Capitolo 45 Clint
CLINT
Loki divide con me i due posti della sferica cabina di pilotaggio sulla navicella degli elfi chiari. Grazie alle sue capacità e al talento di Bruce abbiamo installato un paio di seggiolini speculari, modificando l'ergonomia della plancia e inserendo altri due sedili per le abili navigatrici: Natasha e Álmadis.
"Buona fortuna" Steve è venuto a salutarci; Eyra, invece, ha preferito restare a casa e non l'ha convinta nemmeno la mia richiesta di fare compagnia all'anziano Capitano.
"Sarà con noi attraverso le tute che ha realizzato" Sigyn, capendo dov'è il mio animo, la giustifica, lisciando la stoffa bianca e robusta della sua uniforme; il colore non è stato scelto a casa, sarà più semplice mimetizzarsi nella coltre di ghiaccio.
Forse è meglio che Eyra non sia qui, ai piedi della scaletta.
Prima di uscire, stamattina, dopo una notte in cui mi ha tenuto stretto a sé, ha preso una penna a sfera blu e ha girato il mio polso sinistro. Ha disegnato un cuore trafitto da una freccia nel punto in cui passa la vena che raggiunge il muscolo cardiaco. Non ha aggiunto alcuna parola.
Mi sono fatto passare la penna e ho tratteggiato a mia volta un cuore e un dardo fra i segni della profezia aggiungendo le nostre iniziali.
Si è rimirata la schiena allo specchio del bagno intanto che scappavo verso la base: le tremavano le labbra dal timore che mi accadesse qualcosa di brutto!
Tenendo la cloche con le mani l'occhio mi cade sul cuoricino.
"Pronti?" Loki lo chiede e i colleghi annuiscono.
"A presto, Steve. Non fare niente di stupido fino al mio ritorno" Barnes lo sfotte.
"E come potrei? Stai portando tutta la stupidità con te" con una battuta che si sono rivolti in diverse occasioni nel corso degli anni, Rogers comanda al badante di spostare indietro la sedia a rotelle. Il suo aiutante lo colloca sulla banchina di cemento antistante la pista di decollo per evitare danni dovuti al contraccolpo della partenza dell'astronave.
Il Capitano muove la testa, un attimo prima che richiuda il portellone. Si sistema il ciuffo imbiancato scompigliato per un improvviso fruscio d'aria, con la mano destra, che alza in segno di commiato.
"Allacciate le cinture" Álmadis sa che i passeggeri lo hanno già fatto ma lo ribadisce, per la nostra sicurezza.
"Usciremo dall'atmosfera a velocità normale, poi utilizzeremo l'iperguida" Romanoff ricorda il piano di volo.
Un display rettangolare a metà strada fra la testa mia e del Dio degli Inganni rimanda l'immagine del sistema solare in cui ci stiamo immettendo.
"Il mercantile leggero su cui tenete i vostri preziosi posteriori, miei cari, è una delle navi più veloci delle galassie esistenti" Loki conosce la storia del velivolo degli elfi chiari "E non è affatto un caso che sia chiamato Falcon, ovvero Falcone".
"Sei sentimentale, marito! Lo trovo un eccellente auspicio" Sigyn sottolinea l'assonanza con il mio nome di battaglia.
"Spero di aver maggior fortuna della volta precedente" borbotto.
"Clint, l'iperguida non ha funzionato e hai sbagliato in pieno la rotta per la problematica delle mappe tridimensionali, ma quale miglior combinazione che incappare nel wormhole e tornare sulla Terra ai nostri giorni?" Natasha esprime il suo parere, fermata dal Dio degli Inganni "Non esiste la fortuna o la coincidenza, era il fato scritto per te".
"Anche quello della profezia?" lo derido.
"Ehm, no, quello no" ride perfino lui, mentre lo dichiara. E' davvero un ottimo pilota: non abbiamo mai volato insieme, ma mi sembra di farlo da sempre.
"Ora" lingua d'argento non è tipo da troppi preliminari. Una vocabolo è sufficiente per attivare la velocità oltre la luce; sul cristallo rotondo anteriore compaiono decine di puntini tra l'azzurro chiaro e il bianco latte, che diventano sottili linee luminosi e in un attimo ci assorbono.
Lo sbalzo non è nulla rispetto al movimento del ponte di Einstein-Rosen; tengo tranquillamente la mia cloche, in abbinata con Loki, alternando l'attenzione fra il vetro e la mappa consolidata in un cubo tracciante la rotta verso Jotunheim.
I passeggeri non fiatano: viaggiare a una velocita circa dieci milioni di unità superiore a quella della luce è un evento che capita poche volte nella vita.
Nella concentrazione, un suono simile a un gemito proveniente dal retro dell'astronave mi distrae. Mi volto e vedo solo i colleghi, seduti regolarmente alle loro postazioni, le mani sui braccioli a reggersi nonostante non ve ne sia bisogno.
Wanda mi sorride e ipotizzo di avere le traveggole, credendo di aver riconosciuto un sospiro di Eyra. Il tunnel che porta nella parte posteriore del Falcone è vuoto, la suggestione è forte.
Le sopracciglia alzate di Loki mi rimandano un volto preoccupato; credo abbia ascoltato anche lui il curioso rumore, ma mi fa cenno di osservare il monitor.
Viaggiamo a velocità sostenuta per poi riprendere la normale.
Immerso nei miei pensieri, mi rendo conto che in pochi minuti siamo giunti nello spazio antistante il pianeta Jotunheim, una piccola sfera bianca e cupa. Anche da lontano il Regno appare desolato.
"C'è una nebulosa, al centro ha una stella attiva. Che meraviglia" Banner nella veste di scienziato si riferisce agli asterischi dorati in lontananza, agglomerati in una splendida forma a fiocco, di una sfumatura sfavillante di violetto chiaro. "Invece Jotunheim è talmente scuro... gli ci vorrebbe un sole, che una di queste stelle che ci siamo lasciati alle spalle si avvicinasse e lo scaldasse" Bruce commenta.
"Se fosse così, i Giganti non sopravvivrebbero, la luce li ucciderebbe" Thor ironizza.
Il pianeta non è disabitato, purtroppo: molti triangoli rossi compaiono sul display, sono velivoli spaziali di diverse forme e grandezze che ci vengono incontro dal momento che hanno intercettato un'astronave aliena comparsa dal nulla.
Avevamo ipotizzato un'accoglienza calorosa e gestibile perché Sigyn ci aveva raccontato delle navicelle razziate attraverso il wormhole artificiale, ma sono davvero tantissime.
"Bucky, Nat, a voi" come concordato, James e Romanoff, che lascia il ruolo di navigatrice ad Álmadis, scattano per collocarsi nelle postazioni loro più consone, per la mira e l'esperienza.
Il Falcon è dotato di cannoni laser nascosti e cannoni laser quadrupli, che prendono energia direttamente dal nucleo del motore.
Sarebbe complesso mirare con l'arco dal Falcon in movimento e le frecce non scalfirebbero il nemico, Bruce anche trasformato fuori dalla navetta sarebbe poco utile, i colpi d'incanto di Maximoff, potentissimi, risultano ancora instabili per un simile confronto aereo.
Vedova Nera ha messo in chiaro che a lei sarebbero spettati i pezzi d'artiglieria multipli e il Soldato d'Inverno glieli ha ceduti con la galanteria che lo caratterizza dallo scorso millennio.
"Puntiamo a scendere sulla terraferma, io e Sam cercheremo di tenerli a bada dall'esterno, aprite il portellone" Thor, in tuta e Stormbreaker, si accosta all'uscita, Wilson lo segue, indossate le ali meccaniche sopra la sua uniforme e imbracciato lo scudo stelle e strisce. Con l'elmo creato per lui da Bruce potrà guerreggiare anche nello spazio.
Osservò il clipeo con un po' di magone, ripensando a tante battaglie con Steve, immalinconito.
"Piuttosto, abbiamo Occhio di Falco, il Falcone a navicella e Falcon sul serio. Dovremo chiamare l'alter ego del Capitano per cognome, per non confonderci" Loki passa nel mezzo della prima squadriglia di navette che ci assalta, con maestria.
Le mitragliate di Natasha e Buck sono musica per le mie orecchie, esulto a ogni pezzo di metallo saltato, a ogni scoppio, a ogni fumo grigio.
"Alzo gli scudi deflettori; Bucky, Natasha, interrompete" l'asgardiano solleva le barriere al plasma di cui il Falcone è dotato e che possono bloccare o deviare colpi di blaster ed esplosivi.
"Sono microscopici" Bruce è preoccupato giacché la portata dei colpi che riceviamo è forte e non reggeremo a lungo sotto un simile fuoco "Ci vorrebbe una cupola che rivestisse l'intera astronave".
Dagli oblò i colleghi osservano il combattimento di Thor e di Wilson: usare l'ascia Stormbreaker e il clipeo contro raggi e missili è un'impresa improba anche per due abili come loro.
"Abbassate gli scudi, un'aeronave ci sta puntando, dobbiamo cercare di colpirla" Álmadis segnala un velivolo in apparenza fuori controllo che ci si sta catapultando contro, in un tentativo kamikaze di distruzione del nostro apparecchio; il Falcone difficilmente sosterrebbe un urto simile, nonostante le difese innalzate.
"Puntate al posto di guida" l'intuizione di Sigyn è semplice ma intelligente; senza pilota nessuna cosmonave resterebbe in volo.
Loki interrompe il flusso del plasma e James e Vedova Nera indirizzano i loro colpi direttamente alla cabina di pilotaggio della navetta suicida.
La perspicacia è stata ottima. La realtà è peggio dell'immaginazione, perché non riusciamo a spostarci dalla traiettoria della nave, che, col pilota presumibilmente privo di vita, si incrocia con la nostra, nel punto più delicato della struttura, la parte della stiva posteriore collegata ai motori, danneggiandoli in modo importante.
"Tenetevi, i motori sono andati" Loki strilla e la sua voce rimbomba fra le pareti metalliche del minuscolo spazio che ci contiene.
Cerco di governare la discesa inevitabile trattenendo la cloche con ogni particella della mia forza e lui fa altrettanto, ma la velocità di calata è impressionante.
"Thor!" Álmadis, in un lamento, chiama il suo sposo che, da lontano, impegnato a difendersi, ci osserva con disperazione. Nemmeno il Dio del Tuono potrebbe salvarci!
Le urla echeggiano nella mia mente, assieme al battito accelerato del mio cuore, un tamburo agitato che non posso fermare, così come non posso governare l'astronave. Eyra, nostro figlio... il mio futuro è una spirale che si schianterà sui ghiacci di Jotunheim, il bracciale a serpente e un cuoricino disegnato a penna sul polso sono tristi compagni di una china mortale. E non ci sarà alcun ponte di Einstein - Rosen, stavolta.
Ribaltato a testa in giù, osservo, ancorati miracolosamente al pavimento, due stivali bianchi che fasciano un paio di gambe snelle: le riconoscerei fra milioni, appartengono a un'asgardiana ostinata.
Senza elmetto, in un'uniforme che ha cucito per sé identica alle nostre e ha celato, Eyra muove le mani davanti a sé, gli occhi verde smeraldo concentrati sull'esterno della navicella, quelli dei suoi genitori esterrefatti della sua presenza.
Posso sentire il fruscio del vento nelle orecchie e sulla pelle attraverso gli spifferi dei pannelli della strumentazione; la vibrazione è intensa e al limite del fastidio, il turbinio della spazzatura spaziale è chiaramente visibile intanto che entriamo nell'atmosfera del pianeta.
Potente, robusta, la raffica ci equilibra, avvolgendoci completamente.
Eyra fissa il cubo nel monitor per cercare la rotta corretta che l'astronave va assumendo.
Il Falcon, rimesso in asse, plana con leggerezza nell'esatto punto della mappa disegnata da Sigyn, base di partenza per la nostra missione di liberazione dei prigionieri.
Loki, pallido e sudato, sganciata la cintura si alza dal seggiolino e squadra sua figlia, dall'alto verso il basso. A un passo da lei, lo vedo sollevare la mano destra per colpirla sul viso: sarebbe lo schiaffo che meriterebbe per la sua imprudenza. Si ferma, all'occhiata della sua consorte, piena di significati, non ultimo che siamo vivi e stiamo ancora respirando per la testardaggine della mia donna bellissima.
Timorosa, ha abbassato le braccia con cui si carezza il pancione nella movenza abituale di quando Tony scalcia, apprestandosi a ricevere una sberla mai presa nemmeno da bambina sotto forma di sculacciata.
Il fiato rotto degli altri, riassunto di paura passata e di calma ritrovata, è emblematico, ugualmente il loro silenzio. Forse avrebbero molto da dire, non si permettono.
Il moro sospira e cala la mano, rivolgendosi a me "Anche se non siete sposati, mia figlia porta il tuo anello; adesso è affar tuo".
"Ti dissi che se mi avessi mentito anche un'altra volta soltanto dopo la storia della profezia il mio perdono sarebbe stato l'ultima cosa di cui avresti dovuto preoccuparti. E' ancora così" sbuffo, agganciato con i pugni ai comandi per la tensione del momento che abbiamo vissuto. Non credo esista uno scalino che descriva la perfezione e assieme il disastro più totale: ecco, io lo sto salendo!
"Non mi importa e non intendo affatto scusarmi, mi importa solo di essere riuscita a far atterrare il Falcone: il Falcone e il Falco, roba da matti" Eyra sorride sfacciata, mostrando i denti candidi sotto le labbra dipinte di un rossetto dalla tinta sensuale e ho la netta sensazione che mi stia prendendo in giro. E non so se abbracciarla o mettermela sulle ginocchia e sculacciarla.
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