Capitolo 14 Clint


CLINT

Ho scambiato con Eyra innumerevoli baci; baci passionali e carezze fugaci per gran parte del tempo.

Anche se ho dovuto ammettere con me stesso che desideravo molto di più e che mi sono frenato per rispetto verso di lei. Il fuoco dentro di me è più caldo delle fiamme che ci riscaldano quando giacciamo su un talamo divenuto matrimoniale.

L'intensità del vento da nord si è affievolita; non è mancata mai durante le nostre notti, la tramontana è una compagna a cui mi sto abituando e che trovo quasi romantica. A volte mi sembra di udire parole celate e sospiri amorevoli fra i soffi e le spirali d'aria. E' sempre il viso assorto dell'asgardiana al suo sbuffo che mi sbalordisce; è forse il momento in cui si svela maggiormente il suo naturale e misterioso fascino.

"Grazie infinite per essere rimasto con me" bisbiglia al mio orecchio.

E' così. Dopo il primo giorno in cui sono scappato a causa dall'intensità del mio sentimento, nei successivi mi sono allontanato il minimo indispensabile, per procurare il cibo e per qualche giro al cimitero delle astronavi. Non volevo lasciarla sola, il resto poteva essere rimandato.

Le ho finalmente raccontato un po' più del vero Clint, spero lo abbia apprezzato.

"Oggi riprendiamo la vita normale, arciere. Mi sento meglio e vorrei mettermi all'opera aiutandoti con la nave spaziale che vuoi riparare" sbenda l'avambraccio e le tolgo i punti di sutura, tagliando il filo scuro incrociato e sfilandolo dai lembi di pelle rimarginati.

"E' guarita; mi spiace perché ti rimarrà la cicatrice" passo le dita sul segno rosa intenso; è antiestetico, rovina la sua perfezione. Forse la trascurabile pecca la rende ancora più bella: umana.

"Quando la guarderò, mi ricorderò di te" mormora con tristezza, a testa china.

"Che intendi? Stiamo sempre insieme, non puoi scordarmi" le alzo il mento, usando il pollice affinché mi guardi.

Ha gli occhi malinconici, un velo di sconforto li adombra, il labbro superiore trema "Tornerai sul tuo pianeta col Bifrost e non ti vedrò più".

Se riuscissimo ad arrivare su Asgard, non so che genere di reazione avrebbe Thor, sentita la spiegazione del motivo per cui mi trovo lì. È un semidio saggio e temo che non aprirebbe il tunnel con facilità poiché la presenza di un doppio Clint sulla Terra potrebbe ostacolare l'equilibrio dei Regni.

Tuttavia mi sono chiesto se, diversamente, avvisare i miei colleghi nel 2014 avrebbe lo stesso effetto del recupero delle Gemme, magari anticipando la storia e impedendo il compiersi della battaglia con Thanos in Wakanda e lo scoriandolamento di metà della popolazione che ne è seguito.

"Non ho ancora deciso cosa farò. Viviamo il nostro presente" le propongo. Vorrei dirle viviamo noi due, schivo un concetto che spaventa ancora persino me.

"Allora muoversi, Clint" indossata la tuta mi precede, pimpante e allegra. La silhouette fasciata nell'uniforme nera mi provoca pensieri sempre meno casti.

"In effetti l'astronave degli A'lfheimrè è una delle più robuste. Ha danni strutturali, secondo te?" Eyra commenta davanti alla scaletta del veicolo spaziale di cui le ho accennato.

"Molti pannelli esterni da sistemare, è certo. Li prenderò da altre aeronavi per coprire le porzioni di corazza rovinate; sarà un lavoro lungo e laborioso. Invece la meccanica è un mistero" non saliamo a bordo, ma la porto con me nella parte posteriore del relitto dove le mostro il vano motore dal portellone quadrato aperto.

Un ingranaggio a turbina rotante sembra raccogliere l'energia cinetica e trasformarla in energia meccanica "Di solito una simile turbomacchina motrice è un meccanismo che sfrutta l'energia cinetica di un fluido in movimento per mettersi a sua volta in moto. Ma non vedo gas, liquidi o vapore".

"E' perché si autoalimenta" risponde ovvia "So poco di meccanica e di fisica, ma su Asgard l'energia prodotta da macchine similari viene stoccata attraverso una sorta di cilindro. E' quello" indica un grosso rullo sulla destra del motore, avvolto da un filo color rame a spirale "il suo nucleo è magnetico".

"Potresti aver ragione! Non è vero che sai poco".

"Mio padre è appassionato di aeronavi e navicelle, è anche un ottimo pilota" mi spiega adoperando il tempo verbale presente.

"L'ingranaggio è bloccato, però, completamente arrugginito" non è corroso ma coperto da una patina bruno rossastra formatosi per ossidazione del metallo giacché è stato esposto all'umidità atmosferica, al passare del tempo oltre che a causa dell'assenza di utilizzo.

"Possiamo togliere lo strato di ruggine per farla ripartire?".

"Eyra, se avessimo dei reagenti chimici sarebbe semplice. Tenterei di limarlo, ho degli attrezzi all'uopo indicati ma ti avviso, ci vorranno settimane" borbotto, scocciato. Settimane a cui aggiungere le altre per le riparazioni dell'esterno. E non è detto che la turbina si rimetta in moto sul serio.

"Arciere lamentoso, sono più paziente di te, stare qui mi ha temprata. Insegnami a limare la ruggine e me ne occuperò io, a te spetteranno i lavori più faticosi" tocca con la punta delle dita il profilo del cerchio delle ruote cilindriche a denti dritti, con un sorrisetto indecifrabile. "Eyra era il nome della dea della salute, e significa euforica, per questo sono sempre allegra!".

Deve essere proprio così. "Sei sicura?" la dama asgardiana acconsente e invece di cucire o ricamare accanto al focolare si arma della spazzola metallica che le fornisco, un attrezzo che sfoglierà l'ossido sulla turbina.

"Te l'ho permesso a una condizione: fai attenzione a non ferirti" mi raccomando affinché non metta a repentaglio la sua sicurezza.

"Sì, capo" mi prende proprio in giro e comincia a passare la spazzola accuratamente.

Si impegna sul serio, ma per una pulitura approfondita servirà molto olio di gomito; le aree da sfregare sono vaste.

Lavora instancabilmente fino a sera, senza quasi fermarsi. Alla fine mi raggiunge all'interno dell'aeronave, sul ponte di comando, dove, terminata la mia parte di opera, ero in contemplazione della strumentazione.

Mi abbraccia da dietro, mi libera dalla faretra che porto sulle spalle, e mi dà un bacio sul collo, che mi fa tremare e scansare.

"Sono tutto sudato, lascia stare" non profumo di fiori di campo dopo aver staccato pannelli di metallo per l'intera giornata, è sicuro.

"Clint, ancora non hai capito che non me ne importa niente?" risponde candidamente costringendomi a girarmi e a cercare le iridi di smeraldo.

Il mio respiro si fa più veloce alle sue mani che mi cingono; una si è posata sulla mia schiena, l'altra è corsa fra le ciocche di capelli, bagnate di fatica.

Lo scompiglio del mio spirito fa cadere a terra l'arco che la mia mano lascia andare.

Corrispondo la sua tenerezza, in una stretta che elimina qualsiasi centimetro di spazio fra i nostri due corpi e le nostre due anime.

Sento nelle narici la fragranza inebriante di sandalo e vaniglia, i feromoni femminili del desiderio, l'alito tiepido e mielato dell'asgardiana.

Capisco che sta per accadere qualcosa di significativo; il tempo si è fermato intorno a noi e non importa che i nostri piedi siano saldi sul pavimento di un rottame spaziale sull'inospitale Vormir.

Vedo soltanto il verde degli occhi felini di Eyra pieni di lacrime di turbamento, le sue guance arrossate, le labbra carnose e schiuse che mi aspettano, i lunghi capelli umidi sulle tempie.

Il resto non esiste più, ha perso consistenza e importanza.

La voce di Eyra mi riempie di una contentezza mai sperata, le sue poche parole scardinano la porta blindata del mio cuore che cercavo di tenere chiusa al mondo. Lo ha fatto già lei da tempo, forse da sempre, dal secondo in cui ho aperto gli occhi e l'ho vista china su di me al risveglio successivo al salto nel dirupo.

"Ti amo, Falco. Mi sono innamorata di te" sussurra, con una timidezza e un pudore che mi fanno sciogliere le gambe di un'emozione profonda e travolgente.

"Io lo ero già, da prima di conoscerti" c'era lei nel mio destino, ne sono convinto "Sei tu la mia profezia" scendo a sfiorare con la bocca la scritta impressa sulla sua schiena, sotto i capelli, scostandole il colletto della tuta per poi dedicarmi al roseo bocciolo delle sue labbra che mi offre per suggellare il momento più bello della mia vita. 

Scopro finalmente quale sia il sapore della felicità. Un sapore irrinunciabile!

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