Capitolo 35 Clint


CLINT

Ho ceduto a che Loki dormisse sul divano del soggiorno e ne pago le conseguenze, perché non è stato così.

"Buongiorno, sudditi" sbarbato, pettinato e con l'abito scuro si appropinqua al tavolo dove sto servendo la colazione che ho l'abitudine di preparare per Eyra ogni mattina. Spesso gliela porto direttamente a letto su un vassoio ma oggi ho evitato per la presenza del terzo incomodo autoinvitatosi nel mio talamo coniugale.

"Per me due uova in camicia, lasciate morbide" lancia un'ordinazione che non raccoglierò come ogni sua altra provocazione.

"Se le vuoi, ci sono strapazzate, a tua figlia piacciono così" gli metto davanti un piatto colmo di ogni ben di Dio e siedo accanto alla mia compagna non prima di averle spostato i capelli col naso per baciarla sul collo, proprio sulla profezia.

Lei, più bella del solito nella mia maglietta col bersaglio viola, ride per il solletico e poi inforca le uova.

"Il vostro pargolo non sarà né un tiranno né un conquistatore di regni. Figlia mia, sei meno minacciosa di una mosca, chissà Odino cosa avrà visto di tanto pericoloso per il futuro della nostra Asgard che non c'è più" col tovagliolo al colletto della camicia per non macchiarsi, la serpe pasteggia con stile la colazione snobbata, cominciando dal bacon croccante, la mia specialità, che prende con le dita "Ottimo, bravo; lascia arco e frecce per coltelli e pentole, avrai un futuro".

"Loki, tuo padre esiliò Eyra perché credeva che avresti strumentalizzato tuo nipote per eventuali propositi di belligeranza" so della vicenda da Thor e Eyra stessa.

"Credi a tutto ciò che senti, Clint? E conosci la mia storia e non sai che Odino non era mio padre?".

"Dipende dalla fonte, lingua d'argento" lo scoraggio col nomignolo che lo segue ovunque vada ma non si arrende mai, controbatte frase per frase.

"Parli a vanvera con il bracciale della mia stirpe al polso. Dovrei richiedertelo indietro, presuntuoso midgardiano".

"Papà, per piacere, è un mio regalo. Clint mi ha salvato la vita su Vormir. Ho avuto un incidente e se non fosse stato per lui sarei morta. Glielo donai in una circostanza particolare" Eyra gli spiega della caduta e delle successive cure fin troppo dettagliatamente per le caste orecchie di un vecchio genitore.

"Ti sei ferita per colpa sua. Siete pari, allora, tu gli hai salvato le penne da falco anziano nel salto del burrone, lui medicandoti e scaldandoti col suo corpo maschio spogliato" è ironico e penso di cavargli i bulbi oculari con lo spalmino da burro quando una manina mi accarezza la coscia sopra la tuta da ginnastica e abdico.

Abbasso la testa sul piatto senza ribattere e mi concentro solo sul cibo: non gli permetterò di innervosirci né di farmi discutere con Eyra.

"Papà, ti ospiteremmo col tutto il cuore anche per le prossime notti ma, come hai giustamente sottolineato tu, l'appartamento è piccolino e se non ti accontenterai del divano non potrai restare. Possiamo ipotizzare una soluzione diversa per la tua permanenza?" le ho proposto pure di pagare una stanza in un albergo nello stesso quartiere e glielo riferisce.

"Un hotel? Neanche per sogno, sono freddi, impersonali, indegni" alza il sopracciglio destro "Non è un'idea tua, è una scemenza elucubrata dal tuo compagno non marito e sottolineo non".

"Accetta. Chi altro ti potrebbe ospitare?" l'elenco mentale degli Avengers mi rimanda solo dinieghi a una simile richiesta e non vedo possibilità differenti.

"Lo sapremo presto: ho più ammiratori di quanti immagini" Loki ci osserva sparecchiare senza alzare un dito, si vanta, si lamenta e mi sbeffeggia. E' lingua d'argento e triforcuta nell'intero tragitto in auto.

"Tanto Bruce è logorroico quanto papà brontolone" Eyra me lo dice all'orecchio con la voce coperta dalla musica diffusa dallo stereo. L'abito lungo dalla linea morbida realizzato in mussola di seta stampata rosa, con collo a listino, maniche a sbuffo, e un inserto di balza arricciata a fondo capo sottolineano le linee sempre più ammorbidite della sua silhouette da mammina.

Ho deciso di non avvisare Thor e Álmadis in anticipo perché non si presentassero anche loro a casa mia, volevo comprendere le intenzioni di Loki. Non pervenute, con lui è difficilissimo fare previsioni.

"Cos'è, un cantiere?" commenta al nostro arrivo davanti alle macerie del New Avengers Facility.

L'ho ammonito a portare con sé la Gemma dello Spazio e l'ha estratta dal cubo magico. Una luminosità blu pulsante si sprigiona dalla sua mano chiusa a pugno sulla preziosa pietra, presa dalla tasca della giacca.

"È la distruzione del tuo amico Thanos".

"Non era mio amico, smettila, Falco" forse ho esagerato perché si è piccato e smette di discutere, scendendo dal fuoristrada.

L'astronave degli elfi chiari ha attirato la sua attenzione, la esamina da lontano sulla pista accanto al Quinjet, pensieroso, con le braccia dietro la schiena. E' tornato a essere taciturno.

"Andiamo, padre, non indugiare" la figlia lo esorta, ipotizzando sue remore al prossimo incontro.

È giunto il momento topico del ricongiungimento familiare dei reali asgardiani.

Non scorderò mai il volto di Thor, seduto in sala relax, all'entrata del fratellastro che segue me e Eyra, le gambe lunghe che accelerano il passo, l'eco del rumore del tacco delle scarpe stringate sul pavimento del corridoio.

Credevo che il Dio degli Inganni avrebbe inscenato uno show: sbagliavo. Si contiene, per com'è lui.

"Bell'occhio, ti dona" Loki cerca di essere divertente, riferendosi al bulbo artificiale del fratello ma non lo è.

Al biondo sfugge di mano la tazza di caffè che stava bevendo e che si frantuma in mille pezzi allagando il linoleum. Si alza di scatto e osserva Loki aprire per un attimo le dita sulla Gemma "Sorpresa".

"Una magnifica sorpresa, cognato" sussurra Álmadis coprendo gli occhi con la mano. Oltre che per il suo ritorno è commossa perché sa che finalmente il dolore di suo marito si placherà, sparirà il rimorso del sacrifico di un fratellastro rivelatosi meno egoista e più nobile delle aspettative.

L'abbraccio fra i due è lungo e affettuoso, struggente.

Il figurino snello di Loki finisce fra i bicipiti gonfi dall'allenamento del biondo, strizzati dalla maglietta a maniche corte; ognuno cela il viso alla nostra vista, oscurandolo sulla spalla dell'altro. Non ci riveleranno mai le parole sommesse scambiatesi nel cerchio affettuoso e riservato ma sono certo riguardino ciò che il Dio dell'Inganno ha visto attraverso i viaggi temporali e di cui ha accennato a Eyra, la parte tragica della sua vita dopo l'anno 2012: la morte di sua madre, la distruzione di Asgard, il suo assassinio per mano di Thanos.

I colleghi, inizialmente spiazzati dalla presenza del serpente, hanno riposto le armi nelle fondine, a un mio segnale di non belligeranza e anzi, si sono attivati per ripulire il lago di caffè e schegge di ceramica bianca del mug.

Eyra, la cui manina non mi ha lasciato, da quando siamo entrati, si asciuga le lacrime, davvero contenta. Io lo sono per lei.

"Clint, credevo che io e te saremmo rimasti single fino alla tomba, visto il nostro carattere spinoso e ho sbagliato in pieno. Per cortesia, al vostro matrimonio non mettermi al tavolo con tuo suocero" Natasha non mi risparmia una battuta di spirito su uno scenario apocalittico.

"Dovresti esserne onorata, vulvetta perennemente lamentosa" Loki recupera il suo savoir faire per ribattere per le rime a Vedova Nera, spiazzandola con un baciamano a cui la obbliga, finendo il giro dei saluti formali "Ti trovo bene, giusto un po' invecchiata, non come me, che ho un preziosa pelle asgardiana. Buongiorno a tutti".

"Pensi di metterla via definitivamente? L'hai rubata con l'inganno" Bruce fissa la Gemma nel pugno del moro da quando siamo acceduti alla sala relax.

"Dove, Banner, criminale temporale? Nella tua cassaforte insieme all'orologio della laurea? Il Capitano Rogers ha riportato anche la Gemma dello Spazio alla sua collocazione e, girovagando, non ho creato distorsioni temporali di sorta. La utilizzerò, almeno un'altra volta ancora. Poi ve la restituirò, se sarò ancora vivo, e ci farete ciò che vorrete" dal palmo aperto il bagliore pulsante ci colpisce e la stanza si illumina di un blu chiaro iridescente.

Ha un progetto, un piano.

"Un ultimo viaggio per dove, fratello?" Thor lo chiede, angosciato. Lo ha appena rincontrato e il moro già vuole andarsene, per di più in un luogo minaccioso visto il tenore della previsione.

"A riprendermi Sigyn" risponde a braccia conserte, quasi arrabbiato, conficcando le iridi da serpente negli occhi cerulei di Point Break che li strizza per lo stupore e a seguire gli smeraldi di Eyra.

Il suo sguardo intenso si posa infine su di me; e no, non rassomiglia a un padre che raccomanda la figlia al futuro sposo.

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