Capitolo 36 Eyra
EYRA
"Ho sempre saputo che tuo padre fosse fuori di testa, poco fa ne ho avuto la conferma. Non gli è bastato che Thanos gli abbia tirato il collo come a una gallina, che Asgard non esista più, di aver trafugato il cubo magico per i propri comodi. No, adesso lui vaneggia e debbo starlo a sentire" Clint sbraita; stavolta non è riuscito a trattenersi dall'attacco d'ira ed è dovuto uscire fuori dalla base per evitare di dare in escandescenze.
Sul prato del New Avengers Facility, tra il Quinjet e l'astronave con cui siamo arrivati da Vormir, è esploso.
"Falco, forse potrebbe aver ragione" bisbiglio, accarezzandogli le scapole irrigidite dal nervosismo, sopra la camicia azzurra che calza il più spesso possibile. Sa anche lui che l'ipotesi formulata dal Dio degli Inganni è plausibile, per questo è così insofferente. "Quando ha supposto che l'aria che mi raggiunge ogni notte con le melodie dell'arpa di mia madre provenga da Jotunheim, sei sbiancato. E sarebbe il motivo della temperatura del soffio, tu stesso l'hai chiamata tramontana, il vento da nord".
"Certo, e potrebbe venire da qualsiasi altro posto con una bassa temperatura, persino dai due poli terrestri, oppure il freddo potrebbe non avere alcun significato. Potrebbe è un condizionale e non ti permetterò di mettere a repentaglio la tua vita e quella di nostro figlio seguendolo; piuttosto ti chiuderò in un bunker. Osserva bene le mie labbra, sarà l'unica parola che sentirai da me sulla questione: no".
Mi sposto per guardarlo negli occhi, i suoi fanali azzurri e intensissimi sono diventati la luce in fondo alla mia anima "Se capitasse al contrario, se ti trovassi nella sua condizione o nella mia, che faresti? Non cercheresti il tuo grande amore a qualsiasi costo oppure tua madre?".
"Non chiederei mai a mia figlia incinta di usare la Gemma dello Spazio per venire con me su un pianeta... come lo hai chiamato? Ostile?" si lamenta del progetto di Loki: usare la Gemma per viaggiare nello spazio e arrivare sul pianeta dei Giganti di Ghiaccio. Il ventaglio delle persone che possono spostarsi con la Gemma è limitato, nello specifico io, papà e zio Thor.
"Clint, mi sono offerta io, non me lo ha domandato lui. Si tratta di mia mamma, possibile che non lo capisci? E Bruce ha detto che il viaggio non dovrebbe causare problemi al piccolo" mi rendo conto che è un altro condizionale. "Non ho paura".
"Ne ho io per entrambi, però. Se potessi andrei al tuo posto, cosa che ovviamente non accadrà perché il mio fisico non sopporterebbe il trauma del viaggio, maledizione. E se tua mamma non fosse lì? Se ti accadesse qualcosa, perché i Giganti non sono pacifici e detestano Loki? Tuo padre è l'erede al trono di Jotunheim e tu la sua discendenza, chi regna lì ora non vi accoglierebbe a braccia aperte. E' solo un minutissimo dettaglio" mugugna e serra i pugni con foga.
"A proposito di braccia, tienimi stretta, ho una sorpresa" mi avvicino e lo cingo alla vita, lui ubbidisce senza capire davvero cosa stia per succedere. Una folata di vento ai nostri piedi che ci solleva.
Un vortice d'aria tiepida che manterrà una temperatura costante ci avvolge entrambi portandoci in alto e facendoci volare fino alle nuvole che possiamo toccare con le mani, via via che la distanza col suolo aumenta "Il Falco ha messo le ali, Clint".
"Per la miseria" si lascia sfuggire aggrappandosi a me, indeciso se sfiorare le nuvole e restare incantato dal paesaggio o dalla mia magia o avere fifa di capitombolare migliaia di metri d'altezza. Ma dopo pochi secondi si rilassa del tutto e mi sorride in estasi ammirando il panorama e me "Tu sei aria pura, sei libertà" mi sorride, scostandomi i capelli arruffati sul viso e poi mi bacia con una folle dolcezza, la stessa che provo nel petto "Voliamo insieme, Eyra, amore".
"Certo" la spirale d'aria ci porta saldamente sul Jersey e da lontano vediamo il centro di New York, Manhattan e i grattacieli, la zona verde di Central Park, il ponte di Brooklyn che pian piano diventano più grandi e più vicini. Gli passo i palmi sul costato e dietro la schiena "Le meriteresti, le ali" sussurro "Voleremo ogni volta che vorrai, sarò io le tue ali, Falco" non faccio in tempo a finire che mi ritrovo in un bacio mozzafiato e d'istinto spingo la nostra coppia a ruotare come in un girotondo infantile.
Il fondo del mio abito rosa si apre come una corolla di un fiore di campo.
Clint intreccia la lingua con la mia ballando con me, lì, nel mezzo del cielo incantato della metropoli più psichedelica del mondo; tiene gli occhi chiusi, è il segno che crede ciecamente in me, che posso portarlo e per un individuo come lui, che si è fidato davvero di poche persone in vita sua, è moltissimo.
L'aria tiepida intorno a noi ci fa volteggiare ancora un po' finché, senza neanche accorgercene, sentiamo di nuovo la terra sotto i piedi. Siamo tornati nel cortile della base, leggermente distanti dal gruppo che era uscito dall'edificio per osservare incuriosito il nostro volo.
"Voglio vederti così, così come sei ora, felice, libera; fai quello che vuoi, amore. Meriti di scegliere per te stessa, Eyra, dopo gli anni di esilio non mi opporrò se vorrai andare a Jotunheim, purché tu mi prometta di stare attenta" mormora sincero, guardandomi negli occhi intensamente e seguendo le mie labbra con il pollice "Le tue parole, i tuoi sguardi, i tuoi gesti mi sono entrati sotto la pelle, mi hai fatto sentire più di un semplice uomo. Ogni volta che siamo insieme mi sento a casa, e pure se vorrei proteggerti e tenerti accanto a me, so che sei forte, determinata, speciale. Non posso che riporre in te un'estrema fiducia" acconsente a lasciarmi accompagnare mio padre, anche se so che il suo cuore vorrebbe trattenermi con sé.
Ansima e mi annichilisce con il suo amore e con il bacio più intenso di sempre, a cui rispondo "Ti manca il respiro e pensi di poter rubare il mio?".
"Probabile"
"Incredibile! Potrei approfittare di un passaggio? Ho sempre sognato di volare, non ho le ali come Sam o l'ascia di Thor. Chiedo troppo?" Natasha si è avvicinata e l'accontento.
"Dammi le mani. Ho ricordato che lo facevo con mia madre da bambina e ho voluto riproporlo a Clint" con lui ha avuto un altro genere di significato. Porto Vedova Nera in alto, realizzando un suo piccolo desiderio, ripetendo il percorso precedente.
"Sai, Nat" vado verso l'Empire State Building e il Chrysler Building, i grattacieli più famosi della città "non ho mai usato i miei poteri come arma, solo come un gioco, ma se dovesse essere necessario darei la vita per le persone che amo e tu e Clint dovreste comprendere meglio di chiunque altro, avete fatto a gara per buttarvi nel burrone di Vormir per salvare il vostro mondo e il vostro migliore amico".
"Conosco il Falco da prima di te e, credimi, se si trovasse davanti allo strapiombo di Vormir, oggi mi lascerebbe il passo, perché ha te e il bambino e non metterebbe a repentaglio la sua vita facilmente. Non l'ho mai visto tanto contento e sereno e il merito è del vostro rapporto" gli occhi verdi fiammeggiano, è una donna dalle mille storie e avventure e mi ha fatto una confidenza importante, così mi permetto un suggerimento, accingendomi a rientrare "Se abbassassi un pochino le tue difese, potresti vivere anche tu un grande amore".
"A che ti riferisci?" domanda, sardonica.
"Non a che, a chi. Al poveretto che è terrorizzato che tu possa schiantarti al suolo" di proposito volteggiamo in un twister più frenetico fermandoci esattamente a mezzo metro da Banner, che perde l'equilibrio per la folata e finisce a gambe all'aria.
"Così troveremo l'oro nero. Pozzo petrolifero al New Avengers Facility, edizione straordinaria!" mio padre sbeffeggia Bruce che Vedova Nera aiuta a rialzarsi "In effetti lingua d'argento ha ragione, ti serve un po' di dieta".
"Non ti ci mettere pure tu, Nat" il professore si sistema la giacca e raccoglie da terra penna e blocchetto notes persi nella caduta.
Mi allineo all'arciere, che, rimasto con gli altri a chiacchierare durante il mio secondo volo, mi tende la sinistra tatuata.
"Stark sarebbe orgoglioso di voi, megalomane com'era. Fratello, non hai difeso la nostra stirpe alla notizia del nome prescelto per mio nipote? Anthony! Che assurdità devono ascoltare le mie nobili orecchie" papà non l'ha proprio digerita. Guarda in cagnesco zio Thor che non reagisce.
Almadis lo distrae "Loki, Clint ci ha accennato ai problemi di convivenza notturna nel suo appartamento. Ti ospiteremmo noi, se a te sta bene" si è offerta, gentilmente, e già la compiango.
"Vedi, Barton, Falco di poca fede, ho degli ammiratori" non perde occasione per disquisire con l'arciere, poi si volta verso l'astronave degli elfi chiari con una strana affermazione "Ti ringrazio della premura, cognata, mi accontenterò della navicella".
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