Capitolo 2: Ubriacatezza molesta, molto molesta

La PrimCorp è l'azienda leader nel settore delle telecomunicazioni. Offrono il lavoro a moltissime persone, ci tengono in contatto con gli esponenti degli altri Stati e hanno quasi tutti i canali delle tv locali.
Non che siano molti, ma quasi tutto passa da loro.
Voglio espanderci e per questo dobbiamo migliorare la nostra comunicazione con l'estero, creare nuovi canali di commercio per le esportazioni e instaurare rapporti di fiducia con dei paesi eletti.

Gli Stati Uniti d'America sono un'ottima scelta, vista la loro ricchezza e prosperità e per onorare il posto in cui sono cresciuta, stiamo puntando anche all'Italia.
Quanto mia manca...
Questa riunione sta andando avanti da due ore e sia io che Adam ci stiamo accasciando contro le morbide sedie in pelle nera, stufi di questo continuo blaterare su come potrebbe farsi.
Io do le idee, ma poi non so come si portano avanti.
Nella mia testa vorticano pensieri distruttivi sulla mia prima guardia del corpo, quella che mi ha sconvolto la vita riportandomi qui e che me la sta sconvolgendo di nuovo.

Non capisco nemmeno io tutto questo interesse per lui, ma sento che è un tassello importante per me.
Così importante che forse potrei...
Mi rizzo sulla sedia, pronta ad alzarmi e raggiungere la mia camera il prima possibile, quando il signor Ramirez, il presidente della PrimCorp mi chiede che cosa ne penso di quello che hanno proposto fino a ora.
Se solo avessi ascoltato mezza parola di quello che avete detto, potrei anche risponderti.
Apro e chiudo la bocca come fanno i pesci e mi ritrovo con la mente totalmente vuota e senza un minimo di risposta da dare.    

Rimango lì, con la schiena dritta e la bocca aperta fin quando Eduardo non interrompe il momento, dicendo che sono attesa dai miei genitori.
Mentalmente lo ringrazio e riesco a elaborare una risposta che potrebbe accontentarli:
-Sono tutte valide idee, sono sicura che Lei, Presidente, saprà scegliere la migliore per il nostro amato Paese.-
L'uomo, un prestante uomo dalla pelle olivastra e tratti tipicamente di chi è originario di Primtopia, mi regala un sorriso smagliante, segno che non si è accorto che la mia è una risposta data per dargli il contentino e dopo essermi congedata, esco fuori da quella stanza soffocante.
-Grazie.- sorrido al ragazzo del mio migliore amico, prendendo il suo intervento come una scusa per levarmi dall'imbarazzo.
Peccato che i miei genitori mi vogliano davvero parlare.
E io devo posticipare ancora l'interrogatorio del bel moro nel mio letto.    


La biblioteca è diventato il nuovo studio di mio padre, di conseguenza, anche mia mamma ha lasciato il suo piccolo ufficio per restargli più vicina.
Dopo i mesi passati in ospedale, si sente così terrorizzata a perderlo di vista anche solo per un secondo che ho paura che lo segua anche in bagno.
Ora, il vecchio studio pieno di libri è passato a me, mentre quello della mamma è rimasto vuoto.
Prenderà polvere se non inizierà a usarlo qualcuno.

Quando arrivo nella grande stanza ricolma di magia, i miei genitori mi salutano dalle loro posizioni sui divanetti.
Uno sta leggendo qualche carta, mentre l'altra un libro in maniera tranquilla.
Beati loro che possono essere così spensierati da leggere lettere con attenzioni e libri per occupare il tempo.
Mi siedo di fronte a loro, per vederli bene in faccia e per potermi mettere in maniera comoda e far riposare per qualche minuto la mia schiena malconcia.

Mi ricordano che il venerdì che viene avremo una riunione con il consiglio supremo.
Quel consiglio che si riunisce una volta all'anno per valutare l'andamento del nuovo Regnante, o dopo un paio di mesi dalla salita al trono di un suo successore. Loro hanno il potere di togliermi il mio nuovo ruolo e scegliere qualcun altro che prenda il mio posto, così come è successo al nonno di Miguel che è stato anche esiliato per dare il trono a mio nonno.
Tremo solo all'idea.

Passiamo delle ore abbondanti a discutere su tutti i punti che potrebbero prendere in considerazione, le domande che potrebbero farmi e a controllare che io non abbia infranto nessuna legge del nostro Stato.
Dopo aver trovato la perfezione in tutti i campi, sotto continua insistenza di mia madre, posso tornare in camera mia e sdraiarmi su quel bellissimo letto che riesce a ridare nuova vita ai miei arti dolenti.
Non ci stiamo dimenticando qualcuno?
Scaccio questo pensiero dallatesta mentre apro la mia porta e mi butto sul materasso senza pensarci.    

-Ahia!-
Un grido di dolore mi disintegra il timpano destro, facendomi alzare di scatto, come se fossi stata bruciata.
Accendo la luce, che mi mostra un esemplare di James allo stato brado, ancora mezzo addormentato e che si tiene le mani sul petto.
Ecco chi avevo dimenticato!
Lo guardo come se avessi davanti un alieno verde con scaglie marine sul volto e lascio che si massaggila parte colpita senza fiatare. Infine, punta i suoi occhi verdi su di me.    

-Che cosa ci fai nella mia stanza?-
La sua domanda è strascicata e sento che c'è qualcosa che non va. Non è il solito James, né quella è la sua voce.
Mi avvicino in maniera cauta e riesco a percepire un forte odore al quale, prima, non avevo prestato attenzione.
-James.- lo chiamo in maniera titubante: non mi sembra di conoscere questa sua versione e ho paura delle reazioni.
-Charlotte. Ti ho già chiesto che cosa ci fai nella mia stanza, non voglio ripeterlo due volte.-
E ora fa pure il prepotente, ma bravo!
Aggiro il letto in maniera silenziosa, trovando delle bottiglie vuote. Mi abbasso e ne prendo in mano un paio.
Rum, Vodka, Jack Daniel's: sono tutte bottiglie di alcool!
-Sei ubriaco?- chiedo, titubando ancora sul comportamento da tenere con lui.

-Sono abbastanza sobrio da capire che tu continui a non rispondere alla mia domanda. Che cosa c'è? Vuoi ancora quello che ti aveva dato quel maiale di Dirk?-
Mi disgusta la sua risposta, accompagnata da un brutto ghigno che gli deforma i lineamenti.
Stai buttando al vento tutta la tua bellezza.
-Perdono le tue parole solo perché sei ubriaco e non sto rispondendo alla tua domanda solo perché tu sei nella mia stanza. Non nella tua.-
Le mie parole lo fanno analizzare quello che lo circonda, facendolo scoppiare a ridere quando capisce che ho ragione.
"Questa risata è brutta, finta e sta durando anche troppo" penso mentre raccolgo tutte le bottiglie e le butto nel cestino del bagno.
Quando torno le risa sono cessate e le lacrime hanno preso il loro posto.
Ma che ti sta succedendo James?

Guai in paradiso?
Perché mai James dovrebbe essere così ubriaco da dire quelle cattiverie alla ragazza che gli fa battere il cuore?
Che sia cambiato nel mese trascorso con la sua famiglia? O ci sono altri motivi dietro?

Lo so che i capitoli sono ancora troppo descrittivi per poter piacere veramente, ma sono necessari per farvi scoprire cose nuove e cosa è successo nell'arco di tempo tra il primo e questo libro.

Non preoccupatevi, sapete che ci saranno azione, sentimento e colpi di scena, oltre alle risate.
Non disperate, arriveranno presto.
Molto prima di quanto immaginiate.

Tenete gli occhi bene aperti, perché potrebbero succederne di tutti i colori 😏
Al prossimo capitolo!

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