Capitolo 39 Loki
LOKI
Gli Avengers sono sempre melodrammatici, una prerogativa che credevo tipica di Steve Rogers, il ragazzo dal fisico potenziato in calzamaglia elasticizzata azzurra che difendeva il mondo dai cattivi e che ora è davanti a me su una seggiola a rotelle, decrepito nel corpo ma sempre presente a se stesso ed eccessivamente sollecito.
Si è presentato al New Avengers Facility accompagnato da Sam e Bucky, i suoi scudieri - effettivi portatori di clipeo, nel caso del Capitano in pensione - per dimostrare la propria vicinanza a mia figlia, per cui ha un debole evidente.
Eppure non c'è nulla di particolare nel nostro viaggio interstellare; terrò la Gemma dello Spazio nella mano, Eyra con l'altra, visualizzerò il luogo dove desidero che la pietra mi trasporti e il gioco sarà fatto.
Per i Vendicatori ogni atto diventa solenne; il loro passaggio indietro nel tempo probabilmente li ha traumatizzati, ancorché alla fine siano tornati tutti vivi e vegeti, compreso Clint, salvato proprio da Eyra.
Mio fratello mi avrà raccontato una ventina di volte del momento in cui, muniti di tute, coi loro bracciali inventati dal compianto miliardario genio di cui il mio erede prenderà il nome, e una fialetta ciascuno di un ritrovato innovativo, hanno fatto un salto a ritroso, partendo esattamente da qui, dalla piattaforma ricostruita all'interno della base distrutta da Thanos.
Lo perdono e lo invidio poiché l'Aether, la Gemma della Realtà da lui recuperata, si trovava ad Asgard; nell'immenso dolore di vedere un Regno ora incorporeo, ha avuto la gioia di rincontrare nostra madre. Allontano il pensiero con forza dal mio animo, devo concentrarmi.
"Vi ho spiegato che avremmo potuto muoverci anche dal tugurio Barton" spostarci verso Jotunheim dall'appartamento del Falco sarebbe stata la stessa cosa.
Invece gli Avengers hanno deciso che dovessimo farlo simbolicamente da qui e di presenziare in massa e ora mi sorbisco un'enciclopedia di raccomandazioni.
"Non prendere decisioni affrettate" Thor mi consiglia, sistemandomi la lampo della tuta e passandomi il casco.
"Vedi di capire cosa accade e torna indietro, se non sei certo dell'esito della missione" Banner mi sprona al raziocinio.
"Se ti azzarderai a mettere in pericolo Eyra o il bambino ti strapperò il cuore e te lo farò ingoiare" mio genero è decisamente il più originale, apprezzo la sua minaccia aggressiva in un oceano di banalità.
"Gradisco i tuoi modi da attore consumato che ha studiato a memoria la battuta, davvero, hai un talento da doppia candidatura al premio Oscar" lo guardo occuparsi personalmente dell'uniforme di mia figlia, controllare persino i calzari prima di sigillare l'elmo sulla sua testa.
Li ho visti baciarsi e confabulare nell'attesa del trapasso spaziale, ora si sono calmati e hanno interrotto le effusioni inadatte agli spettatori presenti.
"Sono pronta" Eyra si avvicina, al centro della piattaforma, solleva la mano in segno di saluto indicando a Clint l'anulare dove indossa la sua fedina sotto i guanti e poi si rivolge a me con un'espressione che ben conosco, un misto di timore e smania.
"Restiamo uniti, il viaggio sarà quasi immediato" tra il palmo della mia destra e la sua sinistra stringiamo assieme la Gemma; le altre nostre mani sono ugualmente legate, in un cerchio che immediatamente si illumina di un azzurro iridescente e polveroso, una nuvola spugnosa e densa che ci risucchia nell'oblio.
I volti terrorizzati del Falco e di Natasha, che gli si era avvicinata per confortarlo, sono l'ultima immagine della Terra.
In pochi istanti, un battito estemporaneo di ciglia, ci ritroviamo nel punto esatto che avevo visualizzato nella mia mente, all'esterno dell'area dove è costruita la parte abitata di Jotunheim, il Regno dei Giganti di Ghiaccio, un luogo che detesto. Nonostante sia il pianeta che mi ha dato la vita, l'ho visitato pochissime volte.
"Sei a posto?" Eyra mi sorride attraverso la visiera trasparente, toccandosi la pancia e mostrandomi il pollice verso l'alto; mio nipote sta bene, scalcia come un birichino, lo sento nell'abbraccio che mi dà, tesa per il passaggio.
"Perfettamente" ripongo la pietra nella tasca creata ad hoc per custodirla, sul petto, sgancio il casco e lo tolgo, potendo respirare l'aria polare che appesantisce l'atmosfera del regno desolato.
Attorno a noi c'è solo ghiaccio, sul terreno, ai lati del paesaggio collinare si intravedono stalattiti appuntite e una luce fioca in una tenebra perenne.
"Per di là" in lontananza è possibile scorgere un'alta costruzione di ghiaccio la cui forma ricorda un palazzo reale. "Aspetta e non impressionarti" attraverso un ologramma assumo la fisionomia di un Gigante di Ghiaccio, un essere immondo del doppio in altezza di un asgardiano medio, la pelle dal colore blu opaco, le mani artigliate, il viso solcato da segni trasversali, gli occhi di brace.
Mia figlia sussulta, ha la stessa sembianza "I giganti rappresentano le forze del Caos primordiale e della natura selvaggia e distruttiva, sono mostruosi".
"Adesso io e te saremo entrambi così, a uno sguardo estraneo. Avviciniamoci il più possibile alla zona abitata limitrofa al castello. Ritengo che la nuora di Odino, una dama asgardiana, non possa essere stata segregata altrove" sono certo che Sigyn sia lì, non so nelle grinfie di chi.
In silenzio camminiamo fianco a fianco, ognuno perso nei propri pensieri.
E' in prossimità del palazzo che una netta folata di vento ci avvolge. Stranamente non da davanti; ci coglie alle spalle, come volesse spingerci nella direzione su cui già procedevamo, sono mani invisibili che ci confortano.
Una lieve e soffusa melodia di arpa risuona nella mia testa; evito di suggestionarmi, ma lo sgranare degli occhi di mia figlia è la prova più eloquente che non sto sognando né che sia uno scherzo dell'immaginazione di un marito quasi vedovo.
"E' la mamma, ci sta guidando da lei" sussurra Eyra accelerando il passo.
"Mantieni la calma, non facciamoci notare" il filo immateriale che lega il nostro nucleo familiare ci condurrà da Sigyn.
La musica, man mano che ci avviciniamo alla reggia, diviene più nitida e anche il numero di Giganti limitrofi alle abitazioni di ghiaccio che circondano il nocciolo della vita del detestabile pianeta.
Mi chiedo come abbia fatto la mia consorte a sopravvivere in un ambiente tanto sfavorevole e se Odino, a suo tempo, abbia avvolto anche lei nella completa invisibilità di cui Eyra mi ha raccontato; anche fosse, ora che il padre degli Dei è trapassato, l'eventuale incantesimo si sarebbe spezzato e potremmo vederla.
Il palazzo reale, interamente costruito in ghiaccio, è una classica fortificazione con il mastio al centro senza cinte o fossati intorno, composta da una torre rotonda immensa e una più piccola, laterale, dove si intravede una luce gialla dalla finestra chiusa e un curioso fumo nero che va verso il cielo da un microscopico comignolo. Giurerei che è lo stesso punto dell'edificio da dove proviene il suono dell'arpa.
La porta principale si apre.
Eyra cerca di entrare, ma la fermo, tenendola per il polso e ammonendola al silenzio; quando si richiude, con due servitori che escono, le espongo il mio piano "Se accedessimo da lì, dovremmo attraversare l'intero edificio per giungere alla torre più piccola, e non potremmo farlo né col nostro aspetto né con quello di ora" non conosciamo la planimetria della costruzione e il genere di difesa posta a sua protezione e non sono certo che le nostre attuali sembianze possano essere gradite agli abitanti del palazzo. "Propongo un diversivo per catalizzare l'attenzione lontano dalla reggia e per salire su coi nostri mezzi; io leviterò e tu userai il vento".
Mia figlia controlla l'aria, io altri elementi; il suo è un potere minore trasmessole dal sottoscritto, ma basterà.
"Ti seguo".
"Che fuoco sia, allora" sono il re del fuoco e del ghiaccio. Uso le mani, protendendole verso la zona nord da cui siamo giunti; una scarica luminescente si sviluppa all'interno di un forte campo elettrico dal colore rosso acceso, e si dirige verso il punto più estremo dove riesco a spedirla generando un incendio che divampa dov'è impossibile che si propaghi e mantenga la sua forza in assenza di elementi oggettivamente combustibili.
Un bagliore rischiara a giorno la notte perenne di Jotunheim causando interesse e preoccupazione nei bestioni poco scaltri che si affacciano ai varchi e accorrono per lo spettacolo inusuale. L'evento non provocherà grossi danni, se non lo scioglimento della calotta che isola l'acqua sottostante dall'aria gelata molto più fredda.
"Ora" tornato delle mie sembianze, levito in direzione della torre laterale, riflettendo che il suono della musica si è interrotto alla comparsa delle fiamme.
La spirale del vento gelido che avvolge mia figlia mi entra nelle narici accompagnandomi nella salita, in cui mi tallona come una bambina spaurita.
L'ho vista in azione nei suoi giochi divertenti con Clint e con Natasha alla base degli Avengers, in un innalzamento maggiore dell'attuale, di pochi metri e non mi assillo per la sua incolumità, giacché riesce alla perfezione, con somma precisione. Controlla splendidamente le abilità, ho la percezione che siano aumentate di potenza.
I piedi sul balcone di ghiaccio del bastione e gettiamo un'occhiata all'interno dell'ambiente.
Le pareti sono state rivestite con materiali isolanti dal freddo; la stanza che appare alla vista è un ampio soggiorno di una casa nobile, arredata alla maniera asgardiana, con un tappeto tessuto rosso carminio, una sedia in legno a struttura incrociata con due braccioli dritti uniti posteriormente da una traversa che costituisce lo schienale, finemente intagliato, poltrone antiche imbottite e rivestite di seta azzurra e un'elegante arpa a quarantasette corde e sette pedali, alta una spanna più di Eyra, dipinta in oro nella parte della cornice del fusto arcuato di legno e in verde nell'interno superiore, accanto a un seggiolino abbinato ricoperto di una pregiata stoffa dello stesso punto di verde.
"Non c'è nessuno, padre, la stanza è vuota" delusa, Eyra fa un passo verso lo strumento, aggrottando la fronte verso di me.
La camera è impregnata dall'odore zuccherino e inebriante di glicine; non ci sono piante e rampicanti dai fragranti boccioli rosa e lilla, si tratta di un profumo personale dalle note olfattive fiorite, dolci e verdi, che qualcuno indossa sulla cute. E la commistione fra la pelle di una donna e un'essenza è come un'impronta digitale, è unica, riconoscibile, inconfondibile.
Smetto di respirare ruotando la testa in ogni direzione della stanza, finché da dietro una tenda marrone scuro coda di pavone una figuretta si rivela, spostando il drappo.
I capelli lunghi ondulati del colore del grano incorniciano l'amato viso perfetto in cui spiccano gli occhi azzurri e il cui ricordo mi ha mantenuto in vita; la pelle d'alabastro, ripresa da nostra figlia, è rimasta compatta e integra nonostante il passare del tempo.
Un abito del verde della mia casata nella gonna e nel corpetto lavorato a ricami dorati abbellisce ciò che più bello non potrebbe essere.
"Mammaaaa" Eyra alza la visiera del casco e si precipita verso Sigyn.
Rivivo la scena del nostro incontro, non è molto differente.
La bambina scoppia in un pianto liberatorio.
La mia sposa le toglie l'elmo, inutile nell'ambiente riscaldato, posandolo a terra, e le accarezza i capelli scuri cercando di calmarla, riempendole le guance di baci. Ha lo sguardo fisso su di me e tende il braccio invitandomi a raggiungerle, con la manina dalle dita sottili dove spicca la fede nuziale in bronzo, il dono più prezioso fattomi da mio fratello.
"Loki, marito" bisbiglia con gli occhi sorridenti e lucidi allo stesso tempo.
La cingo dalla parte destra di un triplice abbraccio, a numerosi metri da terra, in spirito; è una sensazione di sollievo e felicità che supera di molto la percezione della levitazione, imparagonabile a nulla che abbia provato in mille anni.
Quando poso le mie labbra sulla sua pelle profumata di glicine comprendo di essere tornato a casa.
💘 Crediti all'artista, che non conosco, per il ritratto di Loki.
Finalmente Loki ritrova l'amata e fedele Sigyn! E no, fortunatamente nulla di male è accaduto nel trapasso spaziale a Eyra e al bambino. Spero vi piaccia, buona lettura!
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