Capitolo 17: "Gelosia? Non so cosa sia."

Al mio risveglio, James è ancora qui.
Come aveva promesso.
Sorrido sentendo il suo respiro lento e regolare, così come i battiti del suo cuore.
Mi metto sui gomiti, ora capaci di sopportare il mio peso, e lo osservo.
I capelli neri, scombinati e spettinati gli cadono sul viso, dandogli fastidio. Così allungo un braccio e glieli sposto, ma prima di poter ritirare via la mano incriminata, lui apre gli occhi e li fissa nei miei.
Arrossisco, colta sul fatto e abbasso lo sguardo, tornando a sdraiarmi.
Questa volta non mi poggio ancora su di lui, sono troppo imbarazzata.

"Che cosa stavi facendo?"
Il mio sguardo sta studiando tutte le imperfezioni della mia manicure e cerco di scordarmi della sua presenza al mio fianco.
Lo sento sistemarsi meglio sul materasso e ora riesco a percepire il suo sguardo traforarmi. E quando capisce che non risponderò a questa domanda, annuisce in maniera rumorosa e poi lascia che il silenzio ci avvolga ancora.
"O rispondi a quella domanda o mi spieghi che cosa ci faceva quel damerino russo nel tuo letto, ieri in infermeria."
E sento tutti i miei muscoli irrigidirsi, tanto da potermi scambiare per una statua.
"E tu come..." Inizio, prima di ricordarmi che qualcuno aveva chiuso la porta.
Ergo, qualcuno deve averci visto.

"Non stavamo facendo nulla di male." Dico, in mia difesa. Cercando di capire che cosa lo porta a essere così scontroso con Dmitri.
"Vi ho visti, prima che tu cadessi dal lettino. Cosa che, per inciso, sei capace di fare solo tu." Si interrompe per lasciar andare un piccolo sbuffo che sa di risata, prima di riprendere "Eravate appiccicati e le vostre mani erano intrecciate."
Ma che cosa si è fumato? Il cervello misto a una quantità infinita di romanzi da ragazzine?
Il mio sguardo dubbioso si posa sul suo, incredibilmente serio e non riesco a trattenere una risata.

Vedo il broncio nascere sul suo volto, cosa che mi fa solo aumentare le risate e devo tenere le mani sulla pancia per i crampi che mi stanno venendo.
Balbetto una domanda, ma essa risulta incomprensibile anche alle mie stesse orecchie e devo mettere tutta la mia buona volontà per smettere di morire dalle risate e poterla porre di nuovo.
"Sei geloso?"
Il suo sguardo, ora scuro e tenebroso, rischia di farmi prendere da un altro attacco di ridarella, ma poi lo vedo cambiare e diventare uno leggero e confuso.
"Gelosia? Non so cosa sia." Dice solamente, fingendo un sorriso che è vero quanto la teoria che la terra è piatta.
Gli regalo la mia migliore espressione accondiscendente e gli do un piccolo spintone.
"Se lo dici tu."

Si porta le mani sul cuore, in maniera teatrale e assume una finta aria distrutta, prima di recitare la parte di un uomo ferito al petto.
E io ricomincio a ridere, mentre dentro di me ballo la macarena seduta per terra.

"Quindi era per colpa di Dm che ce l'avevi con me?" Gli chiedo dopo un pio d'ore passate a ridere e scherzare.
Lo vedo alzare un sopracciglio, mostrando l'irritazione nei suoi confronti e con le labbra mima il diminutivo che ho usato senza pensarci. Arrossisco, e abbasso lo sguardo.
"Vuole solo entrarti nelle mutande."
Rido davanti alla sua gelosia, ma il suo sguardo mi impedisce di continuare.
"Io non penso che voglia solo quello, ma se così fosse, avrebbe meno interessi nascosti di molti che sono venuti qui a competere per la mia mano." Gli dico, una volta tornata seria.
Non gli lascio neanche il tempo di ribattere che glielo chiedo: "E tu che cosa vuoi?"

Rimane in silenzio, senza distogliere il suo sguardo serio dal mio e poi si alza.
"Aspetta! Dove vai?" Gli chiedo, piena di paura che mi lasci di nuovo sola.
Che lui se ne vada ancora.
"Non andartene. Hai detto che saresti rimasto fin quando avrei voluto e io voglio che tu stia qui."
So bene quanto io possa sembrare disperata in questo momento, cosa che sono davvero, ma pare l'unico modo per non rimanere sola.
"Resto solo se tu mi dici che cosa stavi facendo quando mi sono svegliato."
La sua schiena è davanti a me, eppure io mi sento come se il suo sguardo mi stesse mettendo a nudo l'anima. Arrossisco e punto i miei occhi sulle coperte, rendendomi conto solo ora di essere nella mia stanza.
Ma come faccio a essere sempre con la testa sulle nuvole?
Raccolgo le idee, per trovare una scusa che mi impedisca di dire la verità, ma un suo sospiro rassegnato mi fa cambiare idea.

"Ti stavo osservando!" Quel che esce dalla mia bocca è la pura verità, in un grido acuto e disperato.
Vedo di nuovo le gambe toniche di James fermarmi e posso immaginarmi la soddisfazione sul suo volto.
Se solo io non andassi a fuoco, sarebbe tutto più facile.
"E perché lo facevi?"
Troppe domande.
"Ehi! Io ho portato a termine la mia parte di patto, ora tocca a te. Torna qui." Dico, cercando di assumere un tono deciso e autoritario, ma lui scoppia a ridere e dice solo che i patti sono cambiati.
Mi torturo le mani, mi mordo il labbro inferiore e penso.

"I patti possono cambiare, quindi?" Ribatto con una nuova consapevolezza nella voce.
Vedo i suoi muscoli irrigidirsi e il suo tornare con lo sguardo volto verso di me, sembra essere fatto a rallentatore, ma il sorriso che vede su di me non deve piacergli.
"Oh, no. Non ci provare." Fa qualche passo indietro, ma poi ci ripensa e si lancia sul mio letto, mancandomi solo per pochi millimetri.
"Il patto è cambiato di nuovo, io resto e tu rispondi a quella domanda. Siamo pari."

"Posso farti una domanda?"
Dopo minuti interi di silenzio, mi pare strano sentire di nuovo la sua voce.
"Me l'hai già fatta." Ribatto, alzando le spalle.
Borbotta il mio nome, in un chiaro segno di disappunto.

"Posso farti due domande?"
Un ghigno malefico compare sulle mie labbra e mi volto verso di lui.
"Già esaurite."
Alza gli occhi al cielo e poi li assottiglia nella mia direzione.

"Posso farti quattro domande?"
Ed è proprio qui che volevo arrivare.
"Le hai fatte."
I suoi occhi si spalancano e posso vedere le rotelle del suo cervello fumare per capire dove sta la quarta domanda e poi ci casca: "Ma quando?"

Scoppio a ridere, consapevole di averlo portato dove volevo io.
"Charlotte!" Mi urla nelle orecchie, facendomele tappare di conseguenza senza smettere di ridere.
"E va bene, l'hai voluto tu!"
Mi si scaglia contro, facendomi il solletico sui fianchi e io inizio a dimenarmi, chiedendo pietà.

"La smetti di ridere?" Annuisco alla sua domanda, incapace di concludere una parola al primo colpo e quando lui smette, lo trovo a cavalcioni su di me e con i miei polsi bloccati sopra la mia testa dalle sue mani.
"Allora, posso farti una domanda?"
Ed è proprio nel momento in cui annuisco che la consapevolezza della posizione in cui siamo mi cade addosso e le mie guance si imporporano.
Oh, James!

Ehi bella gente!
Ma quanto mi potete adorare? 😏

Ricordatevi che la calma, nei miei libri, preannuncia solo un grande casino poco dopo, quindi godetevi questi capitoli calmi finché potete, perché presto torneranno quelli difficili da digerire.

Ditemi le vostre impressioni su questo capitolo e sì, Wik_Mellow e Lou_Marie_Allie potete sclerare a più non posso. 😂😂😂
E non preoccupatevi, il prossimo capitolo sarà molto "peggio" sotto questo punto di vista 😏
Preparatevi!

La scena è più o meno questa, solo senza la mano di James attorno al collo di Charlotte e sdraiati sul letto con lui a cavalcioni di lei.
Ma bando a questi futili dettagli ahahah

Al prossimo capitolo!

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