Extra #1 - Speciale di San Valentino

La vita di corte è molto più complessa di quel che pensassi: sempre a correre da una parte all'altra del castello per avere gli occhi ovunque, bisogna circondarsi di persone fidate per non rischiare quel che è già accaduto con Miguel e inizi a guardarti attorno come il peggiore dei paranoici per paura di finire come Cesare e suo figlio Bruto.
Charlotte la vive bene, è riuscita ad ambientarsi velocemente, ma per me è stato più difficile: tra ripensamenti vari, paure sul mio scopo qui e la solitudine che mi pervade spesso, ho sentito che non fosse questo il posto mio.
E poi tutto è cambiato..

Con Charlotte Regina e io il suo consigliere personale, non abbiamo più molto tempo per noi e per rilassarci, quindi ho deciso di accorciare i miei bei capelli biondi per avere un taglio più comodo e veloce da asciugare.
Non posso più perdere troppo tempo.
Oggi sono già in ritardo per l'incontro con il popolo e sono ancora in pigiama!
Sembra che io e la mia amica ci siamo scambiati i ruoli: lei quella in orario e io quello ritardatario.
Dopo quella che mi sembra un'eternità, riesco a infilare dei vestiti decenti e scendo nella sala del trono senza fare colazione.
Lo stomaco brontola, ma il mio posto non è a un tavolo imbandito.

-Eccomi dolcezza, scusa per il ritardo. L'ennesimo.-
La mia migliore amica ride di gusto davanti alla mia faccia rossa per la corsa appena conclusa, con rischio di scivolata ai piedi del trono e mi fa cenno di prendere un po' di fiato.
-Non ero in ritardo?- chiedo, quando vedo che le porte rimangono chiuse a lungo.
Vedo le guance della regnante diventare cerulee e mi viene il dubbio che possa avermi mentito, anche se non è mai riuscito a farlo.
È sempre stata un libro aperto per me.
-Charlotte?-
Inizia anche a fischiettare, questo è un brutto segno.
"L'ha sicuramente fatta grossa."
-Che cosa hai fatto?-
Si torce una ciocca dei suoi lunghi capelli, che le invidio, tre le dita prima di rispondere e quando lo fa è in un tono così basso che mi viene il dubbio che abbia faticato a sentirsi anche lei stessa.
-Bè, io... potrei averti detto un orario diverso da quello effettivo per evitarti un altro ritardo.-
Prima o poi l'ammazzo. Regina o non regina.

-Ma ti giuro che il tuo essere in anticipo non è andato sprecato!- quasi grida, ponendo, metaforicamente e non, le sue mani davanti, come a volersi proteggere.
Mi scappa un sorriso: voglio tanto di quel bene a questa ragazza che non riesco nemmeno a pensare di strapparle via un capello.
L'abbraccio stretta a me, inspirando il suo dolce profumo di fiori, tenendola così per un tempo indefinito.
Non abbiamo più molto tempo per noi e ne voglio approfittare.
A un certo punto, sentiamo una voce che si schiarisce dal centro della sala e ci stacchiamo, puntando lo sguardo sullo sconosciuto che ha rovinato il nostro momento di dolcezza.
Quando i miei occhi incontrano quelli del ragazzo, il mio cuore si ferma e nella mia mente mi chiedo se il paradiso dev'essere per forza un posto al posto di una persona.
Perché quando i nostri sguardi sono incrociati, io mi sento in paradiso.

La sua carnagione olivastra, in contrasto con la mia chiara mischiata ai suoi corti e ordinati capelli neri come la pece mi mandano in subbuglio gli organi interni e non riesco a fare altro che aprire la bocca, sorpreso, senza emettere alcun suono.
Quanto mi sento stupido in questo momento.
-Oh, scusami Eduardo, giusto?-
Charlotte riprende subito il suo ruolo da Regina e inizia conversare con questo giovane uomo che mi ha stregato senza fare niente di speciale.
Non riesco a seguire la conversazione e quando la mia amica mi pone una domanda, deve scuotermi per le spalle per farmi tornare con la testa attaccata al corpo.
Se fosse solo la testa il problema... tutti i miei organi interni hanno deciso di dare immediato sciopero e ora non so più neanche come si respira.

-Dicevate?- chiedo, scuotendo la testa per riprendere almeno qualcuna delle mie capacità mentali.
Entrambi sospirano, seppur per motivazioni diverse e la mora mi pone nuovamente la domanda: "dovrebbe assumerlo come altra guardia del corpo?"
Nessuno di noi due è entusiasta di questa sovrappopolazione del suo corpo di sicurezza, ma è una scelta obbligata visto il suo ruolo.
"Il mio encefalogramma è piatto in questo momento", lo so bene e mi limito ad annuire con vigore senza emettere alcuna sillaba.
Potrei lasciarmi scappare qualche parola di troppo.
Il battito di mani della mia amica conferma l'assunzione e si prodiga a spiegargli per filo e per segno quali saranno i suoi compiti da ora in poi e il suo turno comincia subito visto che James ha deciso che si sarebbe preso la mattina libera.
Capisco i suoi pensieri, ma se non ci prova neanche se la vedrà soffiare via da sotto il naso.

È da quasi una settimana che sto cercando di capire se potrei piacere alla nuova guardia del corpo della mia migliore amica, ma non sono ancora riuscito a scoprire niente.
Sono in camera con Charlotte, in uno dei pochi momenti che abbiamo e sbuffo frustrato mentre poggio un braccio nudo sopra i miei occhi sdraiato sull'enorme letto della mia migliore amica.
-Mi vuoi spiegare che diamine hai?-
Sento questa domanda da tanto tempo, ma mi sono sempre rifiutato di rispondere e, ancora, sbuffo.
Sento la porta aperta e alzo il busto scoperto per riuscire a vedere chi ha appena fatto la sua entrata.
-Maestà.- dice il centro dei miei pensieri, a luci rosse e non -Avete un incontro con i vostri familiari a momenti in biblioteca.-
Sento il rumore di uno schiaffo e capisco che la mia amica si è appena colpita da sola, ma non me ne preoccupo e i miei occhi rimangono puntati su quella figura muscolosa e longilinea che mi ha rubato tutta la mia volontà.

Mi alzo, per seguire la Regina e poterla aiutare, ma lei mi blocca prontamente e mi ordina di riposarmi.
-Anche tu, Eduardo, non c'è bisogno che mi segui anche a un incontro con i miei genitori, tanto ci saranno le loro guardie del corpo.-
Ogni volta è la stessa storia: cerca di avere il meno possibile di avere attorno guardie del corpo che non siano James e quest'ultimo cerca di stare il più lontano possibile da lei.
È un circolo vizioso che prima o poi dovrò spezzare.
Eduardo cerca di ribattere, ma un ordine diretto della sua Regina non può essere messo in discussione e mette il muso.
È adorabile anche così.
Mi ributto contro il morbido materasso quando sento la porta chiudersi dietro la mora e porto ancora la mano a coprire i miei occhi dalla luce.
Anche se questo sarebbe il momento perfetto per parlare con la fonte dei miei pensieri.

Sento ancora il suo respiro nella stanza, quindi so di certo che non è uscito, ma non so perché, non riesco a iniziare una conversazione.
Eppure, sono sempre stato quello che faceva amicizia anche con i sassi.
Si schiarisce la voce, ma non me ne curo, cercando ancora di trovare un argomento di conversazione che possa farmi convergere al mio interesse.
-Stavo cercando di attirare la tua attenzione, se non te ne fossi accorto.-
Alzo il braccio e cerco di lanciargli un'occhiata dalla mia posizione, ma mi è impossibile, così sono costretto ad alzarmi e volgere il mio corpo nella sua direzione.
Lo vedo rigido e sull'attenti, come se gli desse fastidio in questa stanza e non posso che pensare di essere io.
-Pensavo solo che avessi fastidio alla gola.- dico, cercando con lo sguardo la mia maglietta, persa in qualche antro di questa grande camera.

Lo sento borbottare qualcosa e poi buttarmi addosso una domanda che mi ghiaccia sul posto: "Ma tu stai con Charlotte?"
Rimango immobile, non capendo il senso di questa domanda e poi mi limito a rispondere che tutte le voci che io fossi il futuro marito della mia migliore amica sono infondate.
-Quello lo so, però potresti essere comunque il suo ragazzo e non voler accelerare le cose.-
Scuoto le spalle, iniziando una risata tra l'isterico e il divertito.
Mi chiede che cosa ha detto di male e io non riesco a smettere di ridere senza che io stesso capisca il perché di questa lunga e insensata risata.
-Perché io sono gay.-
Il tempo sembra fermarmi, così come il suo respiro.
Ecco che scappa a gambe levate, così come ogni ragazzo carino che incontro sul mio cammino.
-Oh, ehm... e dimmi, hai qualcuno la tua dolce metà?-
Devo ammettere che è curioso, ma sono sicuro che vorrà sapere quanto è innaturale sotto le coperte e cose del genere.
Scuoto la testa, mentre mi alzo per recuperare la maglietta che sono riuscito a individuare davanti alla porta della cabina armadio.

Quando mi alzo, con il pezzo di stoffa grigio in mano, mi trovo davanti agli occhi, quelli scuri e profondi come il pozzo di quel film horror che ho visto da adolescente con Charlotte.
I nostri respiri sembrano mescolarsi e i nostri sguardi sono incatenati.
-Ne sono veramente lieto.-
Ma di che cosa sta parlando?
Mormoro che non riesco a capire di che cosa sta parlando e lui risponde che è contento del fatto che io non abbia un partner nella mia vita.
-Perché?-
Sto cercando di tirare fuori le parole con tutta la mia forza di volontà perché vorrei fare decisamente altro in questo momento.
-Perché altrimenti mi sentirei in colpa a fare questo.-
Dice un secondo prima di posare le sue labbra sulle mie.
I miei occhi si spalancano, pieni di sorpresa e non riesco a muovermi finché non sento le sue mani circondarmi i fianchi e attirarmi più vicino al suo petto.

La maglia mi cade dalle mani, che corrono a solcare tutte le parti che ho solo sognato di poter fare da una settimana a questa parte, non staccando le labbra dalle sue e chiudendo gli occhi per poter godere al meglio di questo momento.
I pantaloni cominciano a tirarmi in un punto preciso e mi stacco per paura che possa percepire la mia eccitazione.
Sento le guance andarmi a fuoco e mi chiedo da quando io, il cavalier Adam, arrossisce.
-Che cosa succede?-
Eduardo mi guarda con uno sguardo triste, forse pensa che tutto questo non mi sia piaciuto.
Il problema che mi è piaciuto, anche troppo.
Mi avvicino e gli regalo una dolce carezza su una guancia.
-Non devi aver paura che io mi sia tirato indietro perché non mi sia piaciuto.- bisbiglio davanti al suo volto.
-E allora perché?-
La sua domanda è lecita, ma mi vergogno a dirglielo, anche se l'idea di dirglielo con i fatti mi sta passando per la mente più e più volte.
Le guance si colorano ancora di rosso e abbasso lo sguardo per rifuggire al suo sguardo.
-Oh! Ho capito.-

Quando riesce a tirare su il mio viso, mi maledico in tutte le lingue che conosco per la mia malvagia idea di tagliarmi i capelli e capisco come si sente Charlotte quando è in imbarazzo e noi cerchiamo di aumentarglielo.
"Non devi preoccuparti di questo, non sei l'unico a essersi eccitato, hombre."
Il suo sorriso mi fa ben sperare e le sue labbra di nuovo sulle mie, mi fanno conoscere un luogo del paradiso che non sapevo che esistesse.Con le mani tremanti, cerco i bottoni della sua camicia e inizio a slacciarglieli uno alla volta, facendogli sentire le mie dita sulla pelle coperta fino a poco prima dal candido tessuto di quel che indossava.
-Mi stai facendo impazzire.- mormora sulle mie labbra, facendo curvare le mie in un sorriso compiaciuto.
Poi sento le sue mani sul mio petto e il fiato mi si spezza.
Sta seguendo le linee degli addominali, senza perdersene neanche una e facendolo in una maniera talmente eccitante che potrei non riuscire ad arrivare al letto.
Quando sento le sue dita seguire le linee della v che portano sotto l'orlo dei boxer attillati che porto, mi irrigidisco perché è sempre più difficile resistere a questa dolce tortura.

-Non nella mia stanza!-
Questo è il grido di Charlotte, visibilmente imbarazzata dallo spettacolo che stavamo offrendo senza rendercene conto e appena entrata, vista la porta ancora aperta dietro alle sue spalle.
-Copritevi, per l'amore di Dio e andate nelle vostre stanze a fare... qualunque cosa steste facendo!-
Io ed Eduardo ci guardiamo e scoppiamo a ridere senza allontanare i nostri petti e rinfoderiamo le armi che erano uscite per colpa delle nostre mani troppo curiose e poi copriamo i nostri petti.
Eduardo esce per primo, scusandosi piano con la mia amica e facendomi segno che mi aspetta fuori dalla porta.
Lei mi guarda con un sorriso che non riesco a decifrare e mi avvicino a lei.
-Scusa se sono tornata presto, ma avevo dimenticato il cellulare con le varie sveglie. Sai come sono quando inizio a leggere.-
Non ci posso credere!
-Tu lo sapevi? Hai organizzato tutto tu?- sono veramente sorpreso da quest'azione della mora.
-Ma quanto mi credete stupida?- borbotta mentre mi abbraccia. -Vai, corri da lui.-
Il sorriso che vedo sul suo viso quando mi avvio verso la porta, mi incoraggia a non lasciarmelo scappare e quando lo prendo per mano, una volta chiuso l'asse di legno intagliato dietro le mie spalle, comincio a correre diretto verso la mia stanza.
Le nostre risate riempiono i corridoi che percorriamo.

Questa giornata è in assoluto la migliore della mia intera vita.
Ho dovuto lasciar andare Eduardo quasi un'ora fa perché James ha deciso che oggi non avrebbe potuto lavorare.
Devo fare una chiacchierata con quel ragazzo: in questo modo fa solo soffrire Charlotte.
Finisco di asciugarmi e mi copro con un asciugamano quando qualcuno bussa alla porta. Con un sorriso sulle labbra, mi immagino che ci sia Eduardo e al suo sguardo sul mio corpo ancora umido, ma il sorriso si spegne quando vedo il volto dispiaciuto di James.
Che cosa è venuto a fare qui? Non era malato?
-Che cosa ci fai qui?- gli chiedo, incrociando le braccia davanti al petto.
-Posso entrare?- chiede, invece lui.
Sbuffo, mascherandolo in un sospiro e gli lascio spazio per potersi chiudere la porta alle spalle e io prendo i primi vestiti che trovo e torno in bagno per vestirmi.
Non vorrei che se entrasse qualcuno pensasse male: io sono solo di Eduardo.
Mi fermo qualche secondo, vestito e con la testa altrove.
Non posso essere già innamorato di quel primtopiano.
Scuoto la testa e torno dal ragazzo che ci ha portato qui.

-Ora posso sapere il motivo della tua visita nella mia stanza?- chiedo, sedendomi sul mio letto ancora sfatto.
Ricordo come, l'ultima volta che l'ho trovato qui, sia stato per chiedermi come comportarsi con Charlotte, visti i sentimenti che aveva iniziato a provare.
E da lì è stato solo un climax crescente visibile al mondo intero, tranne alla diretta interessata.
Quella ragazza è nata con la testa tra le nuvole e così morirà.
-Devo andarmene.- per dirmi queste due parole, ha fermato la sua camminata compulsiva per guardarmi in faccia.
Lo vedo come questa decisione faccia male anche lui, ma non riesco a fare a meno di soffrire e di rimanerne sorpreso.
Ne soffro perché so che Charlotte ne sarà distrutta.
-Perché?- riesco solo a chiedere.
Riprende a camminare senza rispondere, sembra quasi combattuto, ma alla fine decide di uscire dalla stanza dicendomi che sperava che io lo capissi.

Rimango immobile nella stessa posizione di quando l'ho sentito sganciare la bomba ed è così che mi trova la persona che mi ha rubato il cuore.
-Che cosa succede, Ad?-
Sento le sue mani prendermi per le spalle, cercando di scuotermi dall'immobilità in cui sono caduto e quando ci riesce gli racconto tutto.
Fermandomi solo quando racconto anche delle parole che mi sono state lanciate contro con una facilità disarmante.
-Non lo conosco tanto bene, ma posso provare a parlarci io. Sempre che possa essere d'aiuto.-
Annuisco alle sue parole, senza averle ascoltate veramente e mi vergogno di questo fatto, ma in questo momento il dolore che proverà la mia migliore amica supera tutto.
-Ehi, vieni qui.- mi dice Eduardo, accogliendomi tra le sue forti e accoglienti braccia, cullandomi come si fa solo con un bambino spaventato.
Un paio di lacrime lasciano i miei occhi, pensando a quanto ha già dovuto sopportare Charlotte e cosa deve ancora arrivare e non posso che sentirmi in colpa per non riuscire a proteggerla anche da tutto questo.
-Non è il tuo lavoro proteggerla, ma il mio e quello di James.- dice il mio ragazzo, come se mi avesse letto nel pensiero e accarezzandomi dolcemente i capelli.
-Ma io sono il suo migliore amico, certo che devo proteggerla.- rispondo, stringendo di più il suo busto.
Mi intima di stare in silenzio e di godermi le coccole che da ora ci penserà lui a noi.

Circa una settimana dopo, James ha deciso che oggi è il giorno giusto per comunicare la sua decisione a Charlotte.
-Va bene, James. Vuoi tenere il tuo posto o vuoi lasciare anche le tue dimissioni?-
Il tono della Regina, freddo e distaccato, mi mette paura: non l'ho mai vista reagire con tanta diplomazia a una notizia che le ha frantumato il cuore e non so che cosa aspettarmi da lei.
Lancio un veloce sguardo veloce con il mio ragazzo, stupiti entrambi dal suo comportamento, mentre James dice solo che vuole utilizzare una parte delle ferie che aveva già accumulato.
Lei acconsente come se si trattasse di qualcuno che conosce a malapena e poi lo congeda.

Le ore seguenti, sono per me uno strazio perché non ho il tempo per poter parlare con Charlotte di quel che è successo e la vedo cercare di aiutare il popolo, parlare con gli esponenti delle aziende del paese come se niente fosse successo.
Con lo stomaco quasi vuoto da questa mattina, finalmente riesco a seguire la mia migliore amica dentro la sua stanza.
Non faccio in tempo a chiederle come sta che inizia a gridare e lanciare le cose che le capitano sotto mano.
Vorrei solo lanciarmi contro di lei e abbracciarla fino a romperci le ossa, cercando di darle conforto, ma le braccia di Eduardo me lo impediscono.
-Lancerebbe anche te in questo momento, lasciala sfogare un po'.- mi bisbiglia all'orecchio.
"Lei è la mia migliore amica, pensi che non la conosca abbastanza da sapere come aiutarla?"
La guardo con le lacrime agli occhi e quando cade a terra, esausta e con le lacrime che le rigano le guance una dopo l'altra mi accascio al suo fianco e l'abbraccio stretta.

-Dimmi che passerà mai questo dolore, ti prego.-
I suoi occhi tristi e pieni di lacrime fissi nei miei rompono una parte del mio cuore che ero riuscito a tenere intatta in tutti questi anni e dopo tutte le catastrofi passate negli ultimi mesi e non riesco a dire niente, mentre calde lacrime continuano a rigarci le guance.
-Posso giurarti che diminuirà, ma che ti renderà ancora più forte di quello che sei.-
Il mio ragazzo ci ha raggiunti e si pone al nostro stesso livello, chiudendoci tra le sue forti braccia per sfogarci contro il suo petto.
Volgo lo sguardo annacquato verso la porta, come se mi fossi sentito chiamare e vedo James davanti all'uscio aperto e confondo le mie lacrime con le sue prima che se ne vada senza salutare.

Ebbene, ecco qui il primo capitolo extra di questa saga.
Che cosa ne pensate?
So bene che, essendo San Valentino la festa degli innamorati, avrei dovuto mettere solo tanto amore e cuoricini ovunque. Eppure, sapete bene che non sono una che segue la corrente.
Inoltre, io ho inserito solo innamorati e persone che provano qualcosa per qualcuno.

Ho inserito in maniera volontaria i due divisori diversi perché questo capitolo si divide tra la fine di questo libro e l'inizio del prossimo che, se vi siete persi, trovate sul mio profilo con il nome "The Princess Saga - La proposta".

Avevo promesso a qualcuno lo speciale pov di Adam e io mantengo sempre le mie promesse, quindi spero che ti sia piaciuto.
Anche se, inizialmente non doveva andare così, visto che nella mia testa avevo delineato un capitolo con molto più trash e risate, ma sappiamo tutti che i personaggi finiscono col fare solo quello che vogliono loro.

Tra canzoni d'amore, canzoni tristi e canzoni di cartoni animati, questo è il risultato che ne è uscito e spero che possa piacere a tutti.

Io, Charlotte, James, Adam e il misterioso Eduardo auguriamo a tutti un felice San Valentino con la persona che amate o che custodite nel cuore.
"Ma ricordate di non essere incoerenti."
-Che cosa intendi dire Adam?-
"Oh, James caro, tu dovresti essere il primo a seguire questo consiglio."
-Se almeno me lo dicessi...-
"Non bisogna dimostrare il vostro amore solo il giorno di San Valentino e tutto il resto dell'anno non fate altro che ignorare, procurare dolore o dare per scontata la persona che amate."

E dopo questa perla di saggezza del grande vichingo, sì, a volte riesce a essere saggio anche lui, vi lascio e ci vediamo domani sull'altro libro per il solito aggiornamento.

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