Capitolo III: Genesi di un'amicizia
Capitolo III: Genesi di un'amicizia
Il lunedì seguente alla cerimonia in memoria di Jean Grey, Scott ricominciò a tenere lezione; era infatti l'insegnante di matematica della Scuola di Xavier per Giovani Dotati, come suonava il nome ufficiale, irriverentemente chiamata Scuola Superiore per Mutanti dai suoi studenti. Ciò fece molto piacere a Charles ed a Miriam, perché significava che il processo di guarigione era iniziato e, sebbene la strada fosse ancora lunga, il giovane stava ricominciando a vivere.
Quello stesso pomeriggio, Darkarrow stava percorrendo il vialetto che dall'ingresso posteriore portava all'erbario, con l'intenzione di raccogliere qualche pianta medicinale, quando notò Rogue raggomitolata in un angolo, le braccia attorno alle gambe raccolte, il volto premuto tra le ginocchia. Le sue spalle erano scosse da un pianto silenzioso.
Preoccupata, Miriam si avvicinò, facendo attenzione a produrre del rumore camminando in modo da non spaventare la ragazza. Marie alzò stizzosamente lo sguardo per vedere chi stava invadendo la sua privacy, ma constatando che si trattava della sua omonima si rilassò (Miriam e Marie sono varianti di Maria, N.d.A.).
La donna si sedette a terra accanto a lei e le circondò le spalle con un braccio; Rogue indossava un cardigan di lana grigio scuro e lei un giubbotto di velluto a coste, per cui non correva alcun pericolo di toccare inavvertitamente la sue pelle, con le conseguenze devastanti che ciò comportava.
"Cosa c'è, Marie?", le domandò sottovoce, dolcemente. La ragazza si asciugò gli occhi con una mano e singhiozzò.
"Oh, Miriam, è così frustrante!", proruppe, "Vorrei tanto poterlo abbracciare, baciare, e invece non posso neppure sfiorarlo, altrimenti rischio di ucciderlo!"
La donna non ebbe bisogno di chiederle di chi stesse parlando: Marie e Bobby Drake erano innamorati da diversi mesi, ma la mutazione di lei vietava loro l'intimità a cui aspiravano tutti gli adolescenti al primo amore.
"È demoralizzante, lo so", mormorò Miriam, con compassione, "ma devi aver pazienza: prima o poi, con l'aiuto del professore e mio, riuscirai a controllare il tuo talento, ed allora tu e Bobby potrete stare insieme come desiderate."
Charles stava infatti tentando di insegnare a Marie il modo di controllare coscientemente i centri nervosi che governavano il suo dono, e Darkarrow si sottoponeva alla verifica lasciandosi toccare perché, grazie alle sue capacità rigenerative, riusciva a combatterne gli effetti letali.
"Sì, può darsi...", sussurrò Rogue, avvilita, "ma quanto tempo ci vorrà? E se Bobby si stanca di aspettare?"
Miriam esitò prima di rispondere: la ragazza aveva il morale a terra, ma incoraggiarla troppo avrebbe potuto rivelarsi disastroso, sul lungo termine. Decise di essere realista:
"È una possibilità, certo. Ma se si verificasse, significherebbe che lui non ti ama abbastanza. Ricordati che il sesso non è il fondamento dell'amore, ma semplicemente la sua espressione fisica. Non è col sesso che trattieni un uomo al tuo fianco, ma col sentimento, che è molto più difficile da coltivare e mantenere nel tempo."
Rogue sospirò e strinse le labbra, annuendo: sapeva che l'amica più anziana aveva ragione. Il problema era che lo sapeva la sua mente, ma il suo cuore non voleva accettarlo.
"So che è difficile", continuò Miriam, con simpatia, "ma cerca di vedere la vostra attesa come una verifica dei vostri sentimenti. Quando verrà il momento, sarà ancora più bello."
Marie prese un fazzoletto dalla tasca e si soffiò il naso.
"Mi chiedo come sarà", mormorò, arrossendo, "Non sono mai stata con un ragazzo..."
Le regole alla scuola di Xavier erano molto severe, in fatto di sesso, ma erano applicabili soltanto ai ragazzi minorenni; ai maggiorenni veniva imposto soltanto di prendere le dovute precauzioni e di essere discreti. Marie e Bobby avevano entrambi già compiuto diciotto anni, e comunque sarebbe trascorso ancora parecchio tempo prima che potessero fare l'amore. Tuttavia, Darkarrow pensò che non era mai troppo presto per certe cose.
"Tua madre non ti ha mai parlato?", si informò, con delicatezza. Rogue scosse la testa:
"No, è una donna molto tradizionalista", rispose, "Quello che so me lo hanno detto le amiche."
Miriam sospirò: tra coetanee è molto facile raccontarsi le cose, ma spesso sono imprecise quando addirittura false.
"Vieni", decise, "andiamo dentro. Qui fa troppo freddo per tenere lezione."
Fecero tappa in biblioteca, dove la donna prelevò un testo di anatomia, poi salirono al primo piano; mentre entravano in una delle sale da studio, Miriam pensò che non sarebbe stato male tenere una lezione simile anche per le diciassettenni Jubilee, Kitty, Dani e la quindicenne Rahne. Inoltre, alla prima occasione avrebbe parlato anche con Hank, che poteva istruire adeguatamente Bobby e Peter, i due ragazzi più adulti. Ignorare il fatto che erano sessualmente maturi significava soltanto aumentare le possibilità che si verificassero situazioni dalle conseguenze spiacevoli.
La lezione che tenne quel giorno con Rogue fu completa: cominciò dall'anatomia, supportata dalle immagini del testo medico, proseguì con la descrizione dettagliata del ciclo femminile, e poi con l'illustrazione delle varie tecniche anticoncezionali. All'inizio Marie era imbarazzata, ma vedendo che la sua amica trattava l'argomento con la naturalezza di qualsiasi altro, si rilassò ed ascoltò con grande attenzione, ponendo molte domande.
Il risultato di quell'iniziativa fu che, il pomeriggio seguente, Wolverine andò in cerca di lei, trovandola che si stava dirigendo alle scuderie in tenuta da cavallo, evidentemente intenzionata ad uscire per una passeggiata in groppa a Sirona.
"Posso rubarti un minuto?", le domandò, ed al suo cenno d'assenso proseguì:
"Grazie per aver parlato con Marie", disse, coi suoi abituali modi spicci. Per un momento Miriam rimase perplessa, poi rammentò il tipo di rapporto che esisteva tra Logan e la ragazza ed annuì:
"Ho fatto le veci di sua madre", spiegò, "una sciocca donna dalla mentalità arretrata che non si rende conto che la conoscenza è l'arma migliore per affrontare la vita."
"Sono d'accordo", dichiarò Logan, pensieroso, "Era da un po' che io stesso volevo parlarne, con Marie, ma pensavo che fosse un argomento che è meglio trattare con qualcuno del proprio sesso, per cui non riuscivo mai a decidermi. Vorrei che Bobby avesse un amico altrettanto intimo", concluse.
"Potrebbe farlo Hank", disse Miriam, ricordando le sue riflessioni del giorno precedente, "Mi ha detto che intende rimanere."
"Rinunciando al NIFGR?", trasecolò Wolverine, sollevando un sopracciglio: il dottor Henry McCoy era ricercatore biochimico presso il prestigioso National Institute For Genetic Research, l'equivalente della NASA nel campo della genetica, e davanti a sé aveva una brillante carriera, "Ammirevole", concluse a bassa voce.
"La scuola significa per lui più della sua carriera", confermò la donna, "Gli dirò di parlare con Bobby, e anche con Peter", aggiunse.
"Già, anche lui è abbastanza grande da prendersi le sue responsabilità", osservò Logan. La sua scelta delle parole piacque a Miriam, che assentì.
"Beh, vedo che stavi per andare a fare una cavalcata", disse l'uomo, "Non ti trattengo oltre."
"Vuoi venire con me?", lo invitò lei d'impulso. Logan rimase interdetto.
"Uh, non so cavalcare", rispose, "...credo", aggiunse, aggrottando la fronte. Vedendola inarcare le sopracciglia, confusa, spiegò:
"Sai, la mia amnesia."
"Oh!", fece lei, comprendendo di colpo, "Beh, non fa niente", disse con un vago senso di delusione, cominciando a voltarsi per allontanarsi in direzione delle scuderie. Improvvisamente Wolverine si accorse di voler prolungare il piacere della sua compagnia.
"Però posso provarci!", proruppe. Il sorriso che lei gli rivolse fece fare una capriola al suo cuore.
"Allora andiamo", lo invitò Miriam, precedendolo.
A Stanislaw, l'anziano ma arzillo stalliere di origine polacca che lavorava alla scuola fin dalla sua fondazione, la donna chiese Nice Boy, un castrone roano dal carattere tranquillo adatto ad un principiante, pregandolo di sellarlo. Logan osservò con interesse il procedimento, poi Stanislaw gli porse le redini e lo invitò a condurre il cavallo in cortile.
"Basta tirare gentilmente", lo istruì, facendogli vedere. Logan eseguì tranquillamente, senza il disagio che molti provano durante il primo approccio con questi animali, causato dalla loro mole abbastanza importante.
Miriam aveva intanto sellato la sua Sirona e li seguì in cortile, dove fece vedere a Logan come montare. Dopo un momento di perplessità, l'uomo mise il piede sinistro nella staffa e si issò in groppa con inaspettata scioltezza, senza bisogno d'aiuto da parte del volenteroso Stanislaw.
Osservando la sua postura, rilassata e sicura, Darkarrow arricciò le labbra:
"Secondo me, sai cavalcare perfettamente ed il tuo corpo lo rammenta malgrado la tua amnesia."
Wolverine si mosse un poco sulla sella per trovare la posizione più comoda, poi annuì:
"In effetti, mi sento a mio agio. Però le staffe sono troppo corte..."
"Ci penso io", si offrì Stanislaw. Sveltamente, gliele regolò, poi gli porse le briglie.
"Buona passeggiata", augurò loro.
"Grazie, a più tardi", lo salutò Miriam, mentre Wolverine gli rivolgeva un cenno di commiato.
"Ti faccio strada", disse la donna, scuotendo le redini. Obbediente, la giumenta di mise al passo; Logan ebbe solo un attimo di indecisione, poi scosse a sua volta le redini e Nice Boy seguì Sirona.
Mentre uscivano dal cortile, Miriam tenne d'occhio Logan, e lo vide stare in arcione in modo del tutto naturale. La sua supposizione che sapesse cavalcare alla perfezione si trasformò in certezza, così qualche minuto dopo gli propose:
"Proviamo un piccolo trotto?", e diede di tallone alla sua cavalla. Wolverine la imitò senza sforzo, ed anzi, quando si furono allontanati, azzardò di aumentare l'andatura al trotto. Sentendosi di minuto in minuto sempre più sicuro, sorrise tra sé, poi si girò verso Miriam e domandò:
"Come sto andando?"
"Impeccabile", rispose lei, "Quando vuoi, possiamo provare il galoppo."
Dopo la linea d'alberi che delimitava il confine esterno del parco che circondava la magione, c'era campagna a pascolo, libera ed appena ondulata; oramai persuaso della propria abilità, Logan lanciò Nice Boy al galoppo, subito imitato da Miriam su Sirona.
Reso euforico da qualche ricordo, piacevole per quanto annebbiato, l'uomo proruppe in una risata, voltò la testa verso Miriam e vociò:
"È fantastico!"
Lei gli sorrise ed annuì, assolutamente d'accordo.
Galoppare è, strano a dirsi, più facile che trottare, ma richiede uno sforzo fisico non indifferente e dopo una decina di minuti Darkarrow diminuì l'andatura; avvedendosene, anche Wolverine tirò leggermente le briglie per far rallentare Nice Boy, sebbene si sentisse riluttante ad interrompere quella corsa entusiasmante, e si lasciò raggiungere.
"Perché ti sei fermata?", le domandò quando gli fu vicina.
"Sebbene tu abbia dimostrato di essere un cavallerizzo provetto", gli rispose Miriam, "sono almeno quindici anni che non cavalchi e, se esageri, i tuoi muscoli domani te lo ricorderanno in modo piuttosto spiacevole: spalle e schiena, ma anche glutei e cosce."
Poter guarirsi quasi istantaneamente non significava l'esenzione completa dall'indolenzimento dovuto ad un'attività muscolare inusuale, sebbene i tempi di recupero fossero ridotti a pochi minuti invece di uno o due giorni. Wolverine però non era abituato a sentirsi dire cosa doveva fare e cosa no, in special modo da quella che, dopotutto, era ancora un'estranea; si accigliò e stava per ribattere con una certa dose di stizza, quando si rese conto che Miriam gli stava sorridendo. La sua espressione di scusa e di comprensione, come se sapesse esattamente cosa gli stava passando per la testa, lo disarmò completamente e gli legò la lingua.
"Uhm...", barbugliò, "Penso che tu abbia ragione."
Andarono al passo per qualche minuto, fino a raggiungere la sponda di un laghetto; vicino ad un gruppo di alti alberi dalle chiome ingiallite dall'autunno, Miriam tirò le redini di Sirona e smontò, camminando sul tappeto di foglie secche che ricopriva l'erba sotto le piante.
"Proprio un bel posto", commentò Logan, scendendo a sua volta da cavallo, "Non c'ero ancora mai stato."
"Ci si può fare il bagno, d'estate", disse Darkarrow, "È una piacevole alternativa alla piscina."
"Ah, lo credo", commentò l'uomo. All'improvviso ebbe la visione di Miriam che usciva dalle onde del mare, nuda e bellissima come la Venere del Botticelli. Il respiro gli si mozzò in gola, non tanto perché la ritenesse una scena erotica, quanto piuttosto un emozionante ricordo del passato. Ma quale passato? Certamente lui e Miriam non si erano mai incontrati prima, altrimenti almeno lei lo avrebbe rammentato. Quindi come poteva ricordare quella scena? L'aveva forse sognata?
"Cosa c'è, Logan?" lo interrogò Darkarrow a bassa voce. Lo sguardo di Wolverine, perduto nel vuoto, saettò verso di lei in un moto quasi spaventato.
"Come...?", farfugliò l'uomo, confuso.
"Sei impallidito di colpo", spiegò lei, avvicinandosi e posandogli una mano sul braccio, "Stai male?"
Il suo tono era sinceramente preoccupato; Logan scosse la testa in segno di diniego:
"No, no, sto bene... È solo che ho avuto una specie di flashback", spiegò esitando. Finora qualcosa di simile era accaduto solo nei suoi incubi concernenti gli atroci esperimenti a cui era stato sottoposto nella base di Alkali Lake; non era mai successo mentre era sveglio, e mai aveva riguardato qualcosa di piacevole.
"Un déjà vu? Come se fossi già stato qui?", indagò la donna, profondamente interessata.
"No, era un'altra scena", disse Logan, poi fece una pausa: a dispetto della sua naturale diffidenza verso gli estranei, sentiva un forte desiderio di confidarsi con lei, ma forse non era il caso di dirle tutto, "Ti ho vista al mare", raccontò, "Stavi uscendo dall'acqua e camminavi verso di me... Ma cosa significa?", la guardò fissamente, "Non ti ho mai incontrata prima della scorsa settimana, eppure mi è sembrato subito di conoscerti, e adesso... questa specie di ricordo. Che vuol dire?"
Per un tempo che parve infinito, Miriam sostenne lo sguardo dei suoi occhi bruni. Rifletteva. Anche lui provava la sensazione che si fossero già incontrati.
"Non ne sono sicura", rispose infine, lentamente, "Sono molto fisionomista, difficilmente dimentico una faccia, anche se sono passati molti anni. Appena ti ho visto la prima volta ho pensato di conoscerti, ma non riesco a ricordare dove posso averti già incontrato. A meno che..."
S'interruppe di botto, mordendosi un labbro. L'ipotesi che le si era affacciata alla mente era frutto delle sue personali convinzioni spirituali, in cui era giunta a credere profondamente da molti decenni, oramai: com'era che non ci aveva pensato prima?
"A meno che?", la sollecitò Logan, incuriosito. La donna esitò, quasi sicura che lui non le avrebbe creduto. Tuttavia Wolverine meritava una spiegazione, per quanto fantastica potesse apparirgli.
"Forse non è stato in questa vita", rispose quindi, con semplicità. Lui si limitò a fissarla per un lungo momento, sbattendo lentamente le palpebre. Poi scosse la testa.
"Io non credo in queste cose", affermò con decisione. Miriam si strinse nelle spalle:
"Nessuno ti obbliga", disse quietamente, "ma per il momento non ho una spiegazione migliore."
Wolverine pensò d'averla offesa.
"Non voglio dire che non sia vero", si affrettò a dichiarare, "Solo che non ci credo, ecco."
"Neppure io ci credevo, un tempo", gli rivelò la donna, sorridendogli per nulla oltraggiata, "ma ad un certo punto ho cambiato idea."
Si accorse di avere ancora la mano posata sul braccio di Logan e la ritirò.
"Su, smettiamola con questi discorsi metafisici", lo esortò in tono leggero, "altrimenti finisco col farti una conferenza sull'antica religione dei Celti."
Una lampadina si accese nella mente di Logan.
"Ah, ecco cos'era!", esclamò, ed al suo sguardo interrogativo spiegò, "Voglio dire, la cerimonia per Jean era un rito celtico, vero?"
"Esatto", rispose lei, un po' sorpresa che lui lo sapesse, "Almeno, di ispirazione celtica, dato che non esistono testimonianze scritte sullo svolgimento delle loro funzioni religiose."
Wolverine annuì, come se qualcosa gli fosse diventato chiaro.
"Questo fa di te una druida, quindi", concluse.
"Mi fregio di questo titolo, sì", confermò Miriam, "Nessuno mi ha sottoposto ad una cerimonia d'iniziazione, ma so di essere stata chiamata dalla Dea."
"Com'è accaduto?", domandò Logan, prima di rendersi conto che forse si trattava di qualcosa di troppo personale da raccontare ad un quasi estraneo, "Scusami, non voglio essere indiscreto."
"Lo so", disse lei, "ma posso capire la tua curiosità, ed in fondo mi fa piacere: non mi succede spesso di parlare delle mie convinzioni spirituali con qualcuno, tranne che con Ro, la cui fede è molto simile alla mia. Comunque il cambiamento è avvenuto per gradi, senza che me ne accorgessi, ed un bel giorno mi sono trovata davanti alla constatazione d'aver mutato fede. Non è stato facile, per me nata e cresciuta nella religione cattolica in un Paese cattolico: sono andata in crisi, ed è durata settimane. Ma infine mi sono dovuta arrendere all'evidenza: non ero più cristiana. La Dea mi aveva chiamato, ed io avevo risposto senza rendermene conto. Ormai non potevo più tornare indietro."
Logan si grattò una lunga fedina; il suo volto esprimeva perplessità.
"Non sono mai stato molto interessato alla religione", le svelò, "Non è da me discutere di queste cose."
"Io preferisco parlare di spiritualità piuttosto che di religione", affermò Miriam, "La prima implica qualcosa di individuale, di personale; la seconda sottintende un'istituzione, un dogma. Una persona può non praticare alcuna religione, non appartenere ad alcuna fede, eppure avere una vita spirituale ugualmente molto ricca."
Logan si ritrovò ad annuire, dichiarandosi d'accordo. Erano cose a cui non aveva mai pensato, eppure gli venivano spontanee. Che strano...
Poi gli sovvenne un particolare.
"Durante la cerimonia per Jean hai detto che coloro che l'hanno amata la incontreranno ancora. Ciò vale per tutti?"
"Certamente", confermò la donna, "Coloro che si sono molto amati si ritroveranno sempre."
"Allora Scott ritroverà Jean?"
"Io credo di sì."
"E torneranno ad innamorarsi?"
"Dipende dal modo in cui si relazioneranno. Potrebbero ritrovarsi come compagni d'armi, oppure madre e figlio, o maestro ed allieva, sorelle, amici. Da una vita all'altra cambiamo, possiamo essere uomo o donna, avere età diverse, ma finiamo sempre con l'incontrare le stesse persone, sia nel bene che nel male. E se abbiamo contratto un debito spirituale in una vita, lo pagheremo nella successiva."
L'uomo corrugò la fronte:
"Che cosa significa?"
"Vedi, Logan...", rispose Miriam lentamente, "non solo coloro che si sono molto amati tornano ad incontrarsi, ma anche coloro che si sono molto odiati. I sentimenti forti perdurano da una vita all'altra finché non vengono risolti."
Improvvisamente, Wolverine si irrigidì e strinse i pugni.
"Stryker...", mormorò con astio. Darkarrow annuì gravemente:
"È possibile che il vostro non fosse il primo incontro", confermò, "Forse lui ti stava tormentando fin dalla notte dei tempi. Ma poiché in questa vita sei riuscito a sfuggirgli prima ed a vendicarti di lui dopo, ritengo che il cerchio si sia spezzato."
Qualcosa nell'anima di Logan si sciolse, come se un blocco di ghiaccio in precedenza mai sfiorato dal calore si stesse finalmente dissolvendo dentro di lui. Miriam aveva ragione.
Stupefatto da quella sensazione, guardò la donna che gli stava davanti con occhi che riflettevano perfettamente la sua meraviglia.
"Mi sento...", cominciò, annaspando alla ricerca di parole che potessero descrivere in modo adeguato ciò che stava provando, "Mi sento come se di colpo mi fosse stato levato un peso enorme dalle spalle."
Il lento sorriso di Miriam fu come il sole che spuntava da dietro una nuvola: caldo, luminoso, apportatore di gioia e di vita. Il cuore di Wolverine trovò in esso un conforto che solo Rogue era riuscita a fargli intravedere ma che ora, grazie a Darkarrow, gli si rivelava in pieno.
"Allora forse la mia ipotesi è giusta", commentò la donna, "È proprio così che ci si sente quando si scioglie una sequenza spirituale negativa."
"A te è mai capitato?", volle sapere Logan, e rendendosi conto di essere stato nuovamente troppo indiscreto si affrettò a specificare, "Voglio dire, sei così sicura di quello che dici che sembrerebbe di sì."
"Infatti è così", confermò lei, senza imbarazzo, "E non una volta sola."
I cavalli si erano allontanati di qualche passo per pascolare l'erba. Wolverine si sedette a terra, ai piedi dell'albero più vicino. Si sentiva leggero come mai prima in vita sua, almeno per i quindici anni che riusciva a ricordare, e nello stesso tempo spossato. Miriam andò a sedersi accanto a lui; per qualche minuto rimasero in silenzio a contemplare la superficie dell'acqua, appena increspata da una brezza gentile.
"Dunque tu pensi che noi due potremmo essere stati... vicini, in un'altra vita?", domandò infine Logan, suo malgrado affascinato da quell'ipotesi.
"Spiegherebbe l'inspiegabile", fu la semplice risposta di Miriam.
"Ma è possibile riconoscersi, da una vita all'altra?", insistette lui.
"Accade, sebbene sia molto raro. Deve essersi trattato di una relazione davvero profonda."
"Di quale genere?"
Lei si strinse nelle spalle ed allargò le braccia indicando di non saperlo:
"Di qualsiasi genere. Potremmo essere stati amanti, oppure padre e figlio, o fratelli, o maestro e discepola. Potremmo essere stati maschio e femmina, oppure entrambi l'uno o l'altra. Potremmo essere stati coetanei, oppure potrebbero esserci stati trenta, cinquant'anni di differenza tra di noi. Qualsiasi supposizione è ugualmente valida."
Non per Logan: la vivida immagine che aveva visto, la sensazione altrettanto netta che ne aveva ricavato, indicavano certamente una relazione amorosa. Preferì però tenerlo per sé, come sempre geloso delle proprie emozioni.
"Ho sentito qualcuno parlare di Halloween", disse, cambiando discorso, "Mi pare d'aver capito che di solito fate una festa, qui alla scuola, ma dato il lutto per Jean dicevano che forse stavolta Xavier non l'avrebbe ritenuto opportuno."
"Se si parla della festa danzante a tema horror che facciamo tutti gli anni, sono d'accordo", annuì Miriam, "Ma dato che oltre al lato giocoso c'è quello molto più serio di celebrazione per i defunti, faremo qualcosa di più sobrio. Niente costumi macabri, niente musica scatenata, ma certamente una bella cena, e forse qualche danza; poi a mezzanotte terrò in privato la cerimonia del fuoco."
"La cerimonia del fuoco?"
Miriam si voltò verso di lui:
"Rischi un'altra conferenza", lo ammonì sorridendo. Logan sollevò un sopracciglio:
"Sono disposto a correre il rischio."
"Okay, uomo avvisato mezzo salvato..."
Darkarrow fece una pausa per cercare di condensare in poche parole le molte cose da dire, perché non aveva nessuna intenzione di annoiare il suo inatteso, per quanto interessato, interlocutore.
"Halloween è quanto rimane dell'antica festa celtica di Samhain (pron. Sòuin, N.d.A.)", esordì, "Essa celebrava la fine dell'anno vecchio e l'inizio di quello nuovo, ma non era semplicemente un capodanno come usiamo oggigiorno, bensì un momento di transizione molto importante. Era il tempo in cui le greggi e le mandrie venivano ritirate dai pascoli e ricoverate negli ovili e nelle stalle per svernare. Era anche il tempo in cui gli uomini dovevano prepararsi ad affrontare l'inverno, una stagione densa di pericoli causati dalla fame e dal freddo, pericoli che sarebbero cessati soltanto con l'arrivo della primavera. Intanto bisognava prepararsi a superare la metà oscura dell'anno, in attesa che il sole riprendesse forza per donare nuova vita alla terra. Per simboleggiare ciò, venivano spenti tutti i fuochi delle case e la gente si raccoglieva tutta assieme; i druidi accendevano un fuoco sacro, al quale poi tutti gli altri, per mezzo di torce, avrebbero riacceso quelli delle loro case; poi si faceva festa, banchettando con il cibo che non avrebbero potuto conservare durante l'inverno. Io ho adattato e semplificato questa cerimonia, anzitutto anticipando il banchetto al normale orario di cena, dato che i ragazzi non sono in grado di star svegli tutta la notte, e poi simboleggiando i fuochi con le candele. Poi si prosegue con la classica festa in maschera."
"Wow", fece Logan, colpito, "Ma è molto diverso da Halloween: dov'è il collegamento?"
"Nell'usanza di travestirsi con costumi spaventosi", spiegò Miriam, lusingata dal perdurare del suo interesse, "Vedi, come tutti i momenti di transizione, la notte di Samhain non appartiene al tempo normale, al passato dell'anno che se ne sta andando o al futuro dell'anno che sta arrivando; è invece un momento al di fuori del tempo, in cui la barriera che separa i mondi si fa più sottile ed è possibile attraversarla, di modo che i vivi possono comunicare con i morti e viceversa. Non è una cosa priva di pericoli, ed era pertanto lasciata a coloro in grado di gestirla, ovvero i druidi, i quali avevano il compito di proteggere gli altri dalle eventuali manifestazioni negative del mondo degli spiriti. Oggigiorno che i druidi non esistono più, la gente deve proteggersi con altri sistemi: è da qui che nasce l'usanza di mascherarsi, in modo da non farsi riconoscere da coloro che vengono a cercarci dall'Altromondo."
"Straordinario...", mormorò Wolverine, sempre più intrigato.
"Per oggi basta", decise Darkarrow, "Non voglio esagerare, il troppo stroppia!", aggiunse ridendo, "E poi il sole sta calando e tra poco farà freddo. Devi sapere, Logan", continuò, mentre si alzavano e si avvicinavano ai cavalli, "che io amo molto i climi caldi e perciò ho proposto parecchie volte a Charles di spostare la scuola altrove, in Florida o nel sud della California per esempio, ma lui ogni volta mi risponde che da una parte ci sono gli uragani e dall'altra i terremoti, e che perciò è preferibile rimanere qui a Westchester."
"Chuck sa essere testardo come un mulo", commentò Logan, con impertinenza. Miriam ridacchiò:
"Ti do pienamente ragione!"
Rimontarono sulle rispettive cavalcature e tornarono verso la magione al galoppo, rallentando prima di arrivare alla linea d'alberi che delimitava il parco che la circondava, in modo da non correre il rischio di travolgere qualcuno che stava passeggiando.
Stanislaw li sentì arrivare ed andò loro incontro.
"Allora, signor Logan, le è piaciuta l'esperienza?", domandò mentre smontavano. Inutilmente in passato Wolverine gli aveva chiesto di lasciar perdere il signore, era come parlare al muro.
"Moltissimo, grazie", rispose, "Penso che ci riproverò."
"Venga quando vuole", lo invitò lo stalliere, allungando le mani per prendere le briglie di Nice Boy e condurlo dentro. Accennò a fare lo stesso con Sirona, ma Miriam scosse il capo:
"Ci penso io, Stanislaw."
Portò la giumenta fino al suo box e cominciò a dissellarla. Logan lo notò e, poiché non sapeva o, molto più probabilmente, non si ricordava come fare, seguì il polacco nello stallo del castrone.
"Mi insegni?", domandò. Stanislaw fu ben lieto di accontentarlo.
Dopo aver tolto la sella ed i finimenti, strigliarono i cavalli, controllarono gli zoccoli, ed infine si assicurarono che nella mangiatoia avessero cibo a sufficienza. Darkarrow parlò a Sirona per tutto il tempo, ed a Logan pareva quasi che la giumenta capisse ciò che la padrona le diceva, tanto le prestava attenzione girando le orecchie in direzione della sua voce e seguendola con i liquidi occhi marroni. Quando ebbero terminato, la donna fece un'ultima carezza di congedo alla cavalla.
"Sei molto affezionata a Sirona, vero?", osservò Wolverine mentre rientravano in casa.
"Sì, molto", confermò Miriam, "Sta con me da quand'è nata, otto anni fa. L'ho aiutata a venire al mondo, e poiché la sua genitrice è morta di parto, l'ho nutrita e curata io. Credo che mi ritenga sua madre, e devo ammettere che un po' io la considero mia figlia, per quanto ciò sia possibile tra due esseri diversi come umano e animale."
"Cosa significa Sirona?", s'informò Logan.
"Stella", rispose lei, "È una delle poche parole di sicura origine celtica che si conoscono. Vedi, a parte contratti legali, pubblici o privati, i Celti non usavano la scrittura e preferivano tramandare tutto oralmente, leggi, usi, costumi, tradizioni, storie e leggende: era il compito dei bardi. Solo in epoca assai tarda iniziarono a lasciare scritti, alcuni bilingue con latino o greco, di modo che gli archeologi e i linguisti sono stati in grado di tradurli almeno in parte. Tuttavia, le loro lingue si sono estinte con la conquista romana; in epoca moderna, loro discendenti sono il gaelico irlandese e quello scozzese, così strettamente imparentati tra di loro tanto da essere intercomprensivi, e poi il gallese, il cornico ed il bretone."
"Cornico?", ripeté Wolverine, senza capire.
"La lingua della Cornovaglia", spiegò Miriam, "Era scomparsa circa duecento anni fa, ma grazie al lavoro di pochi appassionati di filologia negli ultimi vent'anni si è tornato a parlarla."
All'incrocio dei corridoi, nell'ala ovest della magione, si separarono, ciascuno diretto in camera propria per fare una doccia e togliersi di dosso l'odore dei cavalli; si sarebbero rivisti a cena.
Infilandosi sotto il getto d'acqua calda, Logan si domandò cosa gli stava accadendo: religione e spiritualità? Ma quando mai? Erano argomenti che non avevano avuto alcun interesse per lui, fino ad allora. Che cosa era successo, per fargli cambiare idea? O era il fascino di Miriam? Era certamente una bella ragazza (Ragazza? Potrebbe essere la bisnonna di Rogue!), ma in vita sua ne aveva incontrate di molto più attraenti, quindi non poteva essere soltanto l'avvenenza. Ripensò al ricordo di lei che usciva nuda dal mare ed alla sensazione che ne aveva avuto; desiderio fisico, certo – era davvero molto seducente – ma anche uno strano struggimento, qualcosa che gli aveva fatto tremolare le budella. Insomma, che significava? Per lui le donne erano sempre state semplici fonti di piacere carnale, niente di più. Con due sole eccezioni: Rogue e Jean. Amava la prima come una sorellina, e la seconda... per quanto ne sapeva, ne era stato innamorato come mai prima gli era accaduto in vita sua, però lei era di un altro e, sebbene ci avesse provato, non era certo che avrebbe condotto fino in fondo il suo tentativo di seduzione. Volente o nolente, il suo senso dell'onore gli avrebbe dato del filo da torcere. Il suo astio nei confronti di Scott era in gran parte causato dalla consapevolezza che Jean era legata a lui, lo dimostrava il fatto che, ora che lei non c'era più, i loro rapporti erano migliorati in modo considerevole.
Gli tornò alla mente il modo in cui Miriam gli aveva descritto tante cose della sua vita spirituale. Non era salita sul pulpito come un sacerdote, gli aveva parlato con semplicità, da pari a pari, con l'unico intento di soddisfare la sua curiosità. Si rendeva ora conto di essere stato molto sfacciato ad interrogarla su argomenti così personali, ma gli era sembrato che ne parlasse volentieri con lui. Anzi, glielo aveva anche detto. Sperava solo che non fosse stato per educazione. No, aveva l'impressione che Miriam non fosse il tipo da tenersi qualcosa sullo stomaco, se le avesse dato fastidio glielo avrebbe detto, magari gentilmente, ma l'avrebbe fatto. E comunque, era anche strano che si sentisse così tanto a suo agio con lei da fargliele, quelle domande, in primo luogo. Solitamente lui non si fidava facilmente della gente che incontrava. Ci aveva messo un certo tempo perfino con Xavier ed i suoi. Che il suo diverso atteggiamento nei confronti della donna fosse legato alla sensazione di riconoscimento che aveva provato quando l'aveva guardata la prima volta? Era probabile, concluse, chiudendo la doccia ed afferrando l'asciugamano.
* *
Elucubrazioni simili arrovellavano anche Miriam, immersa nell'acqua calda e profumata del bagno, gli occhi chiusi, la testa appoggiata ad un cuscino di gomma sul bordo della vasca. Non era solita parlare tanto liberamente della sua fede religiosa con una persona che conosceva poco e che, soprattutto, non la condivideva. Ma per qualche motivo le era parso naturale aprirsi con Logan. Come se lo conoscesse da molto, moltissimo tempo. Del resto, non lo aveva forse riconosciuto? E lui lei? Più ci pensava e più si convinceva che non lo aveva mai incontrato in questa vita, ma in un'altra. Non trovava altra spiegazione. Coloro che si sono molto amati si ritrovano sempre. Un brivido le serpeggiò lentamente lungo la spina dorsale. Non provava più interesse per un uomo da molti anni ormai, perfino dal punto di vista sessuale. Non aveva avuto moltissimi uomini, nonostante la sua pur lunga vita e le numerose opportunità. Alcune volte aveva creduto di essere innamorata, altre sapeva benissimo di non esserlo. Aveva rinunciato all'amore di un compagno diversi decenni prima, non tanto a causa di esperienze negative – grazie al cielo, non ne aveva avute di così negative – ma per un fatto molto più sostanziale: lei era virtualmente immortale, gli altri no. Il che significava che, prima o poi, avrebbe perduto tutti coloro che amava. Era già accaduto molte volte, ed avrebbe continuato ad accadere per tutta la sua esistenza. Ma non sarebbe mai riuscita ad abituarsi al dolore della perdita, ed ogni volta sarebbe stata straziante come tutte le precedenti. Già paventava il momento in cui Charles sarebbe mancato. Era vero che credeva fermamente nella reincarnazione, e che quindi prima o poi poteva forse incontrare nuovamente le persone cui era stata molto legata, ma sapeva anche che era estremamente difficile riconoscerle.
Grazie alla Dea non poteva avere figli. Ciò che per molti anni aveva considerato una maledizione si era invece rivelato la giusta compensazione per la sua immortalità: se avesse avuto figli, li avrebbe visti crescere, invecchiare e morire, e ciò sarebbe stato intollerabile.
Ma Wolverine era come lei. Capace di rigenerare in pochi istanti tessuti, nervi, ossa, muscoli. Rogue le aveva raccontato che lo aveva visto espellere una pallottola che gli avevano conficcato nel cervello e rialzarsi come se nulla fosse. Immune a qualsiasi malattia. Immortale. Un compagno che sarebbe stato in grado di attraversare i secoli, i millenni con lei...
Miriam fermò subito quel treno di pensieri. Non era il caso di costruire castelli in aria. Certo, raramente aveva incontrato un uomo tanto attraente, alto, atletico, maschio; ulteriore fascino gli era conferito dal mistero del suo passato, da cui emergeva una sofferenza inaudita, certamente fisica, ma anche psicologica e spirituale, che ne aveva fatto un uomo profondamente solo. O almeno, lo era stato, per tutto il tempo che riusciva a ricordare, tanto da non sapere cosa significava non esserlo. Quella era una cosa che stava imparando soltanto ora, non senza una certa dose di resistenza. Soltanto Rogue era riuscita a superare la sua corazza. E forse Jean. L'amica le aveva raccontato dell'attrazione di Wolverine per lei, che l'aveva molto lusingata, addirittura tentata, per un breve momento, ma solo a livello intellettuale: sentirsi desiderata da un uomo diverso da quello che già aveva era stato estremamente gratificante per il suo ego, ma nulla più: il suo amore per Scott era troppo vero, troppo profondo perché prendesse seriamente in considerazione un altro uomo.
E lei, poteva prenderlo in considerazione? Da quello che le avevano raccontato, Logan le sembrava il tipo d'uomo più adatto per una folle avventura di sesso piuttosto che per una duratura storia sentimentale. Uno stallone. Una botta e via. Beh, non ci sarebbe stato niente di male... Ogni tanto il corpo di Miriam faceva sentire le proprie esigenze con troppa forza perché lei potesse ignorarle; quando ciò accadeva, in genere partiva per una vacanza in uno di quei paradisi tropicali che le piacevano tanto, dove non faticava a trovare un buon samaritano. Che Logan vivesse alla magione poteva costituire un ostacolo, ma se fossero stati abbastanza discreti...
Poi scosse la testa: no, non avrebbe potuto farlo, non dopo la conversazione che avevano avuto quel pomeriggio. Perché in quel dialogo aveva chiaramente avvertito la genesi di un'amicizia, e lei non l'avrebbe certamente rovinata per il sesso, una cosa che poteva trovare senza difficoltà anche altrove.
* *
Era la sera del 31 ottobre, Halloween. Per rispetto al lutto per Jean, quell'anno alla scuola non tennero la consueta, allegramente macabra festa, ma si limitarono ad una cena a lume di candela, grosse candele scure collocate su ogni tavolo, sostitute dei fuochi sacri degli antichi druidi celti. Per la maggior parte dei presenti, era solo una suggestiva decorazione, né Miriam voleva diversamente, dato che non era sua intenzione obbligare chicchessia a seguire le tradizioni della fede che aveva scelto per sé. Ma oltre a lei, c'erano alcuni altri che conoscevano il significato simbolico di quelle candele: Charles, Ro, Scott, e adesso anche Logan. Pure Jean lo aveva conosciuto.
Dopo la cena, tutti si dedicarono alle normali attività serali, chi leggendo, chi guardando la TV, chi giocando a scacchi, a biliardino, a qualche videogame, chi chiacchierando.
Miriam rimase alzata fino a che tutti furono andati a dormire, in attesa della mezzanotte. In quella notte speciale, in cui le barriere tra questo mondo e l'Altromondo sono più sottili, intendeva oltrepassare la soglia e andare in cerca di Jean. Aveva bisogno di sapere come stava, se era riuscita a trovare la strada per l'Altromondo ed era in pace, oppure, come spesso accade a chi muore di morte violenta, era ancora sospesa tra i mondi e vagava nel tormento, senza sapere dove andare. In questo caso, Miriam era in grado di aiutarla, indicandole la via.
In camera propria, a mezzanotte in punto Darkarrow accese una piccola candela votiva di colore viola e la collocò sul tavolino di fronte alle due poltrone ai piedi del letto. Si sedette, assumendo una posizione comoda, e si concentrò sulla fiamma. Dopo un po', l'effetto ipnotico le fece sembrare di sdoppiarsi, di uscire dal proprio corpo. Di fronte a lei c'era una vaga luminescenza a forma di portale, che si apriva nel buio. Si fece sulla soglia e chiamò mentalmente: Jean! Jean Grey! Dove sei?
Nessuna risposta.
Jean! Sono Miriam. Mi senti?
Silenzio.
Non era possibile che Jean non la udisse, fosse al di qua o al di là della soglia. Miriam si era posizionata esattamente tra i due mondi proprio per farsi sentire da entrambe le parti. Non era la prima volta che faceva una cosa del genere, e sempre aveva ricevuto risposta.
Tentò diverse altre volte. Sentiva altre presenze, a riprova che non aveva improvvisamente perduto la sua capacità percettiva, ma Jean non comparve.
Alla fine, Miriam rinunciò. Con uno sforzo di volontà, si allontanò dal portale oscuro e rientrò, o le parve di farlo, nel suo corpo. La candela era consumata per metà, e l'orologio le confermò che era trascorsa quasi un'ora.
Dove sei, amica mia, sorella mia...?
* *
"Come fai a dire che non c'è?", domandò Ro, lasciandosi ricadere contro lo schienale della poltroncina. Erano nello studio di Miriam, ed era il pomeriggio del giorno seguente.
"Non è mai successo che non riuscissi a contattare qualcuno nell'Altromondo", affermò la donna, con sicurezza, "Ti dico che Jean non è là."
"E allora sarà da un'altra parte", sentenziò Tempesta, stringendosi nelle spalle, "Forse, essendo cristiana, è in paradiso."
"No, la confessione religiosa non c'entra", ribatté Miriam, scuotendo la testa, "L'Aldilà è l'Aldilà per tutti, punto. E Jean non è lì."
"Se la religione non c'entra, non può essere da nessun'altra parte", affermò la bella donna di colore, passandosi una mano tra i capelli candidi, "Forse non ti ha sentita."
"È possibile", ammise Darkarrow, "ma improbabile. La notte di Samhain è il momento in cui è più facile mettersi in contatto con un trapassato, e finora ci ero sempre riuscita. E va bene, significa che non sono infallibile neppure io", concluse con un sospiro. Era però chiaro che era lontanissima dall'essere convinta di quanto aveva appena detto.
E lo era anche Ororo.
* * *
Trascorsero circa tre settimane. Una sera, dopo mangiato, Rogue attese che Miriam avesse finito di cenare per avvicinarsi.
"Se hai un minuto, volevo mostrarti una cosa", le disse a bassa voce, per non disturbare la conversazione degli altri.
"Ma certo, cara", fu la risposta. Marie vide che Wolverine le stava osservando e gli sorrise:
"Vuoi venire con noi, Logan?"
"Se non disturbo...", borbottò lui, un poco geloso dell'attenzione che la sua giovane protetta rivolgeva a Miriam.
"Non dire sciocchezze!", lo sgridò Rogue, roteando gli occhi, "Andiamo."
I due adulti si congedarono da Charles e dagli altri docenti e seguirono Marie fuori della sala; la ragazza si attaccò al braccio di Logan da un lato e di Miriam dall'altro, conducendoli e sentendosi quasi euforica: non era mai successo prima, stava tra le due persone cui voleva più bene al mondo... Beh, eccettuato naturalmente Bobby. Quanto ai suoi genitori naturali, ormai non contavano più niente nella sua vita, non dopo che l'avevano ripudiata come un mostro.
Li guidò in una delle biblioteche del pianterreno, dove Iceman li attendeva con un grosso tomo aperto su uno dei tavoli da studio.
"Ciao, Miriam... Logan", li salutò il ragazzo, annuendo nella loro direzione. All'inizio Wolverine era stato diffidente nei confronti di Bobby, temendo che potesse ferire Rogue, ma non gli ci era voluto molto per comprendere che il ragazzo voleva davvero bene alla sua sorellina putativa. Così fu con autentico piacere che ricambiò il saluto.
In quel momento non c'era nessun altro, così non dovettero preoccuparsi di tener basse le voci.
"Oggi pomeriggio stavamo facendo una ricerca sull'architettura", raccontò Marie, avvicinandosi al tavolo ed indicando il librone, "quando ci siamo imbattuti in questo."
Girò il volume e mostrò a Miriam una fotografia a tutta pagina che ritraeva un castello medievale, molto ben tenuto e certamente restaurato di recente, che si ergeva sulla cima di un ripido colle a ridosso di una montagna. La vista acuta di Logan distinse agevolmente la didascalia, che recitava Castel Valleogra.
"Ma guarda un po'!", esclamò Darkarrow, "Questa era casa mia!"
Wolverine inarcò le sopracciglia:
"Casa tua?", ripeté abbastanza insulsamente. Lei parve non rilevare l'inconsistenza della sua domanda e prese in mano il libro, osservando attentamente la fotografia.
"Sì, è la dimora ancestrale dei principi di Valleogra", rispose, "La mia famiglia, le cui origini risalgono ufficialmente all'epoca dei Longobardi, ma forse sono ancor più antiche, lo fece costruire attorno al 1250. Mio padre ha dovuto venderlo subito dopo la guerra – la Prima Guerra Mondiale, intendo – per pagare i debiti: aveva fatto una serie di investimenti sbagliati e così nel 1919 era completamente rovinato."
"E ora a chi appartiene?", domandò Bobby, interessato.
"A una società finanziaria", rispose Miriam, facendo spallucce, "Investire in immobili storici e restaurarli, per poi farne alberghi e ristoranti, come hanno fatto con Castel Valleogra, è un'attività redditizia. L'avevano ben capito gli inglesi, ancora cinquant'anni fa."
"Ma a te non spiace che il castello non appartenga più alla tua famiglia?", indagò Rogue.
"Non proprio", rivelò Miriam, "Sai, d'inverno faceva un freddo cane, lì dentro!", spiegò ridendo, "Preferivo di gran lunga il palazzo di città, dotato di maggiori comodità."
"Quello ce l'hai ancora?", volle sapere la ragazza.
"Certo!", confermò Darkarrow, "Ora ospita diversi appartamentini di lusso dagli affitti stellari, ma gli inquilini non mancano mai: vuoi mettere il prestigio di abitare in un palazzo nobiliare?", concluse con ironia.
"Oh!", fece Marie, delusa, "Mi sarebbe piaciuto visitarlo."
Per tutto il tempo Logan se ne era rimasto stranamente zitto. Non era mai stato uno che si fa intimidire da cariche, titoli o posizioni sociali – se ne faceva un baffo dello status di Warren Worthington, per esempio – eppure in quel momento si stava sentendo inadeguato. La vista del castello ed il racconto di Miriam gli avevano fatto toccare con mano il fatto che si trovava ad avere a che fare con una vera principessa, discendente da un casato talmente antico da perdersi nella notte dei tempi. E lui che non ricordava neppure i propri genitori!
Sbuffò senza accorgersene, poi vide che gli altri lo guardavano.
"Scusate", mugugnò, "Devo aver mangiato troppo. Vado a farmi un caffè, ne volete anche voi?"
"No, grazie, per me niente caffè la sera", rifiutò Rogue, ed anche Bobby scosse la testa.
"Io ne prenderò volentieri", disse invece Miriam, deponendo il grosso testo d'architettura, "Vengo con te."
Si congedarono dai due ragazzi, lasciandoli soli, e si recarono in cucina, dove Edna stava finendo di rigovernare.
"Piaciuta la cena?", si informò la donna mentre riponeva delle pentole.
"Come sempre, cara Edna!", le assicurò Miriam, e Logan annuì per confermare, "C'è del caffè?"
"No, è finito. Ve ne faccio di fresco", si offrì l'altra, "Andate a sedervi in salotto. Ci sono anche Ro e quello nuovo, come si chiama, il tedesco..."
"Kurt", suggerì Logan.
"Ecco, sì. Stanno guardando Enterprise."
"Oh, mi ero dimenticata che stasera c'era Star Trek!", esclamò Miriam, affrettandosi alla porta, "Grazie, Edna."
Logan si affrettò a seguirla.
"Allora sei una trekkie?", indagò, divertito.
"Fin dai tempi del capitano Kirk", confermò Darkarrow, aprendo la porta del salotto. Nightcrawler e Ororo erano seduti su un divano di fronte al grande televisore al plasma, intenti a fissare lo schermo, dove in quel momento passava della pubblicità. Udendoli, si girarono a guardare, e Miriam ebbe la netta impressione che avrebbero preferito rimanere da soli. Non che avessero l'aria seccata, o che avessero fatto smorfie alla loro comparsa, era qualcosa di indefinito, una sensazione. Poi Miriam ripensò a certi sguardi che aveva intercettato a tavola e le si accese una lampadina nel cervello: quei due si piacevano. Solo che fare marcia indietro adesso sarebbe apparso fuori luogo: significava che, per la durata del telefilm, avrebbero dovuto sopportare la loro presenza.
"Ciao!", disse sorridendo, fingendo totale inconsapevolezza, "Se non era per Edna dimenticavo che c'è Enterprise."
"Mi sembrava strano infatti che non venissi a vederlo", commentò Ro mentre l'amica si sedeva sul divano a fianco, "Sai, anche Kurt è un appassionato."
"Davvero?", fece Darkarrow, lieta della notizia, "Io sto collezionando i DVD."
"Wunderbar!", esclamò Nightcrawler, "Purtroppo ho perso molte puntate, specialmente di Voyager, magari potresti prestarmi qualche DVD?"
"Molto volentieri", annuì la donna, poi non resistette alla tentazione di provocare Ororo, "E tu, Ro, da quando guardi Star Trek? Pensavo che non ti interessasse..."
"Vero", confermò Tempesta con finta nonchalance, ciò nondimeno Miriam vide chiaramente dall'irrigidirsi delle sue spalle che si era messa sulla difensiva, "ma neppure mi dispiace, e comunque l'entusiasmo di Kurt mi ha incuriosito."
Il mio però mai, avrebbe voluto dire Darkarrow, ma si trattenne: quello sarebbe stato troppo, Ororo avrebbe capito che lei aveva capito e si sarebbe sentita in imbarazzo.
"E a te, Logan?", domandò Kurt, "Ti piace Star Trek?"
"Non c'è male", rispose Wolverine, che si era seduto a fianco di Miriam, "Penso che se vivessimo in quell'universo, non ci sarebbe intolleranza verso i mutanti come accade invece qui."
"Hai ragione", confermò Miriam, che condivideva appieno gli ideali di rispetto per la diversità razziale, sociale, religiosa, sessuale sostenuti da quel famoso show televisivo, il quale però sosteneva anche il diritto a difendere tali ideali con forza pari all'eventuale attacco che subivano. Insomma, rispetto sì, ma niente porgi l'altra guancia.
Kurt fece loro un veloce riassunto dei dieci minuti che avevano perso, poi:
"Ricomincia", li avvertì Ro, che stava guardando lo schermo; tutti si azzittirono mentre l'episodio riprendeva. Pochi minuti dopo giunse Edna con un vassoio, portando una caraffa di caffè caldo, un bricco di panna, zucchero e quattro tazze, che posò discretamente sul tavolino tra i due divani. I presenti le rivolsero cenni di ringraziamento, che la donna accettò con un sorriso materno prima di ritirarsi.
Kurt, che era il più vicino, versò il caffè per tutti; per sé aggiunse panna e zucchero, poi ciascuno ne fece la variante preferita: Ro con molto zucchero, Logan liscio, Miriam con la sola panna. Lo sorbirono in silenzio, concentrati sullo svolgimento della puntata, che era particolarmente avvincente.
Quando finì, Ororo spense l'apparecchio col telecomando. Tre paia d'occhi si appuntarono su di lei.
"E allora, Ro?", le chiese Kurt con un sorriso timido, "Che te ne è sembrato?"
La donna di colore rifletté un momento prima di rispondere:
"Se devo riassumerlo con una sola frase, direi che fa riflettere. Ora ho capito cosa intendeva Logan dicendo che, se vivessimo in quell'universo, l'intolleranza verso i mutanti probabilmente non esisterebbe. Una bella utopia, peccato che dobbiamo vivere nella realtà."
"Sognare non ha mai fatto male", ribatté Darkarrow.
"Hai ragione, Miriam", confermò Nightcrawler, "Se io non avessi avuto i miei sogni, non so come avrei resistito..."
"Le umiliazioni ed il disprezzo che hai dovuto affrontare appartengono ora al passato", lo consolò Ro, posandogli una mano sul braccio, "Adesso sei tra persone che ti accettano così come sei."
"È una cosa molto bella", dichiarò il tedesco, sorridendole, "Non riesco ancora a crederci."
Wolverine pensò che era d'accordo; prima di arrivare da Xavier, aveva sempre pensato che non gli importasse un accidenti di niente se era accettato o meno dagli altri, ma ora aveva scoperto che era una sensazione assai piacevole. Tuttavia, data la sua naturale circospezione, non espresse il proprio pensiero ad alta voce.
Miriam considerò che le sarebbe piaciuto trattenersi a chiacchierare ancora per approfondire la conoscenza con Kurt, ma decise di rimandare per dare l'opportunità a lui ed a Ro di rimanere un poco da soli. Sarebbe stata contenta se la sua amica avesse trovato qualcuno, almeno lei.
Doveva trovare il modo di trascinare Logan con sé, e non avendo il tempo per lambiccarsi il cervello disse semplicemente:
"Logan, puoi venire con me? Avrei bisogno di parlarti."
"Va bene", rispose lui, chiaramente sorpreso. Si alzarono e si congedarono dagli altri due, poi uscirono.
"Cosa volevi dirmi?", indagò Wolverine mentre attraversavano l'atrio in direzione delle scale che portavano al piano superiore.
"In realtà era solo una scusa", confessò Miriam, "Volevo lasciare Ro e Kurt da soli."
"Ma...", cominciò l'uomo, senza nascondere la propria perplessità, poi ci arrivò, "Ah!"
"Proprio così", confermò lei, divertita dalla sua espressione frastornata, "Stasera ho colto il segnale che, sommato ai precedenti, mi ha fatto capire che quei due sono molto attratti l'uno dall'altra. Beh, se son rose fioriranno, dicono: staremo a vedere", concluse.
"Ro e Kurt?", bofonchiò Logan, scuotendo la testa, "Come a dire la bella e la bestia..."
Miriam trovò che fosse un'espressione crudele e si accigliò:
"Se guardiamo l'aspetto fisico, può darsi", replicò seccamente, "Ma si tratta di una bestia con un cuore buono e gentile, il che lo rende mille volte migliore di certi uomini dall'aspetto normale ma dal cuore scellerato. Basta che pensi ad uno come Stryker."
Nella sua voce vibrava una nota d'acciaio che fece rizzare i capelli in testa a Wolverine. Comprese che la donna che aveva di fronte, dall'apparenza graziosa e garbata, era in realtà capace di dimostrare una durezza fuori dal comune. Formidabile amica, poteva essere una nemica altrettanto formidabile.
"Già...", mugugnò, grattandosi una basetta, "Hai ragione, era una battuta cretina."
"Di certo indegna della tua intelligenza", commentò lei in tono meno pungente, cominciando già a placarsi. Come avrebbe presto imparato anche Logan, lei era fatta così: pronta ad inalberarsi quanto ad ammansirsi. Un tratto caratteriale che a volte rendeva difficile prevedere le sue reazioni, ma che ne faceva indubbiamente una persona tutt'altro che noiosa.
La sua osservazione colse Logan di sorpresa: certo non si era mai considerato uno stupido, però non era neppure abituato a sentir lodare la sua intelligenza... solitamente le donne vedevano in lui qualità ben diverse, assai meno nobili, come la sua prestanza fisica ed il suo sex-appeal. Non era un ipocrita, sapeva di piacere all'altro sesso, ed in passato ne aveva approfittato senza scrupolo ogni volta che gli si era presentata l'occasione. Solo con Jean aveva avuto delle remore, indice che il suo atteggiamento verso le donne stava mutando, un cambiamento interiore che era cominciato con l'incontro con Marie, era proseguito con Jean ed ora stava sviluppandosi ulteriormente con Miriam. Dove lo avrebbe portato, ancora non poteva dirlo, e comunque lui era un tipo assai poco portato all'introspezione, per cui non avrebbe certo perso tempo a scervellarsi: sarebbe andato dove sarebbe andato.
"Di solito non accetto le ramanzine", dichiarò, abbassando la testa per guardare la donna bene in faccia, "ma stavolta penso proprio di essermela meritata. In fondo, Kurt mi piace."
Miriam faticò a non mostrare la propria meraviglia. Conosceva Logan ancora molto poco, e quasi tutto ciò che sapeva di lui le veniva da Jean, Charles e Marie, ma di una cosa era sicura: non era il tipo da ammettere facilmente di avere torto. Che l'avesse appena fatto la lasciava di stucco, e la sincerità che leggeva nell'espressione dei suoi occhi scuri la disarmava.
Anche l'ultimo residuo di irritazione svanì ed il suo volto si addolcì.
"Lieta di saperlo", riuscì infine a rispondere.
Per un lungo momento, Wolverine rimase impalato a guardarla, senza muover muscolo. Ha una bocca perfetta, baciarla deve essere straordinario...
Spaventato da quel pensiero del tutto inatteso, e stupefatto del proprio sgomento, Logan si girò bruscamente di lato, guardando altrove. Si schiarì la gola.
"Ehm, Rogue mi ha detto che domani accompagni lei e altre ragazze al centro commerciale", fece, sforzandosi di assumere un tono del tutto banale.
"È vero", confermò Miriam, sorpresa dalla sua repentina ritirata. Per un momento le era sembrato così vicino... Evidentemente si era sbagliata.
"Posso unirmi a voi?", domandò l'uomo, tornando infine a guardarla, "Ho bisogno di comprare alcune cose per il corso di difesa personale che ho proposto a Chuck."
"Ah sì, me l'aveva detto. Certo che puoi venire", accettò prontamente lei, "L'appuntamento è per le nove qui in atrio, pranzeremo al centro commerciale e torneremo nel pomeriggio, quando tutti avranno finito di fare shopping."
"Bene, allora ci vediamo domattina", concluse Logan, "Ora vado a fumarmi un sigaro."
Lei aprì bocca per dire qualcosa, poi cambiò idea e cominciò invece a ridacchiare.
"Beh, che c'è?", volle sapere Wolverine, divertito. È irresistibile quando ride, pensò.
"Stavo per invitarti a smettere di fumare", spiegò Miriam, "Lo faccio con tutti quelli che conosco, a costo di stressarli. Solo che a te non serve, dato che, come a me, il fumo non può nuocerti."
"Tu non fumi?", indagò lui. La donna scosse il capo:
"Non mi è mai piaciuto l'odore del fumo di tabacco", rivelò, "a meno che non si tratti di quello da pipa. Charles ogni tanto la fuma, ed io qualche volta fumo il narghilé."
"Il cosa?"
"Narghilé. La pipa ad acqua tipica dei paesi arabi", spiegò la donna.
"Ah, già, ho capito. Mai provata, com'è?"
"Molto rilassante. Al centro commerciale c'è un locale arabo, dove progettavo di portare le ragazze a mangiare: se sei curioso puoi provarla lì."
Quello che non gli disse fu che il proprietario, suo amico di lunga data, le aveva chiesto un favore che per lei sarebbe stato un piacere esaudire. Il motivo di quell'omissione non le fu chiaro immediatamente, e non lo sarebbe stato per qualche tempo ancora.
"Perché no? Mi piace sperimentare cose nuove", accettò lui.
"Bene, allora buona notte", concluse Miriam con un sorriso. Automaticamente, Logan lo ricambiò:
"Buona notte."
Per alcuni istanti, la donna non si mosse, continuando a fissarlo. È incredibile come il suo viso si trasformi quando sorride, pensò. Poi si riscosse: ma che le prendeva, incantarsi come un'adolescente di fronte al suo attore preferito? Con un ultimo cenno di saluto, si girò e si avviò verso lo scalone che conduceva al piano superiore, diretta in camera sua.
Logan rimase fermo a guardarla; aveva ovviamente già notato che indossava una minigonna molto corta, di quelle di moda tra le ragazze, ed aveva pensato che aveva delle belle gambe, ma la prospettiva dal basso le mise ulteriormente in risalto. Ben tornite e muscolose, una volta di più gli fecero pensare che Miriam fosse, o fosse stata, una ballerina. Doveva ricordarsi di chiederglielo.
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