Capitolo 13 Eyra


EYRA

Ho trascorso la giornata da sola a riposare accanto al fuoco. Con poche forze, ho solo fissato le pareti rocciose della nostra caverna quando Clint non c'era. È ricomparso che il sole di Vormir era già tramontato e si è offerto di cucinare la selvaggina che aveva in precedenza scuoiato ed eviscerato.

"Che c'è?". È più inquieto del solito. Mi avvicino e lo aiuto a togliere la tuta intanto che la carne cuoce in pentola. Tergo il suo torace con un panno umido. Rimane nudo nella parte superiore del corpo, indossati i pantaloni di velluto che gli ho cucito.

Finalmente si decide e parla. "Niente, io... non sono abituato a te, a nessuna. Come devo comportarmi?" chiede, turbato, strappandomi una risata di gola.

"Falco, ti sei suicidato gettandoti per prendere la Gemma dell'Anima e poi ti crei di questi problemi?" ha ragione, invece, me lo sono domandato pure io. La mente è stata ferma sul pensiero dell'arciere: contavo i battiti del mio cuore in attesa che riapparisse, erano la sabbia di una clessidra che scendeva senza fine.

"Sii te stesso e andrà bene" vorrei abbracciarlo.

Lo fa prima lui tirandomi a sé e posando la bocca sulla mia scapola attraverso la stoffa della camicia da notte. "Quando sono me stesso di solito combino un disastro" ammette, con simpatia.

"Saremo disastrosi insieme, allora" lo lascio malvolentieri, giro lo stufato con un cucchiaio di legno affinché non si attacchi sul fondo del tegame, seduta a terra "Qualcosa di interessante? Sei mancato a lungo. O hai ritardato a tornare per la paura di non saper gestire ciò provi quando siamo assieme?".

Sgrana gli occhi grigiazzurri, ho indovinato.

Emette un respiro pesante "Tutte e due, per la verità. C'è un'astronave che mi ha incuriosito, è di forma rotonda con la parte anteriore triangolare".

"Apparteneva a dei pirati provenienti dal Regno degli elfi chiari, A'lfheimr, contrabbandieri stellari" gli spiego.

"L'avevo capito dalle dimensioni della stiva e dalla presenza delle armi. C'è un arsenale di un certo livello. Eyra, ascoltami" tentenna poi serve la carne nelle ciotole di terracotta e mi porge la prima porzione, con galanteria. E' sempre tanto premuroso, nella semplicità della sua educazione non blasonata "Come ti accennai, il mio desiderio più grande è riparare una delle navi; ciò che non ti ho detto è che vorrei fare rotta su Asgard: in anni luce è comunque il pianeta più vicino a Vormir e lì c'è la tua famiglia, ti accompagnerei affinché tu possa riabbracciare i tuoi genitori".

Sussulto. Il mio cuore esulta. Ci siamo. Tento di dissimulare l'entusiasmo "Clint, non farmi promesse che non puoi mantenere".

"L'unica promessa è che mi impegnerò al massimo per riuscire. E poi su Asgard c'è pure Thor, potrebbe permettermi di tornare sulla Terra attraverso il Bifrost".

Anche lui ha un piano, la sua bella testolina ha elucubrato un progetto che coincide con il mio nella sola parte iniziale. Probabilmente non resterà al mio fianco, arrivati sul mio pianeta; anzi, quando scoprirà chi sono, chi è mio padre e soprattutto che gli ho mentito sulla profezia, non vorrà più saperne di una bugiarda. A meno che non si riveda nell'eroe alato, padre di colui che governerà sui Regni dell'Universo e che ciò che sente per me prevalga.

"La Terra è molto, molto lontana da qui e non ci arriveresti mai senza un passaggio spaziale come il Bifrost o il sistema creato dai tuoi amici geniali, il bracciale e il siero. Tu e il principe Thor siete assai legati e potrebbe assecondarti. Pensi si sia ripresentato subito su Asgard dopo aver sconfitto Thanos?".

Le parole di Steve Rogers non potevano essere fraintese; lo stesso arciere si è rasserenato all'idea che il compito degli Avengers di ripristinare la vita sulla Terra com'era prima dello schiocco del Guanto dell'Infinito da parte del Titano Viola abbia avuto un esito positivo.

Lo vedo perdere i colori. Continua a mangiare poi risponde "Sì, è probabile".

"Se non ci fosse lui, ci sarebbero Odino e il principe Loki, presumo. Ti presenteresti al padre degli Dei, conosci già Loki, è in debito e..." mi blocco, avvilita "Forse anche l'astronave diventerebbe completamente invisibile con me sopra! Oltre a noi due!". L'incantesimo del nonno potrebbe celarci agli occhi di tutti!

"Ci avevo pensato. Io riesco a vederti, forse potranno anche altri. Eyra, comunque, senza materia prima funzionante, anzi volante, rimarrà un bel sogno difficile da realizzare. Da domani mi metterò all'opera. Mi aiuteresti?".

"Certo, te lo dissi a suo tempo".

"Due cervelli sono meglio di uno" ha il musetto sporco di zuppa, lo pulisco con un tovagliolo di stoffa "Non c'è nessuna signora Barton che ti aspetta?".

Clint a momenti si strozza con l'ultimo boccone. Diventa rosso e tossisce con forza.

Mi sollevo sulle ginocchia per dargli un colpetto sulla schiena come a un bambino "Ad Asgard si dice guarda l'uccellino, per far alzare la testa e respirare meglio il malcapitato a cui il cibo va di traverso".

"Nel mio caso si tratta di un rapace, non di un passerotto delicato" ribatte "Sai che si dice dalle mie parti del segreto per un matrimonio perfetto? Devi trovare una moglie con cui parlare, una che ti stimoli a essere migliore, una con cui non smetteresti mai di fare l'amore! E fare in modo che non si incontrino mai".

Per gli dei norreni, mi prende in giro? "Sulla Terra siete poligami?".

"No, sciocchina" ride come un pazzo fissandomi e mi ritrovo a fare altrettanto, finché di colpo smettiamo entrambi e ci perdiamo in un abbraccio, Clint sopra di me.

"Sai di zuppa" la sua bocca ha il sapore dello stufato: è calda, rassicurante, invoglia a continuare a sfamarsi.

"Sai di te!" risponde mentre le nostre lingue volteggiano assieme, a ritmo di una tipica danza norvegese; il gangar, un ballo di corteggiamento, in cui l'uomo ha molta libertà di improvvisare usando fantasiosi giochi di gambe e acrobazie.

Intrecciati, balliamo a lungo, finché la mia camicia da notte e i suoi calzoni volano via.

"Possiamo dormire stretti stretti?" chiede, incerto.

"No, non credo proprio, debbo mantenere integra la mia virtù e sai come finirebbe" replico seriamente; gli farò perdere la testa, ci si può giocare l'arco, frecce comprese.

"Ah, va bene. Non ti avrei sfiorato se non lo avessi voluto anche tu, né mai lo farò" piccato, si accinge a preparare il suo giaciglio. La delusione sul suo volto è palpabile, ha aggrottato la fronte nella sua più classica espressione monolitica.

"Scherzavo, permaloso" lo trattengo per il polso sfiorando il bracciale di mio padre "Perché non dormiremo, ma ci coccoleremo, stretti stretti. E sai che si dice dalle mie parti sul segreto per una notte perfetta?".

"No, mi sfugge. Scommetto che ora me lo svelerai" il resto non gli è sfuggito per niente perché mi ha già arpionato a sé, molto felice.

"Che devi trovare un arciere" un eroe alato, secondo me e che ti sorrida come Occhio di Falco.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top