Capitolo 25 Eyra
EYRA
La tinozza da bagno del Falco è comoda nonostante la linea semplice e le dimensioni ridotte, nulla a che vedere con le lussuose ed enormi vasche asgardiane d'alabastro rifinite in oro.
Mi asciugo il corpo con gli asciugamani e i capelli, tamponati, con uno strano elettrodomestico, un'arma a forma di pistola che emette fastidiosa aria calda: il phon.
Clint ha poggiato sul letto una sua maglietta che indosso per la notte con un paio di calzini di cotone bianco al posto delle pantofole.
Ho lavato la seducente biancheria di Álmadis per rimetterla domattina; avevo inserito nel sacco di iuta l'abito di velluto verde e nero e la camicia da notte ma sono lisi e credo li terrò solo per ricordo.
Mi osservo allo specchio del bagno; la t-shirt dell'Avenger è molto usata, ha uno strano bersaglio indaco su uno sfondo bianco e in basso una scritta in rilievo di un torneo di tiro con l'arco con una data di molti anni or sono.
"Hai vinto la gara?" domando, andando in soggiorno.
Lui si gratta la testa, versando da un pentolino del latte caldo in due tazze in ceramica bianca senza manico "Vinto? Ho stracciato gli altri concorrenti, erano talmente distanziati che mi sono vergognato. È stato come rubare caramelle ai bambini. Il primo premio era una somma di denaro, finì in beneficenza" lo afferma con umiltà, vantarsi non fa parte del suo carattere.
"Tipico tuo" il tavolo rotondo fra cucina e salotto è apparecchiato con una tovaglia a piccoli quadretti bianchi e rossi; in un piattino ci sono dei biscotti dalla forma tozza e allungata al cui interno vedo mandorle intere. Accanto c'è un altro piatto con biscottini più piccoli, bombati e morbidi.
Un barattolo di vetro aperto dal tappo di metallo dorato contiene miele scuro di castagno e un bastoncino di legno di faggio con una parte ovoidale scanalata.
"Cos'è?".
"È uno spargimiele. Grazie alla forma e alle apposite rigature ricavate nel legno è sufficiente un movimento rotatorio del polso per impedire al miele stesso di colare così da avere il tempo di portarlo sulla tazza, immergerlo nel latte caldo e girare, proprio come si fa con un normale cucchiaio".
"Sei peggio di Banner nella spiegazione: il professore è estremamente educato e cordiale ma logorroico. Non credevo fossi appassionato di miele e tovaglie".
"Provalo" glissa e mi mette la tazza sotto il naso spostandola con la punta delle dita verso di me.
"Ti sei ricordato del mio desiderio, le prime cose che avrei fatto su Asgard" è stato un piccolo regalo consolatorio.
"Rammento ogni singola parola che mi dici, Eyra" mi mostra il movimento per prendere il miele e lo imito.
"È funzionale" giro il liquido bianco che si porta dietro la scia ambrata e intensa del castagno e assaggio. È un sapore antico, d'infanzia, sa di buono. Solo ora mi rendo conto di quanto mi è mancato, di come lo spirito di sopravvivenza e adattamento mi abbia costretto ad allontanare ogni reminiscenza della vita precedente. Mi salgono le lacrime agli occhi per il gusto prezioso, dolce all'inizio e deliziosamente amarognolo sulla fine.
"Non piangere, dai, prendi un biscotto. Hai una doppia scelta: Natasha e i pasticcini e la cucina in generale non vanno d'accordo, per cui li ha comperati entrambi. Quali assomigliano a quelli di tua nonna?".
Ne afferro uno di ogni tipo e lo inzuppo. "Non c'è gara, è come per il tiro con l'arco. Questi. Nonna Frigga li preparava spesso, nonostante avesse uno suolo di servitrici e fosse la regina di Asgard" i tozzetti con le mandorle intere vincono a mani basse e il mio stomaco brontola reclamandone altri. "Credevo volessi mangiare una pizza".
"La ordineremo domani o andremo a cena fuori, magari accompagnandola con una birra o una bottiglia di vino... almeno io" l'Avenger ci dà sotto coi biscotti riempendo la tazza e rompendoli con la punta di un cucchiaio dopo averli inondati di miele, in una zuppetta zuccherina. Non si è reso conto di aver usato il plurale: almeno non mi manderà via da casa per le prossime ventiquattr'ore.
Mi stiracchio come un felino, soddisfatta "Bello cenare da seduti a tavolino e non con la selvaggina". Un filo di vento entra dalla finestra aperta. Rabbrividisco e mi passo le mani sulle braccia scoperte.
Clint fa per alzarsi per chiuderla.
"Lascia, ci penso io" non devo più celare all'arciere le mie abilità e una folata d'aria prodotta da me accosta le ante.
"Dimenticavo che sei la principessa del vento!" mi prende in giro "Sei stata brava a infinocchiarmi, non è da tutti. Un sorriso ammiccante, un bacio e una confessione d'amore eterno e mi hai imbambolato".
Non capisco se sia serio; caustico sì e mi fa male "Ho usato il mio potere per rimettere in moto la turbina del motore dell'aeronave, la notte che ti sei addormentato prima di me. I funghi nella zuppa di lepre erano soporiferi, volevo lo sapessi". Meglio confessare tutto ciò che ho fatto.
"Ah, ecco, ci mancava il tentativo di avvelenamento. Immagino dovrei ringraziarti per aver sistemato la turbina: in caso contrario l'astronave non sarebbe ripartita e noi mai giunti sulla Terra! Azzardati a mentire anche un'altra volta soltanto e il mio perdono sarà l'ultima cosa di cui dovrai preoccuparti. Il resto dei poteri? Fammeli vedere perché da ora in avanti non dovranno esserci più segreti!" desidera che li esibisca, così saprà ogni cosa di me.
Le nostre tazze sono vuote, i piattini lo stesso. Non posso esimermi da un breve spettacolo. "Va bene" sono in grado di mutare forma e in un attimo divento esattamente come lui.
Sbalordito, si vede identico in uno specchio riflesso, nel fisico, postura e abbigliamento. È davvero sconcertato. "Notevole, sei più carina tu comunque".
Ritorno delle mie fattezze e il Falco guarda il bordo della t-shirt salita sulle cosce "Molto più carina. Finisci?".
Alle mie spalle compare un'immagine realistica di Natasha e Bruce, vestiti degli abiti che indossavano oggi, presi da un bacio travolgente sul divano di pelle marrone.
"Porca miseria" Clint si mette in piedi e va verso il sofà fino a toccarne la spalliera passando attraverso l'ologramma. Torna indietro e lo rimira: il bacio diventa sempre più passionale e il professore perde gli occhiali da vista "Stop, è vietato ai minori! È chiaro perché Vedova Nera mi abbia creduto morto; ciò che crei è estremamente verosimile, non come un film che scorre sullo schermo ma reale. Perché hai pensato a una simile rappresentazione?".
"Per la sensazione che fra Banner e Romanoff ci sia qualcosa di mai nato che entrambi reprimono" rispondo "Hanno paura di cosa sentono. Da quanto si conoscono?" l'isolamento in cui ho vissuto mi permette di comprendere gli amici del Falco con più obiettività di lui.
"Tredici, noi Avengers combattiamo assieme dal 2012, ci unimmo proprio a causa delle malefatte di Loki" chiarisce, muovendo nervosamente il bracciale al polso destro con la mano sinistra; gli brucia sulla pelle adesso che sa a chi apparteneva.
"Hanno perso molto tempo. A noi due non è accaduto, ci siamo riconosciuti subito" commento.
"Per merito tuo" ammette l'arciere sciacquando le stoviglie sporche nel lavandino "che hai saputo prendermi, tirando fuori il meglio di me".
"È venuto fuori ciò che sei, non doti che non possedevi già. E non c'era falsità nei miei modi" tolgo la tovaglia e la piego, posandola sul tavolo.
"Sono solamente parole, principessa".
"Da tanto non mi chiamano principessa. Non lo sono più".
"Jotunheim esiste ancora, però" ribatte Clint.
"Jotunheim è uno dei Nove Mondi, patria dei Giganti di Ghiaccio, freddo e arido, con pochissima luce e un inverno quasi perpetuo, forse più inospitale di Vormir. È un posto dove non sono mai stata e che non rappresenta nulla di importante. L'unica cosa che mi ci lega è la profezia, scritta proprio nella lingua degli Jǫtnar" ascolto un soffio rumoreggiare sul vetro della finestra "Falco, c'è un'ultima cosa che devo dirti, è un segreto, l'ultimo".
"Mi siedo, è meglio" si accomoda sul divano, in ansia, restando sul bordo con le mani sulle ginocchia.
"Il vento che soffiava nella notte a Vormir" non l'ho mai raccontato a nessuno "non era un fenomeno naturale. È mia mamma, che attraverso la tramontana riesce a farmi pervenire le note dell'arpa che suona per me. Fu allontanata da Asgard prima del mio esilio, poiché Odino voleva tenerla separata da mio padre per punirlo della sua presunzione e delle velleità di potere" seduta accanto a lui gli prendo la mano tatuata fra le mie e non si sposta, per fortuna.
"Lo sapevo già. Non che dietro gli sbuffi ci fosse lo zampino di tua madre, ma vi avevo riconosciuto una specie di melodia. Tu, tra l'altro, nel dormiveglia a volte dicevi la parola mammina" mi crede, grazie agli dei "Sono molto felice per te, deve essere bellissimo sentirla e avere la certezza che sia viva".
È una considerazione altruistica dell'uomo che amo a cui ne segue una più pratica "Quand'è così dovremo tenere aperte le finestre perché i vetri non si rompano e mettere una coperta in più sul letto per stare al calduccio!".
***
Doveva essere un capitolo con la voce di Clint, ma Eyra ha preso il sopravvento! All'arciere spetta la voce narrante del prossimo!
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