sé è davvero seria.
Deve capire se la sua copertura da vittima è intatta o se deve correre ai ripari.
E lui sorride, appoggiandosi con i gomiti al finestrino aperto mentre lei da brava cittadina e onesta si mette la cintura di sicurezza.
Dio che fatica.

" Non lo sei mai stata.
L'unica colpa che hai è di essere davvero molto bella.
Quindi non lasciare la città."

Scoppiano a ridere, anche se la battuta lascia molto a desiderare, si chiede se queste cazzate aiutano davvero il caro poliziotto a rimorchiare.
Preso dalla risata di lei, osa sporgersi in avanti e le dà un bacio sulla guancia, all'angolo sinistro delle labbra.

"A presto signorina Dich."

Sorride lui, per poi andare via camminando come se i suoi piedi non stiano toccando terra.
Non si sentiva così da anni è davvero al settimo cielo.

In compenso Kim non vede di farsi una doccia, la presenza di quel poliziotto, la sua messa in scena di timida vittima e questi continui contatti le danno la nausea.

Si allontana dal locale e appena è fuori portata toglie la cintura accellerando.
Dio che fatica essere Sara, ma come fa la biondina?

Il telefono suona e il nome di Carter lampeggia sullo schermo della radio.
Strano che abbia resistito tanto, come se non lo avesse visto in macchina con Nik dal finestrale del bar.

"Direi che devi un grosso favore a Nik se non sono sceso e non ho spaccato la faccia a quello stronzo.
Ti aspetto a casa, ora."

E le chiude il telefono in faccia, lasciandola scioccata quanto eccitata.
La sua voce era puro fuoco che le è arrivato dritto tra le cosce.
Sa che è incazzato e geloso marcio, ma invece di esserne infastidita ne è terribilmente ecitata.
Forse finalmente la sua giornata andrà a migliorare.

Accellerando arriva a casa, trovandola fortunatamente vuota.
In giro per le stanze ci sono sicuramente Loredana e le sue sorelle a lavoro, ma in giro non vede nessuno che li disturbera.

Una volta in cucina si accende una sigaretta, la seconda dopo quella che ha fumato in macchina mentre tornava.
Ripensa alle poche informazioni che ha recuperato e si ricorda del dettaglio su un eventuale avvocato con cui parlare con simon.

Così si incammina verso l'uscita della cucina per raggiungerlo nell'ufficio, ma qualcosa gli sbarra la strada.
Carter fermo sulla porta, fumante di rabbia, la spinge con lo sguardo a fare qualche passo indietro, osservandolo chiudere la porta a chiave.

"Ora chiariamo una cosa."

Cazzo se è sexy, fumante di rabbia sembra un animale a cui hanno toccato il territorio o un bene prezioso.
Sarebbe offensivo paragonarsi a un osso tra cani, ma Kim non riesce a concentrarsi presa completamente dal suo sguardo infuocato e dai muscoli del petto che si alzano e si abbassano con il suo respiro funesto.

Le stringe i fianchi, spingendola contro il tavolo, respirando a un palmo dalle sue labbra un gemito di sorpresa.

" Questa è mia."

E la bacia così passionale, aggressivo e possessivo, macchiando questa bocca che gli appartiene.
È sua è non di quel bastardo che la desiderata.

Le accarezza la guancia tirando la pelle, volendo cancellare il tocco di quell'uomo che ha osato assaggiare la sua bellezza.

La morde, le consuma il respiro, assaggia le sue labbra come se fossero la vita e la morte.
Con le mani torna sui fianchi, alzandola come se fosse una piuma, mettendola a sedere sul tavolo.

"Questo..."

Sussurra sulle labbra gonfie e tremanti di piacere, acarezzandole il fianco, l'addome, mentre l'altra mano stringe la coscia finché, lei è sicura  non lascerà i lividi.

"Il tuo corpo...
È mio."

E scende sul seno destro, stringendolo facendola gemere oscenamente con il respiro in affanno sulla sua bocca.
Le apre le cosce infilandosi tra esse e spingendosi contro di lei in tutta la sua durezza.

Kim è completamente sopraffatta dalla lussuria, non importa dove sono o di essere visti da qualcuno, vuole che lui la prenda e soddisfi il fuoco che sente tra le cosce.

La gonna si solleva sui fianchi e lui si diverte a torturarla, accarezzando gli slip già umidi.

" Quanto ha desiderato toccarti così?
Quanto?"

La sua voce è roca e furiosa a sussurrare vicino al suo orecchio, mordendo la pelle del collo e succhiando finché non si formano lividi rossi.
La mano sul seno stringe la presa e un dito finalmente passa la stoffa degli Slip entrando direttamente dentro di lei, nella sua carne bollente e umida, che da l'effetto di una dose di ecstasy.

Al mio orecchio.

" Quanto?
Rispondi."

Strappa la mia camicietta blu, facendo saltare qualche bottone a terra e dando respiro al seno oppresso nella stoffa.
Continua a pompare dentro di lei togliendole il senno mentre la bocca scivola sul capezzolo torturandolo con i denti e la lingua.

Kim è ormai vicina all'orgasmo, la mente completamente svuotata e il suo corpo che si modella sulla passione del suo uomo.

" Tanto.
L'ha desiderato tanto."

Non sa nemmeno cosa sta dicendo, semplicemente è serva di lui dandogli tutto ciò che chiede.
Guarda i suoi occhi fumo, gemendo per il fuoco che ci legge dentro, la rabbia e la gelosia con cui aggiunge un secondo dito e spinge fino a farla venire, senza però fermarsi ma solo rallentando il movimento ascoltando il suo respiro assorbire l'orgasmo avuto.

Veterinario quel bar, con quell'uomo, vedere le mani di lui toccarla anche solo la mano è stato devastante.
E odioso lasciar credere a quell'uomo di avere una possibilità su di lei.
Ma il peggio doveva ancora arrivare.

Lui la baciata, la baciata, assaggiata come nessuno deve osare fare.
Lei è sua.

" Ti voleva scopare.
Ti voleva sbattere.
Come solo io posso fare."

E rabbia, gelosia, passione, le morde un capezzolo mentre le dita scivolano fuori dalla sua carne solo per entrare con la sua carne cruda.
Kim non sa quando lui si sia abbassato i pantaloni, quanto tempo sia passato, ma non le interessa troppo presa a gemere lasciandosi consumare fino alle ossa.

Ad ogni morso, ad ogni spinta, ad ogni centimetro di carne e pelle che stringe, si sente sempre più sua e vittima del suo fuoco.
L'unico frangente in cui le piacerà sempre essere vittima, solo con lui e di lui.

" Tu sei MIA.
Solo mia.
Lui non ti potrà mai scopare così."

Così rude le sue spinte, volgari le sue parole, così perfetto come piace a lei.
Spinge sempre di più dentro di lei, tenendole le cosce sempre più aperte e alzandole leggermente i fianchi a suo piacimento, finché non la sente urlare per il piacere.

Preso il suo punto più sensibile dentro di lei, colpisce senza pietà lasciandosi stringere dalla sua carne calda e stringendo a sua volta la sua pelle fresca e morbida.

Stare dentro di lei è tutto cazzo, cancella ogni cosa e da ossigeno al suo respiro rimasto bloccato nei polmoni per tutto il tempo che lei ha passato con quello stronzo.

" Solo io posso farti venire.
Vieni piccola
Vieni solo per me."

La sente vicina al secondo orgasmo e anche lui sente la sua carne sempre più dura e sempre più stretta in lei.
Si spinge con più forza, senza dare tregua ai muscoli che si muovono contro di lei.
I loro profumi mischiati, il rumore che fanno i loro corpi mentre scopano, lei che porga il capo verso il cielo e innarca la schiena dandogli la sua anima piegata solo a lui.

È così possessivo nelle sue parole lui, nei suoi gesti, nella sua bocca che le morde la pelle, nelle sue mani che macchiano di lividi la sua carne.
L'orgasmo l'attraversa distruggendola e quando sente anche lui venire dentro di sé quasi il piacere aumenta fino a togliere il respiro.

Entrambi hanno il fiatone ma lui non osa lasciarla andare, posando la fronte  sulla sua è respirando lo stesso affanno.

Ora che la rabbia è passata, si rende conto di come la presa e si morde il labbro quasi pentito.

" Scusami.
Forse sono stato troppo..."

Ma lei gli tappa la bocca con la sua, guardandolo come solo una innamorata potrebbe fare.

" Ti amo.
E sei stato perfetto."

E lui sorride, dimenticando tutto.
Perché qualsiasi cosa succederà, basterà sempre il loro amore a dargli pace e vita.
La bacia, con più dolcezza questa volta, amandola come mai smetterà di fare.

" Ti amo anche io."

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