Capitolo 47 Clint
CLINT
Ho lasciato Eyra ad affrontare i Giganti di Ghiaccio con i colleghi e suo padre, concordando mentalmente nella divisione dei combattenti. Loki ci ha separato in due gruppi con il piglio e l'autorità di uno Steve Rogers più scaltro.
Sono solo un arciere, in fondo, non ho alcun potere divino o derivato, immortalità o protesi bionica. Ma mi impegnerò allo spasimo nell'operazione: ne va della vita delle persone che amo di più e della liberazione da una schiavitù di un popolo spietato di poveri cristi che non hanno fatto nulla di male.
Tallono Sigyn, l'ho promesso a suo marito e conosco il legame tra lei ed Eyra.
"A che pensi? Preoccupato?" Natasha mi scruta di sottecchi.
"A un dolce ricordo. Durante le notti trascorse su Vormir, Eyra chiamava sua madre, ripeteva mammina quando la tramontana soffiava forte e portava con sé il suono dell'arpa. Era così bella che m'incantavo a guardarla nel sonno. Da quando si sono ritrovate, gli spifferi freddi non ci raggiungono più ma io la guardo lo stesso" è una reminiscenza che mi è rimasta dentro, è parte di me. Stringo il mio arco, mi dà coraggio, sicurezza.
"Il vostro rapporto è solido, sono contenta che abbia incontrato te dopo anni di solitudine: hai mitigato la sua immaturità, e non guasta che tu sia un vecchio pennuto" la principessa bionda ha tolto l'elmo, agganciandolo alla cintura sulla vita, come tutti noi.
L'aria è gelida ma non intollerabile e potremo mostrarci ai prigionieri coi nostri volti. Sarà importante perché ci portiamo dietro anche Bruce che, trasformato in Hulk, non è un sano lasciapassare. Sempre sul pezzo, ci ha evidenziato che potremmo restare in contatto con l'altro gruppo tramite gli auricolari trasmittenti di sua invenzione.
Grazie alle conoscenze di Sigyn del luogo impervio, abbiamo attraversato un sentiero ugualmente ghiacciato e desolato, parallelo alla strada principale. Resta più difficile da utilizzare per i Giganti poiché è molto stretto, la distanza tra una parete e l'altra misura appena un metro.
Il bestione verde arranca, per ultimo, passando di profilo. "Ci siamo" alla fine della strada, ci troviamo davanti un'altra distesa di ghiaccio.
La differenza con il resto del monotono ambiente è una fessura dal terreno dove un filo di fumo grigio sale verso il cielo da una grata; ha la forma di un cerchio di ampio diametro il cui limite esterno è chiaramente evidente come il disegno di un bambino sulla sabbia. In quattro punti equidistanti della circonferenza altrettanti sigilli di metallo sono le serrature della porta d'ingresso, ponte verso la libertà.
"Tenete gli occhi aperti e la guardia alta, non ci sono sentinelle a controllo dell'entrata ma non possiamo esserne sicuri" redarguisco i miei compagni con un gesto emblematico a Banner, che scardina i piombi con impressionante facilità e un rumore sinistro.
"Ben fatto, mostro verde. Scendiamo, per prima Sigyn. Quando saremo dentro cerchiamo di tenere nascoste le armi per non spaventare i prigionieri. Bruce rimarrà di vedetta e ci avviserà se arriveranno i Giganti per evitare di essere colti di sorpresa. Inoltre, gli auricolari con le trasmittenti che indossiamo potrebbero non funzionare in un sotterraneo".
"Te la cavi a dare ordini, Steve doveva scegliere te come successore. Sei uno dei pochi che può sollevare il suo scudo" Romanoff rammenta una delle attitudini particolari che possiedo, forse l'unica paragonabile alle capacità di dei e supereroi.
"Mettiti in fila" Bucky mi schernisce, io rifletto sul ragionamento espresso da Vedova Nera, analogo a quello che avevo fatto pochi minuti prima per Loki.
Bruce alza la copertura circolare per permetterci di accedere, noi scendiamo i gradini di roccia fino al basamento in cui torce ad olio ad altezza d'uomo illuminano l'ambiente umido e insalubre.
"Sotto il ghiaccio c'è la pietra" commento, camminando in un lungo corridoio che termina in un'ampia zona comune dove i detenuti ci stanno già aspettando, avendo udito i rumori dell'apertura della porta.
C'è puzzo di chiuso e stantio, giacigli approssimativi, pianti di bambini allattati dalle loro madri.
"Maestà" una donna anziana dai lunghi capelli bianchi raccolti in uno chignon si butta ai piedi di Sigyn, seguita dai suoi concittadini, che rappresentano la maggioranza dei presenti.
Hanno fattezze umane, età diverse e in comune magrezza, pallore, abiti consunti, occhi cerchiati di scuro e di infelicità.
Un esiguo numero è composto dagli elfi chiari, i Liósálfar. La corporatura è simile alla terrestre, hanno le orecchie a punta e lunghi capelli biondi e lisci, tratti somatici delicati e raffinati. Sorrido: nella mente ho la voce di Stark che mi chiama Legolas, l'elfo arciere della Terra di mezzo, narrato del celeberrimo John Ronald Reuel Tolkien, autore de Il Signore degli Anelli.
"No, vi prego, alzatevi, Hanna, voi tutti" mia suocera li invita a rimettersi in piedi, abbracciando la donna di cui conosce anche il nome.
"Siamo venuti a liberarvi, dobbiamo far presto" li incito e mi guardano perplessi, increduli e poco convinti.
"Chi sei?" è proprio Hanna a farsi portavoce della comunità.
"Lui è Clint Barton, il Falco, promesso sposo midgardiano di mia figlia Eyra, il miglior arciere maschio dei mondi, un Avenger" Sigyn cerca di non mentire e riporta un curriculum di tutto rispetto.
"La principessa Eyra è viva, quindi?" quando annuisco, la vecchia mi squadra chinandosi in una riverenza medievale che mi imbarazza moltissimo "Splendida notizia, è un segnale di speranza, forse gli Dei non ci hanno abbandonato. Allora il Falco è l'eroe alato della profezia!".
Devo tenere il punto per convincerli a venire via con noi ed è la prima volta che lo ammetto, mio malgrado e per una buona causa "Sono io, in persona. Abbiamo un piano per lasciare Jotunheim e dobbiamo realizzarlo insieme, con il vostro aiuto" dettaglio brevemente il progetto, stringendo le mani che mi porgono con entusiasmo inaspettato "Ricordate come si pilota?".
"Sì, signore. Ero primo capitano della flotta stellare di Asgard e qui sono il più alto in grado" Isak, un asgardiano calvo dall'età indecifrabile, il volto provato dall'inedia, si presenta "Sono la persona che ha organizzato la vita su Jotunheim, uno dei primi a essere stati catturati. Rappresento un punto fermo per la nostra gente, ma il riferimento morale è Hanna, la più saggia fra noi" vorrebbe dire anziana ma è troppo educato per farlo "Siamo almeno una decina in grado di pilotare e le astronavi ci sono, purtroppo non sono ubicate in questa parte del pianeta".
"Dove si trovano? Ci hanno dato il benvenuto, poi si sono ritirate e ne abbiamo seguito la rotta con lo sguardo, era a nord ovest, se ho visto bene" Bucky li incalza.
"Esatto, è la zona nord ovest di Jotunheim, una delle più sperdute. Ci sono enormi grotte di calcarea usate come hangar e lontane dalla prigione, per evitare che potessimo utilizzare i velivoli nel caso in cui ci fossimo liberati" Isak ci restituisce una pessima informazione; è il punto opposto a dove siamo, scelto appositamente.
"Per raggiungerli dovremmo attraversare l'area dove gli altri stanno combattendo, tornando indietro. Non ci voleva" Natasha mi guarda, preoccupata.
"Non abbiamo alternative, vi seguiremo" Hanna sottobraccio a Sigyn rappresenta la volontà dei presenti, che, con gli occhi guizzanti del miraggio della libertà, già si stanno preparando a uscire fuori.
Li vedo prendere le torce di fuoco, coprirsi il più possibile e cercare fra le proprie cose "Non portate nulla con voi se non il cambio e gli alimenti per i bambini, sulla Terra troverete ciò che vi servirà. Nat, avverti Loki e Thor che stiamo arrivando".
"Loki? Anche il principe Loki è vivo?" Hanna riceve la seconda gradita sorpresa della giornata.
Sarà controbilanciata dalla prossima visione del mostro verde a cui dimentico di prepararla.
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