Capitolo 12 Clint


CLINT

Ero stato già conquistato da Eyra, dai suoi modi, dalla sua intelligenza e dall'involucro splendido che avvolge la sua anima.

Mai pensavo che la nostra intesa potesse travalicare il limite dell'amicizia che mi ero imposto.

Invece è accaduto e la vicinanza fisica ha accresciuto il sentimento che provo per lei.

Un coinvolgimento unico, per uno come me vissuto all'ombra della solitudine di un'esistenza raminga prima e votata a un lavoro particolare dopo, una vera e propria missione che non ha facilitato alcuna interconnessione sociale o amorosa, a parte i rapporti amicali coi colleghi Avengers.

Forse non è incomprensibile che adesso, lontano da battaglie e morte, mi sia lasciato andare e dedicato a una compagna, a coccole e abbracci.

I baci intensi che ci siamo scambiati mi hanno galvanizzato; sarà più semplice affrontare la noiosa e ripetitiva giornata su Vormir.

E mi sento ulteriormente motivato a cercare una soluzione per uscire dalla nostra condizione di esiliati.

"Steve Rogers, il tuo amico Capitan America si è volatilizzato, usando una fiala di vetro contenente un liquido trasparente. Prima ha premuto un bottone su un braccialetto che aveva al polso. È una sorta di Bifrost?" non avevamo parlato di quanto accaduto dopo che Cap aveva riportato la Gemma qui ed era tornato indietro.

Eyra me lo chiede mentre lavo la sua ferita in via di guarigione; l'infezione è quasi scomparsa per merito del muschio che ha agito come un antibiotico naturale. La fascio di nuovo; con un po' di pazienza e il necessario periodo di convalescenza le rimarrà una lieve cicatrice.

Avrebbe senso raccontarle dei viaggi del tempo? Steve ha appurato che il pianeta fosse disabitato, mi ha persino detto addio. Mento, di nuovo "Sì, un passaggio spaziale dalla Terra". Sottolineo spaziale e non temporale "Il liquido è un siero che aiuta a viaggiare attraverso una mappa stellare in cui il bracciale orienta verso la destinazione dove giungere. Non funzionano l'uno senza l'altro".

"È il bracciale che cercavi con tanto accanimento e non hai trovato. Perché poteva riportarti sul tuo pianeta, se avessi avuto il siero. Tu non me lo avevi detto e io non lo avevo capito" non è arrabbiata per la mia omissione, commenta come siano andate le cose.

"Già. Potrai perdonarmi per averti fatto cadere, per il taglio che ti ho causato?" è il mio cruccio più grande.

"Dipende" risponde maliziosa, arricciando le labbra in un delizioso cuoricino che colmo subito.

"Così va bene" soddisfatta, si stende ancora.

"Riposati, finché la febbre non passerà del tutto. Io vado al cimitero delle astronavi. Rientrando, porterò la cena" aggancio la faretra alla tuta e imbraccio l'arco, troppo in fretta, e lei se ne accorge.

"Clint...".

"Sì?".

"Mi mancherai" sussurra piano e debbo allontanarmi velocemente, non prima di averla corrisposta "Anche tu".

In caso contrario, se rimanessi anche un solo altro secondo a guardarla, non riuscirei più a muovermi.

Scappo via da lei, corro a perdifiato a testa bassa, con l'arco stretto nella mano sinistra, cercando di placare le mie emozioni che stanno emergendo. Ho il respiro corto, me lo ha rubato coi suoi baci; mi sembra di non riuscire a respirare e lo stomaco è contratto in una morsa.

Scarto le navette che ho già esaminato, puntando la prima in ordine di distanza, di forma circolare schiacciata, originale.

Salgo su per la scaletta e attraverso il portellone rotto e aperto, lasciando arco e faretra sul pavimento.

Mi concentro sull'esame del velivolo, che non conosco.

È tecnologia aliena in cui la struttura esterna, piuttosto malridotta, appare di complesso assemblaggio, ma robusta e protetta da scudi deflettori.

La plancia replica una navetta coi doppi comandi, che prevede alla guida un pilota e un copilota.

La meccanica del motore, dal nucleo freddo e bloccato a causa dell'inerzia obbligata, mi è estranea.

Ha un'iper guida che la spinge a velocità elevatissime e delle armi a vista e altre nascoste. Ritengo prendano energia direttamente dal nocciolo del motore, e anche le due postazioni per gli altrettanti artiglieri dei cannoni laser.

E' provvista di una stiva immensa: certamente era usata per attività di contrabbando. E' la sola spiegazione che mi do perché mi pare impossibile che una simile nave da carico avesse tante armi a propria difesa.

Mi incuriosisce perché non ha serbatoio. Come si alimenta la propulsione per decollare e volare?

Continuo l'esame delle diverse parti meccaniche, con poca fortuna.

La colpa è unicamente mia, sono distratto.

Ogni pensiero è su Eyra. Ho saltato a piè pari le fasi adolescenziali e di gioventù dell'approccio all'altro sesso: ero uno sbruffone che nascondeva la timidezza dietro battute e scemenze, con cui non colpivo mai il bersaglio.

Crescendo, apparivo com'ero: scontroso e taciturno. Non posso vantare carnet di inviti né fatti né ricevuti, soltanto storie brevi e fugaci come la mia voglia di proseguirle.

Ora no, ora desidero fermarmi, con questa donna. Non so se in questo tempo. Sono certo non in questo luogo. 


💘

La foto usata per il capitolo è stata salvata da Pinterest; crediti all'artista, il cui nome non sono riuscita a reperire.



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