Chapter 2: Izuku il Demone
Otto anni dopo...
«Izuku, vieni dentro! Tra poco potrebbe venire a piovere! La cena è pronta!».
Il bambino guardava il cielo aranciato. Lo faceva spesso ma quel giorno era stato sempre fuori la minuscola bicocca, a valle delle montagne, ben nascosta da una fitta pineta. Alcune nubi scure si stavano ammassando e divorando il vibrante colore chiaro.
«Izuku!» richiamò Inko, affacciata alla finestra della cucina.
La casa era piccola, a due piani, interamente di legno con il tetto spiovente. Utilizzavano il camino per cucinare cibo quasi insipido e zuppe. In una porticina fra una trave e la scaletta a chioccola che conduceva al piano superiore c'era il secchio per i bisogni. Lavarsi era complicato ma fuori avevano un piccolo abbeveratoio con acqua fresca.
Il piano superiore mansardato aveva un grosso letto di paglia e stoffe morbide per dormire insieme e un oblò che affacciava sulla pineta. Inko coltivava un piccolo orto e dei fiori profumatissimi.
La donna uscì fuori. Vedere il suo bambino con il viso puntato al cielo le fece passare la voglia di rimproverarlo. L'espressione di Izuku raramente mutava, sempre così contrita e stoica ma lei aveva imparato a cogliere alcune piccole sfumature.
Dinanzi a una ghirlanda di fiori e amava molto le fette di pane con la marmellata di fragole o albicocche, però, gli si sarebbero illuminati gli occhi.
La donna lo prese in braccio e con fretta si rintanò in casa.
Izuku rimase a contemplare le nubi minacciose fino a quando la porta della bicocca non venne chiusa con un tonfo.
Inko chiuse la finestra della cucina, quella della latrina e l'oblò al piano superiore. Mentre lo faceva, non riusciva a ignorare una strisciante sensazione di paura sotto la pelle.
Ma tornò più o meno felice quando servì una zuppa profumata e piena di verdure. Izuku si fece più vispo, con perfino un piccolo sorriso sulle labbra.
«Mamma... che cos'è un Omega?» domandò improvvisamente.
A Inko scappò il mestolo di mano. L'aria si era fatta di piombo.
Izuku lo raccolse con un po' di tristezza. «Sei arrabbiata?».
Ma lei scosse il capo con un sorriso mentre lo sciacquava in un secchio accanto al camino dove il fuoco scoppiettava.
«Hai letto i miei libri, tesoro?».
«Sì. E mi ci ritrovo in un Omega» ammise il bambino.
Inko lo strinse al petto, mentre gli accarezzava i capelli teneramente.
«Lo siamo entrambi. Un giorno troverai un Alpha che ti amerà molto e avrete una famiglia insieme».
«Anche tu, mamma?».
«Io ho già l'uomo della mia vita» e la donna lo coccolò molto.
Gli baciò le guance paffute, gli aggiustò la salopette marrone con affetto e lo imboccò. Izuku fece un gesto di apprezzamento, agitando i piedini nudi.
Mangiarono tranquillamente.
Inko adagiò il figlioletto nel lettone. Fuori ormai diluviava. Per un momento, mentre si avvicinava all'oblò macchiato dalle gocce di pioggia, le venne in mente Hisashi.
Istintivamente fissò Izuku.
Aveva compiuto due giorni prima otto anni... forse quell'uomo aveva solo bluffato?
«E' incredibile quanto somigli a te».
Inko per poco non si strozzò con la propria saliva.
Seduto sul letto, con una gamba sull'altra, c'era Hisashi. In otto anni sembrava essere cambiato di poco; aveva i capelli più lunghi fino alle spalle, molto più magro eppure la pelle era divenuta quasi porosa, scura e talmente secca che si sarebbe potuta rompere con un tocco.
L'uomo appariva minaccioso e cupo per via del mantello sulle spalle. Le tre candele che non riuscivano a rischiarare per bene il piccolo ambiente lo dipingevano come il Re delle creature delle Ombre.
Una lieve risata bassa sfuggì dalle sue labbra secche mentre accarezzava i capelli di Izuku.
Inko comprese con orrore che suo figlio era caduto preda di un sonno innaturale. Era così immobile che temeva che di lì a poco perfino il petto si sarebbe potuto fermare del tutto. Fece un passo avanti, con uno sguardo furibondo.
«Non resisteresti al mio odore di Alpha se lo rilasciassi» sfidò l'uomo, subdolamente.
Ma Inko raccolse in fretta suo figlio; non sussultò neanche quando la guancia fredda del bimbo sfiorò il lembo di spalla scoperto. In quel momento era importante mantenersi rigida e caparbia contro quel mostro.
«Sono venuto a prendere mio figlio» ed Hisashi si alzò.
Inko deglutì, indietreggiando.
Le mani aperte dell'Alpha che avanzava a passo felino e lento verso di lei la spaventavano. La donna Omega era ormai con le spalle al muro. Non guardò ma non poté trattenere un respiro strozzato.
Le sembrava che il battito furioso del cuore vibrasse perfino nella parete e tintinnasse sull'oblò.
«Dammi Izuku, Inko».
Il gelido timbro che non prometteva nulla di buono le fece venire le palpitazioni. Inko scosse il capo.
«Non me lo porterai via, hai capito?!» esclamò urlando.
L'uomo non gradì affatto quella provocazione. Un nastro di polvere nera sbucò dalla sua mano mancina e si arrotolò strettamente al collo della povera Omega coraggiosa. Inko boccheggiò immediatamente, i suoi polmoni già bruciavano per mancanza d'ossigeno.
Una seconda afferrò la caviglia nuda di Izuku ma Inko riuscì a girarsi di spalle e così facendo la corda di polvere si sfaldò. I granelli caddero in terra rumorosamente, come fossero state piccole sfere di metallo.
«Maledetta!» ringhiò l'uomo.
La sferzata di rugiada e margherite dell'odore dell'Omega per un momento lo aveva deconcentrato.
Rabbioso, lo Stregone avvolse un'altra lingua nera intorno al collo di Inko e con furia la sbatté in terra. A Inko mancò il fiato a causa dell'impatto contro il pavimento.
«Dammi quel moccioso!» tuonò Hisashi, con voce molto più grave di almeno due ottave.
La donna non poteva rispondere né respirare: la salda presa sulla sua trachea la stava strangolando sempre più.
Izuku... perdonami...
Un bagliore verde esplose in tutta la bicocca.
Izuku aveva spalancato gli occhi e in un solo attimo aveva afferrato la mano di Hisashi che continuava a far del male alla sua mamma.
Fumo verde e nerastro usciva dalle piccole dita e la forza continuava a crescere. L'Alpha urlò: le unghiette erano penetrate nel glabro collo biancastro.
«N-non è p-possibile!».
Izuku che l'aveva costretto in ginocchio in pochi attimi, lo fece stendere in terra. Furia incredibile continuava a crescere in quegli occhi spaventosi.
Il corpo dell'essere immondo appassì e si rinsecchì: solo i vestiti rimasero al suolo e in una polvere nera.
Il bambino abbassò la manina lungo il fianco, mentre osservava con interesse ciò che aveva fatto. Si voltò verso Inko, ancora supina in terra. Il collo si era tinto di rosso vivo e bruciava al contatto dell'aria.
«Izuku...» sussurrò con voce bassa e gli occhi socchiusi.
Il piccolo le poggiò la mano su un seno.
Un dolore terribile stritolò la sua testa.
Il piccolo Demone cadde con il sedere in terra, scalciando l'aria e stringendo i ciuffi scuri dei capelli. Un debole lamento sfuggì dalle sue labbra.
La cenere...
... un suono crudo.
... sangue che schizzava.
Una folata di vento.
Il tempo scorreva a rallentatore per Izuku che si voltava e guardava cos'era appena accaduto. Un battito di ciglia: tutto tornò normale.
«Izuku... s-scappa...».
Inko si era gettata coraggiosamente dinanzi a suo figlio quando aveva visto la cenere sollevarsi. Quelle particelle le erano piombate addosso come migliaia di carboni ardenti, penetrando nella sua pelle e nella bocca.
Come lava, qualcosa scorreva nel suo corpo.
«Mammina!» squittì il piccolo Izuku.
Inko sollevò il capo verso l'alto e il suo corpo prese fuoco. Si voltò con occhi fiammeggianti, neri e senza pupilla ma carichi di malvagità.
«Sei riuscito a spezzare il mio incantesimo di un sonno profondo! Mi hai distrutto il corpo, mi hai indebolito ma ora ti ucciderò piccolo mostro e prenderò il tuo enorme potere! Mi appartiene!».
Izuku fece un passo indietro. Il calore era insopportabile, il corpo di Inko che ardeva si stava consumando con una velocità impressionante. Un ghigno feroce comparve sotto quei globi oscuri. Le fauci si aprirono molto più di quanto avrebbe potuto fare una bocca umana. Aguzzi denti scattarono verso di lui.
Il piccolo saltò verso la scala a chiocciola ma una fiammata per poco non gli bruciò capelli e schiena. Rovinò di anca e costato sul pavimento e una nuova fitta alla testa, ben più forte, lo fece rannicchiare a pallina.
«Izuku...» cantilenò la voce che del tono di Inko aveva ben poco. «La mamma ti sta chiamando... perché non obbedisci e vieni qui a farti abbracciare?».
Il bambino comprese di essere ormai alla sua fine quando sollevò il capo.
L'essere fiammante era chino su di lui, avrebbe potuto toccargli perfino la fronte. I suoi occhi lo riflettevano e inghiottivano spaventosamente.
Ma il ghigno si piegò in una brutta copia di un sorriso amorevole e la mano poggiò sulla testa di Izuku.
«La mamma ti amerà sempre, piccolo mio...».
Una lacrima rotolò lungo la guancia del bimbo ma divenne vapore. L'essere lo prese delicatamente sotto le ascelle e lo strinse al petto. Izuku chiuse gli occhi: voleva morire con sua madre perché sapeva che senza di lei sarebbe stato completamente solo al mondo.
Non batté ciglio alle fiamme che si attaccavano prima ai vestiti, poi alla sua pelle. Il piccolo Demone che aveva accettato la sua triste sorte maledì mentalmente la sua spiccata intelligenza. Odiava intuire subito ciò che sarebbe accaduto.
L'essere in fiamme lo inglobò in una palla arancio-dorata.
Il pavimento prese fuoco; le lingue rosse serpeggiarono nelle venature, salirono sulle travi e si aggrapparono ai tessuti. Tutta la bicocca si era accesa nel cuore della sera con un fumo terribilmente tossico che saliva verso il cielo.
«Il potere è mio... quello che cercavo... una pura e semplice forza non usata né contaminata da nulla...».
E mentre l'essere sogghignava e diventava un tutt'uno con l'incendio, una luce verde bucò quello che era il suo cuore, poco dopo raggi smeraldo si propagarono come scie di comete.
Profonde crepe rivestivano ormai il nucleo dello Stregone.
«Cosa?!».
Una violenta esplosione inglobò per un attimo ciò che rimaneva dello scheletro della bicocca. Il vento verdastro spense le fiamme terribili, ma i danni c'erano.
I tronchi degli alberi erano neri come il carbone e i rami così secchi che si sarebbero potuti tramutare in polvere con uno sbuffo d'aria.
Lì dove un tempo sorgeva una piccola dimora piena d'amore, ora sorgeva una landa desolata, secca e dall'aria soffocante.
Izuku osservava il nero cuore pulsante nella sua mano.
Lo strizzò dopo pochi attimi di contemplazione, poi volse lo sguardo cupo al cielo annerito. Si sfiorò i capelli... due corna attorcigliate scure giacevano lì, tra i ciuffi ribelli e carichi di cenere.
Era cresciuto.
Il suo corpo si era fatto snello e longilineo, con gli arti magri e lunghi, il collo a cigno. I suoi vestiti erano andati completamente bruciati.
«Mamma...» sussurrò.
La sua voce era poco più adulta, le unghie affilate e scure che brillavano del sangue di sua madre. Una lacrima scivolò sulla sua guancia sporca di fuliggine. Izuku passeggiò lentamente per raggiungere l'abbeveratoio.
Aveva la gola secca e dissetarsi forse sarebbe riuscito a lenire un po' il male che sentiva dentro. Quando si sporse sul bordo della conca di legno sussultò e la sua espressione mutò leggermente in una piena di sorpresa.
Sulla guancia era comparso un segno nero, marcato. Sotto le dita sembrava un lieve solco dove la pelle s'incontrava.
Un tuono che squarciava il cielo e lui si voltò verso le nubi.
Ecco che cos'era stata l'inquietudine provata giorni prima e quei sogni strani di un vuoto che s'incendiava e lo ingoiava. Aveva il dono della veggenza sotto forma di visioni dalla difficile interpretazione.
Izuku era improvvisamente cresciuto assorbendo il potere demoniaco del suo genitore. Somigliava a un quattordicenne. Abbassò la mano lungo il fianco: non poteva più restare in quel posto pieno di amore per ben otto anni. Intorno non c'erano che erba bruciata, terreno arido e tronchi spezzati.
Niente che avrebbe potuto portare con sé come ricordo di sua madre.
Izuku ascoltò il suono del vento, poi chiuse gli occhi e partì.
Qualunque posto sarebbe stato perfetto per lui, per ricominciare...
[ Izuku Rising - Part One - The End ]
Angolo di Watchie
Il disegno il calce è mio; per una volta ho disegnato qualcosa di decente per la storia. La prima parte delle Origini di Izuku è conclusa ma inizieranno quelle di Katsuki, per cui, Stay Tuned! A domani con il prossimo aggiornamento!
Buona domenica!
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