Capitolo 16 Clint


CLINT

Sia io sia Eyra ci stiamo impegnando nelle riparazioni dell'astronave che proseguono a tamburo battente; fra qualche mese sarà pronta e l'energia accumulata nelle bobine, attraverso intere giornate di motore acceso, scopertosi miracolosamente funzionante, ci permetterà di affrontare un lungo viaggio.

Non conosco la parte di Universo che ci accoglie; ciò che ho notato dall'esame delle tavole dei computer di bordo mi rassicura poco sulla certezza di pilotare verso la giusta destinazione. Asgard è lontana, confido sul mio senso dell'orientamento e sulle scarse nozioni di astronomia dell'amato pianeta che la mia compagnia possiede.

Quando incido l'ennesima tacca sulla parte interna dell'impugnatura dell'arco, realizzo che oggi è un giorno speciale "Oh".

"Che c'è?".

"E' il mio compleanno, l'avevo scordato. Sulla Terra è il sette gennaio".

"Auguri" si avvicina e mi dà un bacio sulla guancia "Se me lo avessi detto prima ti avrei fatto un regalo" prodotto, intende. Poi mi fissa, sibillina "Ho un dono per te, invece. Conta all'indietro da cento e vieni dentro la caverna solo quando hai finito. E non sbirciare". Lei vola all'interno e mi ritrovo a ripassare i numeri arabi. Vorrei aumentare la velocità del conteggio ma le do il tempo che mi ha chiesto. Alla fine sono pure nervoso, i secondi non passano mai... tre, due, uno "Eccomi".

Un piede nella grotta e deglutisco, sbigottito.

Eyra è nuda sopra il giaciglio ove dormiamo assieme, i lunghi capelli scuri sono di lato sul cuscino, sparsi a raggiera, e mi aspetta con un sorriso serio "Sono io il tuo regalo, Clint". Si offre a me, nel suo immenso splendore, completamente. Mi si sta concedendo, lo comprendo dal lieve rossore diffuso sulle sue guance, la commistione fra innocenza e sensualità che farebbe impazzire chiunque e per cui ho perso la ragione.

Ha posizionato una lampada a olio dal bruciatore in metallo e dal paralume in vetro accanto al lettuccio. La luce che si riflette attraverso il cristallo dona un'atmosfera romantica al luogo gretto e spartano che ci alloggia.

"Sei sicura? Non sono il tuo sposo" la formalità e il rispetto delle regole è fondamentale sul suo Regno; anche nel codice personale delle mie leggi morali. Una sua parola di rifiuto mi annienterebbe, debbo chiederglielo ugualmente.

"Io credo di sì" replica, alzando il braccio col palmo della mano rivoltato verso l'alto per chiamarmi a sé.

Vedo l'avambraccio segnato dalla cicatrice leggermente schiarita e mi convinco. Mi spoglio della tuta e degli scarponcini sotto le sue occhiate dirette, colme di desiderio, lo stesso che nota spiccare all'altezza dei miei fianchi.

"Sei bellissimo" scrutandomi dall'alto verso il basso, mi ruba le parole di bocca.

"Sono sempre un passo indietro, piuttosto: avrei voluto dirtelo io" lo ha fatto prima di me come quando ha confessato di amarmi. Ed è certamente sbalorditiva, più di me.

Rido sotto i baffi della sua tempestività e la raggiungo.

"Ha importanza che lo pensi, non che lo dica. Da quando ci conosciamo non ho ascoltato le tue parole, ho osservato i tuoi comportamenti" il pragmatismo imperversa anche sul nostro talamo.

Appena steso, mi prende la mano e la posa sul suo seno destro, premendola. La forma e la grandezza sono perfette per contenere la sfera candida, morbida e soda che carezzo; mano e seno sembrano nati per stare insieme.

Lambisco con il pollice l'apice del suo tenero capezzolo rosato, già teso per il nostro contatto, rammaricandomi della ruvidezza dei polpastrelli solcati dai calli dovuti all'uso dell'arco, che stride con la sofficità della sue carni.

Lei mi fissa con le pupille dilatate per la tensione. Il verde ha lasciato il posto al piccolo cerchio nero che la fa assomigliare a una gatta; enigmatici ed eloquenti, le conferiscono un senso di mistero ed eleganza nell'espressione.

Leggendomi nel pensiero, raccoglie la mia mano nella sua e la porta alla bocca. Le labbra tumide danno tanti piccoli baci proprio al mio palmo, sui fastidiosi ispessimenti dell'epidermide "Occhio di Falco, i calli fanno parte di te, ne sei orgoglioso e anch'io. Amo ogni pezzetto di te, Clint" sostiene con convinzione sporgendosi con le labbra per cercare il mio sorriso sbocciato alla sua frase sincera.

Il movimento delle nostre bocche è lento, il che aumenta l'eccitazione e l'attesa. Uso la lingua per sfiorare le sue labbra e per unirla alla sua, variando la routine per tenerne alto l'interesse; le mordicchio il labbro inferiore e lei il superiore per scambiarci di continuo le posizioni in una lunga partita.

Ci adattiamo il più possibile ai vicendevoli ritmi finché mi scosto e la bacio sul viso, sulle orecchie, sul collo scendendo sempre più giù e soprattutto la osservo perché l'asgardiana mi fissa in modo estremamente sexy.

Rasento di proposito le parti del corpo più sensibili, riccamente innervate di terminazioni nervose, che ho rasentato a malapena nei bagni alla solfatara o nelle coccole più caste.

Al tocco della sua guglia rosata, tanto simile alla punta di una delle frecce che accompagnano la mia esistenza, scatta verso di me "Clint, mi togli il respiro".

Ogni volta che ricomincio a suggere la sua tenera vetta sembra sia colpita da una scudisciata. Freme e guizza, sotto le mie umide carezze. Si tiene a me con le braccia come avesse paura di perdermi, con una dolcezza smisurata.

La sbaciucchio sul ventre, sull'ombelico ovale che è una tappa alla perfetta altura di Venere. Sbircio l'effetto languido provocatole dalle nostre affettuosità, sfiorandola sul trilatero castano scuro della stessa sfumatura della sua chioma, indugiando.

Un gemito sommesso mi riporta al suo viso: la sua occhiata manifesta che desidera di più, che prosegua, che vada fino in fondo. E che ambisca a me mi fa sentire realizzato, l'uomo più lieto dei Nove mondi.

"Ti spavento così tanto?" domanda giocando coi miei capelli, finalmente ricresciuti anche sui lati.

"Non voglio affrettare le cose né farti del male" la fifa che mi attanaglia mi trattiene dalla naturalezza dei gesti "E' una prima volta pure per me perché non ho mai fatto l'amore con qualcuno che amo".

"Sarà meraviglioso, come è stato finora. Non aver paura, io non ne ho" audace, lambisce il mio inguine di una lusinga inesperta che mi sprona a rilassarmi.

La mia mano sinistra rasenta la sua femminilità, adagio sulle prime; all'aumentare dei suoi sospiri, il mio sollecito cresce finché la giovane creatura flette la schiena indietro e si abbandona a un piacere voluttuoso e intenso. I suoi smeraldi sono vivi, brillano della gioia ricevuta da me che non riesce a esprimere verbalmente.

Le ho rubato il fiato sul serio.

"Sei bellissima" è il mio turno e non smetterò di ossequiarla per un bel pezzo con l'epiteto che più le si confà.

Con le dita sul fianco mi accompagna su di sé, nella più antica e ancestrale delle posizioni amorose.

"Siamo pronti da tempo, Clint" l'intonazione con cui pronuncia il mio nome mi rapisce ogni volta.

Le sue gambe piegate mi agganciano i glutei mentre scivolo nella sua grazia, la camma preziosa che avrò l'onore di cogliere.

Scorro lentamente, cercando di trovare la via anche per la parte della sua anima più nascosta, e soprattutto augurandomi di infliggerle solo un pizzico sofferenza tangibile.

Sarà la nostra compatibilità e ciò che sentiamo vicendevolmente, ma riesco da subito e senza fatica alcuna a rompere l'ultima barriera di separazione, il cancello della fisicità le cui catene ho spezzato per entrare nel cuore della donna che amo.

La mia sinistra fila sul retro della sua nuca soffice, le falangi si inseriscono fra i suoi capelli; le sollevo il capo per guardarla dritto negli occhi, in un turbinio di baci che accompagna il ritmo del movimento dei nostri lombi oramai colati insieme in una bronzea fusione di uno scultore sopraffino.

Volo con lei in un mondo onirico più armonico di un sogno, è un cielo stellato in una notta serena rischiarata dalla luce chiara della luna; per me Eyra è tutti i pianeti assieme, il primo pensiero al mattino e l'ultimo della giornata, ha riempito ogni attimo e ogni cellula di un arciere disilluso che pensava di non meritare la felicità.

Congiunti da un abbraccio sensuale, arriviamo insieme all'acme della carnalità terrena, in un equilibrio insperato di realizzazione di coppia che vira verso la trascendenza dello spirito.

L'alba dell'amore con Eyra mi ha già condotto in paradiso: le sue parole sono il coronamento di un'illusione che si realizza nel genetliaco più inaspettato che potessi immaginare e desiderare "Buon compleanno, Clint, amore mio".

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