To the book shop
« Ragazzi, io davvero non ce la faccio più, e siamo solo all'inizio! » Niall prese un asciugamano e lo stese per terra, sulla sabbia appena poco più in là dalla casa di Liam. Isabelle levitava stesa a cinque centimetri da terra, con gli occhiali da sole abbassati sugli occhi chiari. Le braccia rigide contro i fianchi erano piene dei brillantini che la crema abbronzante aveva lasciato, il costume bianco che risaltava sulla pelle baciata appena dal sole. Era una giornata ventilata e spesse nuvole bianche passeggiavano per il cielo azzurro, oscurando il mare quando coprivano il sole. « E non sappiamo nemmeno quanto ció possa durare! »
Sophie si stava coprendo le gambe di sabbia, facendo scivolare i granelli dalle mani chiuse a pugni. Scosse le spalle e lasció cadere tutto il ciuffo di sabbia che aveva appena raccolto, coprendo l'alluce. « Non posso saperlo. Mi dispiace davvero tanto. » disse mortificata, facendo liberare con uno scatto le gambe dalla sabbia.
Liam stava scendendo le scale insabbiate di fronte casa sua quando drizzó la schiena e strinse la mano attorno all'asciugamano buttato sulla spalla. Aveva il pinocchietto di jeans che gli arrivava fin sopra il ginocchia e un accenno di barba sul mento. Gli era appena balenata un'idea in mente e prima che gli sfuggisse, corse verso i tre che intanto rimanevano in silenzio, assorti nelle proprie azioni. Lasciò cadere l'asciugamano accanto a Sophie e si inginocchió accanto alla ragazza. « E se ci fosse il nostro libro in libreria? »
Sophie alzó lo sguardo, « Tu dici? »
Isabelle si lasció attrarre dalla gravità e si adagiò sull'asciugamano appena steso da Niall. Il biondo sbuffó rumorosamente e si siedette sull'unico bordo rimasto libero. Si sfiló da sopra la testa la maglietta bianca a righe blu e la lanciò sopra Liam, « E se tu avessi ragione? »
« Sì. » Isabelle alzò gli occhiali da sole e se li pose accanto al petto, rimanendo comunque stesa con gli occhi strizzati. « Perchè non potrebbe essere vero? »
« Non ci abbiamo mai pensato prima. Forse, se lo prendessimo, potremmo comprendere la nostra storia. »
Sophie chiuse gli occhi e scosse la testa. « Non puó essere. »
« E perchè no? »
« Perchè dovrebbe esistere un libro di cui i protagonisti sono giá i personaggi di un altro? Andiamo, è improbabile. »
I tre erano assorti nella loro conversazione che non si erano resi conto della BMW appena parcheggiata al bordo della strada e di Harry che avanzava verso di loro, con le chiavi che faceva ruotare intorno all'indice. I capelli gli andavano sempre sugli occhi, e usò gli occhiali da sole per mantenerseli sulla fronte. La maglietta rossa veniva tagliata dalla sferzate di vento fresco e spinta contro il suo addome. Si era fermato alle spalle del gruppo, le scarpe da tennis bianche immerse nella sabbia calda. « Beh, si potrebbe provare, giusto? »
Niall che era di spalle si alzó di scatto e si portò teatralmente una mano sul cuore, « Dio mio, che spavento. Da dove sbuchi? » poi la smosse, dopo aver lanciato una leggera occhiata alla macchina nera che tanto gli invidiava. « Bugia, non rispondermi. » raccolse la maglietta e si avvió rapido verso la casa di Liam, desideroso di fare una spuntino di metà mattinata. Non lo disse ad alta voce, peró gli altri lo compresero al volo. Mentre saliva i gradini, pensava alle battaglie fatte e alle vittorie che erano riusciti a raggiungere, non potendo credere al fatto che tutto quello fosse reale, o almeno che lo fosse per lui. Aprì la porta con la maglietta piegata sulla spalla e andò sulla sinistra, dove dalla cucina si potevano vedere il mare e la spiaggia da una grande vetrata. Aprì il frigorifero e si versó un bicchiere di acqua fresca, mentre con lo sguardo vedeva dritto davanti a sè, nonostante non riuscisse a sentire nulla di ciò che gli altri stavano dicendo.
« In che senso? » mentre Niall stava tornando in casa, Isabelle si mise seduta e si girò a vedere Harry bene in viso, con il sole dietro di lei che le permetteva di vedere con gli occhi ben aperti. « Potremmo provarci? »
« Beh » Harry si abbassò gli occhiali scuri sul naso e si mise le chiavi in tasca, « Un salto in libreria si potrebbe fare benissimo. »
Liam scosse le spalle, sedendosi accanto a Sophie. « Io l'ho detto. »
« Secondo me, è un buco nell'acqua. »
« Certo, se non ci vuoi provare tu, allora non perdiamo tempo in chiacchere. » Isabelle volò accanto a Sophie, « Che ti costa? »
« A me assolutamente nulla, peró forse a voi.. »
« Cosa? »
« Forse se trovassimo il libro, non sarebbe una bella cosa. » si alzó in piedi e si spazzolò le cosce, rimuovendo gli ultimi residui di sabbia. « Non è un bene conoscere il futuro. »
« Ma cosa dici! » Jasmine comparve dal nulla, accompagnata da un'Anastasia che si appoggiava delicatamente a terra accompagnata dalle correnti d'aria fresca di quella giornata. Erano rimaste entrambe sospese sopra di loro, in assoluto silenzio, ad origliare cosa gli altri stessero dicendo. Si erano incontrate per strada e avevano pensato bene di provare a raggiungere il gruppo a casa di Liam che allora era diventato il loro punto d'incontro. Avevano intravisto dalla finestra Niall addormentato sul tavolo della cucina, per cui non avrebbero corso nessun rischio di essere viste. « Giá non ci dite di stare confabulando qualcosa, poi non volete nemmeno provarci! »
« Ma voi che cos - »
« Abbiamo sentito tutto. » Anastasia camminò spedita, passando accanto ad Harry e sedendosi sull'asciugamano di Niall che si era liberato. « Devi provarci, Sophie. »
« Ricordati che tutto dipende da te. »
Sophie venne osservata da tutti, al centro dell'attenzione. Sì, nonostante sapesse poteva rivelarsi un fallimento, avrebbe provato un tentativo, ma l'idea di andare con Harry non la allietava per niente. Giá qualche giorno prima si erano abbracciati l'uno accanto all'altra nell'abbraccio di gruppo, ora anche questo? Isabelle le diede un pizzicotto sul braccio e Liam la spinse delicatamente dalle gambe.
Jasmine la guardava con tanto di occhi e Sophie le fece una smorfia. « Non vorrei deluderti » disse la mora, « Ma il tuo potere con me non funziona. »
« Almeno ci ho riprovato. » le lanciò un'occhiataccia, abbassando gli occhi e rialzandoli in un'inquadratura a 180 gradi. « Non mi tiro indietro. »
Sophie face scattare le braccia verso l'alto in una smorfia esasperata. Jasmine dovrebbe mettersi sottobraccio con Clary, pensò. « E va bene! » si passò una mano tra i capelli corti, facendola poi scorrere sulla guancia dove il suo neo era in bella vista. « Ci vado. »
Liam scattò in piedi e le strinse amichevolmente il braccio, poi le fece l'occhiolino. « Sono certo che ti divertirai. »
« Andiamo? » Harry tirò fuori dalla tasca le chiavi e se le strinse in pugno, mentre con l'altra mano si scompigliava i capelli che avevano davvero bisogno di essere spuntati.
« Andiamo. » Sophie abbandonò il gruppo e superò di gran lunga Harry, avviandosi dritta verso la portiera del sedile del passeggero.
Harry fece un rapido saluto militare agli amici e si diresse al posto di guida, quando ormai Sophie era dentro e si stava allacciando la cintura.
« Bene. » mise in moto e ingranó la marcia. « Abbiamo dieci minuti. Che dici, potremmo parlare civilmente? »
« Sei sempre stato tu quello che mi diceva di stare zitta perchè non avevo voce in capitolo. » incroció le braccia al petto e non spostó per niente lo sguardo dalla strada.
« Il tuo tono non è civile. »
« Nemmeno il tuo. »
« Ma devi controbattere sempre? »
« Sì, se continui a rivolgerti con tono sfrontato. »
Harry, irritato, si tolse gli occhiali da sole e li lanciò sul sedile posteriore, spostando il piede sull'acceleratore. « Allora speriamo che questo viaggetto duri poco. »
« Intanto noi che facciamo? »
Liam si era tolto il pinocchietto e si stava facendo il bagno, arrivando abbastanza lontano, tanto che le ragazze vedevano solo la sua testa oscillare tra le onde.
Jasmine si stava mangiando le unghie mentre Anastasia era stesa sulla sabbia e faceva spostare con l'indice le nuvole. « Mamma mia, una proposta per volta, per favore. »
« Ma se non abbiamo voglia di far niente, come dobbiamo dirtelo? »
Isabelle scosse la testa e si legò i capelli biondi in una coda alta.
« Con voi mi rompo solo le palle. »
Si alzò e, volando, andò nell'atrio della casa, riprendendosi il vestito giallo che aveva lasciato sul dondolo.
Quando entrò in casa, si ritrovò un Niall che strisciava per terra, trascinandosi con le braccia.
« Ora mi dici che cazzo stai facendo? »
« Ho tanto, tanto, caldo... »
« Farti un bagno? » disse lei sarcasticamente mentre superava il biondo avviandosi verso la scala a chiocciola.
« Il bagno posso farmelo quando voglio, testona! »
Isabelle lo ignorò e salì al piano di sopra, preparandosi mentalmente alla fresca doccia che si sarebbe fatta in breve. Era strano come casa di Liam fosse diventata così popolare, però era bello che avessero un punto di incontro. Liam si era sentito con i genitori e avevano detto che sarebbero potuti stare lì per un'altra settimana, poi avrebbero dovuta lasciarla a loro per farli passare un po' di giorni al mare. Il padre e la madre stavano in città e li stavano dando quella possibilità. Perchè non sfruttarla al massimo? Mentre si chiudeva la porta del bagno alle spalle, sentì un ultimo prolungato lamento di Niall salire su per la scala.
Zayn stava passeggiando tranquillo per Griffith Park, il braccio ingessato stretto al petto e mantenuto per un fascia che gli passava da dietro al collo, aiutandolo nel bilanciamento del peso. Non c'era cosa piu' orribile che rompersi un braccio in piena estate, con la pelle che ti prude per il troppo caldo e che non puoi grattarla. Nonostante quel giorno facesse fresco, era bello passaggiare per le piccole vie del parco, nascosto all'ombra degli alti alberi che filtravano i raggi solari. Il terriccio era costellato delle ombre delle loro chiome imponenti e in sottofondo si udivano il fruscio delle foglie e il vociare delle persone che gli passavano rapide accanto.
Quella mattina si era svegliato deciso a non unirsi al gruppo, desiderando di voler passare un po' di tempo da solo. Sì, gli piaceva stare in compagnia, ma dopo un po' sentiva il bisogno di rintanarsi nella propria solitudine, a rimurginare sui propri pensieri. Il suo potere gli piaceva un sacco e l'idea di poter scatenare una tempesta di fulmini gli sfiorava sempre la mente, peró poi pensava ai danni che avrebbe potuto provocare e cambiò pensiero, focalizzandosi sulla nuova arrivata. Sophie gli sembrava una brava ragazza, però d'altra parte non lo convinceva granchè in quanto da quando era arrivata (se si dovesse credere alla sua storia) erano incominciati i problemi, le prime lotte e i primi litigi nel gruppo. Secondo lui, aveva portato con sè un certo scompiglio.
Spostó un attimo lo sguardo sulla chioma sopra di lui e si accorse che il vento stava diminuendo a vista d'occhio, fin quando le foglie non si fermarono totalmente e il caldo gli piombó addosso.
« Oddio, ma che cazzo è 'sto caldo! » un bambino gli passò accanto correndo e lo guardò male, mentre Zayn si passava una mano sulla fronte già madida di sudore e poi sui pantoloni neri. Dovrei vestirmi di bianco in queste giornate calde, pensò.
« Oh, poverino, non riesci a rendere il cielo nuvoloso o magari far scoppiare la pioggia? »
Zayn si giró di scatto dietro di sè e vide una figura vestita interamente di nero, poco piú alta di lui, con una maschera presentante un ghigno agghiacciante che gli copriva il volto. La voce era metallica e graffiante e Zayn, prestando così tanta attenzione al suo aspetto, non riuscì nemmeno a rendersi conto del pugno che lo prese in pieno viso, facendogli perdere i sensi.
Isabelle, stretta nel suo accappatoio, si strinse i capelli nell'asciugamo che aveva avvolto intorno alla testa e scese piano le scale, attenta a non scivolare dati i piedi umidi.
Quando arrivó in salotto, intravide dall'altra parte della casa, attraverso la porta della cucina, Niall che si leccava un ghiacciolo al limone, passandosi di tanto in tanto il braccio sulla fronte umida. Isabelle si accovacció e sollevò da terra il suo vestito giallo, piegandolo alla bell'e meglio sul divano di pelle.
I ragazzi erano entrambi molto silenziosi, quando la quiete dell'ambiente venne spazzata via da Jasmine e Liam che proruppero nella stanza, mantenendo un Louis pallido per le spalle. Il ragazzo aveva le gambe che strisciavano per terra e la testa abbassata, gli occhi stretti in una smorfia dolorosa. In quei pochi giorni in cui si era confidato con gli amici, aveva capito più cose riguardo al suo potere, era riuscito a concentrarsi e a studiarlo meglio. Aveva imparato a capire quanto la sua mente fosse legata soprattutto con quella dei suoi compagni, creando tra loro una sorta di empatia . Ciò non succedeva con gli altri, in quanto sentiva solo i pensieri delle altre persone, non i loro sentimenti che diventavano anche i suoi.
Niall scattó in piedi, con il ghiacciolo ancora in bocca, Isabelle si drizzò e si strinse di più nell'accappatoio.
« Che cavolo é successo? »
« Louis sta male! »
Liam gli afferó le braccia e le gambe e lo portó volando fin sul divano, sopra il vestito appena piegato di Isabelle. « É arrivato in macchina ma aveva già una brutta cera. » incominciò a sventolargli una mano davanti alla faccia. « E' crollato quando stava cercando di parlarci. Non ho idea di cosa sia successo! »
Jasmine si accovacció per terra, appoggiandosi con i gomiti al divano e osservando un Louis agonizzante. « Ti prego, riprenditi. »
« Jasmine.. » Liam mentre sventolava il vestito, cercava di far calmare la ragazza.
« Louis, parlaci. » era determinata, ma vedere un amico così male non ti faceva restare molto tranquillo, per cui la sua voce tremolante non ottenne l'effetto desiderato. Gli tiró indietro i capelli sulla fronte, e gli accarezzó una guancia. «Lou..»
Il ragazzo tremava tutto come se fosse in preda ad una convulsione, le gambe premute contro il sedile del divano e la testa che si spostava a scatti a destra e a sinistra. Liam lo sorvoló e, tiratogli da sotto il vestito di Isabelle, lo usó per ventilarlo ancora di più. Erano tutti troppo concentrati a fare qualcosa, inclusa Isabelle che cercava di tenergli ferme le gambe scoperte umide e scivolose, per rendersi conto delle scintille che fluttuavano intorno alle dita delle mani di Louis. Solo Niall intravide un luccicchio e, sputato il ghiacciolo che cadde a terra, si affrettó a chiamare a telefono tutti gli altri.
Harry e Sophie avevano raggiunto la libreria da un pó ma non avevano idea di dove inziare a cercare. Come avrebbero potuto chiedere di un libro di cui non sapevano nè titolo nè autore?
Erano uno accanto all'altro e passeggiavano stretti lungo il corridoio della sezione 'Gialli.'
Per Sophie era la piú grande libreria che avesse mai visto, alta circa tre piani e che traboccava di libri ovunque i suoi occhi guardassero.
Si era persino dimenticata di Harry in quanto non avevano piú aperto bocca da quelle breve discussione in macchina, e poi in quel momento era troppo impegnata ad analizzare ogni singolo titolo che le capitasse davanti, non osando sfiorare nulla. Da quando erano entrati, un tizio della sicurezza si era messo ad inseguirli e li stava ancora pedinando, per cui entrambi preferirono non fare qualcosa di avventato, avendo un omone che li seguiva per ogni corridoio e che li teneva con il fiato sul collo.
Harry la guardava, assorta nei suoi pensieri riferiti chissà a cosa, e non aveva il coraggio di dire niente. Aveva paura che potesse farla esplodere come una bomba ad orologeria, per questo si limitò ad osservarla. Era parecchio piú bassa di lui, i capelli le si erano leggermenti arricciati sulla nuca per il caldo che faceva in quel posto, una mano nella tasca del pantaloncino nero e l'altra che si stringeva la perla che aveva appesa al collo in quell'intrico di cerchi concentrici oro e argento. Le converse consumate fischiavano sul pavimento ma non davano fastidio. Harry aveva le chiavi strette in pugno e gli occhiali sulla fronte, mentre di tanto in tanto si metteva ad osservare i libri dello scaffale opposto a quello di Sophie per non farle credere di starla solo a guardare, senza contribuire minimamente.
La ragazza si fermó bruscamente e si spostó tutti i capelli indietro, lasciando la fronte umida scoperta.
« É impossibile trovare un libro qui in mezzo. » si avvió verso l'ascensore alla fine del corridoio, provando a raggiungere l'altro piano.
« Forse dovremmo cambiare settore. » disse Harry.
Sophie si girò a guardarlo con un sopracciglio alzato, « In che senso? »
Lui si strinse nelle spalle, dandosi poi una scrollata ai capelli con la mano libera. «Abbiamo visto tra i gialli, gli horror, i fantascientifici e i romantici. » disse aprendo le braccia come a voler abbracciare tutto il piano. Non c'erano tante persone in libreria, però su quel piano c'erano solo loro. « Considerando che dovremmo essere 'supereroi', non dovremmo provare sul fantasy magari? »
Sophie gli punzecchió il petto con l'indice, « Credo che tu abbia ragione. » schiacciò il pulsante del terzo piano. « Ed è anche l'ultima possibilitá che ci è rimasta. »
« Dai, forse è quella buona. »
La guardia si era fermata un pò dietro di loro e Sophie la indicò senza voltarsi, con un rapido cenno del capo. « Ma non ce la toglieranno mai? »
« Forse crede siamo qui per rubare qualcosa? »
Sophie buttó gli occhi al cielo, sorridendo con un angolo delle labbra. « Fidati, se dovessi mai rubare, la libreria sarebbe l'ultimo posto in cui farei una rapina. » poi alzó una mano in alto, « E parlo da lettrice professionista. »
« Ci avrei scommesso che ti piace leggere. » Il campanello dell'arrivo dell'ascensore suonò e non appena le due porte si aprirono, i ragazzi si fiondarono dentro.
« Perchè? »
« In tutti i corridoi in cui siamo passati, leggevi i titoli delle copertine come se li volessi divorare in un attimo. »
Sophie rise, peró poi lo guardò dritto negli occhi. « E tu come fai a saperlo? »
Harry strabuzzó gli occhi. Merda.
« Beh, penso tu abbia fatto così...insomma, lo fanno tutti i lettori appassionati. »
« Sí, certo.. » Le porte si riaprirono piano e i due si infiltrarono nel nuovo corridoio. Tantissimi libri fantasy li scorrevano davanti, alcuni totalmente sconosciuti. Questa volta, Harry e Sophie camminavano più vicini, e lui sorrise un pò.
La ragazza se ne accorse perchè, anche come Harry, persino lei si era soffermata ad osservarlo ogni tanto. Era davvero bello e quello era innegabile. Aveva i tratti delicati di un bambino, rovinati da un accenno di baffi chiari sopra la bocca. La mano in tasca, con l'altra giocherellava con le chiavi, facendole tintinnare. La maglietta rossa che gli donava parecchio, accentuava in una maniera strana il verde dei suoi occhi, illuminandolo come se fosse alimentato da una fiamma innata, e forse, pensò Sophie, era proprio così.
« Perchè sorridi? »
Lui si giró e le sorrise a trentadue denti. « Forse perchè è la prima conversazione decente che abbiamo mai avuto da quando sei arrivata. »
Sophie si sentì improvvisamente le guance avvampare e sorrise a sua volta. «Credo di sì. »
Rimasero un attimo in silenzio, prima che il telefono di Harry squillasse ad alto volume, spaventando le altre persone sparse nei paraggi. Il riccio bisbigliò delle scuse, mentre tirava fuori dalla tasca il telefono e rispondeva. « Pronto? »
Sophie rimase attenta e riconobbe dall'altra parte la voce di Niall che urlava all'orecchio di Harry. Cercó di vedere nella sua espressione qualche emozione, ma niente.
« Arriviamo. » disse semplicemente lui, prima di chiudere di scatto la chiamata.
« Che è successo? »
Harry la prese per il polso e fecero dietro front, prendendo questa volta le scale. «É successo qualcosa a Louis e non ci stanno capendo niente. »
Sophie annuì, « Andiamo. » e iniziarono a correre, sfrecciando davanti alla guardia che rimase basita davanti al loro comportamento.
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