Capitolo 1 Clint
CLINT
Un viso si staglia sul mio, appena apro gli occhi. Un ovale perfetto e due occhi verdi, grandi, dolcissimi.
"Come ti senti?" una ragazza dai capelli castani scuri mi fa una carezza sulla guancia sinistra e aspetta la mia risposta. Indossa un abito nero, scollato, di foggia medioevale, dalle maniche lunghe e la gonna ampia a corolla, con inserti verde e oro, e uno scialle di lana pesante.
Avevo sempre immaginato così il Paradiso: un angelo che ti accoglie e ti coccola. Evidentemente nella mia vita precedente ho dato il meglio e l'ho meritato.
Ciò che mi circonda, invece, non è paradisiaco. È una grotta in cui abita qualcuno. C'è un fuoco circondato da pietre rotonde, usato per riscaldare l'ambiente freddo e umido, oltre che per cucinare, alcune semplici suppellettili e accanto a me oggetti noti: il mio arco, la faretra con le frecce, la spada e i pugnali, la casacca della mia uniforme nera e dorata, gli anfibi.
"In Paradiso ho potuto portare l'arco? Che razza di posto è questo? Dove ci troviamo?" sono nudo tranne per i calzoni dell'uniforme, indolenzito sul braccio destro su cui è spalmato un unguento odoroso di menta, steso su una coperta di lana grezza marrone sopra della morbida paglia, con un'altra coperta che mi scalda fino ai fianchi. Le faccio una domanda dopo l'altra.
"Non conosco questo Paradiso, mi dispiace. Ci troviamo sul pianeta Vormir. Sei venuto qui con una donna bassina dai capelli rossi legati in una treccia. Cercavate di recuperare la Gemma dell'Anima. Ti sei sacrificato, gettandoti nel burrone al posto suo, a seguito di una lunga discussione e di un confronto fisico ai limiti di una battaglia in cui l'hai spuntata. La tua amica ha preso la pietra ed è andata via sul velivolo con cui eravate arrivati" spiega la mora dalle labbra rosate e carnose.
È così bella che mi ipnotizza; il pensiero di Nat, tuttavia, mi esalta. Ce l'ha fatta! E io pure! Ho conquistato la Gemma, col mio martirio. Che evidentemente non era tale.
Perché la mia amica e collega, la russa Natasha, mi ha lasciato qui, se ero vivo? Scatto a sedere e poggio le mani sul viso, affranto.
"Ha pensato che fossi morto" la ragazza è intuitiva, ha letto sulla mia faccia un dubbio atroce. "Il salto è di molti metri, eri in posizione fetale, perdevi sangue dalla bocca a causa dell'impatto. Vedova Nera è svenuta per il turbamento della tua perdita e quando si è risvegliata aveva la pietra arancione chiusa nel pugno. Si è alzata, ha guardato giù nel fosso ed è scappata via".
"Ero sopravvissuto, giusto?" ricordo lo slancio e il balzo nello sprofondo, Vedova Nera che mi ha agganciato per il polso, io che mi sono divincolato e una forte folata di vento, che mi ha aiutato nel mio scopo di precipitare. Poi il nulla. Che sia praticamente incolume appare un miracolo!
"Sì. Ti ho raggiunto attraverso una fessurazione nella roccia della montagna. Sei riuscito a reggerti a me e insieme ad arrivare alla grotta, dove abito" cerca di rassicurarmi ma non riesce.
"Perché non hai detto a Natasha che ero vivo, maledizione?" non dovrei perdere la calma con lei. Dalla ciotola d'acqua sporca di sangue e il panno bianco striato di rosso, posati accanto al mio giaciglio, è chiaro che la creatura gentile mi abbia curato.
"Perché mi vedi solo tu, Clint. Sono stata vittima di un incantesimo ed esiliata in questo luogo inospitale. Per tutti sono trasparente, non mi sentono nemmeno. Tu sì, invece" mi stupisce con una confessione su arti magiche assai lontane dalla mia razionalità. Vivo di logica, di concretezza, non di stregoneria.
"Chi sei?" debbo sapere, la interrogo.
Mi porge la mano destra in obliquo e mi ritrovo a baciarla dal dorso come a un ballo d'altri tempi. La sua pelle è morbida e profumata di buono, serica. E' una manina delicata che denota sensibilità di spirito e nobiltà d'animo, la stessa che caratterizza i suoi tratti somatici al limite della perfezione; in caso contrario non avrebbe soccorso un perfetto sconosciuto, molto più robusto di lei, portandolo nella sua spelonca, impavida del pericolo che avrebbe potuto arrecarle.
"Mi chiamo Eyra, provengo dal Regno di Asgard".
"E' il Regno del mio amico Thor" considero a voce alta, presentandomi a mia volta "Clinton Francis Barton, Clint. Vengo dalla Terra. Come sei finita su Vormir?".
"Sul mio pianeta esiste una leggenda, che si tramanda dalla notte dei tempi. Che l'erede maschio della donna più bella del Regno possa diventare tanto pericoloso e malvagio da riuscire a conquistare la corona, usurpando il trono che spetta di diritto alla stirpe di Odino" mi porge una tazza di terracotta con un cucchiaio di legno. Contiene una zuppa tiepida di carne e verdure "È selvaggina del luogo, accontentati, Clint".
"Grazie" l'assaggio, scettico. Ha il sapore di un confort food: la carne somiglia alla lepre, le verdure tagliate a tocchetti a semplici tuberi. E' saporita e gustosa. Scopro di avere appetito e di voler ascoltare il resto del racconto.
"Alla mia nascita, avevo questi segni sulla schiena" inginocchiata, abbassa lo scialle di pochissimo e scosta i lunghi capelli color dell'ebano pregiato, perché intraveda delle scritte in una lingua sconosciuta, tra il collo e la scapola destra. Assomigliano a tatuaggi indelebili realizzati con un inchiostro blu intenso. Spiccano sulla sua pelle d'alabastro. Si copre di nuovo con lo scialle e prosegue.
"Quando sono passata allo stato della maturità sessuale" Eyra è in leggero imbarazzo, le gote diventano di tonalità carminio "la mia esteriorità è diventata un problema, si è manifestata in modo evidente. Un giorno, nel cuore della notte, una signora dalla chioma nera è venuta nella mia casa e mi ha portato via alla mia famiglia, mi ha strappato da tutto ciò che avevo ed era importante per me: mio padre e mia madre. Si trattava di Hela: sai chi è o ne hai sentito parlare?".
Rammento Hela dai racconti di Thor e Bruce Banner. È colei che ha provocato il Ragnarok e la distruzione del Regno di Asgard, l'annientamento assoluto di cui Erya non sospetta nulla. Siamo nel 2014, l'evento è collocato temporalmente più avanti. È evidente che Hela avesse già in mente un piano e che la mia ospite non immagini com'è finita.
"No" non avrebbe senso spiegarle che il suo pianeta non esiste più. Soprassiedo, tenendo il segreto per me.
"Hela è la sovrana dei Regni di Hel e Niflheim, ove sono destinate le anime indegne di entrare nel Valhalla; per noi asgardiani è la Dea della Morte. Spietata e assetata di potere, ha tentato ripetutamente di espandere il suo dominio ad altre regioni infernali e alla stessa Asgard" sospira e narra la parte più difficile "Mi ha lasciato qui, sotto l'incantesimo dell'invisibilità. Sono scomparsa agli occhi di tutti tranne ai tuoi. L'ho capito mentre camminavi con Romanoff dietro a Teschio Rosso. Mi ero incuriosita e vi avevo seguito. Sai, raramente giungono visitatori in questa landa desolata. Ho ascoltato i vostri discorsi sulla missione, ho scoperto i vostri nomi. Tu, a metà del tragitto, hai fatto una battuta e io ho riso. E ti sei voltato nella mia direzione, Occhio di Falco" usa il mio nome di battaglia, gli occhi verdi brillano al riverbero della luce del fuoco. E' vero ciò che ha narrato e Hela, con furbizia e spietatezza, l'ha relegata qui, cercato di eliminare eventuali futuri nemici per realizzare i suoi propositi.
"Falco mi piace di più" ho terminato la zuppa e lei mi passa un bicchiere d'acqua in una coppa di metallo. Ha ragione, ho udito una risatina alle mie spalle senza capirne la provenienza e non vi ho dato importanza sul momento. Mi sono concentrato sulla fine del percorso e sulle parole del custode della Gemma che dovevo recuperare, il Teschio Rosso che conoscevo dai resoconti di Steve Rogers, Capitan America.
"Falco sia" Eyra mi sorride del sorriso più bello che abbia visto su un volto femminile.
'Perché Hela non ti ha uccisa, invece che lasciarti qui?". È certo che fosse Eyra la più avvenente di Asgard: indago, per capire di più.
"Ammazzare una vergine scatena le ire degli Dei. Probabilmente, pensava che sarei morta di stenti poco dopo. Invece mi sono rimboccata le maniche, sono riuscita a vivere in un ambiente inospitale. Da anni sono l'unica abitante di Vormir oltre a Teschio Rosso, che, però, non è in grado di vedermi e ha il solo compito di custodire la pietra. Tant'è che appena la tua amica è ripartita in direzione della Terra con la Gemma, è svanito" siamo io e lei su Vormir, nessun altro!
Poi sussurra la frase che contiene il mio destino, la fine e l'inizio di un fato ineluttabile "E Clint: stare qui e in queste condizioni è peggio della morte, mi hanno uccisa comunque" abbassa gli occhi, diventati lucidi e colmi di sofferenza.
Capirò a mie spese che mai parole sono state più vere. E che l'espressione addolorata che mi provoca un colpo al centro del cuore è l'arma più forte mai posseduta.
Sarà più forte persino del Guanto dell'Infinito di Thanos. Almeno per me.
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