Capitolo 48 Eyra "Ti assicuro fratello, il sole brillerà nuovamente su di noi"


EYRA

"Se dovesse accaderti qualcosa, tuo marito mi ucciderà, stavolta" mio padre impegna in rimproveri il tempo dell'attesa dei Giganti, giocherellando coi suoi pugnali "Si può sapere perché sei salita sul Falcone? Non hai avuto paura per te o il bambino?".

"La paura non ti porta da nessuna parte, il coraggio ti porta su Asgard" cito mio nonno senza chinare il viso e lui mi scruta, attento. Ho tolto il casco, riesco a respirare perfettamente, il freddo non mi dà alcun fastidio, Tony è quieto, ha smesso di scalciare appena Clint si è allontanato da noi. È come se riposasse prima dell'arrivo della tempesta, recuperando le forze.

"Lo ripeteva sempre Odino, nipote, ma questa non è Asgard" Álmadis mi si è avvicinata per un abbraccio familiare. "Sono stata contenta di vederti" per me la sua frase vale più di mille ringraziamenti.

"E tu, fratello, perché hai insistito tanto per venire qui? Comprendo che volessi accontentare la tua sposa, purtuttavia la missione era complessa e non avevi nulla da guadagnare" zio Thor lo domanda per il proprio desiderio di sapere e non è ironico né sgradevole.

Sam e Wanda ascoltano, incuriositi e sempre all'erta.

L'espressione sul viso di mio padre è unica, significativa, non gliela rivedrò mai più. "Sono misantropo, sto per i fatti miei, prediligo i libri e gli scacchi a una bevuta o una conversazione e non ho amici ma una vita di solitudine è stata lunga da passare anche per me che ho l'infinito davanti e avevo assaporato le gioie di un matrimonio felice. Conosco la differenza con un'esistenza raminga, soprattutto il dramma della lontananza da Eyra e Sigyn... è stata atroce" mi fa una carezza sulla guancia e mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio "Non intendo starmene con le mani in mano se esiste anche una sola possibilità di liberare i nostri concittadini". Poi si rivolge soltanto a Thor, che, alle sue parole ansimate, fa un passo indietro come avesse ricevuto uno schiaffo "Non ho potuto salvare Asgard, salverò loro".

"Salveremo" Maximoff è stata molto utile nella battaglia ed è una ragazza buona e timida, presa dalla causa.

"Niente è più nobile del dare la vita per i propri amici, Strega Scarlatta, avrei preferito coinvolgervi in un'operazione meno pericolosa" il biondo avvisa lei e Wilson del nemico che si appropinqua.

Un esercito di fanteria composto da centinaia di giganti ci punta; nelle retrovie, più distanti, vi si sono aggiunti i piloti dei velivoli che ci davano la caccia nei cieli.

Gli Avengers sono abituati a Hulk, ma le creature sono turpi al suo confronto coi loro muscoli blu, nessun indumento tranne un drappo color porpora sui fianchi, gli occhi rossi di bragia in un viso allungato, segnato da cicatrici e da tratti somatici indecenti, movimenti ampi e veloci. Non recano armi nelle mani giacché sono loro stessi le armi.

"Avevo visto bene, il giorno in cui sei venuto a sottrarmi Sigyn. Sei Loki" il capo del drappello, Fornjótr, raggiuntici, riconosce mio padre. "Credevo che Thanos ti avesse tolto di mezzo, girava voce che ti avesse tirato il collo come a un galletto" nella sua stupidità, sembra più interessato alle intenzioni del vero erede dei Giganti. Crede che il Dio degli Inganni voglia conquistare il Regno che gli appartiene di diritto, gli sfugge l'effettiva motivazione che ci ha condotto sul suo pianeta.

"Modestamente" nel solito gesto delle mani papà indica se stesso, con una piccola differenza rispetto alla volta precedente: stringe i suoi due coltelli intarsiati e li tiene in alto, in bella vista.

Gli altri Giganti ci studiano: siamo solo in sei, per metà donne.

Ed è proprio una donna a dare inizio alla battaglia. Il sibilo di un dardo scagliato da Álmadis contro la creatura più vicina rompe le righe. La punta del dardo spappola il bulbo oculare dell'avversario, in un rumore viscido e ripugnante. Le grida di dolore del Gigante che si regge la testa e cerca di estrarre la freccia riempiono la vallata di ghiaccio dell'esordio del supplizio.

L'ascia di zio Thor vola rasente i miei capelli e stacca entrambe le braccia di un altro avversario, ritornando al legittimo proprietario, unico in grado di gestire un simile portento, Steve Rogers escluso. Altri urli echeggiano nelle mie orecchie.

Sono certa che la coppia di reali abbia volutamente colpito due semplici pedoni, per dimostrare il nostro potere e sperare in una resa di Fornjótr.

Che non si fa affatto spaventare "Tutto qui?" strilla lanciandosi contro zio Thor alla ricerca di un duello fisico.

"Eyra, Wanda, sta a noi" papà ci nomina, scagliando i suoi stiletti contro uno dei figli di Fornjótr, posizionato qualche metro dietro di lui, che li respinge al mittente.

Lo distinguo subito, è Logi; una folata di vento addosso al Dio degli Inganni scaraventa quest'ultimo lontano da noi. Logi è il Gigante che ha il mio stesso potere, toccherà capire chi sia più forte.

La tramontana da nord generata da me bilancia il suo soffio, è un muro contro muro anche affascinante a uno spettatore esterno.

Pure la scia di fuoco originata da mio padre appaia quella di Kári. Nonostante la stranezza di un'abilità per lui davvero inutile e pericolosa per i suoi simili, si rivela molto abile a gestire la fiamma.

Sento gli occhi schifosi di Fornjótr posati su di me; ha perso interesse per Thor e lo vedo scattare per venirmi dietro. Si difende dallo scudo di Sam con un colpo del braccio e mi agguanta per il collo, con la mano destra sopra la tuta, prima che riesca a difendermi o a rendermi invisibile con un ologramma di mimetizzazione.

Terrorizzata che mi sfiori il ventre e che possa far male al bambino, percepisco sul mento il freddo dei polpastrelli. Sono pronta al dolore per la scottatura che mi attende. E invece no, non arriva alcuna sofferenza.

"Lasciala" Álmadis, a gambe divaricate, la treccia bionda sulla scapola destra, lo punta con l'arco ma siamo troppo limitrofi perché possa centrarlo senza il rischio di colpire anche me.

Mi ritrovo bloccata da un suo bicipite.

Lui mi apre la tuta, strappandone i lembi.

Che sciocca sono: ho impiegato ore a cucire la mia uniforme di nascosto da Clint ridendo che non mi avesse scoperto, per vederla distrutta in un secondo e rammaricarmene. Ho compreso che cosa voglia il mio nemico, purtroppo. Non si tratta di rimirare la mia bellezza o di soddisfare un istinto sessuale, è peggio.

Abbassa la stoffa sulla mia schiena fino alla vita, con l'altra mano sposta i capelli per leggere la profezia, per accertarsi chi sia davvero "Il figlio dell'eroe alato e dell'erede al trono di Jotunheim conquisterà i Nove Regni dell'Universo. Sei Eyra, la stirpe di Loki".

"Certo che è mia figlia. In lei scorre anche il nobile sangue dei nostri discendenti di Jotunheim. La sua pelle è integra, toccandola non l'hai bruciata" lo abbiamo capito entrambi, adesso.

"Ho visto che è incinta. Mi spiace per te, Loki: non diventerai mai nonno e la profezia non si compirà, tornerai da dove sei venuto dalla parte dei piedi, tua figlia prima di te" una risata più fredda della sua epidermide raccapricciante mi gela, nell'anima e nel busto coperto solo dal reggiseno sportivo indossato sotto l'uniforme.

"No, io non credo" la voce più amata nelle orecchie, con la coda dell'occhio vedo Clint, sopraggiunto: il braccio sinistro è diventato parte del suo arco, è un pezzo di lui.

Ha raggiunto uno stato di equilibrio e di forza potenziale perfetti; ha fugato remore e paure, può iniziare con eccellenti possibilità di successo l'azione tecnica del tiro, sicuro di ciò che sta per fare. Nella linea immaginaria che attraversa il bersaglio e una prestanza mentale, il binario che guida la sua freccia è chiaro: è l'amore.

Il dardo scoccato si infila nel palmo della mano di Fornjótr, per causargli il dolore sufficiente a farlo staccare da me.

"Sta lontano da mia figlia" i pugnali di mia madre volano, infilzando il petto del Gigante in maniera superficiale.

"Da nostra figlia" altri due coltelli, paterni stavolta, lo colpiscono sulla schiena. Impegnato a toglierseli, non bada a me, intanto che tutt'intorno si scatena la battaglia.

Il popolo asgardiano e degli elfi chiari, in mano fiaccole luminose, ha seguito gli Avengers fino a noi. Contro la direttiva del Falco, lo saprò più avanti, hanno imbracciato bastoni e ogni oggetto che potesse essere usato per combattere e affiancano Bruce e Bucky.

In fondo alla landa ghiacciata vedo alcune donne con bambini piccoli fra le braccia, più distanziate dal luogo dello scontro.

"Portala via" Natasha incoraggia il collega a nascondermi, sono diventata l'obiettivo del nemico.

"Come diavolo faccio, Vedova? Non ho mica le ali" sistemata la tuta di nuovo sul corpo e raggiunto il mio compagno, ascolto la serafica Romanoff redarguirlo "Eyra sì!".

Metto le mani sui fianchi del mio Avenger e una spirale di vento ci innalza, talmente denso che arrivati a un'altezza che ci impedisce di essere raggiunti, le tolgo "Mi hai salvato tu, stavolta. Da una distanza simile, libero dal mio abbraccio, puoi tirare" ho ragione; prova e riesce, aiutando gli altri.

La scena dall'alto è impressionante. Clint è fantastico, vederlo in azione in battaglia è diverso dai momenti di allenamento con Álmadis o dalla caccia alla lepre di Vormir. Sono orgogliosa di lui, non manca un colpo e le sue frecce si rivelano micidiali; il cuore mi scoppia nel petto a ogni tiro "Sei bravissimo, amore".

Cerco di usare il vento per spostare più Giganti possibile dal luogo del combattimento, soprattutto quando si avvicinano ai colleghi o agli asgardiani. Purtroppo, alcuni di questi ultimi vengono feriti dal tocco ustionante degli abitanti di Jotunheim.

Fornjótr mi controlla a distanza, lo sbeffeggio è continuo "Prima o poi scenderai, principessa" mi minaccia con spavalderia. Ha ammonito i figli a combattere e non curarsi di me. Non mi teme per la mia appartenenza al sesso debole e per la certezza che i poteri di Logi e Kári siano superiori alle mie abilità, lo spaventa soltanto il futuro compiersi della profezia. Vuole prima sbaragliare i Vendicatori e gli schiavi traditori e fuggitivi, che rimpiazzerà come burattini attraverso il wormhole e poi si dedicherà a me e a mio figlio.

Non ho voluto consapevolmente nascondermi, con ologrammi o mutazioni di forma, a dimostrazione che nemmeno io ho paura di lui e del suo esercito.

"Andatevene" mio padre lo ordina al Falco. Una ciocca di capelli corvini, sudata per l'impegno nonostante le basse temperature, gli ricade sulla fronte corrugata.

Gli Avengers si stanno stancando; il combattimento col freddo diventa più faticoso, malgrado le tute protettive. I lanci dello scudo di Sam sono più lenti, la scure di zio Thor meno precisa, i proiettili e i dardi stanno terminando.

"Eyra, stiamo soccombendo: debbo portarti in salvo, prenderemo una delle astronavi nella zona nord est per tornare su Midgard" il Falco sospira "Col vento possiamo arrivarci facilmente, solo io e te, e con un ologramma non ci vedrà nessuno". Leggo una sofferenza immensa sul volto dell'arciere: salire su una navetta senza i colleghi e i prigionieri è una sconfitta bruciante e un dolore atroce.

È la mia stessa. "Non me ne andrò senza gli altri" si tratta dei miei genitori, degli amici di Clint che sono diventati i miei, dei concittadini di Asgard.

"Che testarda sei, maledizione" ancorando l'ultima freccia presa dalla faretra, la punta al cielo e poi verso un Gigante che trotta alle spalle di Álmadis. Il dardo gli entra nella calotta cranica e cade a terra.

Mia zia alza la mano in segno di ringraziamento nella nostra direzione, riprendendo a tirare le saette residue. La treccia si è sciolta completamente, i capelli ondulati le incorniciano il viso arrossato per l'affaticamento, mentre continua a battersi come una vera leonessa.

"Sono belle le stelle di Jotunheim, peccato siano tanto lontane" commenta il Falco, imbambolato per un attimo in contemplazione della calotta torbida inframezzata da diamanti splendenti "Ne basterebbe una, una soltanto e avremmo vinto. Mi piacerebbe vedere i Giganti abbronzati" riesce a essere spiritoso anche in una tragica circostanza. Per gli dei norreni, quanto lo amo, penso, percependo i calci di nostro figlio che, sveglissimo, adesso si muove. E il suo messaggio arriva, ispirato dal padre.

"Se provassi a farlo, a spostare una stella?" drizzo lo sguardo alla volta scura, un brivido di possibilità mi attraversa la spina dorsale.

La nebulosa rosa a forma di farfalla segnalata da Bruce nel passaggio dalla Terra è visibile a occhio nudo, al centro c'è una stella calda più pulsante delle altre.

"Tenta; dopo aver visto come giocavi coi venti solari, sono pronto a un miracolo" il Falco rimette l'arco oramai inutile in spalla e mi incoraggia con un bacino a unire le nostre labbra gelate. Non scherza affatto "Tenta, mia principessa".

Alzo le braccia indirizzando le dita alla stella. Lo sforzo che mi si richiede è immane, saprò farlo?

È talmente tanta l'energia che devo sprigionare che non riesco a usare il vento anche per tenerci in volo. Scendiamo coi piedi a terra, schiena a schiena, sul campo di battaglia.

La tramontata viene interamente convogliata nello spazio, è come se l'aria si alzasse da ogni poro del ghiaccio del terreno spostando anche chi trova sul suo cammino verticale.

Per compagni, avversari e spettatori è difficile rimanere in piedi.

L'arciere cerca inutilmente di forzare le gambe ma si inginocchia al suolo a diversi metri da me, zio Thor perde lo Stormbreaker che ricade proprio accanto a Clint, Sam abbandona lo scudo nonostante i tentativi di trattenerlo.

Il vento ostacola amici e nemici; non me, che resto salda con le braccia verso l'alto.

Il movimento della stella è impercettibile, ma c'è. C'è!

La luce si fa più vicina e pian piano i raggi illuminano i visi riportando il giorno dove c'è sempre stata solo notte.

I Giganti gridano di dolore, la loro pelle si sfalda, mostrando tendini, muscoli, ossa, in un disfacimento progressivo.

Quando comprendo che possa bastare e che la distanza della stella dal pianeta sia adeguata, mi accascio a terra, stanca, e osservo la loro liquefazione.

I tre mostri più imponenti alla guida del branco sono coriacei, il loro deperimento è graduale e lento e non demordono dalla battaglia, devo riconoscer loro un temperamento tenace.

Fornjótr corre verso di me, che sono oramai scoperta e senza forze.

"Non azzardarti a sfiorare la mia principessa" Clint, con un balzo felino, inconsapevole del gesto che sta per compiere, afferra la scure del Dio del Tuono con la mano sinistra, e rigirando il polso su cui ho disegnato un cuoricino trafitto da un dardo, la lancia di piatto verso il re di Jotunheim. E lui è Occhio di Falco, ha una mira micidiale.

La lama affilata del tomahawk entra nel punto del collo equidistante tra il busto e la testa di Fornjótr, che si stacca a seguito del taglio netto.

"Sei degno anche tu!" Thor esulta, ricordando l'utilizzo del Mijonir e della scure da parte di Steve Rogers durante lo scontro con Thanos.

"Hai imparato ad accettare dalla migliore, da te non mi aspettavo nulla di meno" mia zia, fanatica delle lame da taglio, si complimenta con il suo allievo rivelatosi più capace.

Il corpo esanime del nostro principale nemico si accascia sul ghiaccio, inondandolo di sangue. È rosso, dello stesso colore del mio. Un fiume di liquido denso e amaranto macchia la coltre bianca, misto di quello di Logi e Kári, vittime dei serpenti metallici e a punta dei veri sovrani di Jotunheim, mio padre e mia madre, che hanno dato loro il benservito.

"Eyra" Clint accorre da me, sollevandomi e facendomi eseguire una giravolta; l'abbraccio è davvero stretto, spero di non partorire seduta stante. Il suo fiato corto fra i capelli e l'orecchio, il volto gelato, il suo odore familiare, la sua voce tanto amata mi rassicurano di essere a casa, la nostra, eretta sulle ceneri di ciò che siamo stati, le cui fondamenta poggiano su ciò che siamo diventati assieme.

"Hai spostato una stella, ti rendi conto?" Banner, di nuovo in sé nei suoi lucidi pantaloncini elasticizzati, si complimenta con un pizzico di esaltazione, interrompendo il nostro idillio "Sarà il sole di Jotunheim. Il pianeta potrà fiorire a nuova vita, il sottosuolo è ricco di elementi nutritivi, azoto, fosforo, potassio, metalli, fertile insomma. Dovremo incanalare le acque che si andranno a sciogliere portando qui la tecnologia che possediamo, sarà lungo... non impossibile".

"Sei stata eccezionale, figlia mia" mamma mi tende la mano, l'altra è compressa fra quelle di mio padre, in una catena d'affetto.

Gli Avengers si sono accostati a semicerchio verso di noi e anche gli asgardiani e gli elfi bianchi, donne e bambini compresi.

Un'anziana dai capelli bianchi è la prima a inginocchiarsi davanti a me e all'arciere. Si sono meravigliati che con il mio potere abbia dislocato una stella, ma più impressionante è stato vedere il Falco usare lo strumento adoperato dal figlio di Odino e tagliare la testa di Fornjótr, il mostro che li aveva condannati a una vita di dolorosa prigionia "Ti ringrazio, eroe alato, a nome della mia gente".

"Ora si gonfierà come un pavone" Álmadis dà al mio promesso sposo una pacca sulla spalla, gli occhi umidi della commozione di una vittoria meritata.

E lui è incredibilmente a disagio; la sua umiltà non gli permette nemmeno di replicare, riesce a malapena a muovere la mano per pregare i suoi ammiratori di alzarsi.

Prevedendo che Loki usi il termine vecchio pennuto nei confronti del mio Falco, lo sento, invece, ripetere le parole usate da me prima della battaglia "La paura non ti porta da nessuna parte, Clint, il coraggio ti porta su Asgard".

Credo sia la prima volta che lo chiama per nome senza ironia, in una frase profetica che segnerà il destino di tutti i presenti, non meno di quella che rivolge a Thor, la medesima che gli disse durante la fuga dal loro pianeta distrutto dal Ragnarok, prima di essere ucciso da Thanos "Ti assicuro fratello, il sole brillerà nuovamente su di noi".

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