₊❏❜ 🥛⋮[Anagapesis - DottoreXF!Reader NSFW] ⌒⌒
₊Mi voglio prendere solo cinque secondi del vostro tempo per ringraziarvi. Nessuno di voi che sta leggendo questa storia ha letto quella di cui vi sto per parlare:
Sinner, una raccolta di oneshot su kuroshitsuji, iniziata nel 2017-18 ed eliminata solo recentemente.
SENZA nemmeno un avviso, una certa applicazione ha deciso di eliminarla, facendomi perdere tutto ciò che era nelle parti pubblicate e nelle bozze, senza nemmeno darmi l'opportunità di salvare il salvabile.
Ciò che ne rimane sono quattro e-mail di notifiche e una mezzo ricordo sfocato del suo contenuto.
La storia mi è stata probabilmente segnalata da qualcuno poiché conteneva contenuti spinti come appunto era ben DETTO ed ESPLICITATO.
Quel libro era il primo su questo profilo, era parte della mia crescita: cinque anni non sono pochi.
La prima storia mi fu commissionata dalla mia ex, con cui ho ancora un buon rapporto- era un bel ricordo.
In quel libro ricordo chiesi aiuto poiché dovevo impressionare la mia professoressa di scienze dopo aver preso un brutto voto: c'erano i dati su questa piccola ricerca che svolsi, una centinaia di lettori parteciparono.
Quel libro mi ha aiutata a superare un brutto periodo; ma era anche un passatempo divertente per me e per chi lo leggeva (aveva parecchie letture, decine di migliaia).
Inoltre nella mail di reclamo non mi è stato nemmeno chiesto se era per caso ingiusta la segnalazione: mi è stato invece incitato di non "ripetere la segnalazione", pena l'eliminazione del profilo.
E d'avanti a questo atto di vera e propria censura -perché ammettiamolo, di porcate ce ne sono ben peggiori su questa piattaforma- ho deciso di controbattere con questo: BEWARE *******, PAURA AVEVI DELLE CHIAVATINE SCRITTE DA UNA PRE-ADOLESCENTE? E ALLORA STA DICIANNOVENNE TI TERRORIZZERA', PUTT-
VI presento, una DottoreXReader, Smut NSFW, richiesta per essere il più simile al suo personaggio in game<3₊
TW: Dead dove do not eat. Questa sarà davvero pesante, ma se mi è stata richiesta Io la scrivo. Quindi nulla se non vi sentite a vostro agio, saltatela pure. Ora vi elenco a grandi linee i contenuti:
menzionati: violenza sui minori, tentativi di suicidio, violenza su animali.
descritti: violenza fisica su mc (ceh praticamente la tiene prigioniera), cnc, no raga seriamente è pesante pensateci due volte.
Inoltre se possibile, lasciatemi qualche richiesta;) Le ho quasi finite lol
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A volte, l'amore, è solo qualcosa che in verità si vuole, non si prova. E' triste, almeno così si dice, realizzare di non essere più innamorati quando ormai è troppo tardi. Molti genitori divorziano, molti ragazzi si ritrovano sperduti, pure i bambini, quando hanno deciso di fare danza invece di calcio per seguire la ragazzina che amavano, si sentono traditi.
Penso che abbandonare i propri sogni, la propria libertà, per ciò che l'altro desidera, è patetico.
(Y/n) era una divinità minore: lo aveva incontrato duecento anni prima, all'accademia. Lei era bella e veniva venerata da tutti per la sua conoscenza, lui era un mostro.
Non esiste altra parola per descriverlo, era semplicemente un mostro.
E lei ne era innamorata, era curiosa di conoscere cosa vi fosse in quella mente tanto distorta.
E si innamorò di lui ogni giorno di più, finché lui non si innamorò di lei.
Ma dopo tutti quei bambini, dopo tutto quel sangue, dopo tutti quei lui a tenerle compagnia perché era impegnato, lei capì di non esserne veramente innamorata.
(y/n) non era veramente innamorata di lui, il gioco non valeva la candela; quindi decise di dirglielo.
La giovane donna, dalla pelle immutata negli anni, aveva conservato quell'aspetto tanto candido ed innocente che l'uomo amava. Era pur pazzo, ma la bellezza non si poteva ignorare; gli uomini, per quanto modificati o creati dalla medicina, rimangono pur sempre uomini.
E lei si impose di fronte a lui, interrompendolo dalla sua attività.
E gli rivelò che sarebbe partita presto per Sumeru.
E che non lo amava più.
E forse, forse non lo aveva mai amato, era solo curiosa di sapere dove arrivasse la sua follia.
Il Dottore, annuì, l'abbracciò come se fosse sconsolato.
<<Oh (y/n), mia (y/n)>>
Il suo corpo era smosso da degli scossoni innaturali e la voce era rotta.
<<Za-Zandik? Stai piangendo? Non credevo tu...>>
E sentì un fastidioso dolore al braccio.
<<Piangere? Io, (y/n) rido alla tua stupidità.>>
E la lasciò, facendo cadere il corpo atrofizzato di lei.
Né le gambe, né le braccia, né la punta del naso o delle dita si sentiva, mentre lui si girava, cercando qualcosa in un cassetto.
<<Ho sempre desiderato fare esperimenti su una divinità, anche se un Archon sarebbe stato meglio, beh>>
E si girò verso di lei, inginocchiandosi.
<<Ci si deve accontentare>>
E lei, con gli occhi aperti e la mente lucida, assistette all'uomo che con facilità le legò i polsi -e non come facevano a letto- per poi trascinarla sul pavimento freddo verso una di quelle celle frigorifere dove conservava le cavie umane, come animali, come bestie morte.
La lasciò lì, la chiuse dentro.
(y/n) era una divinità minore, musa della conoscenza, che discendeva dal tempio per aiutare gli scolari in difficoltà ed illuminarli con la saggezza divina almeno per una notte. In Celestia la chiamarono Polimatea, tra gli uomini scelse un altro nome, più semplice, più elegante. Zandik, l'assurdo studente di Sumeru, non ebbe mai bisogno di lei, se non in una notte calma d'estate. Il suo mentore lo aveva mandato via, terrorizzato dalla sua proposta di tesi di laurea. Era la quinta volta che uno dei mentori lo allontanava con sguardo disgustato e deluso. Stanco, con ancora le pagine del suo progetto in mano, pagine che teneva tra le sue braccia come se fosse un bambino, rimaneva in piedi di fronte alla voragine che dava sul fiume sotto di lui. Si sarebbe buttato, il suo genio non era abbastanza apprezzato per continuare a vivere.
Un foglio gli volò di mano, lei si stese sull'erba accanto a lui alzando il foglio verso il cielo cercando di capire cosa ci fosse su quelle pagine.
<<Il tempo divora tutti i suoi figli, alla fine della giornata.>>
Lui sobbalzò, stringendo tutti i fogli a sé, guardando in direzione della ragazza. Lei sollevò il busto appoggiandosi con i gomiti, poi si mese a sedere notando la posizione non molto signorile in cui l'aveva vista.
<<Da quanto sei qui- cosa vuoi da me- non vedi che non è il momento?>>
Le rispose lui, guardando prima lei e poi il vuoto sotto di lui: aveva sempre avuto il terrore di morire.
<<Era solo una canzone- Però sai, secondo me si può fare- Certo, è immorale, però con i materiali giusti- sarebbe una scoperta sensazionale.>>
<<Puoi andartene? E' geniale, ma l'accademia non è pronta per questo, non è pronta per me.>>
Si alzò restituendogli il foglio.
<<Si tratta di fondi, vero? Non preoccuparti, ci procureremo i materiali per vie..secondarie. E magari la cavia sarai tu- o un animaletto. Sarò io il tuo tutor, ti aiuterò io con questa tesi.>>
Non si uccise, quella sera, ma accettò il consiglio della giovane donna. Gli tornava proprio utile, si deve dire, al momento.
Lei gli suggerì dove cercare, ma lui fece tutto il lavoro, a finale.
E lo propose alla commissione.
E lo cacciarono.
Lei, triste nel cuore, lo seguì con quei due coniglietti. Il più grande lo chiamarono Asha, ossia la viva, la bella; il piccolo, la sua creazione, prese il suo stesso nome. Zandik, l'eretico.
Più volte le intimò di andarsene, di tornare a Sumeru, ma più volte lei rifiutò. Era innamorata, o così si cercava di dire, e quindi non lo avrebbe lasciato.
Non lo lasciò nemmeno quando, mentre cercava di allontanarla, assassino il più grande dei due amici pelosi che portavano con sé nel loro viaggio.
Lei pianse, ma, arrivando a fare pace con sé stessa lo raggiunse, porgendogli un piatto tipico di Sumeru a base di carne e senza il più piccolo più tra le braccia.
Lui probabilmente si innamorò di lei in quel momento; forse mangiare carne di coniglio aveva portato loro fortuna, le scoperte meravigliose del giovane studente affascinarono persino la Taritsa che, tra un racconto di terre lontane e l'altro, sentì la storia dell'uomo che scinse il tempo di un piccolo coniglio.
Non avendo più le prove, però, fu costretto a ripetere l'esperimento per impressionare la dea, costretto a ripeterlo su sé stesso.
Lei, quindi, lo seguì anche nelle nevi gelide del nord, affascinata dal suo talento.
Gli baciò ogni cicatrice e lo ascoltò in ogni discorso, lo difese e lo accolse tra le sue braccia ogni volta che ne avesse avuto bisogno.
Ma lentamente, il suo amore si tramutò solo in noia, violenza e eros.
Si può usare davvero questa parola? Eros? L'eros era forza intrinseca dell'universo che spingeva l'uomo verso la bellezza; di bellezza, qui, non ve ne era più.
Il punto di rottura fu quando egli toccò una figlia del suo popolo, una giovane ragazzina di Sumeru dai capelli verdi e gli occhi violacei.
Da quanto mancava da casa? Secoli, probabilmente. Tutti si erano probabilmente dimenticati di lei, probabilmente era diventata qualche leggenda che circolava tra gli studenti dell'Accademia stressati ed esauriti per gli studi.
Ma ora era rinchiusa, rinchiusa da sola in una terra così lontana da casa. Lui la trascinava fuori di lì e, non importa quanto ella si ribellasse, la legava al solito lettino e cercava di studiarne l'anatomia, almeno inizialmente.
La giovane donna non poteva morire con tanta facilità ed egli, personalmente, ne studiava il corpo fino allo stremo, ogni giorno. Prese campioni dei suoi tessuti, tagliuzzò e ricucì gli arti per studiarne l'interno, aprendo ciò che gli poteva servire come se fosse un sacchetto sottovuoto. Studiò le sue ossa, le sue carni. Tutto ciò che si poteva osservare, egli lo osservò.
<<rimane solo una cosa da fare.>>
Disse, un giorno, entrando nella cella e trascinandola per quelle manette ormai arrugginite e ricoperte dal sangue secco e marcio di quegli ultimi mesi.
Avete mai letto il mito di Prometeo? Se no, si può riassumere in breve con Prometeo che rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini. Zeus, scontento, lo legò ad un monte condannandolo ad un'eternità dove un'aquila gli avrebbe mangiato il fegato che sarebbe ricresciuto ogni notte.
Un destino diverso non ebbe la giovane: ogni giorno, lui la feriva, ogni notte, le sue ferite si rimarginavano.
Una punizione adeguata, direbbero alcuni, per chi ha fornito agli uomini conoscenza divina per secoli.
Il mito continua: volendo Zeus punire gli uomini a loro volta, mandò dal fratello di Prometeo una giovane e bellissima donna, Pandora, che portava con sé i mali dell'universo.
E come creare un vassello per i mali dell'universo se non dall'unione di una divinità e un uomo fermo nel tempo?
Come creare creatura più perfetta e malata, disgraziata, di questa?
<<Avresti dovuto imparare a difenderti prima di seguire un uomo che non conoscevi>>
<<Ti prego, riportami a Sumeru. O uccidimi, mi va bene lo stesso...>>
Lui ignorò ogni sua parola, alzandola di peso e posizionandola sul lettino.
<<L'abbiamo fatto mille volte, non ci metteremo molto.>>
Lo guardò, ma lui si era già voltato, mentre cercava di prendere qualcosa dal bancone di acciaio di fronte a loro.
<<Signore, la Tsaritsa richiede la vostra presenza, immediatamente.>>
Una giovane Fatuus aprì la porta di scatto, come se la sua vita dipendesse da quell'informazione: in effetti non era difficile da credere se per questo stava invadendo lo spazio privato del Dottore stesso. Lamentandosi sonoramente, arrivando addirittura a minacciare il sottoposto, egli si allontanò.
Un'occasione che valeva più della propria vita.
La dea, anche non essendo brava a combattere, era comunque brava finché si trattava di indovinelli. E cos'è la serratura se non un puzzle della vita di tutti i giorni?
Riuscendo a scassinare la porta, approfittò della mancanza di guardie (il Dottore le aveva mandate via per evitare che queste "sentissero" il suo esperimento) correndo verso una possibile uscita che riuscì a trovare anche se con difficoltà.
Iniziò a correre nella neve, scalza e con quell'unica camicia da notte a coprirle le carni. La neve nei capelli, il gelo che le invadeva il corpo.
Arrivò a raggiungere il bosco, non molto distante, prima che lo scorgesse dietro di lei.
I piedi ormai insensibili per il freddo, gli occhi lucidi e il naso rosso, era stremata, ma non poteva fermarsi adesso. La caccia, però, lo metteva ancora di più nell'umore giusto.
Dottore infatti correva verso di lei, più veloce e più ben messo di lei; qualcuno l'aveva vista uscire e l'aveva immediatamente avvisato.
Preda e predatore, come nella più cruda natura. La placcò, buttandola nella gelida neve.
Lei provò a dimenarsi, calciando e spingendo con gli arti gelidi.
Ma lui rimaneva su di lei, la guardava con desiderio ed alcuni avrebbero potuto dire anche un briciolo di dolcezza.
Il freddo era tremendo anche, o meglio soprattutto, per lui, ma quella vista, quel gioco non voluto che avevano intrapreso in quell'acchiapparella.
<<Z-Zandik, ti prego, ti prego cosa vuoi da me? Perché mi fai questo?>>
Lei aveva il viso livido e il corpo stanco. Smise di dimenarsi, sapeva che non sarebbe servito a nulla. E forse, forse, quel gioco aveva riacceso anche in lei una fiammella di eros che era stata soppressa.
<<Voglio creare un essere vivente mescolando i miei geni di uomo e i tuoi di divinità>>
Si avvicinò al suo orecchio, lei tremava, sia per freddo che per terrore.
<<Rendiamola piacevole per entrambi, va bene?>>
Alzò il velo che le copriva le membra graffiate e deboli: toccò il tessuto umido, e non per la neve, dell'intimo della ragazza. Lei, rossa in viso, cacciò un sospiro ben visibile nel freddo della foresta. Soddisfatto da questa prova, le sfilò la copertura di stoffa che iniziava a bagnarsi, rivelando l'intimità della ragazza.
Continuando a guardarla negli occhi, accarezzò le labbra lentamente con un dito, prima di fermarsi all'altezza dell'entrata. ne infilò uno velocemente, poi un altro. Era lì certamente per i suoi scopi, ma di certo non ci avrebbe guadagnato nulla a ferirla. Soprattutto con un intento così impegnativo quale la gravidanza.
Iniziò a spingere più volte le dita nella sua intimità, prima lentamente, poi aumentando il ritmo: sapeva dove toccarla, sapeva che ritmo utilizzare, sapeva come renderlo piacevole per entrambi.
Lei dal panico e dal freddo che provava in precedenza, iniziò a sentire quel tepore familiare di quando nelle notte fredde tornava da lei dopo un esperimento voglioso del suo corpo. E le accarezzava le carni, gliele mordeva, lasciava segni violacei in più punti di quelle.
Non si preoccupò di farla finire, quanto a prepararla. Sarebbe stato scomodo per lui, altrimenti. Lasciò la presa sui polsi e spostò la mano dalla sua intimità, spostandole le gambe di violenza per fargliele mettere sui propri fianchi, poi si posizionò alla sua entrata solo per entrare in lei con forza, facendosi spazio nelle sue carni morbide. Lei cacciò un urlo e cercava disperatamente di aggrapparsi a lui mentre quest'ultimo la teneva leggermente sospesa- e soprattutto ferma- per la vita. (y/n) piangeva non guardando in faccia l'uomo d'avanti a lei, ma, a sua sorpresa, iniziò a supplicarlo di continuare, di andare avanti, di soddisfare tutte le sue voglie. Dottore, da parte sua, non se lo lasciò ripetere due volte: ciò che però lo invogliò ancora di più all'atto fu una parola in particolare; "usami".
<<Oh, (y/n), quanto mi è mancato il tuo calore>>
Canzonò Zandik spingendo sempre più a fondo nella ragazza, spingendo il suo corpo verso il proprio solo per cercare più frizione. E poi all'improvviso si fermò, lei tirò un sospiro di sollievo, sembrava iniziare a rilassarsi, ma lui tornò a spingere in lei, sempre con più forza, come se fosse un animale bisognoso: anche se, in effetti, lo era.
<<Ti prego, ti prego, continua, ti supplico>>
(Y/n) iniziò a non capire nemmeno più se effettivamente era spaventata o meno dall'uomo, se questa era una situazione di pericolo o di piacere. Forse non le importava più del contesto, no, sicuramente non le importava più. Aveva lasciato la presa dalle sue braccia solo per portare le mani indietro ed affondare le dita nella neve morbida nel tentativo di tenersi a qualcosa, i suoi capelli ormai totalmente bagnati dal candido materasso su cui si stava eseguendo questo atto brutale quanto passionale.
Venne dentro di lei che, sentendo il caldo liquido riempirla, venne a sua volta. Dottore era decisamente soddisfatto da sentirla stringersi intorno a lui.
<<Ma come sei brava...lo sai che l'eiaculazione femminile serve a favorire l'entrata del seme? Si vede proprio che sei intelligente come poche, una madre perfetta.>>
Disse, continuando a spingere un altro paio di volte dentro di lei per essere sicuro che nulla fuoriuscisse. Uscì da lei, lasciandole cadere le gambe deboli nuovamente sul gelido letto invernale. (Y/n) annaspava ancora, senza pensarci aveva iniziato a chiamarlo e a gridare al suo nome, non se ne era resa conto e ora tutte quelle parole erano un eco lontano nella sua memoria: incerta su se aveva effettivamente gridato, se l'aveva pensato o mormorato. Lui però non l'aiutò minimamente a capire quale fosse la risposta, continuando a mantenere la stessa faccia di sempre se non per un lieve rossore sulle guance.
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Sì, ho deciso di finirla così, so che non è lunghissima, soprattutto per i miei standard- e che non è come le altre- soltanto che ero molto EEEEEEEEH??? per tutto il tempo in cui l'ho scritta HAHAH E' solo una vendetta contro la cattiveria che mi ha fatto "il sito". SPERO VI PIACCIA COMUNQUE, spero non sia fuori-traccia. Mi dispiace per quello che avete letto onesta HAHAHA btw quella nella foto io palese.
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