Capitolo 42 Clint
CLINT
Erya mi aspetta al letto. Mi dà le spalle, coperta con il lenzuolo fino alle anche. I capelli lunghi scesi sul cuscino lasciano la profezia libera alla vista. Ha smesso di fare zapping quando sono uscito dal bagno, riponendo il telecomando sul comodino, per dedicare la sua attenzione solo a me, a noi.
Nella posizione attuale non si nota il suo stato interessante. Si rigira e il profilo del suo corpo rivela la prossima maternità. Il mio sguardo che si sofferma sul seno pieno, sui capezzoli allargati, sulla pancia che lei accarezza con le mani, per fermarsi all'incrocio delle cosce, deve essere particolarmente carico di desiderio perché la vedo arrossire come i primi giorni della nostra conoscenza.
"Sei bellissima" mi allungo vicino a lei che mi attira a sé per un bacio lunghissimo in cui perdo ogni cognizione del mondo esterno e degli ultimi avvenimenti "Mi sei mancata tanto" poche ore senza di lei, seduto ad aspettare nell'hangar, incerto sulla sua sorte, mi hanno incanutito di dieci anni. E per un vecchio pennuto sono troppi.
"Anche tu" il bacio diventa intenso, passionale, il corpo dell'asgardiana si tende come il mio arco. Mi prende la mano per portarla sulla propria intimità.
Eyra è morbida, rugiadosa, pronta per me e le sue parole mi accompagnano in paradiso "Ti voglio, Falco, amore mio".
Non si tratta della prossima contiguità fisica, gli smeraldi mi fissano come nessuna mai, né prima né dopo, uno sguardo riassume cosa Eyra senta per me. Le viscere mi si rimescolano, il cuore è in tumulto.
Lei si rimette su un fianco invitandomi a plasmarmi alla sua pelle. Emette un risolino appena mi poggio e percepisce la mia virilità che la cerca.
"È merito tuo" è la causa di ogni mia reazione fisica. Le mie dita giocano coi suoi apici, le labbra restano incollate come segnalato da Loki. Il prezioso scrigno della mia dea asgardiana mi accoglie "Non lasciarmi più".
"Nemmeno tu" controbatte permettendomi di colmare la sua profondità, pulsante di piacere già dal mio primo affondo.
Le manine si agganciano ai miei lombi, i fanali verdi sono spalancati per osservarmi e cerco di fare altrettanto, di tenere gli occhi aperti.
"Clint, amore della mia vita" Eyra socchiude le palpebre per prima, travolta dell'intensità delle sue contrazioni e mi conduce in un ballo che termino in lei con la stessa beatitudine celestiale che allieta il suo volto.
Forse sono vere le parole di Sigyn, che non abbia mai visto sua figlia tanto felice perché la causa della contentezza sono io.
"Ancora non capisco come ho fatto a essere tanto fortunato da essere guardato da una creatura perfetta come te nel modo in cui lo stai facendo" me lo domando ogni istante sperando che non smetta mai, che continui anche quando sarà nato il bambino e saremo presi da ben altri pensieri, quando il tempo sarà passato forse portando via con sé passione e sentimento.
"Siamo in due a chiedercelo" i lembi delle ciglia scure solleticano la mia guancia "in tre" aggiunge posando la pancia sul mio stomaco. Sento i calci e i pungi di nostro figlio "Sarà un combattente, con la grinta che ha" commenta Eyra.
"Mi auguro di no, che diventi altro da un agente o una spia o un guerriero, asgardiano o midgardiano. Non voglio per lui un destino di battaglie e sacrifici da eroe" mi piacerebbe avesse una vita serena, differente dalla mia.
"Lo ameremo e gli offriremo ogni possibilità di scelta per il suo futuro, ma toccherà a lui decidere cosa e chi essere. E il fato ci metterà lo zampino, se è scritto così dagli Dei. E, Falco, ci sarebbe qualcosa di male se rassomigliasse a suo padre nell'indole e negli ideali? Sei l'esempio lampante che si possa essere un arciere degno, un Avenger e avere una propria famiglia e un amore; non credevi di aver diritto di amare invece lo hai, come tutti" lo dice con una delicatezza che mi fa scoppiare il cuore.
Debbo staccarmi da lei per parlarle. Mi passo una mano fra i capelli sudati del recente amplesso e la fisso nella luce fioca della stanza "Sto ponderando di andare in pensione".
"C'è la pensione per un Avenger, adesso? Hai versato i contributi, sicuro? Basteranno?" le dita femminili passano col dorso il mio mento a filo del pizzetto ricresciuto dal mattino "Non vedo barba bianca".
"Il pensiero di mettere in pericolo la mia vita continuando nelle missioni coi colleghi mi turba, sapere che a casa avrò voi due che mi aspetterete, incerto del ritorno. Ho dedicato gli anni più belli al lavoro, e non me ne pento, ma ora è diverso" ci ho riflettuto a lungo, è un tarlo che mi ha mangiato il cervello, nelle ore di allenamento, nelle notti in cui Eyra riposa e io guardo il soffitto scrutandomi dentro. Mi basta appoggiare gli occhi su di lei e i dubbi mi assalgono.
"Lo sapevo già, me lo ha detto Natasha".
"Non mi sono confidato neanche con lei, è impossibile" l'ho tenuto per me, stavolta.
"Indirettamente. Ha affermato che se il compito di recuperare la Gemma dell'Anima su Vormir vi fosse affidato oggi, tu lasceresti a lei il passo per il burrone. Non accadrà, chiaramente, ma Nat ti conosce bene e ha letto i tuoi desideri o percepito i tuoi dilemmi prima e meglio di te" sospira, lasciandomi un tenero bacio sulle labbra "Non è mio compito indirizzarti verso una decisione che spetta solo a te, sei sufficientemente saggio da stabilire cosa fare del tuo futuro lavorativo. Però ti prometto che ci sarò sempre, per te, e ti appoggerò, qualsiasi strada vorrai percorrere. Sarò lì e stringerò questa" prende la mia mano sinistra e la bacia sul palmo non tralasciando nessuno dei calli del tiro con l'arco.
"Grazie" una cosa so; non posso staccarmi da lei nemmeno per sbaglio né lei da me: Eyra esisterà, costante del mio destino, comunque.
"Spegni la luce, amore, domani sarà una lunga giornata" mi prega, ricordandomi l'appuntamento alla base organizzato da Loki e Sigyn per un confronto importante.
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