Capitolo 33 Loki
LOKI
Il divano di Barton è scomodo; realizzato in cedevole pelle color nocciola, è lavorato a cuciture che gli conferiscono un traccia di antico. Non sembra un pezzo d'antiquariato, esclusivamente vecchio.
Incrocio le gambe fasciate di un abito elegante scuro. La camicia bianca e la cravatta grigia sono un tocco di raffinatezza, la sciarpa di seta a fondo dorato e disegni circolari attraversata da una riga verde è un colpo di genio sartoriale, della classe innata che mi distingue.
La luce della lampada accanto al sofà illumina il soggiorno microscopico, squallido come il suo proprietario. Dalla finestra un lieve bagliore misto di verde e blu sfuma in un'aurora boreale che sta svanendo, sbucata direttamente dalla mia inventiva.
Sullo scotch non ho nulla da ridire, invece, nessuna critica; trovata una bottiglia nella dispensa, ne ho fatto il pieno in un bicchiere di cristallo dal design largo e basso. Il liquore, troppo sofisticato per un semplice arciere, probabilmente è un regalo.
L'ho allungato con un goccio d'acqua fredda per aprire il bouquet dei gusti, affinché non venisse coperto dall'alto grado alcolico. Sono un intenditore di ciò che è degno.
Il rumore di passi frettolosi di due persone fuori dalla porta dell'appartamento ne segnala l'arrivo. La chiave gira nella toppa della serratura.
"Aspetta, entro prima io. Sono sicuro di aver lasciato la luce spenta" Clint, visto il chiarore attraverso la fessura sotto la porta d'ingresso, veste l'armatura da cavaliere protettore della sua dama. La falcata delle sue gambe è degna di un rapace.
"Buonasera, arciere. Eyra..." li saluto entrambi, rigirando lo scotch nel bicchiere e inghiottendone l'ultimo sorso.
"Padre!" mia figlia, lasciata la borsa a terra, mi viene incontro stupita e commossa ma il suo accompagnatore la trattiene per il braccio per impedirglielo.
Ha l'occhio di falco; non lo scelsi a caso per asservirlo a scopi maligni nella mia seconda trasferta midgardiana. Ha notato anche il bagliore blu di ciò che è contenuto nel cubo sulle mie ginocchia "È la Gemma dello Spazio, non quella della Mente; non aver paura, piccolo Clinton, stavolta nessuno scettro sarà posato al centro del tuo petto di volatile".
Lui dissimula di prendere una freccia dalla faretra, è un gesto involontario e idiota, da umano. Teme che voglia portare via Eyra.
"Facciamo così, lo ripongo qui in segno di pace" poso il cubo sul tavolo davanti al divano, coprendolo con la giacca dell'abito, tolta con la sciarpa di seta "Comunque tu, formica, non puoi gestire la pietra, mettiti l'anima in pace" non è in grado nemmeno tenerla in mano, figuriamoci usarla "Lascia mia figlia" alzo il tono della voce, in piedi e senza avanzare.
Eyra, separata da me alla fine dell'adolescenza, è diventata bella come una dea; l'orgoglio di padre la vede sempre più simile alla mia stirpe, nella fisicità. È una donna a tutti gli effetti; più che donna, è meravigliosa, in un abito verde come i nostri occhi, i capelli lunghissimi scuri a contrasto con un morbido maglioncino di cotone bianco.
"Clint, ti prego, fai come dice, non mi accadrà nulla di male" alle sue parole piagnucolose, l'Avenger cede e la mia dolce bambina si tuffa fra le mie braccia.
"Non pensavo di rivederti, io..." non riesce a parlare per la commozione, le punte delle sue ciglia bagnate mi solleticano la guancia. Il profumo della sua cute mi rammenta le passeggiate con la mia sposa nei giardini asgardiani colmi di alberi di ylang-ylang; l'essenza è narcotica, armoniosa, con sottofondo cremoso e intensamente erotica.
Una carrellata di immagini mi stravolge, il pensiero di noi tre assieme, io, Sigyn ed Eyra bambina, quasi mi dilania, sopraffà la felicità dell'averla ritrovata. Mi mordo la lingua, ponendo la concentrazione sul momento.
"Ti ho rintracciata attraverso i disegni delle particelle di vento solare! Ho visto l'arco, la freccia e a seguire il tuo nome, e ho capito che avevi risposto al mio segnale". La simbologia degli strumenti di lavoro di Barton inizia a destare una seria preoccupazione nel sottoscritto, il profumo afrodisiaco che la mia bimba indossa la conferma.
"Eri su Sirio, dunque: Banner aveva ragione sul suono delle stelle" commenta il Falco, teso. È perennemente nevrotico, sul chi va là, mi considera un delinquente della peggior specie.
"Silenzio, non impicciarti. Che diamine c'entri con la mia Eyra?" la prominente pancia della mia unica figlia mi sfiora l'addome e disgiungo il nostro abbraccio per guardargliela, sbottonandole il maglioncino mentre l'uomo si allontana velocemente "Dimmi che sei solo ingrassata, ti prego".
So che non è affatto così nel momento in cui vedo il polso dell'Avenger, tornato dalla stanza da letto senza la giacca di pelle e con uno strano bastone di metallo in mano. Per Odino, indossa al polso il bracciale a forma di serpente che donai alla mia pargoletta quando lasciò Asgard e vuole battermi con una mazza ferrea dall'impugnatura in cuoio.
Vacillo. Non mi aspettavo che stessero insieme. Quando ho letto il cognome del terrestre sul citofono ho creduto che quel citrullo del mio fratellastro avesse chiesto al Falco di farle da guardia del corpo e che lui se ne fosse, ovviamente, invaghito. Temo ci sia di più. Parecchio di più.
"Aspettiamo un bambino, sarà un maschietto e tu diventerai presto nonno" mormora Eyra per poi supplicare "Clint, per cortesia, metti giù la mazza da golf".
Una mazza da golf contro il Dio degli Inganni: ci vuole coraggio, lo ammetto, l'Avenger è impavido e con un quoziente intellettivo sotto la media dei midgardiani.
Si blocca e io ricado stancamente sul divano la cui pelle gonfia d'aria fa un curioso rumore.
"Non è nemmeno il tuo sposo, figlia degenere, avete copulato prima delle nozze" nessuno dei due porta la fede al dito, abominevole segno di una modernità che disapprovo.
"Gradisci del ghiaccio nel prossimo bicchiere di scotch che ti verserò?" l'arciere, con un sospiro, mollato il bastone, prende dei cubetti dal freezer e un altro bicchiere per sé per curarmi con l'unica medicina disponibile; passo "No, meglio liscio e direttamente dalla bottiglia".
Mia figlia siede accanto a me versando il liquore in ordine rispettoso di età anagrafica e inizia un lungo resoconto sulle sue vicissitudini, dalla vita su Vormir fino all'incontro con Occhio di Falco, dal passaggio nel wormhole all'arrivo sulla Terra. Ciò che mi turba maggiormente del racconto è la sua stupidità, l'aver creduto che Clint Barton fosse l'eroe alato della profezia.
"Hai preso un grosso abbaglio" dovrei rimproverarla aspramente ma non avrebbe senso, giunti a questo punto.
"Gliel'ho detto, sono solo un arciere. Senti, Eyra, anche tuo padre la pensa come me" incredibilmente io e il Falco siamo d'accordo, coalizzati contro di lei.
La presenza incombente e incalzante del Vendicatore senza poteri mi ha destabilizzato. Prima della percezione della presenza di Eyra su Midgard non avevo sentito il bisogno di svelarmi. Dal 2012 sono stato a ritroso in molti luoghi e anche in avanti, in un'esistenza raminga di tappe stimolanti: ho assistito alla distruzione di Asgard, all'uccisione dell'altro me da parte di Thanos e alla sconfitta di quest'ultimo nello scontro con gli Avengers. E senza paradossi temporali, poiché sono rimasto nascosto alla stregua di un semplice spettatore non interagendo con la realtà.
"Cucino qualcosa per cena? Io e Clint dovevamo andare a mangiare il pesce ma la comparsa dell'aurora boreale ha congestionato il traffico tra la spiaggia e Manhattan, e così ci abbiamo impiegato ore soltanto per tornare indietro. I sistemi di comunicazione si sono interrotti, non siamo riusciti a contattare Banner per capire cosa stesse succedendo" Eyra, adeguata al progresso terrestre, mi mostra un infernale telefonino dalla borsa "Sei stato tu, vero, padre? L'aurora era verde e blu. Verde, il colore della nostra stirpe; blu, il colore della Gemma".
"Colpevole" alzo le mani, con un improvviso languore allo stomaco "Accetto l'invito con piacere".
Barton apparecchia intanto che Eyra prepara la cena promessa nella cucina grande come un francobollo in gesti espliciti della loro confidenza.
Mi dirigo verso il bagno annesso all'unica camera per lavarmi le mani considerando la ristrettezza dei locali in cui la coppia dimora "Figliola, al di là dell'esilio su Vormir, sei cresciuta in una reggia. Il passaggio dal palazzo reale di Asgard al tugurio midgardiano mi sembra eccessivo. E con un bambino in arrivo non potrai certo restare in un'arnia di cemento molto a lungo" sono ipercritico ma è davvero una situazione inaccettabile. Ritengo opportuno sottolineare il suo rango "Barton, mia figlia è l'erede al trono di Jotunheim e il tuo salone di rappresentanza misura sei metri quadrati. Non ci siamo".
Clint alza gli occhi al cielo, lei lo sfiora sul bracciale, accarezzandolo lungamente con le dita, e gli rivolge una preghiera che recita affinché valga per entrambi "Ci terrei tanto che andaste d'accordo, sforzati per me".
"Va bene, amore" il terrestre risponde illanguidito dai suoi modi smielati e le dà un bacio non troppo casto mentre è ai fornelli. Lo sguardo ceruleo da cecchino è fisso su di me anziché su mia figlia: non mi teme, mi odia.
Dovrò fare buon viso a cattivo gioco per non sfigurare con Eyra a paragone col suo fidanzato mortale, per non passare sempre da perfido ingannatore.
L'arciere stappa una bottiglia di rosso vino dozzinale proponendomi di sedergli vicino al tavolo rotondo, lei serve un pollo tagliato a striscioline con una salsa al limone e un'insalata mista, menzionando il tasto dolente del mio fratellastro "Dovremo avvisare zio Thor e zia Álmadis della tua ricomparsa".
"Ogni cosa a suo tempo, devo metabolizzare la vostra unione e temo sarà dura da digerire. Il pollo no, è buonissimo" non è una ricetta asgardiana ma risulta gustosa.
"Il fatto che ami Clint non significa che abbia smesso di amare te e la mamma" mia figlia, le dita fuse a quelle dell'arciere il cui braccio è coperto da un orribile e volgare tatuaggio, rammenta Sigyn, in uno strazio per me senza fine.
Un colpo di vento inaspettato e potente spalanca la finestra del soggiorno avvolgendoci in una spirale di brividi suggestivi; ho un insolito giramento di testa e un'ansia galoppante.
"Tua moglie è viva" Clint Barton, l'antipatico Avenger arciere, padre del mio futuro nipote, mi dà la notizia più bella della mia lunga esistenza.
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