Capitolo 14: Urlare appena svegli e tirare scarpe in faccia al re
Dopo la festa sono tornata in camera e addormentata senza nemmeno essermi spogliata, con il risultato che ora, dopo dodici ore di sonno, il vestito che tanto mi piaceva è tutto stropicciato.
-Prima o poi ne combinerò una giusta?- borbotto tra me e me, mentre mi spoglio per mettermi qualcosa di più comodo.
-Devi smetterla di accogliere così i tuoi ospiti, prima o poi troverai qualcuno che non sarà così buono come me da starsene al suo posto.-
Caccio un urlo, nascondendomi sotto il letto.
James ride a crepapelle e, facendo spuntare la faccia da sotto le lunghe coperte, noto che sta piangendo dal troppo ridere e si tiene la pancia con le mani, come se questa gli dovesse scappare da un momento all'altro.
-Esci immediatamente da qui!-
Sembra titubare per cercare di dirmi qualcosa tra le grasse risate, ma poco dopo lascia perdere ed esce finalmente dalla mia stanza.
Esco dal mio nascondiglio e mi fiondo nella cabina armadio per evitare di farmi trovare in qualche altra situazione incresciosa anche da qualche altro.
Velocemente indosso un pantalone di tuta morbido nero e una maglietta larga, ma pur sempre molto femminile gialla.
Mi piace il giallo: è un colore che mette allegria, è il colore del sole, del miele. È un colore che non piace a molti, soprattutto da indossare, ma io semplicemente lo adoro.
Quando sono di giallo vestita mi sento invincibile.
Faccio per uscire dalla cabina armadio molto più tranquilla, senza ricordare di quel che è successo poco fa e con la testa immersa in un color giallo ocra.
Non mi accorgo che qualcuno ha aperto la porta prima di me e gli vado addosso, facendo finire a terra entrambi.
-Ahia! Che dolore!- esclamo tornando con i piedi per terra.
Io direi più con il sedere per terra, visto che sei sgraziatamente seduta a terra.
-Ma è davvero così svampita o è tutta una messinscena per vincere il premio Oscar che il meraviglioso Giovanni DiLedro non ha mai preso?- mi inveisce contro James.
-Non ti hanno insegnato le buone maniere da piccolo? Non sai che si bussa prima di entrare?- gli urlo ancora contro.
-Oh, ma io ho bussato! È più di mezz'ora che busso alla porta della Vostra stanza! C'era talmente tanto silenzio che non sembrava neanche che Voi foste qui!-
Per tutti i cervelli sani di mente che possono esistere!
-Mi dispiace- borbotto così a bassa voce che penso che lui non abbia sentito.
Davanti a me compaiono un paio di scarpe da ginnastica nere e alzo lo sguardo: James è in piedi di fronte a me e mi porge una mano per aiutarmi ad alzarmi.
-Andiamo, sei di nuovo in ritardo per la colazione.- mi dice con un mezzo sorriso.
-Mi metto un paio di scarpe e arrivo, inizia pure ad andare avanti- gli dico accettando l'aiuto.
-Il mio lavoro è stare sempre al tuo fianco ed è quello che ho intenzione di fare. Inoltre è troppo divertente vederti fare le tue solite goffaggini.- mi risponde facendomi un occhiolino.
Mi avvicino alla scarpiera, prendo un paio di scarpe basse gialle e una ballerina, di nascosto. Di seguito mi siedo sulla poltroncina delle scarpe per infilarmele, ma quando vedo che James ha abbassato la guardia, fulminea gli lancio addosso la ballerina.
Peccato che lui si sia abbassato per un qualche oscuro motivo e la scarpa arriva dritta sulla faccia di mio padre.
Oh, santo piripillo!
Inizio a pregare mentalmente il Dio in cui credo e tutti gli altri che mio padre non si arrabbi o qualunque cosa possano fare i padri in questo caso e mi arrischio a guardare nella sua direzione mentre James si rimette dritto al suo posto.
-Allora, sei pronta?- mi chiede come se niente fosse successo.
Non se n'è accorto.
Dietro di lui riesco a vedere la faccia di mio padre diventare sempre più rossa e lui con gli occhi chiusi.
Faccio un piccolo gesto alla mia guardia del corpo, la quale si gira e si allontana di un passo da mio padre, esibendosi in un inchino e pronunciando allo stesso tempo un "Maestà" che non riesco a capire se è pieno di timore, riverenza o altro.
-James, puoi lasciarci un secondo da soli?- chiede mio padre riaprendo gli occhi e guardandomi dritto nei miei ambrati tanto uguali ai suoi.
Un inchino e la sua risposta affermativa mi fanno pensare che la mia vita sia finita qui, ma mio padre si siede al mio fianco e mi abbraccia.
-Tesoro, dev'essere sicuramente divertente tirare le scarpe contro le guardie del corpo, soprattutto quando ti fanno saltare i nervi, ma non è una cosa che una principessa può permettersi di fare.-
Chino la testa, rattristandomi di colpo e rendendomi conto che dovrò lavorare ancora molto su di me per essere la principessa perfetta per rendere fieri i miei genitori.
-Mi dispiace.- dico solamente.
-La prossima volta assicurati di centrarlo.- mi sussurra prima di alzarsi e avvicinarsi alla porta.
Alzo gli occhi su di lui in un nanosecondo, vedendo con sorpresa che mi fa un occhiolino prima di uscire.
-Devi fare in fretta se vuoi trovare qualcosa da poter mangiare prima di andare alle tue lezioni prima che tua madre te lo impedisca perché sei troppo in ritardo.- dice chiudendosi la porta dietro di sé.
Un secondo dopo sto uscendo dalla stessa porta dalla cui è uscito mio padre, registro a malapena che James ha esclamato stupito che sono già pronta e inizio letteralmente a correre per arrivare in sala da pranzo il prima possibile.
Supero mio padre a metà strada e lo sento scoppiare a ridere. Non me ne curo e continuo a correre verso la mia meta come se ne dipendesse la mia vita.
Apro le porte della sala da pranzo e urlo un qualcosa che sarebbe dovuto essere "Io mangio!", ma che è sembrato più un urlo di una donna partorente, facendo voltare tutti i presenti nella mia direzione.
Per fortuna si tratta solo di mia madre, di Adam e della sua famiglia al completo.
La prima mi guarda con uno sguardo assassino, mentre tutti gli altri scoppiano a ridere dopo un lungo attimo di stupore.
Mi lascio cadere sulla prima sedia libera che trovo riprendendo fiato prima di iniziare a mangiare e sento James aprire le porte della stanza, con mio padre alle calcagna.
Mi cercano per tutta la sala, anche se sembrano guardare con più insistenza il lungo tavolo ricolmo di pietanze di ogni tipo e quando mi trovano esclamano con il fiatone che si sono persi la scena.
L'unica cosa che riesco a fare è rivolgere loro un'occhiataccia assassina, sicuramente uguale a quella che anche mia madre starà riservato a loro e cercare di respirare in maniera normale.
Appena riesco prendo le prime squisitezze che trovo e inizio a mangiarle con gusto.
-Dom caro, ti sembra questo l'esempio da dare a tua figlia?- lo rimprovera mia madre.
Lui la raggiunge, le scocca un bacio sulla guancia, le rivolge un caloroso sorriso e si siede al suo posto a capotavola senza rispondere.
-La principessa è attesa all'ingresso.- annuncia il maggiordomo che è appena entrato.
Tutti ci scambiamo occhiate piene di stupore. Chi mai mi aspetta all'ingresso?
-Aspetta qui, vado ad assicurarmi che non ci siano pericoli.- mi dice James all'orecchio prima di sparire dalla stessa porta dal quale era entrato poco fa.
Sposto lo sguardo sul mio migliore amico che ricambia il mio stupore e mi mima con le labbra che lui viene con me.
Il solito curioso pettegolo, penso dentro di me mentre alzo gli occhi al cielo e sposto lo sguardo verso i miei genitori che si guardano con uno sguardo strano.
-Principessa Charlotte,- mi chiama James, catturando l'attenzione di tutti. -Andiamo.-
Aggiornare in anticipo per ringraziare e far conoscere il primo traguardo raggiunto con questa storia, nel suo primo esordio su Wattpad.
Avevo dei dubbi sulla possibile iscrizione di questa storia a un premio tanto importante come i Wattys, in fondo la mia era una piccola storia pubblicata poco prima dell'apertura delle iscrizioni in un mare di tante altre storie.
Alla fine ho pensato che non avevo nulla da perdere e che provare non mi sarebbe costato nulla.
Ho scacciato i miei dubbi e le insicurezze su questa storia quando l'ho iscritta, ma non si sono volatilizzati subito e oggi penso di essere finalmente riuscita a dargli un poderoso calcio nelle chiappe mandarli via.
Ringrazio chiunque sia qui a leggere questo capitolo, dedicato a tutti voi per questo traguardo che ho raggiunto.
Grazie infinite.
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