Capitolo 18 Clint


CLINT

Le bobine dell'aeronave sono sufficientemente cariche, la stiva è stata riempita di carne essiccata da Eyra, i cassoni sono stati utilizzati per lo stoccaggio dell'acqua potabile.

Non sappiamo quanto durerà il viaggio e dobbiamo essere preparati.

Porteremo con noi alcuni oggetti che ci hanno accompagnato nella vita su Vormir.

Per me due, a cui sono particolarmente affezionato: il vestito di velluto che mi ha cucito l'asgardiana e le coperte che mi hanno ospitato con lei, testimoni e complici della nostra prima volta e delle successive.

Per lei qualcosina in più.

"Siamo pronti davvero?" passa la mano sulle lamiere esterne del velivolo.

Ho fatto un ottimo lavoro, la struttura particolarmente robusta di suo reggerà a scossoni e probabili urti con il materiale roccioso che incontreremo sul nostro cammino.

"Sì, credo proprio di sì" ho potuto accedere alle mappe di un universo sconosciuto, registrando la presunta rotta da percorrere in cui mi agevolerà il computer di bordo; le cartine sono tanto sofisticate da aver difficoltà di lettura, è come se ci fosse un particolare che mi sfugge. Almeno ha una guida facilitata da un pilota automatico che mi supporterà nei momenti in cui avrò bisogno di riposare.

"Eccellente" il braccio di Eyra mi cinge per la vita. La sua testolina si posa sulla mia scapola, la sua mano tra il mento e la guancia "Sei stato bravissimo, Clint".

"Solo perché avevo te come appoggio, morale e pratico" è la migliore compagna che potessi desiderare al mio fianco. Amica, amante, tranquilla e materna al momento giusto, sensuale e scherzosa al successivo. La gioiosità tipica del suo nome di battesimo non è mai mancata e mi ha coinvolto.

"Quindi è l'ultima notte qui, dobbiamo festeggiare. Ordiniamo una pizza a domicilio?" cita il cibo di cui le ho raccontato entrando nella grotta.

"Mangeremo presto altre pietanze. Ultimamente hai meno appetito" ho notato che spesso rifiuta i pasti, forse per la monotonia della proposta gastronomica.

Tentenna e si ferma "Ho saltato il mio periodo lunare il mese scorso e anche questo, te lo accennai. A volte mi capita di non essere regolare. Però da qualche giorno ho un leggero senso di nausea che mi coglie in alcuni istanti della giornata. Per esperienza altrui e per ciò che so delle modificazioni del corpo femminile, ho dedotto che potrei essere incinta" mette la mano destra aperta col palmo verso di me per impedirmi di controbattere "lasciami finire. Non ne sono sicura, ce lo dirà con certezza un medico a seguito di una visita. Però credo di sì. Ero spaventata di come l'avresti presa, pure se ne avevamo discusso".

"Sei incinta senza ombra di dubbio" conquisto il suo viso fra le mani e la tranquillizzo "Perché sei più bella del solito e ogni giorno che passa ti amo di più. Sono tanto contento" il cuore ha preso a galoppare, un'emozione pazzesca mi dilania. Avremo un figlio, è incredibile! Una famiglia nostra, io, Eyra e il nostro bambino. Magari riuscirò a farli conoscere ai miei amici!

"Grazie di esserci" la fronte posata sulla mia si rasserena. Sarà una mamma perfetta, pura e pulita. È nata per essere genitrice.

"Forse avremmo dovuto progettare delle divise più robuste per il viaggio, mi auguro che le nostre siano sufficienti a proteggerci" l'uniforme di Eyra è rigida sulle parti vitali; non è una tuta spaziale in piena regola, tuttavia.

"Ce le faremo bastare, Falco" con lentezza l'asgardiana ripete i gesti abituali della preparazione della cena.

"Mi mancherà questo luogo perché è dove ci siamo incontrati" è sciocco ma lo penso, per quanto Vormir sia inospitale "Farò a meno volentieri del vento del nord".

"Venti ce ne sono pure ad Asgard e immagino dalle tue parti, non essere sciocco" ricorda.

"Puniscimi per la mia stoltezza, asgardiana saggia" sarà mia stanotte, come ogni altra trascorsa insieme. Il fisico mischiato al suo, ho un dubbio atroce "Amarci farà male al piccolino?".

Le falangi di Eyra si mescolano alla mia mano tatuata "Gli farà male soltanto se non ci ameremo".

La prendo in parola, perdendomi nella sua dolcezza fino al mattino.

Lasciamo la grotta per dirigerci al cimitero delle astronavi, uno sguardo di commiato alla nostra casa rimediata, al burrone in cui mi sono buttato per recuperare la Gemma dell'Anima, ai laghetti in cui ho goduto di bagni di detersione e trattamenti di benessere a base di carezze. Io porto arco e faretra, oltre a due sacchi di iuta, i nostri zaini vecchio stile.

Un controllo ai comandi e a che Eyra abbia agganciato la cintura di sicurezza del suo seggiolino e ci muoviamo "Pronti per il decollo" lo dico più per forma e per metterci una punta di boria.

I motori sollevano la navetta circolare in direzione dello spazio sconosciuto, su una rotta impostata nella parte dell'universo dove dovrebbe trovarsi Asgard.

Anche la manovra di decollo non è stata notata da Teschio Rosso, rimasto a custodire la Gemma dell'Anima dopo la riconsegna di Steve; la navetta è invisibile per la presenza dell'asgardiana.

L'ultima cosa che vedo di Vormir, prima di destinare ogni briciolo di concentrazione sul viaggio, è il mantello scuro e tetro che ondeggia ai suoi passi ripetuti e identici a se stessi.

Lascio alle nostre spalle la nana rossa che riscalda tiepidamente il pianeta che ci ha accolto, secondo programma.

L'aeronave è maneggevole, non ho nemmeno bisogno dell'aiuto del secondo pilota; Eyra è soltanto una piacevole compagnia chiacchierina che mi distrae e scandisce il tempo attraverso somministrazioni di cibo e rammenti di turni in cui dormo e la guida del velivolo è lasciata al pilota automatico impostato sulla rotta grazie alla sofisticata strumentazione che permette l'evitamento di masse e detriti sulla traiettoria del nostro tragitto.

Per ogni giorno trascorso, segno una tacca sul mio arco, sconfortato dall'assenza di riferimenti di pianeti o di asteroidi che ci confermino di essere sul percorso astrale corretto.

Risulta piuttosto elaborato. Asgard non ha un vero e proprio sole, ma un planetoide sospeso che lo riscalda. L'assenza di lune e satelliti che gli ruotino attorno non è un elemento a nostro favore; forse potrebbe esserlo il riflesso del ponte dell'arcobaleno che la mia dolce innamorata sostiene sia visibile anche dal cielo e che entrambi cerchiamo continuamente con lo sguardo. Me lo ha descritto instabile, mosso e luminoso, di tre colori: verde, rosso e azzurro, in una evidente similitudine all'aurora boreale.

Dopo alcune settimane mi persuado. "Eyra, ascoltami. Ho deciso di utilizzare l'iperguida che finora avevo evitato, per cercare di arrivare vicini ad Asgard nel più breve arco di tempo possibile. Dobbiamo tentare! Stai pronta!" le nostre risorse iniziano a scarseggiare, siamo entrambi provati dal viaggio. Il nostro tempo sta scadendo. Ho compreso maggiormente perché Hela avesse esiliato Eyra su Vormir. Il pianeta era distante da ogni forma di vita e difficilmente accessibile, non è un caso sia stato utilizzato come cimitero di astronavi.

L'iperguida è in grado di spingere la nave a una velocità superiore a quella della luce, sempre se si sa dove si stia andando...

"Clint, amore, mi fido ciecamente di te. Portami a casa" mi prega coi suoi occhioni verde smeraldo intanto che attivo la modalità di viaggio, aspettando che ci sbalzi in avanti di molti anni luce.

Cosa che, purtroppo per noi, non accade!

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N.d.A.

Eyra e Clint, innamorati persi, forse in procinto di diventare genitori e ancora con molte verità inconfessate, affrontano un viaggio astrale che si rivelerà molto più ostico di quanto avevano preventivato.

Grandi novità, nel prossimo capitolo! 💘

Buona lettura e buona vita.

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