Capitolo 15 Eyra

EYRA

Clint mi ha detto una frase splendida: che sono la sua profezia e che mi amava da prima di conoscermi. Mi ha rubato il cuore, la sua anima tormentata è diventata un pezzo di me.

Le nostre mani fuse insieme mentre camminiamo verso la caverna mi confortano, gli sguardi che ci lanciamo a vicenda quando pensiamo che l'altro non osservi sono pregni della voglia continua di scoprirsi.

Siamo all'inizio di un percorso di coppia che ci esalta. L'arco del Falco è diventato familiare come il suono dell'arpa di mia mamma; le frecce scoccate sono le note di una melodia in cui lui è un incredibile artista. Non mi stanco mai di vederlo tirare quando si allena, catalizza la mia attenzione nelle sue eleganti e ginniche movenze. Il suo corpo trasuda forza, caparbietà, determinazione, sono le doti indispensabili di un compagno di vita.

Sarebbe il padre ideale per un erede degno di governare i Regni dell'Universo, non solo Asgard, un figlio a cui insegnare la temperanza e il coraggio, la lealtà e l'amore.

Un lungo silenzio in cui parlano i nostri pensieri ci ha accompagnato fino alla spelonca.

"Non ho tanta fame, Falco. Peccato perché avevo preparato uno stufato speciale. Solita ricetta ma ho trovato qualcosina da aggiungere alla zuppetta di carne: dei funghi saporiti. Conferiscono al piatto un gusto particolare, spero ti piaccia" non è esattamente la verità. Ho bisogno di allontanarmi da lui per recarmi al cimitero delle astronavi e ho escogitato un espediente affinché ceni da solo.

"Vuoi uccidermi?" mi spiega che sulla Terra molti funghi sono velenosi e che quelli di buona qualità e di certa provenienza di solito si comprano in un negozio chiamato supermercato.

"No, sono funghi commestibili" hanno caratteristiche psicoattive, ma l'effetto del quantitativo inserito nella zuppa di carne sarà su Clint una leggera sedazione di breve durata. Anzi lo disporrà a una pace interiore e rilassante. Non gli farei mai del male, mai. Ne assaggio uno spicchio, prendendolo con le dita: non avrò alcuna reazione né ora né poi e lui si rassicura.

"Cuci, ricami, cucini. Sei un ottimo partito da sposare, se troverai un marito che ti sopporti con il tuo caratterino. È squisito" affonda il cucchiaio di legno nella cena e mi sfotte.

"Ad Asgard c'era la fila per corteggiarmi" è vero, e anche che non mi è interessato nessuno dei pretendenti o conoscenti propostisi, e non perché i miei nonni mi avessero incoraggiato a respingerli.

"Certo, come no, perché non avevano convissuto con te e non ti avevano sentito russare. Il rumore del tuo naso supera il suono del vento" mi fa il verso, tirando su dal naso e imitando il grugnito di un maialino.

"Non è vero e tu sei un grandissimo maleducato" sono fintamente offesa, è il minimo.

"Eyra, ricordo che pochi minuti fa hai confessato di esserti innamorata del maleducato" ride di me, col sorriso arcuato ai lati della bocca, sornione. Posa la ciotola svuotata e in un baleno sposta il volto verso il mio "Non essere corrucciata, scherzavo. Il maleducato è pazzo di te".

Finiamo nell'ennesimo bacio mozzafiato finché lo blocco, stavolta con sincerità "Clint, ascolta, oggi ho il mio periodo lunare, è meglio non giacere assieme. Sul mio pianeta, il marito non trascorre la notte con la moglie in quel periodo del mese". In precedenza non avevo avuto bisogno di raccontarlo, stavo coricata per mio conto.

"Capisco. Un po' retrograda come mentalità. Non mi risulta di averti chiesto in moglie" mi fa l'occhiolino "non ancora per lo meno, per cui sono libero di dormire con te dato che riposiamo soltanto. Non cambierà nulla rispetto alle notti precedenti. Ho già tanto sonno dopo la sgobbata di oggi che propongo di stenderci prima del solito" si prepara e si infila sotto le coperte con i pantaloni di velluto che indossa sempre.

Non riesce a tenere gli occhi aperti e si addormenta con il suo bel sorriso ancora stampato sulla faccia.

"Buonanotte, amore. Torno subito" ero rimasta con la tuta e mi affretto a raggiungere l'astronave che ci riporterà su Asgard, recando l'unica lanterna a olio che posseggo per farmi luce nel buio notturno, il cui combustibile conservo gelosamente per le emergenze.

So cosa può rimettere in moto la turbina: io.

Poso a terra il lume, apro il portellone del motore e posiziono le mani a conca sulla vortica arrugginita, tenendole a distanza di qualche centimetro. Concentro un soffio di vento continuo e potente sui cardini.

Gli ingranaggi, alla progressione d'intensità, passano dall'immobilità a un movimento impercettibile. Alcuni pezzetti microscopici di ruggine si staccano via via che le rondelle iniziano a girare in un moto perpetuo che ricarica la bobina, illuminata al suo interno dall'energia che si sta stoccando.

Pensando che possa bastare interrompo il flusso di Njörðr per richiudere lo sportello e rientrare.

Domani mattina chiederò all'Avenger di provare ad accendere i motori e scoprirà che i meccanismi funzionano. È il mio contributo al nostro ritorno alla vita, che non potevo svelargli senza spiegare dei miei poteri e della mia discendenza.

Nella caverna mi spoglio e mi stendo vicino a Clint, che nel sonno profondo, inconsciamente, si rigira fino a posare la testa sulla mia spalla.

Un bacino sulla fronte e si sveglia per un attimo "Eyra, amore" sussurra "volevo farti un massaggio sui reni, invece sono crollato".

Voleva coccolarmi del fastidio del ciclo lunare, mi intenerisce "Dormi, Falco, amore mio" lo raggiungo quasi subito nella coltre di riposo ipnotico in cui è caduto, intanto che il vento familiare e atteso inizia a soffiare.

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Njörðr(*) Dio norreno del mare, del vento, delle perturbazioni, della fecondità e dellaricchezza, elargitore di fortune e sfortune ai marinai e ai pescatori.

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