Capitolo 20: Mille domande, forse di più

Occhi negli occhi.
Verde nell'ambra.
Fili intrecciati e che continuano ad annodarsi.

"Vuoi parlare ora?" Chiedo.
Non so quanto tempo sia passato, non so neanche più dove siamo.
In questo momento ci siamo solo io e James.
Nient'altro.

"Se non ti disturbo troppo."
Il suo sorriso è capace di mandare il mio cuore al manicomio e il suo tocco sulle mie braccia nude mi riempie di brividi.
La mia mente è bloccata, riesce solo a pensare alla solidità dei muscoli della sua schiena sotto le mie mani.

Non rispondo e lo fisso negli occhi.
I nostri respiri sono sincronizzati e, assieme al battito incessante del mio cuore, creano una sinfonia che non riesco a ignorare.
Però non riesco a capire che cosa voglia significare.

"Charlotte?"
Sento chiamarmi, ma le labbra di James sono ferme.
E in questo posto di codesto universo vuoto ci siamo solo noi due.
"E no, mi dispiace amico! Ma tieni giù le mani dalla principessa!"
Ed è quando qualcuno mi strappa James di dosso che incomincio a capirci qualcosa.
Capisco di essere nella mia stanza, in asciugamano e con Eduardo che tiene James il più lontano possibile da me.
Sento le guance andarmi a fuoco e corro dentro la cabina armadio, urlando qualcosa che assomiglia tanto a "Non guardatemi!"

Quando esco, vestita di un lungo abito giallo, li trovo intenti a mormorarsi frasi che non mi sono date da sentire e solo ora mi prendo un momento per osservare il mio ospite.
Camicia bianca, che prima avevo confuso con una maglietta, sotto un completo nero che me lo fa immaginare al suo matrimonio.
Mi sorprendo nel sentire una stretta allo stomaco, che mi fa contorcere su me stessa, a questo pensiero.
Subito, un paio di scarpe nere mi si parano di fronte e sento la voce di Eduardo chiedermi se sto bene.
Non rispondo, cercando di capire che cosa possa essermi successo e, dopo lunghi secondi, mi metto ritta e con un sorriso affermo che si tratta solo di fame.
Entrambi i ragazzi tirano un sospiro di sollievo, ma io no. Io lo so che sto mentendo.
Allora che cosa era?

"Andiamo? Tra poco inizia la cena." Mi dice Eduardo, facendomi segno di uscire da qui.
Annuisco, lasciando che James esca prima di me, mentre penso che per l'ennesima volta rimarrò senza risposte.
L'universo è contro di me. È l'unica risposta sensata che mi è data sapere.
I metri che ci separano dalla sala vengono inghiottiti dal silenzio che ci avvolge, che pare voler mangiare tutto qui dentro.
"Scusa Charlotte."
Mi fermo in mezzo al corridoio nel sentire queste parole da parte di James
Per cosa si sta scusando?
Non riesco ad aprire la bocca che lui ha già girato l'angolo, lasciandomi qui a boccheggiare.
Ma che cosa sta succedendo?

"Tranquilla, ha solo capito di aver sbagliato a raggiungerti nelle tue stanze e a trattenerti così vicina quando eri in quelle condizioni, facilmente fraintendibili per altro."
Sì, sarà questo di sicuro.
Eppure, qualcosa dentro di me ancora chiede risposte che sembrano essermi date, ma che non sento vere.
Le porte si aprono appena metto un piede davanti a loro e la sala si presenta a me in tutta la sua grandezza: ragazzi, giornalisti, telecamere e reali riescono stare tutti all'interno senza doversi stringere e i camerieri riescono a muoversi con agilità.
Non avrei mai pensato di vedere uno scenario simile.
Gli occhi si puntano tutti su di me, compresi quelli delle telecamere e l'ansia inizia a calare su di me come un cappuccio viene indossato.
Prendo un bel respiro e faccio il primo passo.

Mi muovo tra i tavoli dei ragazzi, scambiando poche parole con ognuno di loro.
James tiene gli occhi bassi e non mi rivolge la parola, mentre Dmitri si alza per inchinarsi al mio cospetto e mi fa anche il bacia mano.
Con la coda dell'occhio guardo James: tiene gli occhi sul piatto vuoto davanti a sé e pare essere in un altro mondo. Come se stare qui fosse l'ultima cosa che vorrebbe al mondo.
È giusto che io scelga un ragazzo che ha tutti questi sbalzi d'umore? Sarebbe un Re degno del popolo che sono destinata a guidare?
I pensieri mi vorticano in testa e i candidati che preferisco si sovrappongono nella mia mente, creando paragoni e cercando di capire chi è meglio.
Ma se da una parte è meglio uno, in un verso è meglio l'altro e io mi trovo sempre più nel pallone.
Sono in piedi davanti al mio posto, così come i miei genitori e dopo esserci scambiati degli sguardi, in cui ha cercato di intromettersi anche il mio fidato vichingo, mi rivolgo a chiunque mi stia ascoltando.
"Salve a tutti, innanzitutto vi ringrazio per essere rimasti. Non biasimo chi ha deciso di andarsene, ma voi siete rimasti. E questo vi fa onore."
Tutti gli occhi sono su di me.
O quasi tutti.

Vedo i camerieri iniziare a muoversi per portare le portate, ma li fermo con un cenno della mano, seguito poi dalle mie parole:
"Vorrei rubarvi ancora qualche momento, prima di lasciarvi alle delizie che il nostro cuoco ci ha preparato anche quest'oggi. Vorrei fare un annuncio, uno che riguarda la gara a cui state partecipando."
E ora anche i suoi occhi sono su di me, intrappolando i miei in una morsa mortale alla quale non sono sicura di voler scappare.
"Al termine dei lavori in Paese, si terrà un ballo al quale dovete partecipare."
Mi siedo, dando il permesso di procedere, ma un ragazzo dai capelli rossi si alza in piedi e prende parola: "Si tratta di una prova?"
Intelligente questo lord non-ricordo-il-nome.
"Si tratta di una festa alla quale siete caldamente invitati a partecipare. Alla fine, se ambite a sposarmi, gli eventi mondani saranno all'ordine del giorno."
Lui apre e chiude la bocca un paio di volte, forse stupito dalla mia risposta e si risiede.
I camerieri mi chiedono se possono servire, questa volta per davvero e quando do loro il permesso, il profumo di tagliatelle ai mirtilli si diffonde nell'aria.

La sera fa troppo freddo per potermi sedere sul balcone a scrivere sul mio diario e sono costretta a farlo dentro le mura.
Non che sarei uscita, le piante del parco che circonda la mia casa non sono ancora ricresciute dopo essere state estirpate dall'uragano.
Ancora non riesco a credere di aver vissuto una calamità del genere.
Sento bussare alla porta ed esco dal piumino rosa adornato con delle adorabili coroncine con il mio pigiama di flanella a forma di coniglio. Con tanto di cappuccio calato sulla testa.
"Adam, lo sai che a quest'ora sono impresentabile." Inizio, convinta di trovarmi davanti l'unico ragazzo che ha il permesso di vedermi in questo stato.
Ma così non è.

Lo so, lo so.
Potete evitare di tirarmi gli insulti contro per come ho fatto finire il capitolo.
E poi, un po' di suspance non ha mai ucciso nessuno, no?
Ed ecco le ultime parole famose...

Tornando a noi, prima delle solite domande di rito, per farmi perdonare, vi dono la scena del capitolo.

Perdonata, non è vero? 😏

Okay, ora posso chiedervi tutto quello che voglio:
1. Che cosa ne pensate del capitolo?
2. Di che cosa parlottavano James ed Eduardo mentre Charlotte si cambiava?
3. Per che cosa si è scusato James?
4. Chi ci sarà alla porta della protagonista?
5. Che cosa immaginate succederà nel prossimo capitolo?
(Per dire "casino" è ancora troppo presto ahahah. O troppo tardi, dipende dai punti di vista)

Al prossimo capitolo!

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